Prologo
-Sono sicuro che lo troveremo!- Rispose fiducioso il Capitano sorridendo ai due grandi occhi verdi che si trovava davanti.
-Ehi, Killian, hai finito con la denuncia di scomparsa?- Esclamò dall’altro lato del piccolo ufficio dello sceriffo David mentre sistemava le carte sparse sulla sua scrivania.
Da
quando erano riusciti a far tornare la Dark Emma la Salvatrice che
era sempre stata e che sempre avrebbe dovuto essere, portando
nuovamente un equilibrio, Storybrooke si era trasformata in una
normale cittadina del Maine. Per quanto normale potesse essere una
città popolata dai personaggi delle fiabe. Ogni giorno qualche
vecchia faida si riaccendeva riportando a galla l’astio del
passato che non era stato risolto nella Foresta Incantata o si
trovava a dover affrontare poteri, credenze o magie che derivavano da
mondi diversi. E i cittadini di Storybrooke spesso non erano
comprensivi e capaci ad adeguarsi come David aveva sperato. Così
aveva assunto Robin, utile per seguire le tracce e pronto ad usare la
sua mentalità da ladro per catturare i criminali, e Killian,
perché se doveva stare al fianco di sua figlia, allora voleva
tenerlo d’occhio da vicino.
I due si erano rilevati molto
più utili di quando lui stesso volesse ammettere, anche se
anche loro avrebbero avuto bisogno di qualche aiuto. Magari nessuno
li aveva rapinati o minacciati di trasformali in ranocchi se non
avessero abbassato il prezzo delle lasagne come era successo quella
mattina a Granny, ma in famiglia nessuno aveva ancora trovato il
“Lieto Fine” che si aspettavano.
Nonostante tutto,
dopo una dura giornata di lavoro, come era stata quella, David non
vedeva l’ora di tornare nell’appartamentino che divideva
con Mary Margaret e il piccolo Neal e starsene con loro.
-Sì,
abbiamo appena finito.- Rispose Killian per poi stringere la mano
alla ragazza che la stava davanti, salutandola: -Se dovessimo avere
qualunque notizia le faremo sapere, signorina Esmeralda.-
Robin
alzò finalmente la testa dal cassetto dei documenti che stava
risistemando dopo aver inserito l’ultimo arresto di Will
Scarlett.
–Siete pronti?- Chiese prima di riporre la
cartella del ladro, dove aveva aggiunto del suo rilascio avvenuto il
giorno prima.
David aspettò che i suoi colleghi uscissero
dalla porta per poi spegnere la luce dell’ufficio e seguirli
fuori dall’edificio. -Ragazzi, ci vediamo domani
mattina.-
-Buona serata amici.- Li salutò Hook
allontanandosi verso il porto dove aveva affittato una piccola
casetta con Emma e Henry, che si fermava da loro sempre più
spesso dato che Regina non voleva lasciare Robin nelle grinfie di
Zelena e l’appartamento di lui, al limitare del bosco, era
troppo piccolo per poter ospitare anche Henry.
***
David
non fece in tempo ad entrare dalla porta di casa che Mary Margaret
cominciò a riempierlo di domande senza ascoltare minimamente
le risposte che comunque non avrebbe avuto la possibilità di
formulare, per la velocità con cui lei continuava a chiedere
curiosamente qualunque cosa fosse successa all’ufficio.
-Avete
rilasciato Will Scarlett?-
-Hai sentito con Robin come va con
Zelena? Oh povera Regina.-
-Ho sentito che Granny è stata
minacciata. Sta bene adesso?-
-Hai tentato di avvicinarti a Hook?
Pensavo che non l’avrei mai detto ma è davvero un
gentiluomo per nostra figlia.-
David sorrise scuotendo la testa,
prima di sedersi al tavolo, già prontamente apparecchiato, per
cenare quello che sua moglie gli aveva amorevolmente cucinato.
Quei
giorni erano stati difficili anche per lei. Aveva deciso di non
tornare ad insegnare a scuola e stare vicino a Neal, dato che non
aveva avuto quella possibilità con Emma, ma si annoiava chiusa
tra quelle quattro mura, in quel piccolo appartamentino. E così
confidava in lui per tutta l’avventura e l’azione e non
appena varcava la porta lo riempiva di domande.
