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Autore: Altair4    24/07/2015    1 recensioni
Due personaggi di questa storia vivono nella mia mente da tempo immemorabile, forse da dieci anni. Finalmente sono riuscita a metterli nero su bianco e ne sono estremamente felice! E’ stato difficile assegnare le caratteristiche giuste a tutto il racconto perché secondo me è un mosaico, infatti dal capitolo 23 diventerà un GIALLO! l’unico filo conduttore di tutti i suoi tasselli è la ricerca da parte della protagonista principale (mezza umana e mezza aliena) di se stessa. Senza Nome (anche detta I.113) è sospesa tra due mondi e non sa a quale appartiene veramente e soprattutto non sa quale sarà il suo destino. Ho cominciato dalle sue origini ma c’è un intero mondo parallelo, il mio mondo immaginario, da scoprire…
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Il weekend passò rapido anche se in solitudine, erano i giorni della settimana in cui Aliya non doveva seguire un
 
programma definito, il sabato mattina aveva solo una brevissima lezione on line, poi si dedicava al ballo acrobatico
 
nella palestra ed il pomeriggio invece era impegnata nei soliti esercizi per la muscolatura che ormai eseguiva senza
 
una guida. Al contrario la domenica era di completo riposo, avrebbe potuto passare anche tutto il giorno a leggere a
 
letto, cosa che fece ma non riusciva a concentrarsi sulla lettura. In ogni suo pensiero si faceva largo il dolce sorriso di
 
Alexei, doveva avere pazienza, lo avrebbe visto di sfuggita il mercoledì e poi finalmente per un’intera giornata la
 
domenica successiva.
Il lunedì non si fece aspettare, avrebbe portato novità, la mattina l’aspettava la solita lezione con un professore di
 
Oxford, ma il pomeriggio il tenente Fuentes le avrebbe insegnato ad usare armi vere.
            -Buongiorno Senza Nome, mi hanno detto che ci sono andati leggeri con te per quanto riguarda le armi-
            -Sì, non capisco perché…mentre era giusto che Rook mi riempisse di botte…-
            -Probabilmente temevano che tu fossi molto più pericolosa armata. Ad ogni modo il Dottore crede in te e ti ritiene molto in gamba, pensa che saprai usare già delle armi per la dimostrazione di fronte ai paesi coinvolti nel tuo progetto. Tranquilla non occorre che tu sappia usare tutte le armi esistenti, mi ha espressamente chiesto di iniziarti al fioretto, lancio coltelli e fucile-
            -Non ce la vedo a tirare di scherma-
            -L’aspetto può ingannare e tu ne sei la dimostrazione vivente, su metti quelle protezioni e prendi il fioretto-
 
Aliya vide la sua uniforme da scherma, prese in mano la spada fine e lunga, sembrava un giocattolo inoffensivo, ma
 
sapeva che nelle mani giuste sarebbe diventata un’arma letale. Carlos si mise in posizione ed invitò l’allieva a ripetere
 
i suoi movimenti in sequenza. Come per tutte le attività che richiedevano coordinazione le venivano con una facilità
 
estrema ed aveva notato che dopo l’ultima operazione si muoveva ancora di più in modo fluido.
            -Bene, ma il braccio più alto, nell’affondo ti sbilanci troppo, precisa nei movimenti. Uno, due e tre, ripeti da capo…-
 
Dopo quasi un’ora solo di movimenti ripetuti, Carlos decise per un break e la lasciò sola, ma I.113 non si fermò e
 
continuò, era più forte di lei, i suoi muscoli le chiedevano sempre movimento, solo un giorno a settimana si riposava
 
veramente, per il resto il suo fisico metà alieno e metà umano necessitava di fare attività fisica. il Dottore riteneva che
 
le endorfine prodotte come conseguenza dello sforzo muscolare la aiutassero a tollerare la convivenza di quei due
 
DNA molto diversi tra loro. Quando il tenente ritornò la trovò grondante di sudore che ancora eseguiva i movimenti tipici della scherma.
            -Sei davvero una macchina da guerra…e pensare che ti volevo far riposare-
            -E’ più forte di me, le mie capacità, la mia forza e la mia agilità hanno un prezzo-
            -Mi hanno detto però che se sei troppo sotto stress puoi avere episodi di epilessia, per cui adesso datti una calmata…ho detto fermati!-
 
Carlos alzò la voce ma non era arrabbiato, sembrava seriamente preoccupato.
           
