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Autore: Biszderdrix    17/07/2015    1 recensioni
Come possiamo sapere se siamo pronti per le sfide del mondo? Come possiamo sapere se saremo all'altezza di ogni nemico? Ma soprattutto... se fossi tu stesso il tuo nemico?
L'intera saga di Dragon Ball e degli eroi che tutti amiamo riscritta dalle origini del suo stesso universo, per intrecciarsi a quella di un giovane guerriero, che porta dentro sé un potere tanto grande quanto terribile, dai suoi esordi fino alle sfide con i più grandi nemici, e la sua continua lotta contro... sé stesso.
Se non vi piace, non fatevi alcun problema a muovere critiche: ogni recensione è gradita, e se avete critiche/consigli mi farebbe piacere leggerli, siate comunque educati nel farlo.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO TRENTANOVESIMO- PROMESSE NON MANTENUTE

«AHAHAHAHAHAH! No, non ce la posso fare! AHAHAHAHAHAHAHAHA!»

Goku mi guardava perplesso, e nella sua “nuova” forma la cosa non fece che farmi ridere ulteriormente.

«Ancora non capisco cosa ci sia di tanto divertente… Sul serio, non capisco!» disse, nella sua “nuova” vocina. Vicino a lui, seduta su uno dei divani del soggiorno di Bulma, Pamela si mise una mano sul volto, mentre continuavo a ridere spasmodicamente.

«È PROPRIO PER QUESTO CHE LA COSA È ESILARANTE! AHAHAHAH» dissi, continuando a ridere, una mano posata sulla pancia a causa delle continue risate.

A farmi ridere così tanto era proprio il fatto che dentro quel bambino ci fosse il cervello di un saiyan che aveva ormai quasi sessant’anni che, nella sua ingenuità, ancora non si era reso conto di quanto strana, paradossale e complicata fosse la sua nuova situazione. E ve lo posso garantire, era assolutamente da scompisciarsi dalle risate.

Era tornato solamente da qualche giorno, ma avevamo potuto incontrarci solo oggi, il giorno in cui avevano deciso di partire per lo spazio. Quasi tutta la famiglia Son, ad eccezione di Chichi, si trovava lì quel giorno, ed era stata quindi l’occasione per una bella rimpatriata.

Non appena ebbi terminato il mio turno di lavoro mi ero immediatamente recato alla Capsule, e dal momento esatto in cui avevo visto Goku non avevo ancora smesso di ridere.

«Devo ricordarti cosa potrebbe succedere se dovessero fallire nel ritrovare in tempo le sfere del drago?» commentò Bulma, entrando improvvisamente. Sfortunatamente, ottenne l’effetto sperato, perché mi bloccai improvvisamente, colto dall’improvvisa realizzazione: in un anno, il nostro pianeta sarebbe esploso, se non fossero riusciti a riportare quelle dannate sfere sul pianeta.

«Bravo bimbo.» disse, con aria soddisfatta, prima di rivolgersi al saiyan «Goku, abbiamo quasi ultimato i preparativi, tra poco potrete partire!»

«Grande!» disse il nuovamente giovane saiyan, correndo immediatamente da dove Bulma era arrivata.

«Volete assistere al decollo?» chiese poi, voltandosi verso di noi.

«Si, dai… sperando che il rumore dei motori sovrasti le risate di questo cretino!» disse Pamela, alzandosi, e avvicinandosi a Bulma.

«Ah, uno dovrebbe essere proprio un idiota per ridere anche di fronte alle mie creazioni!» disse, prima che entrambe iniziassero a ridacchiare, uscendo dalla stanza.

Rimasi di sasso, sul divano, per qualche istante, questa volta ferito nell’orgoglio: non sarò Vegeta, ma anch’io ho una dignità da difendere.

«È per caso un complotto, questo?! Uno oggi non può più divertirsi…» dissi, alzandomi e prendendo anch’io la porta, dalla quale le ragazze erano uscite. Il rumore delle voci mi guidò verso l’enorme hangar, dove l’astronave di Bulma era pronta a partire.

«Daniel, di qua!»

La voce di Pamela mi fece voltare, e la potei vedere sulla balaustra che circondava l’hangar stesso, le braccia distese attorno al collo di Keiichi che osservava incantato l’astronave. Accanto a loro, Vegeta e Bra: ovviamente, notai subito la novità sul volto dello stesso Vegeta.

«Ma allora lo fate apposta!» dissi improvvisamente.

«Di che parli, zio?» mi chiese Bra, curiosa.

«Niente, tesorino, mi chiedono di essere serio ma oggi non riesco a trovare motivi per non ridere!» dissi, cercando di trattenere le risate.

Gli altri si guardarono, piuttosto stupiti, tranne la vittima del mio scherno, che rimase impassibile, come suo solito.

«Un solo riferimento ai miei baffi, e ti garantisco che sei morto.» mi disse, freddamente, Vegeta.

«Ma dai, francamente, sono terrificanti!» gli dissi, cercando di mostrarmi gioviale. Bra, senza farsi vedere, mi fece un piccolo cenno di assenso. «Seriamente, però, secondo me dovresti raderteli.»

