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Autore: Valu Valonsa    23/07/2015    1 recensioni
Ci si può innamorare di qualcuno attraverso le parole? Conoscere una persona attraverso ciò che scrive?
E' quello che spera Pierfrancesca, ma Amerigo cosa ne penserà?
Entra anche tu nelle loro vite e prova a conoscere la loro storia attraverso le loro lettere...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Punti di vista:  Amerigo









 
"Sono quella che sono grazie a tutti i libri letti.
Ho incontrato una miriade di persone lungo il mio cammino,
tutti mi hanno lasciato qualcosa.
Insegnato qualcosa.
Non vedo l'ora di conoscere altra gente."











 

La testa mi scoppiava. A momenti esplodeva lei con tutti i pensieri stupidi che prendevano una forma sempre più oscura!
Ero un casino, un caso perso e non vedevo vie d’uscita.
Fissavo il banco davanti a me, magari da lì potevo ricavare qualche idea intelligente. Michele era in giro per la scuola, da quando aveva stretto amicizia con Cat era sempre indaffarato. Quei due sarebbero stati perfetti insieme e una volta risolta la mia situazione, mi sarei focalizzato su di loro.
Mi ero intestardito con quella ragazza, Pierfrancesca, migliore amica di Cat.
La mia situazione, all’inizio così semplice, si evolveva come nelle peggiori soap opere argentine.
Il principale problema era proprio lei, Pierfrancesca, questa ragazza dolcissima e bellissima, per la quale avevo preso una sbandata colossale da anni. Lei era immune al mio fascino e a favorire questa situazione era stato il mio atteggiamento da stronzo nei suoi confronti.
Ovvio che mi odiasse a morte!
Probabilmente vedeva Lucifero in persona, ma non riuscivo a sbloccarmi. La vedevo e le mie sinapsi andavano in tilt e così facevo lo stronzo per proteggermi. D’altro canto si era data da fare, sabato scorso l’avevo vista in compagnia di un cretino, sembrava pure divertirsi. Da quel giorno il mio livello di depressione aveva raggiunto livelli record.
Me l’ero lasciata scappare, come un deficiente completo.
Il secondo problema era logicamente un’altra ragazza. Da qualche mese ricevevo e rispondevo a delle lettere anonime, una ragazza a cui piacevo. All’inizio ero restio a darle confidenza, poi la curiosità ebbe la meglio. Ancora non ero riuscito a identificarla, ma mi ci ero affezionato. Troppo.
Come ero riuscito a farmi piacere una ragazza che nemmeno conoscevo di vista io non lo sapevo, ma logicamente avevo mandato tutto a rotoli anche con lei. Lei voleva conoscermi e io le avevo spiegato che mi piaceva un’altra ragazza, nessuno era disposto ad aspettarmi e così anche lei si era data da fare, uscendo con un certo Renato. E beffa delle beffe aveva deciso di smetterla di scrivermi.
Mi piacevano entrambe, in modi così diversi.
Ero nella merda più totale, dovevo scegliere e farlo anche in fretta.

“Ameeee!!! Non sai cosa è successo! Pierfra giorni fa ha dato il benservito a Renato.”
Sentendo quel nome alzai di scatto la testa.

“Cosa?”
Risposi urlando. Ma cosa avevano i Renato che io non possedevo!!??

“Te lo dissi che giovedì lui andò in classe da lei e la invitò ad uscire, no?”
Lo fissai furioso e incazzato nero.

“No! A me non hai mai detto nulla, stronzo! Ma che amico sei, potevi dirmelo così sabato avrei evitato di uscire.”
Ricaddi sconsolato sulla sedia e sbuffai, la testa riprese a martellare.

“Beh insomma scusa. Comunque lui l’aveva invitata a prendere un gelato e si sono visti, ma Cat mi ha riferito che lei gli ha detto chiaro e tondo che non è interessata. C’è ancora speranza per te, se ti muovi! Senti la ragazzina delle lettere non si è fatta sentire più, forse ha capito che doveva girare al largo. Appena torna a scuola parla con PierFrancesca e risolvi la situazione.”
Mentre lui continuava a parlare il mio cervello si era azionato da solo.
Pierfrancesca era uscita con un certo Renato, la ragazza delle lettere anche era uscita con Renato. E ne ero certo in quanto era l’unica informazione che si era lasciata sfuggire. Entrambe erano andate a mangiare un gelato.
Io avevo visto Pier sabato con quel cretino, e la fanciulla era uscita sabato.
Sgranai gli occhi e mi alzai dalla sedia.
Non era possibile.
La percentuale di coincidenze era troppo bassa per non giungere a quella conclusione. Presi Michele per il braccio e lo trascinai fuori dove Cat parlava con un ragazzo moro. Michele si irrigidì, ma sorvolai su questa sua reazione, strappai anche lei dalle grinfie di quel cretino e li portai con me in palestra.

“Perché parlavi con Giò?”
Chiese allarmato Michele a Cat, quei due non me la contavano giusta.

“E’ il mio ragazzo perchè non dovrei?”
Eccoli che si preparavano ad un’altra sfuriata,ma li bloccai subito.