-Ascolta ragazzina, oggi non puoi imparare più di così…nemmeno tu che non sei totalmente umana…-
 
Aliya si fermò, in realtà cercava di tenersi occupata, non riusciva a togliersi dalla mente Alexei, in quel momento si
 
odiava per essere così pateticamente sentimentale, aveva un compito importante, tante nazioni avevano investito su di
 
lei, doveva essere perfetta in tutto quello che faceva.
            -Bene adesso vai a riposarti, è un ordine!-
            -Sì signore-
            -Cosa farai adesso per rilassarti?-
            -Devo studiare…-
            -Se non altro starai seduta…-
 
Aliya tornò nella sua stanza, prese in mano i libri, ma ci volle tutta la sua forza di volontà per concentrarsi, la rosa che
 
le aveva regalato Alexei si era aperta completamente, avrebbe cominciato presto a perdere i petali vermigli. Qualcuno
 
bussò alla porta, era Dorotea.
            -Ciao Barbie ti ho portato la cena-
            -Grazie…-
            -Petto di pollo, patate, pane ai semi di lino e girasole, un’ arancia, insalata ed alghe…le tue preferite!-
            -Qualcuno mi spiegherà un giorno perché devo sempre mangiare quelle cose gelatinose?-
            -Contengono vitamina B12, è importante per il ricambio cellulare e tu sei in continua evoluzione! Ma stasera ti ho portato qualcos’altro…-
Aliya si girò a guardarla divertita.
            -Un altro regalo?-
            -Qualcosa di meglio, un messaggio da parte del tuo bello-
 
La ragazza si mosse rapida come il vento e sfilò il biglietto dalla mani di Dorotea che nemmeno aveva avuto il tempo
 
di sbattere le palpebre.
 
            -Va bene, ho capito ti lascio sola, ma se vuoi chiamarmi più tardi fallo senza problemi, ok?-
 
L’infermiera la baciò sulla fronte e se ne andò.
Dolce Aliya non vedo l’ora di riabbracciarti, le sensazioni che mi hai lasciato sulle labbra non vanno più via, anche quando parlo agli altri e dico parole che non ci riguardano. Sento ancora il tuo respiro nel mio, avrei voluto che quel bacio non finisse mai, ogni parte di me sente la tua mancanza, conto i minuti che ci separano. Questo mercoledì potrò solo salutarti, già questo mi basta per arrivare a domenica. Tuo Alexei”
 
Quel biglietto era così romantico, lei non sarebbe mai sta in grado di scrivere qualcosa del genere anche se leggeva
 
tantissimo, provò a rispondere, ma le venne in mente solo una frase che non poteva dire dopo il primo appuntamento,
 
per una volta non volle essere razionale e la scrisse lo stesso. Mangiò le alghe, ora sapeva che servivano per facilitare
 
la formazione di quel metallo vivo sopra la sua pelle e rifletteva su cosa avrebbe pensato di lei Alexei se l’avesse
 
vista nella sua versione aliena. Dopo cena tornò ai suoi studi, ma le era preso un forte mal di testa e non riusciva più a
 
concentrarsi, si alzò in piedi e si fermò davanti allo specchio, erano passati alcuni giorni dalla sua operazione e non
 
aveva più pensato a quella sorta di sportello che aveva in testa. Si avvicinò di più alla superficie riflettente, abbassò
 
un po’ la testa, si concentrò pensando che forse si sarebbe aperto un varco tra il cuoio capelluto ed avrebbe visto il
 
mini computer organico dentro di lei, ma non successe nulla. Poi realizzò che dall’operazione non aveva avuto più
 
attacchi, corse all’armadietto delle medicine appena in tempo, il mal di testa si trasformò in vibrazioni, tremando
 