«Fatti gli affari tuoi.»

«Ehi, io te lo sto dicendo da amico!»

«Anch’io te lo dico da “amico”: stai zitto.»

«Pff, non cambierai mai…» dissi, appoggiandomi alla balaustra «Piuttosto, ragazzi… dov’è Pan?»

Bra e Keiichi si guardarono per un istante prima di rispondermi: «L’abbiamo persa di vista da un po’, papà, eravamo a vedere la Tv in camera di Bra.»

«Si, aveva detto che doveva tornare qui per parlare con i suoi genitori e poi avrebbe guardato il decollo con noi… Però stanno già per partire, anche se Goten è ancora al telef- AH!»

In quel momento si sentii un fragore improvviso, e l’astronave decollò, improvvisamente, facendo volare Goten di qualche metro, preso alla sprovvista dal decollo improvviso.

Bulma non seppe spiegarsi il perché di quel decollo improvviso, come nemmeno Gohan e Videl, che la stavano assistendo.

Se due più due fa quattro, dopo qualche istante avevamo comunque tutti intuito cosa fosse appena successo: probabilmente a causa di un incidente, al posto di Goten sull’astronave ci era salita Pan, e ora avrebbe accompagnato lei suo nonno e Trunks alla ricerca delle sfere del drago.

Potemmo subito sentire Videl ringhiare: «Mi sentirà non appena torna!»

Ridacchiai sommessamente nel sentirla, e guardai in alto, verso quello che ora era un minuscolo puntino nel cielo, pensando a cosa avrebbero potuto incontrare.

E, a quel pensiero, iniziai a sentirmi piuttosto invidioso.

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Circa nove mesi dopo…

«Papà, mamma! Sono tornato!» disse Keiichi, rientrando in casa.

«Ciao tesoro! Com’è andata oggi?» chiese Pamela, dalla cucina.

«Benissimo! Oggi con zia Bulma ho programmato il mio primo robot! Secondo lei posso diventare anche più bravo del nonno!»

Potevo sentire l’entusiasmo nella sua voce anche dalla camera da letto, seduto vicino alla finestra, mentre mi fumavo un sigaro: sentirlo poi parlare così, di suo nonno, come un modello da imitare e superare, non fece che farmi sentire incredibilmente orgoglioso, in quel momento.

«Hai sentito, papà?» disse, facendo sporgere la testa in camera.

«Eccome. Sono fiero di te, figliolo.» gli dissi, alzandogli il pollice. Lui fece un sorrisone dei suoi, e tornò in soggiorno.

Ero, se possibile, anche più che fiero: ora che Keiichi, spinto dalla scuola a fare uno stage in un’azienda, aveva modo di poter già lavorare nel campo in cui suo nonno eccelleva, davanti a lui si aprivano nuove ed infinite strade. E la cosa, per un genitore, è decisamente rassicurante.

«È pronto! Daniel, vieni a tavola!»

La voce di Pamela mi risvegliò da quel torpore di pensieri paterni: posai il sigaro nel posacenere sul davanzale,  e mi alzai, dirigendomi fuori dalla camera da letto. Ad accogliermi, un invitante profumo di carne alla griglia.

«Hai fatto le braciole? Ti amo!» dissi, cingendole la vita e baciandola dolcemente sulla guancia, cosa che portò ad una smorfia di disgusto da parte di Keiichi.

Consumammo la cena con Keiichi che ci raccontò ogni dettaglio della sua giornata: dire che era entusiasta di ciò che aveva appreso oggi era dire poco. Una volta terminato di mangiare, toccò a me portare fuori la spazzatura. Quando arrivai fuori dal palazzo, e buttai il sacchetto nel bidone, decisi di accendermi una sigaretta, in quella che era proprio una serata perfetta. Nonostante fosse una zona montana, il clima qui era sempre stato decisamente caldo: eravamo ora in primavera inoltrata, e le serate iniziavano a farsi veramente piacevoli. Questa sera poi, una lieve brezza mi accarezzava il viso, facendomi venir voglia di non muovermi più da lì.

Ma dovetti fare i conti col fatto che la sigaretta fosse finita, e che, comunque, il letto è più comodo di qualunque altra cosa.

Salii nuovamente per le scale, e aprii la posta del nostro appartamento: ma dovetti immediatamente fare i conti con una scena piuttosto strana.

Vidi subito Keiichi in piedi dietro al divano, come paralizzato, che si voltò immediatamente a guardarmi. «È… È apparso…» balbettò, mostrandosi parecchio spaventato, al che mi sporsi un attimo per vedere Pamela seduta su una delle poltrone, con una mano a coprire il volto.

«Oh, finalmente, signor Ryder!» mi accolse in soggiorno una vocina molto familiare «Mi deve scusare, credo di aver spaventato suo figlio!»

Quando poi la vidi, vestito di tutto punto, come un impiegato d’ufficio, quella piccola zazzera di capelli neri, ma soprattutto quella pelle di un rosa shocking non mi fu difficile capire di chi si trattasse.

