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Autore: Dihe    21/07/2015    3 recensioni
[Dalla serie del 2012]
Frances, una ragazza un po’ scorbutica e taciturna, appassionata di musica e fotografia e i cui genitori lavorano all’estero cinque giorni su sette, si ritroverà immersa in un’avventura da cui dipendono le sorti del mondo come lo conosciamo. Riuscirà Frances, accompagnata da quattro insoliti ninja, un saggio maestro e due suoi compagni di scuola, ad aiutare a cambiare le tragiche previsioni nel destino del mondo?
Dal 1° capitolo:
“Mentre la ragazza camminava a sguardo basso, notò qualcosa che solitamente non c’era. Alzò un cipiglio perplesso sulla struttura cilindrica e sussultò sommessamente, dalle finestrelle della sala di controllo provenivano baluginii violacei che proiettavano ombre oblunghe e deformi sul cemento del marciapiede. Strano, pensò, di solito non ci andava nessuno, sapeva che il gasometro veniva controllato a distanza con l’utilizzo di alcuni software. Si avvicinò titubante e si arrampicò su un cassonetto per la raccolta della carta nel tentativo di vedere attraverso le finestre annerite dalla polvere...”
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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april perplessa

3. Battuto su carta

Frances strinse nuovamente le dita attorno alla bretella dell’east-pack grigio, i palmi sudati. Chimica le piaceva, e come nelle altre materie era abbastanza brava da permettersi voti alti e regolari. Osservò April O’Neil entrare in classe, si passò le mani sul top grigio scuro a righe nere verticali e superò l’uscio. Solitamente si sarebbe diretta al suo solito banco accanto alla finestra – aperta – ma quella volta cambiò direzione come un automa parandosi davanti alla rossa. Indossava i suoi soliti abiti, una t-shirt gialla e bianca con la stampa cerchiata di un due sul petto, degli shorts di jeans sopra a dei leggings neri ed un paio di UGG appena sotto al ginocchio. Aveva un viso dai lineamenti dolci e torniti, grandi occhi azzurri incorniciati da ciglia flessuose e una spruzzata di efelidi sul naso all’insù.

    ‹‹ Ehm... questo posto è occupato? ›› borbottò Frances, indicando la sedia accanto ad April, che si riavviò una ciocca rossiccia sorridendole leggermente perplessa.

    ‹‹ No, no, fai pure. ››

    La bruna arricciò un angolo della bocca in un principio di sorriso e si sedette rigidamente accanto alla ragazza, posando lo zaino a terra e sistemando i libri sul banco. Durante le ore di chimica ci si sedeva due a due per utilizzare un microscopio per banco. Frances si era preparata il discorso da fare quella mattina. La sera precedente le tartarughe avevano accennato ad April e Casey Jones, e la ragazza desiderava saperne di più su quella faccenda dei robot – anzi, dei Kraang – e tutto il resto. Così, mentre April osservava al microscopio il minerale che la prof aveva consegnato ai banchi per identificarlo, Frances prese parola, forse con troppa schiettezza: ‹‹ Tu conosci le tartarughe, vero? ››

    La rossa sobbalzò, facendo dondolare la sedia, ‹‹ E-eh?! Tartarughe? Ma di che stai parl- ››

    ‹‹ Leonardo, Donatello, Raffaello e Michelangelo, April. Gli conosco, mi hanno salvato dai Kraang ieri sera. ›› la interruppe Frances, abbassandosi un poco la scollatura del top per mostrarle la garza della fasciatura.