come in preda al freddo polare ingoiò una capsula, poi cadde a terra, dopo poco le convulsioni cominciarono a
 
diminuire fino a scomparire, appena il suo respiro tornò normale si alzò da terra, il farmaco funzionava, non c’era
 
nemmeno stato bisogno dell’intervento dei medici. La signorina Rott aveva ragione non poteva scappare di lì, se non
 
avesse trovato il modo di procurarsi quel farmaco o addirittura saperlo produrre. Doveva migliorare assolutamente le
 
sue nozioni di chimica e biochimica, sarebbe stato l’unico modo per essere libera. La sua memoria fotografica le
 
avrebbe permesso di colmare le sue lacune, doveva procurarsi dei testi molto specifici, sarebbe bastato andare in
 
biblioteca, consultandoli sul posto, nessuno avrebbe capito cosa stava studiando ed il Dottore non si sarebbe
 
insospettito, il passo successivo era trovare la formula del farmaco ed infine riprodurlo concretamente. Era
 
stanchissima si sdraiò sul letto e si addormentò in pochissimi attimi.
 
Il Dottore aveva visionato la scena, Dorotea lo raggiunse e si sedette sulle sue gambe, ma lui non raccolse il messaggio, rifletteva, poi disse:
 
            -Ha capito che stava per avere un attacco…ed ha preso prontamente il farmaco…-
            -E’ il chip? L’aiuta a capire meglio i messaggi che le manda il corpo?-
            -Sì è probabile, purtroppo non conosciamo tutto di quegli esseri…e l’ultimo rimasto sta morendo e non collabora più…-
            -Non sapevo che ne fosse rimasto in vita uno…-
            -E’ come se fosse in coma, ma siamo comunque riusciti a capire come far formare il computer organico nella testa di Senza Nome e abbiamo ricreato alcuni chip, tutto grazie all’altro alieno che è morto sedici anni fa,  ma ora non siamo in grado di andare più avanti di così-
 
            -Credo che sia già tanto quello che avete fatto…ma cosa intendi dire con “far formare” il computer? Vuoi dire che non ce l’avete messo voi lì?-
 
            -No, è stato sufficiente esporre la materia grigia a specifici ormoni alieni in fasi diverse e quello si è formato da sé, ma incompleto…perché non essendo I.113 cento per cento aliena mancavano i segnali biochimici giusti…o almeno è la nostra teoria…i chip li abbiamo formati in laboratorio, li abbiamo cresciuti nelle piastre petri come le colture cellulari umane-
 
            -Come siete sicuri che non impazzirà e combinerà qualcosa di grave?-
            -Non abbiamo la sicurezza del cento per cento, ma i suoi test psicologici sono sempre rassicuranti, come le sue onde celebrali, Steven dice che sembra una normalissima sedicenne, se uno si limita a guardare solo i tracciati dell’elettroencefalogramma-
 
            -Sei sicuro che questo basti a farci stare tranquilli?-
            -Non temere Dorotea, è sotto osservazione ventiquattro ore su ventiquattro, l’orologio al suo polso contiene un sonnifero, se solo provasse a fare un passo falso un dispositivo lo inietterebbe rapidamente sotto pelle, in poco tempo sarebbe KO. E’ meglio che viva nel modo più normale possibile, infatti quando saremo certi che l’operazione sia veramente un successo potrà pranzare in sala mensa con tutti gli altri e vedere altre persone oltre noi e Alexei-
 
            -Tu sei il capo qui…di sicuro non è una cattiva ragazza…ma cosa succederà quando Alexei la mollerà?-
            -Non preoccuparti so già il rimedio alla sua prima delusione d’amore. Tutti noi siamo sopravvissuti!-
            -Sì… ma cosa avremmo fatto se avessimo avuto i suoi poteri?-
            -Vuoi dire che avresti fatto una strage?-
            -Non proprio…avrei cercato quella sgualdrinella di Malika che mi rubò Vincent…il mio primo amore e l’avrei ridotta male…-
 
            -Non sei un po’ cresciuta per pensare queste sciocchezze? Abbi fede, vedrai, tutto si risolverà-
 
Il Dottore volle apparire agli occhi dell’amante come sicuro di sé, non era certo che il suo piano avrebbe funzionato, però aveva fiducia nell’animo gentile di Aliya, aveva un forte senso del dovere ed una volontà di ferro fuori dal comune.
 