«Gyu! Quanto tempo, amico mio!» dissi, andando a stringergli la mano. Mi accorsi poi, che Keiichi era ancora paralizzato dietro al divano: evidentemente il mio vecchio amico doveva aver fatto una delle sue classiche entrate improvvise.

«Figliolo, questo è Gyu, uno degli assistenti dell’osservatore dell’universo, il Gran maestro Re Kaioh, non che un ex insegnante di tuo padre! Non essere scortese!»

Keiichi tese la mano, titubante, che Gyu afferrò e scosse con forza: «Molto piacere, signorino! È un piacere poterla conoscere! Ed è un piacere rivedere anche lei, signora Ryder!»

«Lo sarebbe anche per me se la prossima volta evitassi di comparire all’improvviso sul tavolino del soggiorno…» gli rispose Pamela, quasi sconsolata.

Non potevo che essere felice nel rivedere dopo così tanti anni il mio vecchio amico. Ma ebbi immediatamente una realizzazione quando mi realizzai meglio perché Gyu potesse essere comparso così all’improvviso.

«Comunque, che ci fai da queste parti?» gli chiesi, senza indugio, nonostante avessi capito non si trattasse di una semplice visita di cortesia.

«Oh, certo! Può immaginare per il conto di chi mi trovo qui, questa sera… Il Gran Maestro vorrebbe riprenderla con sé per qualche giorno. Vuole vedere che progressi avete fatto, e se c’è la possibilità che insorgano ulteriori… problemi.» disse, indugiando leggermente sull’ultima parola.

Non che non mi aspettassi nulla di diverso da ciò che mi riferì, ma mi parve piuttosto strano che un richiesta del genere arrivasse solamente adesso. Se conoscevo bene il Gran Maestro, evidentemente c’era qualcosa sotto: quando mi fece portare da lui la prima volta, non fu solo per insegnarmi a padroneggiare al meglio il potere che riuscivo a trarre da Doomshiku, ma anche per tenermi lontano da Majin Bu, ed evitare che lo stesso Doomshiku facesse un danno ancora maggiore.

Cosa che, prontamente, accadde lo stesso, ma fui in grado di limitare i danni, almeno finché Broly non si palesò.

La prospettiva, comunque, era allettante: era da un bel po’ che non avevo occasione di allenarmi come si deve, e francamente non mi andava di buttarla via. Ma un problema sorse immediato, e fu la stessa Pamela a farmelo notare: «E come la metti con il lavoro, genio?»

«Oh, a questo abbiamo già pensato noi!» interruppe improvvisamente Gyu «Il Gran Maestro vi osserva sempre, e abbiamo già elaborato una soluzione nel caso il signor Ryder accettasse l’offerta: uno dei miei colleghi prenderà il suo posto, senza che nessuno se ne accorga! Ovviamente, senza costringervi a fare nulla! La cosa poi, dovrebbe durare solo una settimana al massimo, quindi non ci saranno conseguenze!»

«Pff… come volete…» disse Pamela, sbuffando.

«Quindi che fai, papà? Te ne vai?» mi chiese subito Keiichi.

Io rimasi comunque un secondo a riflettere: era un’offerta irrinunciabile, era tutto già organizzato, eppure qualcosa dentro me diceva che avrei dovuto rifiutare, che sarebbe comunque successo qualcosa.

Quando però mi accorsi che stavo rinunciando a qualcosa di certo, perché mi basavo su delle semplici sensazioni, le soppressi immediatamente, e voltandomi verso Gyu, dissi: «Accetto ben volentieri.»

«Fantastico! Allora faremo come l’altra volta: passerò domattina alle vostre…»

Esitò per qualche secondo nel concludere la frase, guardando i numerosi orologi che nascondeva sotto la manica sinistra della camicia, e anche stavolta intervenne Pamela, più divertita: «Nove.»

«Si! Esattamente! Allora, buona serata e arrivederci a domattina, signor Ryder!» disse, prima di sparire improvvisamente.

Nel soggiorno calò per qualche istante il silenzio, e decisi di lasciarmi cadere sul divano, abbandonandomi per un istante alla morbidezza dei cuscini.

«Allora papà, vai ancora ad allenarti? E io come faccio in questi giorni?» mi chiese subito Keiichi, appoggiandosi al divano. Mi voltai a guardarlo, leggendo nel suo sguardo come si potesse sentir perso.

«Ehi, puoi anche iniziare ad allenarti per conto tuo, sei diventato abbastanza forte!» gli risposi, prima di posare lo sguardo su Pamela «E se hai bisogno, ricorda che anche tua madre se la cava piuttosto bene!»

Lei mi fulminò per un istante con lo sguardo, ma si addolcì immediatamente quando capii la sincerità della mia affermazione, o forse fu l’occhiolino che le lanciai, non lo saprò mai con certezza. Solo che, subito dopo, il suo sguardo si fece più preoccupato. «Tu fa solo in modo che non finisca come l’ultima volta che sei andato lassù.»

Fu una bella botta: evidentemente, non ero l’unico ad averci pensato. E ora, dovevo anche tener conto della sua legittima preoccupazione: rispetto alla prima volta, ci siamo legati ulteriormente, e non posso immaginare come si sentirebbe se dovessi lasciarla un’altra volta.

