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Autore: SabrinaSala    16/07/2015    9 recensioni
"...Sdraiato supino sul letto, un braccio dietro la nuca e l’altro appoggiato sul ventre piatto, pantaloni e calzari ancora indosso, Johannes accolse così, sfacciatamente seducente, le prime, impertinenti luci dell’alba. «Proteggere una donna, salvaguardare la sua persona, è il compito più difficile e più importante al quale un uomo possa essere chiamato. Ne sarai all’altezza?»"
***
Sacro Romano Impero Germanico. Città di Rosenburg. Anno Domini 1365
Quando Johannes, altero e affascinante capitano delle guardie cittadine, riceve l’incarico di proteggere Madonna Lena, pupilla del Vescovo di Rosenburg, solo Justus, l’amico di sempre, può trovare le parole per chetare il suo animo inquieto.
Pedine inconsapevoli di un gioco iniziato quando ancora erano in tenera età, Justus, Johannes e Lena si troveranno loro malgrado coinvolti in un ordito di peccati e di colpe… Sarà sufficiente lo stretto legame con il Vescovo-conte, reggente della città, loro padrino e benefattore, a salvare le loro anime?
***
"Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam tuam" ("Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia") – dal Salmo 51
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo, Inquisizione
Capitoli:
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Capitolo 4 - Il Sentiero delle Rose



«Maddalena è uno spirito libero» confessò il Vescovo Winkel rimasto solo con Justus e Johannes «Uno splendido spirito libero» si compiacque serrando la morsa delle dita allacciate sotto al mento, i gomiti puntati ai braccioli dello scranno che aveva occupato finita la cena.
Erasmus, sedeva alle sue spalle, qualche passo indietro. Johannes e Justus di fronte a lui, così che i loro bei volti fossero pienamente illuminati dalle candele che riempivano con una certa ostentazione la stanza già carica di oggetti di pregio e di colori purpurei alternati a quelli più luminosi dell’oro.
Erano cresciuti, i suoi ragazzi… pensò l’ecclesiastico. Così com’era cresciuta Lena, bella come sua madre e fiera come quel pazzo di suo padre, tipico uomo del Sud.
«E’ per questo motivo che ho bisogno che tu, Johannes, non la perda mai di vista… Questo matrimonio è molto importante, per lei. Le garantirà un nome, se non un marito prestante…» sospirò allargando le braccia al pensiero del giovane e cagionevole marchese «Oltre che un ingente patrimonio».
Konstantin Winkel si assestò meglio sulla grossa poltrona di legno, piegandosi sul lato destro, appoggiando il volto disteso alla mano chiusa a pugno.
«Sono certo che la tua compagnia non le garantirà solo la protezione che merita, Johannes. Madonna Lena ne trarrà pieno giovamento imparando concetti come responsabilità e disciplina» sorrise volutamente lusinghiero.
Johannes abbassò lievemente le palpebre, in un muto cenno di assenso. Inorgoglito dalla fiducia che il Vescovo riponeva in lui e  dal riconoscimento delle proprie virtù morali e militari.
«Ho già disposto perché ti trasferisca nei nostri appartamenti» concluse l’uomo sviando l’attenzione da lui a Justus. Fingendo, così, di non accorgersi dell’immediato e malcelato disappunto del capitano.
«Per quanto ti riguarda, Justus… » riprese rivolgendosi direttamente al chierico in silenziosa attesa «Tu ne seguirai il cammino spirituale fino al giorno delle nozze».
Justus annuì.
Konstantin sorrise, ancora una volta compiaciuto.
«Nutro grandi speranze per Madonna Lena. Mi aspetto che voi vi prendiate cura di lei come della più preziosa delle sorelle. E so che non mi deluderete…» concluse socchiudendo gli occhi, come rivolgendo un pensiero ad un prospero e luminoso futuro, pronto a titillare un nuovo profumato calice di vino e a congedare i suoi giovani e accondiscendenti ospiti.
Alle sue spalle, Erasmus non emetteva un suono, limitandosi ad osservare ogni reazione, pronto a compiacere il Vescovo in ogni sua richiesta, indugiando più spesso del dovuto sulla figura di Johannes, ignorando volutamente il più serafico Justus.
 