            -Va bene William…in realtà sono affezionata a lei…ma quando non la vedo mi dimentico che ha sedici anni e ricordo cosa è capace di fare…ma andiamo ora, non hai ancora cenato-
 
Il martedì fu lunghissimo, sembrava che i minuti non volessero passare, le lezioni del mattino erano così noiose ed i
 
suoi insegnanti virtuali non erano coinvolgenti come la signorina Rott, ora si pentiva di averla criticata, anche nei
 
giorni peggiori quando si lamentava dei dolori mestruali o del fidanzato fedifrago era comunque la migliore
 
insegnante che avesse mai avuto. Dopo pranzo si ritrovò nuovamente a ripetere i movimenti di scherma, era sicura di
 
essere già pronta a combattere, ma Fuentes non aveva ancora capito con chi aveva a che fare, ad un certo punto si stufò e disse:
 
            -Carlos possiamo combattere? Ho una memoria spaziale sopra la media ho già imparato tutto!-
            -E la tua muscolatura? Credi che sia già pronta?-
            -Sì…la prego tenente è così noioso…-
            -Va bene, ragazzina, en guarde-
 
Indossarono le protezioni e si affrontarono. Il rumore tagliente dei fioretti che si incrociavano si diffuse rapido nella
 
palestra, Carlos si trovò a duellare con un’allieva niente male, non sembrava avesse cominciato da un solo giorno,
 
certo non era al suo livello, ma i riflessi stupefacenti di Aliya lo tenevano impegnato discretamente, dopo un bel po’si
 
accorse che il suo fiato era peggiore di quello della ragazza e fu costretto a chiedere un break.
            -Sei davvero incredibile, anche se ancora non padroneggi la tecnica, la tua resistenza ti farebbe vincere praticamente qualunque duello…sono impressionato-
 
            -Ho appena cominciato a scaldarmi…-
            -Capisco…mentre riprendo fiato vorrei che provassi la sala dei laser-
            -Cos’è la sala dei laser?-
 
            -L’hanno realizzata per te, la potrai usare quando vuoi. In pratica è per allenare i riflessi e tu addirittura impareresti a schivare i proiettili, chiaramente nella stanza troverai raggi laser innocui. Ricordati che al momento non puoi usare la tua armatura…anche se sono veramente curioso di vedere di che cosa si tratti…-
 
Aliya sorrise ed in pochi secondi si ricoprì di Proteallo lucido, ora che non provava più dolore lo trovava divertente.
 
A Carlos calò la mandibola, in tutta la sua vita aveva visto di tutto, ma una donna di metallo vivente mai, era davvero uno spettacolo unico.
 
            -Puoi muoverti e respirare? Sono senza parole-
 
Il tenente allungò un mano e le toccò un braccio, quella sensazione tattile era qualcosa che non aveva mai provato,
quel materiale alieno era resistente ma deformabile, come se fosse formato da miriadi di micromaglie di metallo che
 
le permettevano di muoversi, ma allo stesso tempo proteggevano la pelle sottostante.
           
-Sono contenta che non si sia spaventato…ma non le avevano spiegato nulla di me?-
            -Sì…ma non ci credevo…-
 
In un attimo il Proteallo sparì e Aliya tornò umana.
 
            -Allora dov’è questa stanza dei laser? Sono curiosa di provarla-
            -In fondo alla palestra vedi quella porticina? C’è una anticamera dove troverai una tuta apposita, cambiati, la porta successiva è la stanza, anzi “sala dei laser”, c’è un tecnico che ti aspetta-
 
In un attimo si ritrovò davanti una serie di pistole laser puntate su di lei ad una distanza di quaranta metri, la stanza
 
era enorme. Un soldato le parlò da una cabina di vetro trasparente posta in alto sopra di lei, nella stessa parete dalla quale spuntavano i laser.
 