Anche se sarà difficile che accada, non posso farle un altro sgarbo del genere.

«Non preoccuparti,» dissi, cercando di alleviare la sua evidente tensione «farò il bravo.»

«Lo spero.» mi rispose, e calò nuovamente il silenzio. Che però, durò solo una trentina di secondi: «Posso accendere la Tv?»

Mi voltai verso il volto di Keiichi, che mi guardava, ansioso di ricevere una risposta positiva.

«Fai pure.» gli dissi, e non feci nemmeno in tempo a finire, che aveva già il telecomando in mano.

E la serata si concluse così, con noi tre in salotto, a guardare un film alla Tv: una commediola che, oltretutto, mi fece piuttosto schifo.

Quantomeno, potei tenermi occupato pensando a quello che sarebbe accaduto domani: mi sentii nuovamente come ai vecchi tempi, e proprio l’essere ormai prossimo ai quarant’anni, la rendeva una sensazione quasi esaltante.

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La mattina dopo, tutto avvenne nella normalità più totale. Mi alzai alla stessa ora di sempre, mi lavai, feci colazione, e mi vestii.

Le uniche, grandi differenze furono che mi ritrovai ad indossare la mia tuta da combattimento, rispetto ai miei soliti abiti per l’ufficio.

Rimasi poi seduto sul divano, in attesa di Gyu, mentre Pamela e Kaiichi uscivano, seguendo la loro normale routine.

«Buona fortuna, amore.» mi disse Pamela, dandomi un bacio sulla guancia.

«In bocca al lupo, papà!» mi disse invece Keiichi, che mi guardò con uno sguardo carico d’orgoglio.

Così rimasi seduto, in solitudine, sul divano, in attesa della comparsa di Gyu. Non sapevo come definire cosa provassi in quel momento: da un lato, ero quasi emozionato nel ritornare al palazzo del Gran Maestro re Kaioh, dopo tutti quegli anni; ma dall’altro, potei sentire una certa sensazione di insicurezza, come non la provavo dai tempi in cui ero un novellino.

Appoggiai il mento sulle mani giunte, mentre queste sensazioni opposte si fronteggiavano nel mio animo.

Passò circa un’ora, cosa che mi fece rimpiangere il non essermi alzato un po’ più tardi. Quando poi Gyu comparve, si limitò a chiedermi: «Tutto pronto?»

Una volta ricevuto un cenno d’assenso da parte mia, tutto ciò che fece fu prendermi per mano, e in un attimo il panorama intorno a me cambiò. Mi guardai un attimo intorno, rivedendo la stanza dalla quale Gyu si teletrasportava.

«Bentornato, figliolo.» disse una voce che riconobbi all’istante, e non appena mi voltai potei immediatamente vedere il suo volto sorridente.

«Gran Maestro! Che piacere rivederla!» dissi, notando subito un’alta figura al suo fianco «Bello rivedere anche te, Paikuhan!»

Il verde guerriero mi salutò con un cenno del capo, dopo di che volsi il mio sguardo nuovamente sul Gran Maestro. «Non dovrò nascondermi anche questa volta, vero?» gli chiesi, sogghignando.

«Non ti preoccupare, figliolo, questa volta sei libero ti farti vedere in giro per il palazzo.» disse, mentre ci incamminavamo fuori dalla stanza. Rivedere quei corridoi mi fece salire un po’ di nostalgia.

«Ti ho osservato per un po’, figliolo,» proseguì il Gran Maestro Re Kaioh «e ho visto che non utilizzi il potere di Doomshiku da parecchi anni, ormai.»

«Non ne vedevo l’utilità, signore, dopo la sconfitta di Broly abbiamo vissuto in pace per anni sulla Terra! Ho ritenuto più consono dedicare più tempo alla mia famiglia, togliendone un po’ ai miei allenamenti.»

«Non ti biasimo per questo, figliolo, assolutamente. Ma devi ricordarti che tu hai solamente controllato il potere di Doomshiku, non l’hai dominato: potrebbe ancora ritornare, e se non fossi in grado di controllarlo, sai bene quali sarebbero le conseguenze…»

Annuì mestamente alle sue affermazioni: non potevo certamente dargli torto.

«Pertanto, ho reputato necessario che tu passassi un po’ di tempo qui, ad allenarti assieme a Paikuhan e gli altri guerrieri: non vorrei mi arrugginissi! Eh-eh…» disse, cercando di apparire meno serio, dopo quel breve discorso introduttivo. «Ti lascio quindi a loro! Buona fortuna, figliolo!» disse, prima di allontanarsi in un’altra direzione, lasciando me e Paikuhan soli nel bel mezzo del corridoio.

«Beh, sarà il caso di mettersi all’opera.» disse immediatamente l’alieno al mio fianco, incamminandosi. Io, invece, rimasi fermo per un istante, contemplando nuovamente quel luogo che mi sembrava di non vedere solamente da pochi giorni, per quanto fossero passati anni.

«Ehi, vuoi stare li a vedere se l’intonaco si crepa, o preferisci seguirmi in giardino?» mi chiese Paikuhan, facendomi sobbalzare: avevo perso il contatto con la realtà per qualche istante.