***
 
Finalmente sola, Maddalena Aicardo si concesse il lusso di un sospiro liberatorio.
Hanna, la ragazza che le era stata assegnata come domestica e dama di compagnia insieme a quell’enorme camera sfarzosa, aveva appena lasciato la stanza.
Non prima di averle dato le informazioni che cercava…  
Si rigirò nel letto, incapace di prendere sonno. Consapevole della propria condizione. Pungolata dagli eventi di quegli ultimi giorni. Stanca del lungo viaggio che l’aveva condotta a Rosenburg, cittadina a nord est dell’Impero, più fredda e grigia della sua nativa Ivreja. Irritata per l’atteggiamento arrogante del capitano che le era stato messo addosso come un rabbioso cane da guardia…
Il rumore di passi nel corridoio di pietra levigata e lo spostamento di mobili nella stanza attigua, attirarono la sua attenzione distogliendola dai suoi pensieri. Istintivamente afferrò la candela ancora accesa e aprì la porta quel tanto che bastò per cogliere la figura di Johannes, fermo in attesa che due alacri servitori finissero di trasportare alcuni pesanti bauli all’interno della camera. Le dava le spalle, ma quando si voltò per varcare la soglia, i loro occhi si incrociarono per un istante. Abbastanza perché il cuore di Lena mancasse un battito, arrivandole in gola. Si ritrasse. Ricordando improvvisamente di aver indosso solo la camicia da notte, trapassata dallo sguardo penetrante dell’armigero. Istintivamente si portò una mano all’ampia scollatura, avvicinando i lembi di stoffa chiara. Fermò la porta e spense il lume con un soffio precipitoso.
Immersa nel buio, poteva ancora udire distintamente i passi del capitano spostarsi da una parte all’altra della stanza. E quando si fermarono, si sorprese a chiedersi cosa stesse facendo.
Si diede tacitamente della stupida e mordendosi il labbro inferiore si coricò, ora completamente sveglia. Ripensò alle parole di Hanna. Ai due orfani cresciuti in monastero e poi destinati a due vite diametralmente opposte. Pensò a Justus… Le piaceva! Le piacevano i suoi occhi turchesi. Un ragazzo mite e gentile. Ed era grata al Vescovo per averlo scelto come  sua guida spirituale… per aver scelto lui, piuttosto  che lo sfuggente e ambiguo Erasmus i cui occhi neri non si erano fermati nemmeno un momento durante l’intera serata…
Sollevò un braccio, fino a sfiorare la fronte con il dorso della mano. Justus aveva solo una pecca. L’affetto incondizionato che nutriva per Johannes! Sospirò. Avrebbe affrontato qualunque supplizio per lui, e fors’anche le fiamme dell’Inferno! Ne era certa.
Inspirò profondamente. Ancora Johannes!
Per quanto cercasse di non pensare a quell’armigero arrogante, i suoi occhi grigi non facevano che  tormentarla… Supponente e presuntuoso!
Si girò su un fianco arroccandosi a un cuscino. Nessuno l’aveva mai trattata con tanto disprezzo. Nessuno! Strinse gli occhi, imponendosi di dormire. Ma il battito accelerato del cuore sembrava non darle tregua, come Johannes, come i suoi dannati occhi grigi… e infrangere il silenzio ristoratore, disturbandola.  
Dal canto suo, dopo un superficiale controllo ai propri effetti personali, Johannes si era gettato vestito sul letto, avvertendo la netta differenza tra quel materasso e quello più sottile e decisamente più scomodo del suo appartamento.
Incrociò le braccia dietro la nuca, osservando il soffitto. La fuggevole figura di Lena con indosso una semplice camicia da notte dal collo sfacciatamente troppo largo gli balenò davanti costringendolo a chiudere gli occhi.
Il pudore… ecco cosa mancava a quella ragazza! Il pudore…
Strinse le palpebre pesanti e avvertì le membra rilassarsi, le carni dolere per l’eccessivo spasmo di quelle giornate scioccamente intense e per la seconda volta fu vittima innocente e prediletta di un sonno inquieto.
 