            -Sono Patrick, ben venuta. Partiamo dal primo livello?-
            -Ciao Patrick sono Senza Nome…anche se credo che ti abbiano informato… proviamo con il primo livello, ma quanti ce ne sono?-
 
            -In teoria infiniti, alla base nessuno ha mai superato il livello cinque usando le protezioni, però prevedono che tu possa arrivare a livello sette e con gli scudi oltre il livello dieci. Al momento il computer ha istruizioni fino al quindicesimo livello. Ti consiglio comunque di partire con calma-
 
            -Sono pronta-
 
Si accese solo un laser e Aliya cominciò a scansare il suo getto con agilità, in poco tempo la frequenza dei colpi aumentò, ma questo non sembrò preoccuparla, era un gioco da ragazzi per lei ed i suoi riflessi alieni.
 
            -Aumento il livello Senza Nome-
            -Sì, grazie Patrick-
 
Un altro laser cominciò a rincorrerla nella stanza, ma Aliya non parve minimamente in difficoltà anzi si stava
 
divertendo, aveva trovato un nuovo svago per il sabato e perché no anche qualche domenica in cui non poteva vedere Alexei.
 
            -Aumenta di livello Patrick-
 
Un terzo laser sembrò per un momento metterla in difficoltà, ma Aliya prese presto il ritmo nonostante la successioni
 
dei colpi non seguisse uno schema ben definito. Il tecnico la osservava ammirato,  non solo Aliya evitava i laser
 
senza problemi, ma i movimenti erano così armoniosi che sembrava ballasse ed eseguiva salti mortali che avrebbero
 
fatto impallidire i migliori ginnasti alle olimpiadi.
 
            -Patrick?-
            -Livello quattro!-
 
Niente di più semplice Aliya, si mosse più velocemente, nemmeno un laser la sfiorò, sembrava avesse appena cominciato ad allenarsi.
 
            -Patrick?-
            -Livello cinque!-
 
Al livello sei l’ibrido schizzava in tutte le direzioni ed il povero Patrick era preoccupato, temeva che si sarebbe sentita
 
male, allora spense di botto tutti i laser. Aliya si fermò sorpresa e disse:
 
            -C’è qualche problema?-
            -Mi ha detto il Dottore che non devi strafare…però se vuoi ti insegno a settarlo così potrai programmarlo per il livello che vuoi…non voglio averti sulla coscienza…-
 
            -Non uccidono mica…-
 
            -Sì è vero, ma il Dottore mi ha fatto uno strano discorso sul fatto che a volte ti fai prendere e finisce che esageri fino a stancarti troppo-
 
Il Dottore non aveva spiegato a Patrick che uno stress eccessivo poteva far scaturire l’epilessia, non lo aveva detto
 
apertamente perché nessuno doveva sapere che Aliya aveva un grosso difetto, soprattutto chi aveva pagato perché
 
I.113 venisse realizzata perfettamente “funzionante”.
 
            -Va bene Patrick ti raggiungo subito, grazie-
 
Dopo aver imparato in pochissimo tempo come funzionava la sala dei laser se ne tornò in camera a studiare, ma
 
quando fu l’ora di cena finì in fretta di mangiare e si recò in biblioteca alla ricerca dei testi giusti per imparare a
 
produrre sostanze chimiche ed organiche. Quando non ne poté più perché le si chiudevano gli occhi andò a letto,
 
l’ultimo suo pensiero rivolto ad Alexei.
 
 
Era finalmente mercoledì, subito dopo le lezioni sarebbe andata in laboratorio per le solite analisi, avrebbe visto
 
Alexei. Lui era lì in tutto il suo splendore e visibilmente felice di vederla.
 
            -Ciao Aliya…
            -Alexei…-
            -Hai ricevuto il mio messaggio?-
            -Sì grazie, era bellissimo…non sapevo fossi un poeta…-
            -Mi piace scrivere i miei pensieri nero su bianco, ma non mi ritengo un vero poeta-
 
Poi lei se ne uscì con una domanda all’apparenza innocente.
 