Mi voltai a guardarlo, notando un ghigno sulla sua faccia.

«Tanto credo che durerà più di te. Tranquillo, ti seguo…» dissi, sorridendo spavaldamente, iniziando a mia volta a camminare.

Camminammo per qualche istante in silenzio: anche dopo così tanto tempo, potevo notare che nemmeno Paikuahn, così come quel luogo, non era cambiato di una virgola. La sua serietà e la sua freddezza mi colpivano sempre.

«Non duello seriamente da anni, ormai, ma non credere che sarà facile…» gli dissi, mentre ci avvicinavamo ormai all’uscita.

«Vedremo, vedremo…» rispose, mentre camminavamo, fianco a fianco, verso l’ampio giardino del palazzo del Gran Maestro.

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«Kamehameha!» gridai, con tutta la mia forza, prime che una gigantesca onda partisse dalle mie mani, diretta verso il mio avversario, che fu rapido a proiettarsi sopra di me, facendo finire il mio attacco nell’acqua.

«Quello è stato sleale!» disse, tentando di colpirmi con un calcio, che parai usando il mio avambraccio.

Allora iniziammo a scambiarci colpi in rapida successione in aria: schivavo e colpivo ad una rapidità impressionante, ma neanche Paikuhan era da meno. Arrivai a colpirlo poi alla guancia, con un colpo fortissimo. Avrei anche vinto, se proprio nello stesso istante non mi avesse colpito anche lui allo stesso modo, facendoci così allontanare l’uno dall’altro.

Ci ritrovammo ad ansimare per aria, uno di fronte all’altro, riprendendo fiato. Mi passai quindi la mano sulla guancia che mi aveva appena colpito, notando un piccolo rivolo di sangue: il labbro superiore, in qualche modo, si era tagliato, ma nulla di grave.

«Direi che può bastare così, per oggi…» dissi, scendendo a terra «Sei migliorato parecchio, Paikuhan!»

«Potrei dire la stessa cosa, anni di riposo non hanno per niente intaccato la tua forza!» mi disse, mentre scioglieva i muscoli.

«In effetti sono sopreso anch’io!» dissi, tornando normale «Anche se sono ancora riluttante a trasformarmi a piena potenza… Sai, il limite è piuttosto facile da superare.»

A quel pensiero mi sentii ancora più appesantito, come se lo sforzo appena profuso si fosse improvvisamente raddoppiato.

«Lo capisco, ma finché non mi affronterai a piena potenza non riusciremo a trarre troppo giovamento da questi allenamenti.» sentenziò l’alieno. Prima che potessi controbattere, vedemmo entrambi la grossa figura di Olipu correre verso di noi: sembrava piuttosto affrettato.

«Ragazzi, dovete assolutamente tornare al palazzo, è successo un bel casino sulla Terra!» disse, sistemandosi una ciocca di capelli biondi terminatagli davanti alla faccia.

Ebbi un sussulto: cosa poteva essere successo? Seguimmo entrambi Olipu al palazzo del Gran Maestro, dove tutti i guerrieri si erano radunati, incuriositi, e c’era un gran chiacchierare.

«Cosa diavolo è successo?!» dissi, sovrastando le chiacchiere. Paikuhan mi mise immediatamente una mano sulla spalla, a indicarmi di stare calmo. Finché non arrivò proprio il Gran Maestro Re Kaioh, per darmi le spiegazioni che cercavo.

«Guarda tu stesso, figliolo.» mi disse, e non esitai a mettere la mano sul suo vestito, riuscendo quindi a percepire tutto quello che stava accadendo laggiù, proprio come se lo stessi guardando con i miei occhi.

Mi sembrava tutto normale, solo che pareva esserci un gran ressa alla Capsule Corporation. Potei vedere Pamela, Keiichi e tutto il resto del gruppo, sembrava tutto normale, tranne che per delle strane curvature nei loro sguardi, sembravano quasi malvagi. Finché non vidi Bra volare, cosa che non aveva mai fatto prima di allora, ed iniziarono a formarsi i primi dubbi. Poi, una gigantesca astronave fece la sua comparsa, e iniziai a non capire più nulla: cosa diavolo stava accadendo?

E poi, apparve lui. Sentivo che doveva essere Vegeta, ma era diverso: la sua pelle era più scura, i capelli bianchi, i vestiti decisamente strani e ridicoli. Cingeva Bulma per la vita con un braccio, ed entrambi osservavano la scena con un ghigno malvagio a decorare i loro volti.

A quel punto, tolsi la mano dal vestito del Gran Maestro.

«Cos’era quell’essere?!» chiesi, allibito.

«Quello era Baby, Daniel. Un parassita, che ha preso possesso di tutte le menti dei terrestri e del corpo stesso di Vegeta. Intende ricreare la razza degli Tsufuru, ha utilizzato le sfere del drago dalla stella nera per creare un nuovo pianeta Plant… e vuole portare tutta l’umanità lassù.»