    April sbarrò gli occhi e la sua espressione si fece truce ‹‹ Ho incontrato le tartarughe in modo simile, quei dannati robot avevano rapito me e mio padre e- ››

    ‹‹ Signorina O’Neil ›› scandì la prof, arricciando il naso ‹‹ invece di chiacchierare dovrebbe classificare il minerale che le è stato assegnato. ››

    ‹‹ Mi scusi, prof ›› intervenne Frances pacata ‹‹ sono io che ho fatto una domanda ad April. ››

    ‹‹ Rimanderete le domande a quando avrete classificato opportunamente il minerale. ››

    La bruna sbuffò piano alzando velocemente gli occhi al cielo. Lanciò uno sguardo alla pietra cristallizzata e poggio la guancia sul palmo della mano, ‹‹ E’ un sodanitro, della famiglia dei nitrati. La sua formula scientifica è NaNO3. Posso ascoltare la risposta di April alla mia domanda, ora? ››

    La professoressa rimase basita, osservando Frances con i suoi grandi occhi da insetto sbarrati, balbettandole di essere meno sfacciata. La ragazza sbuffò una risata in direzione della rossa, alzando le sopracciglia. ‹‹ April, io vorrei trovare un modo per ringraziarli. Ma non so molto di loro. Quindi... verresti da me dopo la scuola? ››

 

April restò a bocca aperta davanti a casa di Frances. Dietro una recinzione di ferro battuto a regola d’arte si srotolava un prato dall’erba rorida e curata, cosparsa di margherite selvatiche ed aiuole di papaveri. La casa era in mattoni grigi, ma non di un grigio piatto ed uniforme: non c’era una tegola o una piastrella della stessa sfumatura; ed era geometricamente e simmetricamente perfetta. Davanti alla porta d’ingresso si apriva un porticato dalle colonne bianche semplici, tornite e snelle. Erano aperte quattro finestre dalle tapparelle verdi su ognuna delle due ali laterali dell’edificio, mentre sul tegolato del tetto spiovente s’innalzavano due camini come pinnacoli di un castello. Altre due imposte si protendevano all’infuori dal tetto, illuminando la mansarda. Frances teneva le mani unite dietro la schiena mentre camminava a passo spedito sul vialetto di ghiaia che portava al porticato dell’ingresso, come se si vergognasse. In effetti, sembrava una nota stonata in tutto quel tradizionalismo che grondava dalle pareti della villetta, l’unica nota di colore nel suo abbigliamento erano un paio di parigine scarlatte. Il resto era dai toni cupi: un paio di Dr Martens di vernice nere, dei pantaloncini a vita alta del medesimo colore ed un top scuro con le maniche a tre quarti.

    ‹‹ Allora, vieni? ›› la spronò Frances, da dentro l’enorme atrio dalle pareti di pietra color crema ed il pavimento di legno scuro e lucido coperto in parte da un finemente ricamato tappeto persiano.

    April si riscosse ed annuì, correndo dentro, ritrovandosi circondata da muri spogli ed abbacinanti, dove talvolta alcune nicchie bordate di semplici stucchi e fregi dove spiccavano composizioni floreali dai colori decisi. Una scala curva dalle forme spiraleggianti girava attorno ad un complesso lampadario pieno di volute ed arabeschi di ferro battuto. Frances condusse April nella sua stanza, che si trovava nella mansarda, mentre la camera adiacente era impiegata come enorme cabina armadio.

    ‹‹ Wow! Ma i tuoi genitori che lavoro fanno? ›› esclamò la rossa ammirata, guardandosi attorno con gli occhi sgranati. Le pareti dell’ampia camera erano tinteggiate di un tenue color pesca, il letto ad una piazza e mezza era coperto da coltri stropicciate celesti e cuscini colorati ed effigiati con immagini della Tour Eiffel. La parete dietro la testiera era completamente coperta di foto e poster, ed attaccata al soffitto c’era una trama intricata di luci natalizie gialle.

    ‹‹ Sono due chirurgi estetici, ma lavorano sempre all’estero e tornano a casa solo il weekend, se tutto va bene. ›› rispose Frances scrollando le spalle, come se fosse la cosa più normale del mondo ‹‹ E tuo padre? Mi avevi detto che avevano catturato anche lui, i Kraang. ›› domandò leggermente apprensiva, buttandosi a peso morto sul materasso della grande amaca quadrata, affondando fra i cuscini.

    ‹‹ Oh, beh, in realtà siamo riusciti a liberarlo ›› balbettò April, sedendosi accanto alla bruna ‹‹ Però poi è entrato in contatto con del Mutageno e... ›› la ragazza tentò di trattenere il tremare nella sua voce.