            -Chi era questa tua amica di nome Aliya?-
 
Lui per un attimo la guardò con un lampo di dolore negli occhi poi tornò a sorridere.
 
            -Un giorno te ne parlerò, sappi che tenevo molto a lei…-
            -E’…è morta?-
            -No…non credo...ti prometto che ti parlerò di questa amica quando sarà il momento-
            -Va bene non insisto…allora è sempre valido l’invito per domenica?-
            -Sì certo, abbiamo la benedizione del Dottore, ma ha detto di non sparire nel bosco…per troppo tempo…-
            -Ho capito…se non ci vede per più di un minuto è capace di far intervenire l’esercito, come se potessi scappare di qui-
 
Alexei stava per chiederle se voleva scappare davvero di lì, ma non era il caso in quel momento.
 
Il Dottorando interruppe la loro conversazione ed invitò Aliya ad entrare.
 
            -Eccoti finalmente, so cosa stai combinando e ne ho parlato col Dottore…divertiti fin che puoi perché non durerà a lungo, non crederai di poter avere una relazione come le persone normali? Tu non sei come gli altri che ti piaccia o no!-
            -Sei geloso perché non puoi mettermi le tue manacce addosso?-
            -E’ chiaro che una ragazza attraente come te non possa avere interesse per me, ma non ti credere che quel bell’imbusto lì fuori sia tanto diverso a me o da Rook…chiunque lavori in questa base è particolare…non viene mai scelto a caso…-
            -E’ gentile e molto romantico e non si è approfittato di me quando siamo rimasti da soli e al buio…-
            -Per ora!-
            -Bé se vuoi saperlo non vedo l’ora che lo faccia!-
            -Te ne approfitti perché mi hanno fatto già due richiami e non posso vendicarmi di te…-
 
Aliya si fece seria, lo guardò fisso negli occhi ed esclamò:
            -Lo so che vuoi uomini siete tutti uguali e che dovrò accontentarmi di una storiella…ma è tutto quello che posso avere, tu quando hai finito con me te ne esci di qui, prova a viverci tutta la vita, è giusto che abbia qualche momento di normalità! Non sono tanto diversa da te! Forse un giorno lo capirai e adesso facciamo questi test? Devo andare a studiare!-
 
Steven la guardò con stupore, anche un essere perfetto come lei non aveva un vita perfetta, senza aggiungere una
 
parola fece il suo dovere, senza importunarla ulteriormente.
 
Alexei aveva ascoltato, da un lato sentire che Aliya sapeva la verità lo fece sentire meglio, ma dall’altro si sentiva
 
come un ladro, un ladro che avrebbe rubato a quella ragazza speciale dei momenti felici. Dopo che il Dottorando ebbe
 
finito il suo compito salutò distrattamente Aliya la quale se ne uscì dal laboratorio sollevata, avere a che fare con quel
 
maniaco proprio non le piaceva ma forse dopo quella conversazione avrebbero avuto una civile convivenza.
 
Appena chiusa la porta dietro di sé si ritrovò relativamente sola con Alexei, ma non volle trattenersi oltre, gli diede un biglietto e disse:
           
-Leggilo quando sarò andata via-
Poi corse via come il vento, lui aprì il messaggio e rimase colpito.
            “Sarò tua finché ce lo permetteranno, Aliya”
 
 
 
 
P.S. Ciao a tutti!
Preciso che l’unica scherma che conosco è quella vista in TV durante le olimpiadi, quindi non ho la minima idea di come ci si alleni veramente, me lo sono inventato di sana pianta, come farò prossimamanete con tante situazioni che ho potuto soltanto immaginare.
Spero mi passerete il biglietto pseudoromantico di Alexei …non sono granchè come poetessa, diciamo per niente XD…ma una ragazza innamorata la fai fessa facilmente…
A quanto pare c’è ancora un alieno vivo…magari ve lo farò conoscere tra un paio di capitoli…chissà ;-D
Un fresco abbraccio a tutti voi che mi seguite
Altair
 
   
 
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