La promessa…

Sentii subito una strana sensazione, come un tremore dentro me, appena il Gran Maestro disse quel nome. Ma non ci pensai, perché avevo un’altra domanda in mente: «E Goku dov’è?»

«Baby gli ha messo tutti contro. Ora si trova comunque sul pianeta dei Kaioshin, ad allenarsi per poterlo battere: Kibito è riuscito a teletrasportarlo là all’ultimo istante.»

«Allora mi faccia andare laggiù! Quattro braccia sono meglio di due!» dissi, palesando l’agitazione che ora mi pervadeva, a pensare che una sorta di alieno aveva preso possesso delle menti dei miei cari.

Il Gran Maestro Re Kaioh, in tutta risposta, sospirò: «Quell’essere in questo momento, va oltre le tue… normali capacità. Vinceresti solo facendo tu-sai-cosa, ma sarebbe capace di metterti contro tutti i tuoi cari, e non voglio correre rischi inutili. Ti conosco, figliolo, so quanto puoi essere emotivo.»

Rimasi basito quando terminò quella frase.

«Ecco perché…» sussurrai, inizialmente.

«Cosa, figliolo?» disse il Gran Maestro, più sospettoso.

«Ecco perché mi ha portato qui! Lei sapeva!» dissi,  questa volta urlando.

Il Gran Maestro rimase di sasso per un istante, prima di dire, più pacatamente: «Adesso calmati…»

«NO CHE NON MI CALMO!» gridai «Per troppi anni le mie scelte sono state condizionate da altri, in primis dalla vostra sfiducia! IO LO POSSO CONTROLLARE!»

«Ci sono altri fattori di rischio…»

«E quali sarebbero?! Gli unici che stanno rischiando sono i miei chiari, posseduti da un parassita! E lei non mi permette di fare nulla! Avrei dovuto dare retta a lord Bills, avrei sempre dovuto dar retta a lui!»

«Bills sarebbe il primo a dirti di lasciar perdere in questa situazione.» disse, questa volta con maggiore fermezza «In questa situazione le persone che ami sarebbero le prime a rivoltarsi contro di te. Lui ti costringerà a fare del male ai tuoi cari, e non voglio sottoporti ad un simile sforzo emotivo, rischiando di compromettere l’esistenza dell’universo stesso!»

Concluse con un tono in crescendo, autoritario, cosa inusuale per lui. Gli sguardi di tutti gli altri guerrieri erano quasi attoniti. Io continuai a guardarlo nelle lenti scure dei suoi occhiali da sole, basito.

«Lascia che se ne occupi Goku.» disse, rilassandosi, ponendo fine ad ogni questione. Poi si rivolse a tutti gli altri «Coraggio, ragazzi, rimettetevi al lavoro!»

Tutti i guerrieri eseguirono, e dovetti a malincuore seguire nuovamente Olipu e Paikuhan, che mi cinse le spalle e mi costrinse a venire con loro.

Li guardai camminare davanti a me, ma poi finì per tenere la testa bassa, in preda ai pensieri cupi che mi assillavano da qualche minuto a questa parte.

Devi mantenere la promessa…

Sentii ancora quello strano brivido: perché avevo in mente di una certa promessa? Avrei dovuto avere altre preoccupazioni in quel momento…

«Ehi, Daniel, tutto ok?» mi chiese Olipu, voltandosi.

«Oh, si, non preoccupatevi…» dissi, ma sentii la testa farmi un po’ male.

Camminammo per qualche minuto, finché non raggiungemmo un albero nell’ampio giardino, poco distante dal palazzo.

«Ehi, non vuoi continuare la nostra sfida?» mi domandò Paikuhan, mentre mi appoggiavo con la schiena all’albero.

«No, fate pure voi. Preferisco riposarmi un attimo…» dissi, massaggiandomi le tempie.

Osservai lui e Olipu combattere per diversi minuti, chiedendomi come stessero andando le cose laggiù.

Sei stato scelto…

“Scelto per cosa?” pensai, mentre il mal di testa si faceva sempre più intenso.

Ti stai forse rifiutando? O sei semplicemente stupido?

Alla fine riuscii a sentirla: era una voce, nella mia testa. Ma questa volta, sembrava diversa: era decisamente più dominante, influenzava i miei pensieri, ma rispetto alle altre volte, sembrava mantenersi autonoma. Come se appartenesse a qualcun altro…

Questa è la MIA vera voce, razza di idiota. Sono sorpreso anch’ io di essere ancora vivo.

“Cosa? Che intendi?”

Io sono sempre stato qui: Doomshiku, il dominatore dell’energia, il maestro degli elementi… il demone dell’apocalisse.

“Ma come può essere questo?!” pensai, senza accorgermi che ero caduto in ginocchio.

Vedi, finora hai avuto a che fare semplicemente con sfoghi brutali della mia personalità. Per questo sei riuscito a controllarla: ti ho parlato, ma a farlo era solo una proiezione della mia anima. L’estinzione degli tsufuru non era in programma, per questo non hai mai potuto veramente sfruttare il mio potere per lo scopo che avevo prefissato… ma ora puoi, e io ti ho scelto, sarai tu il vendicatore.