E a lui
piaceva.
Sorrideva e durante la cena le raccontava ogni cosa nei
minimi dettagli, rispondendo a tutte le sue più curiose
domande.
***
-Potete
evitare di farlo davanti a me!- Esclamò Henry uscendo dalla
sua camera e incontrando la madre e Killian mentre si scambiavano un
affettuoso bacio di bentornato.
Nonostante tutto quello che
avevano passato Henry non aveva ancora del tutto digerito il pirata,
o meglio, non aveva ancora accettato la morte del padre.
Hook si
allontanò da Emma grattandosi l’orecchio con la mano
sana, come faceva tutte le volte che era imbarazzato mentre le sue
guance si coloravano di un debole colorito rossastro.
-Henry,
smetti di fare così.- Lo rimproverò la bionda
sospirando.
Odiava come si stava comportando in quel periodo Henry
con Killian che stava provando in tutti i modi di farsi accettare dal
ragazzino, che prontamente continuava ad allontanarlo.
-Dai
sediamoci. Ho preparato qualcosina.- Esclamò Emma provando a
calmare gli animi dei due che continuavano a scambiarsi sguardi di
sfida, mentre si sedeva attorno al tavolo già preparato per la
cena.
-Tu hai preparato la cena? Sicura che non vuoi avvelenarci?-
Alzò le sopracciglia il Capitano rivolgendosi alla Salvatrice,
scettico.
-Sono sicura che quella che usa i veleni della famiglia
sia Regina.- Lo apostrofò lei incrociando le braccia davanti
al petto, fingendo di essere arrabbiata, nonostante fosse a
conoscenza che le sue pessime abilità culinarie avevano già
portato una volta la cucina a prendere fuoco.
-Siete
imbarazzanti!- Esclamò Henry interrompendo lo sguardo che i
due si stavano scambiando.
Killian sospirò rumorosamente
prima di prendere posto al tavolo al fianco della bionda, aspettando
che anche il ragazzino si accomodasse.
-Ma seriamente hai cucinato
tu?- Chiese leggermente preoccupato tenendo a mezz’aria la
forchetta, come se non avesse il coraggio di avvicinarla allo stufato
che fumava caldo davanti al suo viso.
Emma sospirò
guardandolo e scuotendo la testa: -Ho scaldato un piatto preparato da
Granny.- Ammise infine con un sorriso imbarazzato.
-Ok, allora
possiamo mangiare.- La derise il pirata portando lo sguardo su Henry
che sorrise complice alla sua battuta. Ogni volta che il ragazzino
rideva ad una sua esclamazione o lo supportava in qualche decisione
pensava di essere finalmente riuscito a vincerlo. Per questo il
sorriso sulle labbra del pirata si allargò ancora di più.
-Vi
da fastidio se rimango a dormire qui stasera…?- Chiese
sottovoce Henry dopo aver masticato il suo stufato, che essendo stato
preparato da Granny, si era rivelato decisamente più buono e
saporito di come se lo era aspettato quando gli era stato presentato
come un piatto preparato dalla madre.
-Assolutamente si.- Affermò
Hook, che non aveva alcun problema a vederlo in casa, anzi ogni volta
che era con loro gli sembrava di essersi finalmente riuscito a
costruire il lieto fine che desiderava.
-E potrei dormire con la
mamma?- Aggiunse Henry ottenendo così su di se lo sguardo
furioso del pirata.
Killian sapeva che l’unico motivo per
cui il ragazzino si comportava così era per sfidarlo, per
tenerlo costantemente in una posizione in cui poteva facilmente
giocare con lui e uscirne sempre vincitore.
-Certo…-
Mugugnò Hook in un sospiro alzando le spalle, come se non gli
interessasse davvero passare la notte da solo, senza poter
abbracciare la sua Emma, mentre Henry gli sorrideva sghembo e
vittorioso dall’altra parte del tavolo.
***
Al
tavolo della piccola cucina era seduto Roland che continuava ad
abbuffarsi di quella buonissima torta di mele che Regina gli aveva
amorevolmente preparato.
Avevano deciso di trasferirsi sul
limitare del bosco e lasciare la grande casa in città.
