Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Saritac1987    19/07/2015    1 recensioni
«Non voglio più vederti.»
Uscì, senza nemmeno sbattere la porta.
Chris si stese sul proprio letto, cercando di fermare le proprie braccia che tremavano, di comportarsi normalmente, ma era troppo tardi: sentiva che i suoi occhi stavano diventando vermigli.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Ginny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 6
 
Chris si era rimesso in piedi.
Erano state tre settimane lunghe e faticose per lui; non era mai stato debilitato così a lungo, e Dan non era del tutto convinto che potesse affrontare un intero giorno di scuola.
Non avrebbe sopportato di vedere l’amico stare ancora male; ormai non si spaventava più, ma sapeva benissimo che, a ogni attacco, la salute di Chris peggiorava. Doveva stare attento, tenerlo d’occhio; continuava a pensare che, se quella notte avesse continuato a credere che l’amico stesse dormendo, probabilmente in quel momento non avrebbe più avuto nessun compagno di stanza, nessun Chris da sopportare. Se non l’avesse notato, in quel momento Alyssa l’avrebbe odiato per non essere riuscito a salvarlo, e così tutta la famiglia Malfoy.
«Sei sicuro di voler riprendere?» Gli chiese, premuroso. Forse si stava preoccupando troppo, ma non voleva rischiare.
«Dan, ho perso tre settimane di scuola. Quest’anno abbiamo materie nuove di cui né io, né tu capiamo qualcosa. Hai per caso intenzione di metterti a spiegare Divinazione o Cura delle Creature Magiche?» Chris ridacchiò. «E poi, sono sicuro che la Bell senta la mia mancanza… tu da solo non ti faresti mai punire.» Il solito, vecchio Chris. Come se lui si sarebbe mai fatto punire. Di solito, il loro continuo chiacchierare portava solamente alla perdita di qualche punto per la loro Casa. Niente di importante, e soprattutto niente che avrebbe compromesso la carriera da Indicibile di Chris. Se lo ripetevano in continuazione.
«Stai meglio, vero?»
Chris sospirò.
«Sì. Ho un po’ di mal di testa, ma passerà. Riesco a muovermi, perlomeno.»
I loro compagni stavano prendendo posto nell’aula di Trasfigurazione; sembravano quasi non notare che Chris fosse tornato tra di loro dopo tre settimane. Probabilmente erano abituati alle sue assenze: non era la prima volta che saltava intere giornate di scuola.
«Se non ce la fai, però, torna subito al nostro dormitorio, ok?»
L’amico sbuffò.
«Sì, certo mammina.»
Disse ironico, nel momento in cui la professoressa Bell si schiariva la voce.
Avrebbe ricominciato a divertirsi, ne era certo; senza Chris, le ore di Trasfigurazione si rivelavano noiose e senza senso. Con l’amico, invece, erano le migliori della sua vita.
 