***
 
Lo stridulo stormire dei piccioni si elevò come una protesta all’incedere marziale di Johannes.
Era da poco passata la Terza*, quando il capitano delle guardie sorprese Madonna Lena e Hanna alle prese con i mendicanti entrati in città.
«Cosa non vi è ancora chiaro nel fatto che io debba sempre sapere dove siete? » l’aggredì con tono severo, afferrandola per un braccio e costringendola a rialzarsi dal giaciglio dell’infermo presso il quale si era fermata.
Lena lo fissò, immobile. Muta e severa come una statua dagli occhi pesanti.
Aveva trascorso la notte insonne e gliene attribuiva la colpa. L’intera colpa!
Ma visto che il capitano non poteva saperlo, decise di mostrarsi accondiscendente e di non rispondere alla sua provocazione. Almeno non a parole.
Prendendolo inaspettatamente sottobraccio, gli sciorinò il più amichevole dei sorrisi.
«Capitano! » esordì «Sono tutta vostra…»
Johannes dissimulò un leggero sussulto.
«Spero vorrete concedermi un giro della città, prima di riportarmi nella mia prigione dorata! » continuò lei, ignorando la sua protesta e  compiacendosi del suo mal celato imbarazzo.
«Capitano Johannes… io ho cercato di.. » si intromise Hanna, arrossendo e gesticolando, ansiosa di mettersi in mostra, mentre era ancora al fianco di quella sfacciata ospite straniera.
Johannes le rivolse uno sguardo comprensivo.
«So che non è non colpa vostra» la ringraziò con un accenno di sorriso.
Lena si sentì avvampare. Trapassò con lo sguardo la procace e languida dama di compagnia e il bel capitano che ostentava disprezzo solo per lei.  
Congedò Hanna con una frase che suonò più dura di quanto avrebbe voluto.
«Ritieniti libera. Sono in ottime mani» disse.
Hanna le restituì un’occhiata scura ma lei finse di non avvedersene e rivolgendosi a Johannes suggerì: «Vorrei vedere le famose rose che danno il nome alla città… »
 
