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Autore: Sky and July    22/01/2009    2 recensioni
Due anime abbandonate, due anime tenute assieme da uno strano fato, due anime diverse eppure troppo simili, il cui collante è la solitudine. L'uno si aggrappa all'altro come sua unica salvezza, e l'altro, confuso, non sa cosa cerca dalla nuova vita che entrambi dovranno ora incominciare. Long-fic AU KimiJuu, pubblicata da SkyEventide e Cira. Buona lettura!
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Juugo, Kimimaro Kaguya
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Staremo bene. E saremo soli. (parte I)


Kimimaro Kaguya


Col taxi che sfrecciava sulla strada gli dava una strana impressione averlo lì, seduto di fianco a lui, senza che il tassista sapesse niente di loro, senza che il mondo intero ne sapesse niente.
E quando il taxi si fermò davanti al complesso di edifici della scuola, si domandò se dopotutto sarebbe cambiato qualcosa oppure sarebbe rimasto tutto come prima. Ma era leggero adesso, più rilassato del solito; non doveva guardare in viso suo padre o sua madre, o suo zio o sua zia. Non doveva pensare alla persona inutile che pensava di essere, né aveva tempo per crogiolarsi nell'indifferenza che gli altri manifestavano per lui.
Adesso non era più così inutile, dopotutto. Non si sentiva nemmeno ignorato, perchè se Juugo era lì era grazie a lui, se poteva studiare o se poteva anche solo vivere come si conviene a una persona, era grazie a lui.
Tirò giù le valigie dal taxi e dal bagagliaio, con l'aiuto del conducente, al quale rivolse appena qualche occhiata con le sue iridi verdi contornate da borse arrossate. Non gli parlò, neanche per un grazie, e trascinò sul marciapiede tutti suoi effetti dentro i valigioni neri tondeggianti.
Inclinò appena la testa per cercare quell'espressione sempre un po' intimidita sul volto dell'altro ragazzo.
Neanche a lui rivolse la parola, ma questo perchè non ce n'era bisogno. Né sapeva cosa dire. Non occorreva aiutarlo coi bagagli, che erano più piccoli dei suoi e lui non aveva problemi di forza fisica. Non sapeva se provare a sorridere, ma già sapeva di essere capace solo di qualche smorfia stentata.
Non sapeva parecchie cose, a dir la verità, a cominciare da quello che sarebbe stata la sua vita da quel momento in poi.
Ci si può provare, si disse. Ci si può sempre provare.


Juugo Tendou



La scuola era imponente, o semplicemente più grande delle villette che si intravedevano dalla finestra dell'ospedale.
Juugo guardò il cortile gremito di ragazzi e inspirò appena: finché Kimimaro era al suo fianco non era un pericolo per nessuno.
Doveva controllarsi e vivere quella nuova opportunità.
Seguì il ragazzo a passi lenti, cercò d'orientarsi, pur tenendo sotto controllo la schiena del suo compagno, osservò le costruzioni e tutto ciò che presto avrebbe chiamato casa.


Kimimaro Kaguya



Prese in spalla uno zaino pieno, quasi strabordante di libri, libri da leggere, libri di fiori, libri di scuola. Spuntava da un lato la forma di una bottiglietta d'acqua, giusto per le evenienze. Caricò sull'altro braccio un borsone, simile a quelli della palestra, agganciò al polso un cofanetto coi bagnoschiumi e le cose per il bagno e, alla fine, già col fiatone e sperando che i suoi polmoni fossero abbastanza clementi con lui da non farlo tossire, afferrò per il manico l'ultima valigia, quella rigida, stracolma dei suoi vestiti. Poteva chiedere aiuto, ma non intendeva farlo. Non intendeva appoggiarsi a qualcuno chiedendo di essere aiutato. Forse avrebbe potuto lasciare lo zaino, o magari il borsone, a Juugo ma, no, non voleva dare nulla da portare a lui. E magari si sarebbe offerto da solo, se solo avesse saputo che era così malato.
Non ricordava di avergli parlato del suo cuore difettoso. Gli aveva accennato dell'anemia, quello lo ricordava, ma non del suo cuore.
Voltò gli occhi verdi all'indietro, verso il viso del suo compagno e vi scorse del nervosismo. Era comprensibile. Dopotutto non era probabilmente mai stato tra così tante persone a così stretto contatto.
«Rilassati. E' solo un po' di gente» lo richiamò con la voce tranquilla, talmente tranquilla da sembrare senza inflessione. Ma così avrebbe sentito la sua voce, probabilmente sarebbe apparso più presente.
I dottori avevano controllato bene in che modo riuscisse a controllare gli impulsi di Juugo e gli avevano fatto lunghe e identiche raccomandazioni su come comportarsi. Senza sapere che non aveva bisogno di quelle raccomandazioni.
Quando erano assieme Juugo non accennava a scatenarsi, né si presentavano quelle emergenze che i medici avevano ipotizzato. L'altro si rilassava, in sua presenza, e lui si sentiva un po' meno inutile.
«La nostra stanza è al secondo piano, credo. Anche se siamo di anni diversi dovrebbero averci messi nello stesso dormitorio». Anche perché, se così non era, non sarebbero potuti restare. Lui non aveva grossi problemi a dividere la stanza con altri: li avrebbe quasi sicuramente ignorati e basta, trattandoli gelidamente e tenendo le distanze. Ma Juugo poteva stare solo con lui.
Con lui e con nessun altro.


Juugo Tendou



Rilassarsi. Era facile da pensare per uno che non aveva vissuto gli ultimi due anni auto considerandosi un mostro.
In fondo doveva solamente inquadrare le persone intorno a sé come comuni mortali e non come possibili vittime.
Sistemò meglio la piccola gabbietta sotto il braccio, attento a non scuoterla troppo e lanciò un piccolo sorriso alla piccola palla di pelo bianca che, con occhietti attenti, squadrava l'ambiente circostante.
Juugo sperò di poter tenere il piccolo amico nel dormitorio perchè ormai accudirlo era diventato uno dei suoi pochissimi hobby che gli rallegravano la giornata.
Sì, pensò, sarebbe stato un enorme dispiacere lasciarlo.

Il ragazzo ascoltò l'albino con attenzione, ma ad un certo punto arrestò immediatamente i suoi pensieri, shoccato.

«Kimimaro» alzò leggermente il suo consueto tono di voce «Cosa significa dovrebbero?!».
L'ultima parola gli raschiò la gola improvvisamente secca.

«Non possono dividerci. Io non posso...non».









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Ecco il primo capitolo della long-fic KimiJuu. *___*

Come già detto da altre parti, è scritta a quattro mani da SkyEventide (che sarei io) e Cira, qui July. Il POV di Kimimaro è scritto da me, quello di Juugo da lei.
Per precisare di nuovo: il cognome di Juugo è inventato, la famiglia di Kimimaro è viva per necessità di copione e Kimi non ha mai incontrato Orochimaru. I due hanno rispettivamente diciassette (Kimi) e diciotto (Juugo) anni. L'ambientazione è chiaramente scolastica, e loro si sono appena trasferiti. =ç= Se volete saperne altro leggetevi il prologo (in questo account), e al massimo anche le schede dei due personaggi, nelle note dell'autore nell'account.

A presto, fateci sapere. *__*
  
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