***
 
“Il comportamento degli spiritelli è regolato da un codice morale molto lontano dal nostro.”
Per Paige, mangiare sistemando gli appunti delle lezioni avute in precedenza era ormai diventata un’abitudine: non aveva assolutamente voglia di dover sopportare la presenza dei Malfoy e delle loro cavolate, ed Emma preferiva passare il tempo con la propria sorella e i suoi amici piuttosto che con lei.
“Tra i più famosi ci sono i Poltergeist, i Piota e gli Sheoques.”
«Paige…?» La ragazzina alzò lo sguardo: Maxim Dolohov la guardava con i suoi profondi occhi azzurri. «Posso sedermi?»
Lei annuì, prendendo i propri libri e posandoli nella cartella; sapeva che non sarebbe più riuscita a studiare, se qualcuno le avesse parlato.
«Non sei con i tuoi amici?» Chiese, continuando a mescolare il cibo nel piatto; quel giorno, dalle cucine era arrivato del pesce con delle verdure. Si era sforzata di mangiare le verdure, ma il pesce non le era mai piaciuto.
«Hanno da fare.» Disse, tirandosi indietro i capelli. Forse gli davano fastidio, perché erano diventati abbastanza lunghi. «Come va a casa?»
Paige lo guardò: come poteva sapere che con i suoi genitori andava malissimo? Solo pochi giorni prima aveva dovuto ammettere che non sarebbe mai stata in grado di volare, e in tutta risposta aveva ricevuto una lettera di rimprovero che diceva che una vera Avery non si sarebbe arresa alla prima difficoltà e che era impossibile che non riuscisse a far volare un manico di scopa.
«Sei sempre preoccupata, quando arriva la posta del mattino. Sono così terribili?»
Maxim sembrava seriamente preoccupato per lei; le uniche persone che avevano usato quel tono con lei erano sua zia Alexandra e Sam. Sapeva, in fondo, che di quel ragazzo poteva fidarsi: del resto, lui non si era forse fidato di lei?
«Mia madre è… come tutte le madri Purosangue, credo. A parte mia zia, lei è meravigliosa, vorrei poter vivere con lei. Non vedo mai mio padre.» Mormorò. «È sempre fuori per lavoro o per altro, ci vediamo solo a cena, e…»
«E ti parla a stento. Come il mio.»
Dimitri e Katrina Dolohov erano amici dei suoi genitori: spesso andavano a casa sua per partecipare a qualche festa, oppure Tyberius e Rebecca andavano da loro. Purtroppo non le avevano mai fatto frequentare troppo Maxim: spesso li sentiva dire che era una testa calda e per Paige non sarebbe stato il marito adatto. Lei era di un altro avviso: se fosse stata costretta a sposare lui, invece di Altair, probabilmente avrebbero vissuto un accordo simile a quello che avevano in quel momento.
«E poi quando è a casa va nel suo studio a leggere, e dice sempre che mia madre ha ragione, e…»
«Com’è Altair?» La interruppe lui. Paige non rispose, intimorita. Odiava anche solo sentirlo nominare. «Andiamo, non devi avere paura di me.» Le disse, scambiando il proprio piatto con il suo e iniziando a mangiare il suo pesce.
«Lo odio.» Borbottò. «È antipatico e cattivo, e Sam dice sempre che devo farmi forza e sopportarlo per non peggiorare la situazione.»
«Sam? Samantha Nott? Tua cugina?»
«Sì. Lei è… è meravigliosa, e… spero davvero che i suoi genitori scelgano te. Sarebbe divertente se abitassimo noi tre insieme, Altair non potrebbe dirci niente.»
«Già.» Disse lui, con un sorriso amaro. Probabilmente stava pensando alla sua ragazza.
«Lei… Charlotte… lo sa?» Chiese Paige in un sussurro.
«Sì.»
«Perché hai deciso di fidanzarti con lei?» Gli chiese, curiosa.
«Perché è bella, intelligente, simpatica. Perché non avrei sopportato di passare sette anni della mia vita sapendo solamente che i miei genitori erano indecisi tra Samantha Nott ed Elaine Rosier. Che, per inciso, starebbe benissimo con il tuo Altair.» Concluse.
«Io non mi innamorerò mai.» Affermò Paige.
«Sei ancora piccola. E se ti capitasse… beh, voglio essere il primo a saperlo.» Maxim terminò di mangiare il pesce, poi le sorrise. «E comunque, spero che i miei genitori scelgano tua cugina.»
Aveva un tono triste e rassegnato: più o meno lo stesso che aveva lei ogni volta che si ritrovava a parlare di Altair.
Sperava davvero che, alla fine, Maxim e Sam si sarebbero sposati: magari avrebbe convinto Altair che avrebbero potuto vivere tutti insieme, e il futuro, così, le sembrava un po’ più roseo. Certo, se non avesse scelto come alternativa il Lago Nero.
 