***
 
L’aria fresca di quella mattina le graffiò la gola prima di gelarle i polmoni. Inerpicandosi lungo l’impervio sentiero di pietra punteggiato di sottili ciuffetti d’erba di un verde brillante, Lena si pentì di aver avanzato quella richiesta.
Johannes protese inaspettatamente la mano. Grande e dura come solo quella di un soldato poteva essere. Lei la fissò,  prima di sollevare lo sguardo e incrociare quello grigio di lui. Occhi che sembravano racchiudere quel cielo plumbeo pronto a sciogliersi in pioggia.
Con un ultimo slancio d’orgoglio,  rifiutò ogni forma di aiuto e salì di qualche piede ancora, superandolo, prima che Johannes, soffocando una risata divertita, le annunciasse la fine di quel tormento.
Al termine del sentiero, un’esplosione di rose vermiglio sembrava straripare sull’intero borgo. Un roseto sorprendentemente rigoglioso si estendeva per un’area vasta quanto il chiostro del monastero su quella balza che sovrastava la città. I rovi si inseguivano, si intrecciavano, si lanciavano nel vuoto carichi di boccioli e di fiori schiusi, animando quello spuntone di roccia altrimenti nuda e fredda come le numerose guglie circostanti.
Da lassù, la città di Rosenburg si poteva abbracciare con uno sguardo.
Ammaliata, Lena raggiunse il limite del precipizio e allargò le braccia, inspirando profondamente una miscellanea di profumi. L’odore acre della terra, quello dolciastro delle rose e insieme il presagio della pioggia, minaccia sempre più concreta.
Girandosi, rivolse a Johannes uno sguardo acceso e un sorriso che lui faticò a decifrare.
Era bella! Era molto bella… Con la pelle rosea, quasi cremisi sulle guance arrossate dalla fatica. Il respiro corto, affannoso, a sollevare il petto stretto nel busto di un abito semplice, che ne metteva in risalto la figura snella.  I capelli scuri scarmigliati. Ciocche ribelli che le sfioravano le guance…
«E’ meglio tornare » osservò il capitano innalzando un muro tra sé e quella splendida figura di giovane donna «Sta per mettersi a piovere»
Un tuono sottolineò inaspettatamente le sue parole, trasformandosi poi in un brontolio lontano.
Lena fu scossa da un brivido. Un sussulto improvviso. Sorrise. Ma non era ancora pronta a rientrare. Non si era mai sentita così libera. Così vicina al cielo.
«No» rispose scuotendo impercettibilmente il capo. Tornando a sfidarlo.
Johannes avanzò di un passo. Lena indietreggiò istintivamente.
Avvertì la sgradevole sensazione del vuoto avvilupparla, poi la fermezza di un braccio avvolgerla e cingerle la vita.
Tornò inaspettatamente a respirare, stretta tra le braccia del capitano. Addossata al suo petto.
Sollevò il viso e lo guardò negli occhi.
«Allora non è vero che mi detestate! » Si morse le labbra. Sciocca!
Non aveva trovato niente di meglio da dire. Ridacchiò nervosa, inspirando l’odore di quel giovane uomo fermo come una roccia.
«Faccio solo il mio dovere» replicò lui senza scomporsi, con quella particolare vibrazione nella voce, senza dare segno di allentare la presa.
Lena si lasciò cullare, indugiando ancora in quell’abbraccio. Piegò leggermente la testa di lato e lo squadrò di sbieco, socchiudendo gli occhi nocciola.
«Siete così ligio al dovere… » mormorò lentamente «Avete mai fatto qualcosa per il solo gusto di farla e non perché vi sia stata imposta? »
Sottili stilli di pioggia marchiarono il terreno.
Le labbra di Johannes si piegarono in un sorriso spietato, pizzicate dalle prime gocce.
«State civettando con me, mia signora? » domandò impietoso.
Lena si ritrasse, avvertendo la stretta di Johannes farsi più forte.
Indignata si liberò del suo abbraccio e incurante della pioggia che ora le sferzava il volto, fredda e copiosa, e aveva iniziato a inzupparle il vestito lo scansò e si precipitò verso il sentiero di pietra.
Ma le scarpe, poco adatte all’arrampicata e alle rocce bagnate, scivolarono sulle prime asperità.
Ancora una volta sussultò, avvertendo il braccio di Johannes cingerle la vita, subito sotto al seno e trattenerla. Si fermò, il cuore in gola, infuriata e umiliata, dandogli le spalle, e lasciò che lui la rimettesse in piedi. Avvertendo chiaramente la sua presenza, si raddrizzò e senza voltarsi, accettando l’appoggio sicuro offerto dalla sua mano, attese che lui la liberasse da quel secondo, inaspettato abbraccio.
«Riportatemi a casa» mormorò.
Inaspettatamente, Johannes la sollevò da terra.
«Così faremo sicuramente più in fretta» asserì.
 
***
 
Justus attraversava celere la piazza del mercato, quando si avvide della figura che scendeva in città lungo il Sentiero delle Rose. Proteggendosi gli occhi dall’acqua battente, riconobbe Johannes e tra le sue braccia, inzuppata fino alla punta dei capelli, Madonna Lena.
Certo che almeno uno dei due si sarebbe confidato con lui, non si curò della cosa e procedette verso la cappella.
 


Note: 
* All'incirca le 9 del mattino, secondo l'antica suddivisione del tempo e delle giornate della Chiesa Cattolica conosciuta come ORE CANONICHE.





IL CONFESSIONALE (ossia "l'angolo dell'autrice")
Ecco che la storia comincia a entrare nel vivo. Ormai, i "caratteri" dei protagonisti principali dovrebbero esservi già familiari... da questo capitolo in poi, la trama prende effettivamente avvio! Grazie a chi mi sta seguendo, a chi mi sta manifestando pensieri e preferenze con le graditissime recensioni e ai lettori silenti... Chiudo con questo capitolo una settimana di "intense emozioni e batticuori narrativi" (testimone il mio ritorno fugace nel fandom di "Lady Oscar" con la one-shot "NON TI FERMARE...") e mi immergo nella stesura del nuovo capitolo di IMMORTALITY per un diversivo e un rapito brivido VAMPIRESCO, ehehehehe! 
A prestissimo con il prossimo aggiornamento! 
Sabrina 

 
   
 
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