    ‹‹ Mutageno? ››

    ‹‹ Ehm, sì. E’ una sostanza aliena che dà a chiunque lo tocchi le sembianze dell’ultima creatura con cui è stato in contatto. E’ così che sono nate le tartarughe e Splinter è diventato... Splinter. ››

    ‹‹ Ah ›› Frances si sedette a gambe incrociate mettendo le mani sui polpacci ‹‹ E, posso chiederti... insomma... tuo padre... ››

    ‹‹ Un pipistrello gigante ››

    La bruna ammutolì, abbassando il viso e mordendosi le labbra ‹‹ Mi spiace ››

    Calò il silenzio come una coltre di freddo grigiastro, pesante come un piumino e soffocante come la neve imbrattata di fango di una slavina. Frances si sentiva spiazzata, quella faccenda degli alieni e dei mutanti le era piombata addosso troppo velocemente, senza un pretesto, mancante di movente. Passò l’indice sulla stoffa liscia delle parigine tracciando disegni immaginari sulla trama liscia dei fili rossi.

    ‹‹ Beh, io per ora penso di sapere solo che a Michelangelo piace mettere le caramelle gommose sulla pizza. ›› disse Frances, arricciando un angolo della bocca prima di aggiungere: ‹‹ Temo che durante la mutazione qualcosa sia andato storto. ››

    April scoppiò a ridere, una risata sguaiata, che la piegò in due facendole tenera la pancia con le mani. Una risata liberatoria, perché gli opposti si toccano e si attraggono, e Dio solo sapeva quanta voglia di piangere l’avesse attanagliata in quei momenti.

 

Ci stavano lavorando da una mezz’ora buona, da quando April aveva finito di ridere asciugandosi col dorso della mano una lacrima densa e fuggiasca reprimendo un singhiozzo. La rossa era sdraiata mollemente sull’amaca facendo dondolare le gambe accavallate e giocando con una palla da football di gommapiuma turchese, dettando a Frances ogni passione e passatempo dei quattro fratelli. Frances era seduta a gambe incrociate sulla poltroncina bianca da ufficio mobile e la seduta ruotabile, il gomito poggiato alla scrivania e la guancia al palmo, mentre nell’altra mano stringeva una penna chiusa dall’inchiostro blu elettrico che sbavava sul foglio riciclato viola aromatizzato alla lavanda. Faceva scorrere gli occhi sulla lista vergata da quella sua calligrafia quasi illeggibile, aguzza, minuscola ed accavallata. Pizza, allenamento, Giappone, videogiochi, Eroi Spaziali per Leo, elettronica per Donnie, azione per Raph, musica per Mikey... Infinite parole con significati agli antipodi.

    ‹‹ Beh, facciamo così: ›› si riscosse April, sedendosi a gambe incrociate, facendo ondeggiare l’amaca ‹‹ tu cosa sai fare bene? ››

    Frances fece pendere il labbro da una parte, in un moto di stizza ‹‹ Non so... Me la cavo abbastanza con le fotografie. ››  

    ‹‹ Uh, ho avuto un’idea! Facciamo un book fotografico: possiamo metterci immagini del Giappone, posso fare un disegno su Eroi Spaziali, cercare l’immagine di un combattimento... ››

    La bruna si spinse col piede per far girare la seduta della sedia, buttando la testa all’indietro ‹‹ Ottima idea April, solo una domanda: dove prendiamo foto del Giappone o di un combattimento. E ti prego non dire Google. ››

     L’altra ragazza si alzò in piedi con un salto, sorridendo con determinazione: ‹‹ Tu fidati di me, ci servono i soldi per un taxi però, e la tua macchina fotografica! ››

 


Angolo Autrice

Ciao belli! Allora, come vi sembra? Spero di non aver deluso le aspettative e spero anche che questa April vi piaccia J.

Un quesito: dove prenderanno le foto? Che contributo darà April nel regalo? Come reagiranno le turtles?

Rispondetemi cosa accadrà secondo voi, potrebbe essere un nuovo giochetto :D! Al prossimo cap!

   
 
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