***
 
Chris non aveva pranzato: subito dopo la lezione di Cura delle Creature Magiche, l’aveva annunciato all’amico con il suo tono da «Non cambierò idea» e se n’era andato in giro per i giardini di Hogwarts.
Dan, invece, aveva raggiunto Alyssa all’ingresso e insieme si erano diretti verso la Sala Grande.
«Dov’è mio fratello?» Chiese la ragazzina, curiosa.
«Non lo so. Ha detto che non pranza.»
«Non sta ancora male, vero? Oggi l’ho visto, non sembrava che stesse male.»
Alyssa era troppo ansiosa: sembrava che avesse voluto assumere il ruolo della loro madre, mentre erano a scuola. Non si rendeva conto che, continuando a fare così, Chris si sarebbe innervosito sempre di più.
Dan la lasciò parlare mentre rimuginava sullo stato di salute dell’amico: anche lui gli avrebbe detto di lasciar stare la scuola almeno per un’altra settimana, ma sapeva che Chris si sarebbe arrabbiato sostenendo di stare bene, perciò aveva deciso di non dirgli niente.
«Vedrai che stasera verrà, sai che a volte gli piace saltare i pasti. Dice di non avere voglia di stare con troppa gente, quindi… vedrai che già domani tornerà tutto come prima.» La rassicurò. «Ci conviene andare, si sta facendo tardi.» Disse poi, finendo di trangugiare il proprio pranzo e alzandosi.
Trovò Chris di fronte all’aula di Pozioni; sembrava sovrappensiero, tanto da non accorgersi che l’amico si stava avvicinando.
«Alyssa ti cercava.»
«Ok.»
Daniel lo guardò, scettico.
«Ok? Potevi venire a tavola con noi, non eri obbligato a mangiare.»
«Avevo voglia di stare solo.»
Il ragazzo avrebbe voluto dirgli che era stato solo per tre settimane, prima di tornare nel mondo reale. Decise di lasciare perdere, a volte l’amico sapeva diventare intrattabile.
 
***
 
«Alyssa!»
La ragazzina si voltò appena sentì che James l’aveva chiamata. Non avevano parlato molto negli ultimi tempi, perché il ragazzino era preso a conoscere meglio i propri compagni di dormitorio. Si trovava benissimo con loro, forse perché erano tra le poche persone che non lo trattavano solamente come il figlio di Harry Potter, ma solo come un amico.
Non sopportava, invece, il professore di Pozioni: quando era arrivato al suo nome durante l’appello, Lumacorno aveva cominciato un lungo discorso su quanto suo padre fosse un grand’uomo, sulla sua bravura a Pozioni e di come, durante la prima lezione insieme, avesse vinto una boccetta di Felix Felicis riuscendo a svolgere perfettamente il compito che gli era stato assegnato; aveva anche raccontato di come entrambe le sue nonne fossero pozioniste molto abili e di quanto fosse un peccato che non si fossero mai conosciute e di quanto fosse dispiaciuto del fatto che fossero morte prima della sua nascita. In poco tempo, era diventato il suo alunno preferito.
«Ciao James!»
«Come stai?» Le chiese, sistemandosi la cartella sulle spalle. Si stava dirigendo verso la Sala Comune dei Corvonero quando l’aveva vista.
«Non molto bene.» Gli rispose lei, mogia.
«Che succede, Aly?» Il ragazzo si sedette su un gradino; lei lo seguì.
«Chris è stato male per tre settimane, e oggi l’ho visto solo a colazione. Non ha voluto pranzare con noi, e sono preoccupata.»
«Stai tranquilla.» La rassicurò l’amico. «Lo sai meglio di me, che Chris è un tipo solitario e che odia stare in mezzo alla gente.»
«Lo so, ma…»
«Davvero, Aly. Stai tranquilla, ok? E se hai bisogno, corri subito da me.»
«Va bene.»
Il ragazzo le sorrise prima di alzarsi: doveva assolutamente andare a ripassare Pozioni; era convinto che Lumacorno gli avrebbe chiesto qualcosa sulla lezione precedente, perché era il figlio di Harry Potter e il nipote di Lily Potter e di Pandora Lovegood. Aspettava da un giorno all’altro l’invito a far parte del Lumaclub, il gruppo degli studenti preferiti di Lumacorno. Gliene aveva parlato sua madre il giorno prima dell’inizio della scuola, erano tutti sicuri che ne avrebbe fatto parte, e anche lui.
Era la cosa che meno voleva al mondo.
 