Era effettivamente diverso da tutte le altre volte: era la stessa voce, ma più suadente, calma, ma soprattutto forte e indipendente.

“Non posso… andare laggiù… c’è la gente che amo!”

Hanno fatto la loro scelta.

“Sono stati posseduti!”

E che differenza dovrebbe fare per me?

“Di te non mi interessa! Quella è la mia gente!”

La tua gente? Io ti ho scelto perché tu fossi il vendicatore di Hamon, della razza hatwa, la tua VERA razza, idiota ingrato!

“Ingrato io?! Per colpa tua ho vissuto un’esistenza di sofferenza e insicurezza! I miei cari sono sempre stati in pericolo per colpa tua!”

Come osi… ti ho dato a disposizione una potenza irraggiungibile per qualunque essere esistente… e tu la rifiuti?! Non solo, ti permetti pure di insultarmi?! Evidentemente ho sbagliato a credere che potessi essere degno…

“Tu faresti del male a tutto ciò che mi è caro! Non posso permettertelo!”

Dovevo immaginarlo: un debole. L’ho sempre pensato, che se vuoi che una cosa sia fatta bene…

A quel punto il mal di testa divenne insopportabile, sentivo i suoi pensieri sovrastare i miei in ogni cosa. Il dolore era lancinante, tanto che cominciai a gridare.

…DEVI FARTELA DA SOLO. ALLORA ADDIO, DANIEL RYDER.

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Olipu e Paikuhan erano immediatamente andati in soccorso dell’amico, che era in ginocchio, in preda agli spasmi: teneva le mani strette attorno alla testa, e continuava a gridare.

«Che cos’hai? Dimmelo!» gridò Paikuhan, ma quando non ricevette risposta si girò verso Olipu: «Vai a chiamare aiuto!»

Il biondo guerriero non esitò, e corse a perdifiato verso il palazzo. Daniel, intanto, continuava a urlare, finché gli occhi non assunsero un colore rosso accesso. Paikuhan si ritrasse, sopreso, avvertendo come l’aura del guerriero stesse crescendo a dismisura. Ma oltre ad aumentare, l’alieno poté sentirla cambiare. «Cosa ti sta succedendo?! Dimmelo!» disse, mettendo entrambe le mani sulle sue spalle, mentre le urla si erano trasformate in mugugni di sofferenza.

Finché Daniel non lo guardò, e si limitò a sussurrare una parola: «Sca… Scappa…»

Paikuhan, però, si rifiutò categoricamente di eseguire il comando dell’amico. «Io rimango qui finché non arrivano gli aiuti, è chiaro?» disse, giusto prima di voltarsi e vedere che Olipu stava tornando, assieme al Gran Maestro, alcuni suoi attendenti, e ad un folto gruppo di guerrieri.

«Faresti bene a fare come ti ha detto… in fondo, si tratta del suo ultimo desiderio…» disse improvvisamente una voce profonda e suadente, che spaventò a morte Paikuhan: spavento che si tramutò in orrore, non appena l’alieno si accorse che la voce proveniva da Daniel stesso, il cui volto era ora marcato da un ghigno malvagio.

Improvvisamente, Daniel Ryder si alzò in piedi, allargando le braccia, e liberando un enorme quantitativo di energia, che fece volare via Paikuhan, facendolo atterrare ai piedi del gruppo di guerrieri.

Tutti guardarono inorriditi mentre il corpo dell’hatwa subiva una metamorfosi rapidissima, ingrandendosi a vista d’occhio, finché il bagliore che generò non lo rese praticamente invisibile agli occhi di tutti.

L’energia che scaturiva dal suo corpo era immensa, tanto da generare un gigantesco e continuo spostamento d’aria, che costrinse i guerrieri ad un grande sforzo per mantenere la posizione, mentre si coprivano gli occhi.

Quando poi la luce sparì, l’orrore fu maggiore: ora, al posto di Daniel Ryder, c’era una gigantesca lucertola antropomorfa, dalla pelle di un blu scurissimo, che faceva risaltare il bianco lucido della sua affilata dentatura, ma soprattutto il rosso brillante di suoi occhi.

«Ahhh…» disse improvvisamente il mostro, stiracchiandosi «Dormire è una cosa piacevolissima, ma dopo così tanto tempo, uno rischia di rammollirsi…»

Paikuhan riconobbe la stessa voce con la quale aveva parlato Daniel pochi istanti prima. Il Gran Maestro, invece, era a bocca aperta. «N-Non è possibile…» balbettò.

«Oh, ma guarda chi si rivede!» disse il mostro, girandosi verso il gruppone di guerrieri «Ne è passato di tempo, Gran Maestro Re Kaioh!»

Il mostro fece allora un sorriso inquietante, mentre il malcapitato interlucutore si limitò a balbettare: «T-tu sei morto…»

«Lo credevo anch’io. Ma la mia anima è rimasta dormiente per tutti questi anni: e il ritorno degli tsufuru mi ha dato la scossa necessaria svegliarmi completamente. Speravo solo che il ragazzo adempiesse il compito che gli avevo assegnato… ma evidentemente mi sbagliavo sul suo conto. Peccato.» disse, facendo spallucce.