“Finitela subito. Ogni cosa a suo tempo. Siamo qui per una scoperta sensazionale e tu e tu mi aiuterete.”
Sorridevo come un deficiente, finalmente tutti i pezzi del puzzle erano al loro posto, ma per essere completamente certo avevo bisogno della loro conferma.
Cat e Michele si guardarono perplessi.

“Cat…Pierfrancesca mi scrive delle lettere?”
Sbiancò di colpo, l’avevo colta di sorpresa. Boccheggiò, prendendo aria e cercando una scusa utile.

“Michele tu sai tutto di me… Pierfrancesca è la ragazza che amo, giusto?”
Il mio miglior amico iniziò a comporre i pezzi, mi sorrise e annuì.

“Cat ho bisogno di averne la certezza. Sono al 99% sicuro che sia lei, troppe coincidenze e sia lodato il cielo che si è lasciata scappare il nome di quel cretino con cui è uscita. Per favore dimmi se è lei!”
Chiesi speranzoso, sorridevo felice, lo sapevo. Michele faceva due più due, confuso per non averlo capito subito.

“Io… Senti Amerigo io non voglio mettermi in mezzo, non c’entro e non voglio creare altri problemi. Cazzo mi sa che ho fatto già qualche danno.”
E così fece sparire il sorriso dal mio volto, mi avvicinai a lei e le presi le mani.

“Cat te ne prego. A me Francesca piace da impazzire, almeno quanto la ragazza che mi scrive… che mi scriveva. Non riesco a scegliere perché inconsciamente entrambe mi piacciono. Io… io credo di essermene innamorato, grazie anche alle lettere. Per favore, non manderò tutto a puttane. Te lo giuro. Questa volta mi farò avanti, ma per favore fammi anche solo un cenno se è vero che sono la stessa persona.”
Attesi qualche attimo trattenendo il fiato, stava decidendo se fidarsi o meno di me. Rivolse lo sguardo verso Michele, che le sorrideva timidamente e annuì con il capo. Cat ritornò a guardarmi e sussurrò un lieve “sì”. La mia gioia esplose la presi in braccio e la feci volteggiare. Michele mi bloccò e mi chiese di posarla a terra, così lasciai lei e presi lui. Ero felice come mai prima di allora. Il malessere era sparito e ogni piccola parte del mio corpo era contenta.
Dovevo mettermi all’opera. Li presi entrambi tra le mie braccia e organizzai il da farsi, lei non doveva sospettare assolutamente nulla, se tutto andava secondo i piani saremmo stati a breve finalmente insieme e felici.
Messo a punto un piano strategico salutai Cat e con Michele ritornai in classe.

“Quando glielo dirai che ti piace?”
Gli chiesi a bruciapelo. Lui si bloccò sul posto e mi fissò stralunato.

“Cat ti piace, quel Giò è un mezzo cretino. Perché non glielo dici?”
Continuava a fissarmi scioccato, sospirai e sorrisi. Era inevitabile smettere si ridere, era più forte di me.

“Risolviamo prima questa cosa te e la fanciulla, poi se ne parla. Noi non abbiamo fretta.”
Ritornai sui miei passi e lo abbracciai.

“A te ci penseremo noi. Sono sicuro che anche Francesca sarà della mia stessa idea!”
Michele scoppiò a ridere e io lo seguì, entrammo in aula sapendo che da quel giorno in poi molte cose sarebbero cambiate.
In meglio.
Resistere lontano da lei divenne ancora più complesso, la Francesca scrittrice non voleva più parlarmi e cercavo in tutti i modi possibili e immaginabili per convincerla, le avevo anche confessato il mio amore! Ma lei era dura come un mulo!!! Durante quei lunghi dieci giorni dovevo fingere di non osservarla, di non seguirla con lo sguardo e perseguire la mia solita vita da strafottente, ma dentro di me ribollivo. Contavo i minuti che mi separavano da lei, tutto era stato progettato secondo i piani, non doveva andare niente sorto, avevo già ricopiato in bella almeno 4 volte la lettera che le avrei messo nella giacca. Il torneo era finito all’ultimo posto nella scala delle mie priorità, la mia vittoria sarebbe stata lei a prescindere dal risultato.
Lei ancora non lo sapeva, ma tutto sarebbe cambiato. Lei si era specializzata nell’ignorarmi, anche quando Cat la costringeva a venire in classe per parlare con Michele io diventavo invisibile, mentre lei aveva appena illuminato la mia giornata. In cuor mio speravo che non mi avesse davvero scordato, che quella fosse solo una barriera momentanea e sottile costruita per proteggersi da ulteriori dispiaceri. Io avrei potuto disintegrarla in un attimo, ma lei meritava un inizio migliore, organizzato e preparato e non una sceneggiata esplosa sul momento. Così mi davo un pizzico sulla pancia, continuavo a fingere di ignorarla e sorridevo pensando al prossimo futuro insieme. 
Lei era il mio futuro, forse avremmo litigato sempre, ma lei era tutto ciò che desideravo e oramai niente e nessuno avrebbe potuto portarmela via.
   
 
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