***
 
Alyssa aveva passato una giornata orribile; era stata da sola tutto il tempo: durante Difesa Contro le Arti Oscure, James era stato insieme ai suoi compagni; per fortuna, a pranzo Dan le aveva fatto compagnia e aveva potuto parlare con lui. Chris non si era fatto vedere per tutta la giornata. Secondo Dan era parte del suo carattere e presto sarebbe tornato insieme a loro, solo che quel giorno non aveva voglia di stare con quella che aveva definito troppa gente. Era assurdo, perché lei era sua sorella, mentre Daniel era solamente un suo amico, però preferiva parlare con lui.
Alla ragazzina sembrava quasi che Chris non volesse parlarle e non volesse avere rapporti con lei. Purtroppo non riusciva a comprendere perché. Di solito, se il fratello voleva allontanarsi da qualcuno, lo faceva con tutti: invece lo stava facendo solo con lei, perché con Daniel parlava. Non si era mai sentita così esclusa.
Era la prima volta che si sentiva sola a Hogwarts; e in quel momento, seduta in sala comune, sentiva di essere l'unica a esserlo: di solito c’era sempre qualcuno con lei, che fosse Chris o Daniel, o magari James. Invece, ora, avevano tutti qualcuno con cui stare. Tutti tranne lei. Persino la Avery, che era antipatica e saccente, aveva un’amica con cui stare.
Erano lì, sedute poco distanti da lei; Alyssa le guardava di sottecchi, fingendo di leggere: la Flitt stava chiacchierando, forse spettegolando, da come si stava muovendo. Sembrava facesse in modo di non essere notata, perché se qualcuno avesse capito il suo labiale, probabilmente sarebbe finita nei guai. L’altra si guardava intorno annoiata, come se non le importasse di quello che l’amica le stava dicendo; doveva essere assorta nei propri pensieri, come accadeva ogni volta che Alyssa la vedeva. Doveva avere una vita interessante, per pensare ad altro ogni volta che faceva qualcosa: prima di una lezione, quando leggeva, quando camminava per i corridoi, addirittura quando parlava con una sua amica. Secondo Dan, a casa sua c’era qualcuno che stava male, ma ad Alyssa sembrava quasi impossibile: una persona con un parente malato non si sarebbe mai comportata in modo così arrogante e superiore nei confronti di tutti, mentre la Avery lo faceva.
In quel momento, si accorse che l’oggetto dei suoi pensieri la stava fissando; aveva uno sguardo diverso da quello con cui la guardava di solito, sembrava quasi compassionevole.
Rispose allo sguardo con l’aria di una persona a cui non importava di ciò che succedeva intorno a lei; o, almeno, sperava di dare quell’impressione.
Fu in quel momento che si accorse che la Avery le stava sorridendo.
 