«Che ne è di lui?» gridò improvvisamente Paikuhan, rimettendosi in piedi.

«Lui? Oh, lui non esiste più, ho preso io il controllo, ora. La sua anima è stata spazzata via dal sottoscritto.» disse, sogghignando, prima di chinarsi verso Paikuhan «La cosa ti crea problemi?»

«Eccome!» fece per caricarlo, ma si trovò bloccato dalla mano del Gran Maestro stesso.

«N-Non farlo, Paikuhan… È… È una sfida che non puoi vincere…» disse, mestamente, prima di rivolgersi a tutti gli altri «Tutti voi, non affrontatelo. Non servirà a nulla…»

«Oh! Finalmente qualcuno che usa la testa! Tranquillo, Gran Maestro, non ho intenzione di divertirmi da queste parti… per ora.» disse, mantenendo il suo sorriso maligno, cosa che provocò qualche ringhio di irritazione da parte dei guerrieri.

«Ora c’è una questione più urgente della quale devo occuparmi… uno tsufuru che pensa di poterla passare liscia! Povero illuso…» disse, guardando per un attimo verso l’alto. Poi, portò la mano alla bocca assumendo un’espressione che doveva sembrare dubbiosa.

«Mi domando, però, se sono ancora in forma come un tempo…»

A quel punto allungò il braccio verso il gruppo di guerrieri, che assunsero pose difensive. La creatura non li considerò nemmeno e si limitò a voltare il palmo della mano verso l’alto, sollevarla, ripiegando l’avambraccio verso il suo corpo: a quel punto, dietro ai guerrieri si poté udire una gigantesca esplosione,  e mentre provarono a voltarsi, una gigantesca onda d’urto li investì, facendoli cadere per terra.

Il palazzo venne completamente disintegrato da una gigantesca colonna di energia, che si estese fino al cielo. Quando si dissolse, del palazzo erano rimaste che briciole.

«AH! Non devo essere poi così tanto arrugginito, in fondo!» disse la creatura, con un tono di grande soddisfazione.

Il resto del gruppo rimase in silenzio, ancora sdraiato per terra, mentre la creatura lentamente, iniziò a prendere il volo.

«Io ora ho una faccenda da sbrigare, ma non preoccupatevi, avremo modo di rivederci. Anzi, spargi pure la voce Gran Maestro, dillo tranquillamente in giro, perché preferisco essere atteso.» gridò, rivolgendosi al Gran Maestro Re Kaioh.

«Dì a tutti che Doomshiku è tornato.»

A quel punto, sparì dalla vista, lasciando il gruppone che si era formato decisamente interdetto e piuttosto scosso.

Olipu aiutò il Gran Maestro Re Kaioh a rialzarsi. «Signore, ma quello era…»

«Si, Olipu.» disse, prendendo un lungo sospiro prima di terminare «Quello è il Demone dell’Apocalisse, Doomshiku, la cui anima si credeva morta con l’esplosione del pianeta Hamon…»

«Cosa possiamo fare ora? Se ha ucciso Daniel, non possiamo più sperare che si fermi da solo!» disse Paikuhan, ancora fremente dalla provocazione del demone.

«Non ti rendi neanche conto, Paikuhan… Finora, quello con cui abbiamo avuto a che fare non era altro che una brutta copia di Doomshiku: la sua anima era morta, ma il suo potere no…»

Sospirò profondamente ancora una volta.

«O almeno così credevamo. Ma ora, lui è tornato per davvero… se potevamo fare poco prima, ora…» non riuscì nemmeno a concludere la frase, tanto lo inquietava la prospettiva.

«Ma non è possibile che non ci sia nessuno in grado di fermarlo?» gridò una voce in mezzo al gruppo, che generò un piccolo brusio di chiacchiere.

Il Gran Maestro Re Kaioh si mise le mani dietro la schiena, e piegò la testa. «Qualcuno ci sarebbe…» disse, mantenendo basso lo sguardo «Ma conoscendo la forza del nostro avversario, può darsi che anche questo tentativo si concluda in un fallimento.»

I guerrieri lo osservarono in silenzio, mentre il Gran Maestro volgeva nuovamente lo sguardo verso di loro.

 «Ma è comunque una possibilità.» disse, sospirando.


NOTE DELL’AUTORE
Ehilà bella gente, sono tornato! Ho finalmente terminato la sessione estiva, con ottimi risultati, e nel prendermi le meritate vacanze (in cui mi dedicherò anche al proseguimento della nostra storia) vi lascio con due nuovi capitoli, che spero vi intrighino di più e stimolino la vostra curiosità!
Ribadisco che questa storia seguirà l’arco narrativo di Dragon Ball GT, anche se ho comunque in mente (una volta terminata la serie e calcolate le tempistiche) di riscrivere anche DB Super!

Non ho molto altro da dirvi, quindi vi lascio con la speranza che stiate trascorrendo delle buone vacanze: spero che questi due capitoli possano essere un’altra bella “esperienza” da aggiungere a quelle che magari avete già vissuto!

Dragon Ball è proprietà di Akira Toriyama.

Alla prossima!
   
 
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