***
 
Mentre Emma parlava, Paige guardava di sottecchi la piccola Malfoy; era la prima volta che la vedeva sola, come se il fratello e l’amico volessero tenerla lontana. Forse più l’amico, perché Paige non vedeva il fratello da qualche settimana. Era assurdo, perché era sparito improvvisamente e nessuno, nemmeno i suoi amici, si era fatto qualche problema, anzi, sembrava che fosse una cosa normalissima.
Non che a lei importasse qualcosa di quel ragazzo, ma, se fosse successo a qualcuno a cui voleva bene, come Sam o Maxim, lei si sarebbe preoccupata parecchio; sembrava invece che a quei due ragazzi non importasse. Era strano.
La ragazzina fissò per un po’ quella biondina: stava leggendo qualcosa, con l’aria di chi era solo al mondo o, almeno, così sembrava; pareva che stesse per piangere, come se non fosse mai rimasta così sola. Per quanto ci provasse, Paige non riusciva a capirla: anche se qualcuno l’aveva lasciata da sola, per una volta, non doveva prenderla come una tragedia; lei ci aveva fatto l’abitudine, prendendola come un buon motivo per pensare, senza problemi né preoccupazioni causati dagli altri. Aveva capito che stare soli era molto meglio che stare con qualcun altro: gli altri si rivelavano sempre approfittatori, persone che stanno con qualcuno solo per convenienza. Del resto Emma non era nemmeno sua amica: era solo una conoscente, una persona con cui stava se non aveva niente di meglio da fare, ma che in fondo trovava noiosa.
Paige sospirò. Non stava seguendo una parola di quello che la compagna le stava dicendo: non le importava se odiava un qualche professore, o quello che succedeva a sua sorella. Non la conosceva nemmeno: prima che le due ragazzine iniziassero la scuola, si vedevano solo a Natale, e Gwen era al settimo anno ora che loro erano al primo; era inutile sapere i fatti di una persona della quale non le importava niente.
Trovava più interessante fissare la piccola Malfoy, guardare come si comportava una persona come lei nel momento in cui si ritrovava da sola. Vedere che, ogni tanto, anche chi aveva tutto provava quello che provava lei ogni giorno era piuttosto rassicurante.
A un certo punto, Paige si accorse che la compagna la stava fissando di rimando. Per la prima volta nella sua vita, si sentiva solidale con quella ragazzina, come se fossero compagne di sventura: erano entrambe sole; del resto, Emma non era una grande compagnia. Anzi, era una cosa piuttosto sgradevole sentire qualcuno blaterare.
Per questo motivo, le rivolse un invisibile sorriso di incoraggiamento, come per dirle «Ehi! C’è qualcuno che ti capisce.» Sicuramente l’altra non avrebbe compreso, ma a Paige non importava.
La biondina rispose fugacemente al sorriso, lasciandole intendere che quello sarebbe rimasto il loro segreto.
«Vado a studiare qualcosa.» Paige si alzò. Odiava la voce squillante di Emma, era una delle cose che meno sopportava al mondo insieme alle urla di sua madre. Come poteva una persona avere una voce così brutta?
Senza nemmeno sentire la risposta della compagna, la ragazzina corse verso il dormitorio, prese velocemente il libro e la pergamena con gli ultimi appunti di Pozioni, poi andò velocemente in biblioteca. Lì, almeno, sarebbe stata tranquilla.
La biblioteca era piena come sempre; Paige prese qualche libro dalla sezione di Pozioni, prima di dirigersi verso quella di Trasfigurazione. Ormai aveva imparato che quello era il luogo più tranquillo: tutti, di solito, si sedevano vicino all’ingresso, troppo svogliati per cercare un tavolo più appartato, affollando quindi quelli che si trovavano nei reparti di Difesa Contro le Arti Oscure, Pozioni ed Erbologia.
Per fortuna, la sua destinazione era quasi vuota: c’erano solo Maxim e la sua ragazza. Lui stava leggendo a mezza voce un libro, stringendole la mano. Charlotte seguiva le sue parole pendendo dalle sue labbra.
Paige non li salutò neanche: non voleva disturbarli, perché quelli erano i pochi momenti in cui potevano stare soli. Si trovavano alla fine di un lungo tavolo, perciò decise di occupare il lato opposto al loro, notando che, ogni tanto, uno dei due faceva qualche commento su quello che c’era scritto, e poi ridacchiavano insieme.
Le venne un nodo allo stomaco, pensando al destino che avrebbero avuto; lo stesso che avrebbe avuto lei. Sperò solamente che non si sarebbero accorti se lei avesse cominciato a piangere.
 
***
 
Gli appunti di Dan non si erano rivelati molto utili: per quanto si fosse sforzato, Chris aveva bisogno di sapere qualcosa di più e i libri l’avrebbero aiutato. Odiava Trasfigurazione, probabilmente era l’unica materia della quale non capiva niente.
Decise di andare in biblioteca: corse velocemente per la Sala Comune, sperando di non farsi notare da sua sorella. Dopo l’ultimo attacco, aveva deciso che sarebbe stato meglio evitare di passare troppo tempo insieme a Dan o a sua sorella. E se il primo era costretto a vederlo durante le lezioni, la seconda sarebbe stata molto più semplice da evitare. Non voleva fare loro del male, non voleva nemmeno rischiarlo; se quello avesse significato stare per sempre da solo, l’avrebbe fatto senza alcun problema.
Il ragazzo non andava mai in biblioteca volentieri, trovava che impegnarsi così tanto fosse una cosa inutile; purtroppo, se voleva fare l’Indicibile, doveva studiare molto.
Era convinto che quel lavoro fosse quello adatto a lui; i suoi zii Ron e Hermione erano Auror, e gli avevano raccontato che vicino alla loro sezione c’era l’Ufficio Misteri, questo posto meraviglioso pieno di segreti di cui lui voleva sapere tutto. E, per saperli, avrebbe dovuto lavorare lì. Non sapeva come, ma sperava che nell’Ufficio Misteri ci fosse la cura per il suo problema.
Si era informato: dopo la scuola, avrebbe dovuto studiare per altri due anni; poi, se fosse stato uno dei migliori studenti e se fosse uscito con il massimo dei voti, sarebbe riuscito a entrare negli Indicibili, realizzando l’unico sogno che, forse, poteva permettersi.
Dopo essere andato alla ricerca del libro di Trasfigurazione più approfondito della biblioteca, il ragazzo diede uno sguardo veloce al tavolo più vicino, alla ricerca di un posto in cui mettersi a studiare.
Fortunatamente era quasi vuoto: c’erano solo una ragazza che studiava da un lato del tavolo, e Maxim Dolohov con una ragazza di Corvonero dall’altro. Sicuramente era la sua ragazza, visto che si stavano stringendo la mano. Odiava quel tipo di manifestazioni di affetto.
Cercando di trattenere i conati di vomito, Chris decise di fare come l’altra persona seduta al tavolo e mettersi dal lato opposto al loro.
Per non disturbare quella ragazza, si sedette a pochi posti di distanza da lei, prima di alzare lo sguardo quasi istintivamente, come se quella persona l’avesse chiamato.
Il ragazzo ebba la tentazione di alzarsi, cercare magari un altro tavolo, anche se più affollato, prima di rendersi conto che Paige Avery non si era nemmeno accorta della sua presenza; sembrava che lo studio l’avesse presa completamente, come se non ci fosse nient’altro a parte lei e i libri aperti sul tavolo.
Non l’aveva mai vista studiare: chinata sul libro come se volesse farsi venire la gobba, leggeva e ripeteva tutto molto velocemente. Indossava un paio di occhiali neri rettangolari che le davano un’aria da secchiona insopportabile, e Chris era certo che fosse almeno una delle due cose.
Sicuramente, Dan l’avrebbe trovata piuttosto carina; peccato che fosse la persona più odiosa che esisteva al mondo. La detestava. Ma non riusciva a fare a meno di guardarla, come se una forza a lui sconosciuta, forse l’ennesima, lo obbligasse a tenere lo sguardo alzato verso di lei.
Andò contro a quella strana forza, iniziando a fissare i suoi libri. Odiava davvero Trasfigurazione, era inutile; a cosa gli sarebbe servito trasformare un fiammifero in un ago? Purtroppo, per essere ammessi al corso per Indicibili servivano voti alti in tutte le materie. In Trasfigurazione, Chris non aveva mai ottenuto più del sei. Sospirò. Doveva farcela, doveva riuscirci per avere un futuro, per riuscire ad avere il lavoro a cui più aspirava.
“Gli Animagus sono persone che si trasformano in animali. Perché la cosa sia legale, bisogna essere registrati. Al momento gli Animagus registrati sono otto.”
Chris ripeté velocemente gli appunti di Dan. Non sembrava una cosa complicata, ma non doveva fare affidamento su quello che pensava in quel momento: a ogni argomento nuovo pensava che finalmente aveva capito qualcosa, ma poi si rendeva conto che non era vero. Non riusciva mai a studiare Trasfigurazione, e per quanto si chiedesse il perché, non aveva mai trovato una risposta. Dan andava meglio di lui: anche se non seguiva, ogni voto che prendeva in quella materia era superiore al sette. Era assurdo.
Quella forza misteriosa lo costrinse ancora a guardare la Avery. Strano. Non si era ancora accorta della sua presenza. Meglio, non aveva voglia di litigare.
Il ragazzo la osservò per qualche minuto: sembrava che, mentre studiava, non esistesse nient’altro intorno a lei, che niente era più importante dei libri di scuola. La ragazzina si scostò un ciuffo di capelli dagli occhi, poi si mordicchiò un’unghia. A Chris scappò un sorrisino: per la prima volta, quella ragazza gli faceva tenerezza.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Saritac1987