Lei
aveva avuto bisogno di ricominciare.
Nuova Regina, nuova famiglia,
anche se solo un po’ allargata, e, di conseguenza, nuova casa.
L’unica cosa che era rimasta come prima era il suo lavoro, non
aveva abbandonato il suo ruolo da sindaco, anche se ora era
accompagnata, per occasioni speciali, da Emma, che erano riusciti,
non senza sforzi, a far tornare la giusta Salvatrice che quella città
necessitava di invocare ogni tanto, per combattere qualche mostro
uscito da qualche parola di inchiostro.
-Ne vorrei ancora un
pochino…- Azzardò il piccolo seduto sulla alta sedia di
legno, guardando il padre, accoccolato sul divano con Regina, dopo
una lunga giornata di lavoro.
Robin portò lo sguardo
all’altezza di quello del figlio e alzò un sopracciglio,
continuando a fissare il bambino.
-Per favore.- Aggiunse quello
allargando gli occhi scuri in attesa di una risposta.
-Certo che
si.- Si intromise Regina, che sapeva che Robin non gli avrebbe dato
il permesso. Per tutta risposta Roland sorrise felice e afferrò
un'altra fetta di torta che addentò entusiasta mentre Robin le
rivolse uno sguardo truce, aggrottando le sopracciglia.
-Ti
perdono solo perché so quanto siano buone le tue torte.- La
rimproverò l’ex ladro prima di accoglierla fra le sue
braccia. La esta di Regina si appoggiava perfettamente al petto di
lui, che si alzava e si abbassava al ritmo dei suoi respiri
profondi.
In quel silenzio, quasi perfetto, qualcuno bussò
alla porta del piccolo appartamento. Con una somiglianza inverosimile
ad un cucciolo di lepre, Roland alzò di scatto la testa,
abituato ad essere colui che, in casi come quelli, avrebbe dovuto far
accomodare gli ospiti, che molto spesso portavano qualche regalo per
lui, ma solo dopo il consenso dei genitori ai quale rivolse il suo
dolce sguardo.
Da quando avevano fatto bere a Roland la pozione
per liberarlo di tutti i ricordi che aveva di Marion a New York, sia
Robin che Regina erano stati molto apprensivi con lui. Si
spaventavano facilmente, temevano si potesse fare male, molto più
del normale, ma soprattutto temevano che i ricordi gli tornassero
all’improvviso.
I due se ne erano presto accorti e stavano
cercando in tutti i modi di lasciarlo vivere più libero, senza
stargli col fiato sul collo tutto il tempo.
-Vai pure tu.- Approvò
Robin scambiando un veloce sguardo col figlio prima che quello
saltasse giù dalla sedia, precipitandosi verso la porta per
aprirla.
-Vi sono mancata?- Una voce troppo familiare si
fece sentire dalla porta.
-Non troppo.- Rispose seccata Regina
lasciando le braccia di Robin per alzarsi dal divano. Stare vicino a
lui quando condivideva la stanza con Zelena le era quasi impossibile,
e nonostante tutto, lui la capiva.
-Dovresti essere grata del
tempo che ti lascio sola col futuro padre di mio figlio.- Non perdeva
occasione per ricordarlo a entrambi.
-E ho portato questo al
piccolo Roland.- Aggiunse piegando le ginocchia per abbassarsi e
raggiungere l’altezza del bambino, porgendogli una vaschetta di
gelato tenendo ben salda l’altra mano sulla pancia gonfia.
-Sì!
Gelato!- Esultò Roland abbracciando la strega.
-Guarda
papà! Gelato!- Ripetè saltellano e mostrando quel
prelibato dolce a tutto il resto della famiglia.
-Ho visto Roland.
Vai pure al tavolo e prendine qualche cucchiaio.- Gli sorrise
tristemente Robin. Odiava dirlo, ma sembrava davvero che Zelena
tenesse a quella strana famiglia che stava nascendo fra di loro.
Non
aveva provato ad uccidere Regina, non ancora almeno, ed era molto
premurosa e gentile nei riguardi di Roland.
-Il gelato c’è
anche per voi.- Aggiunse lei, rialzandosi.
-Quindi ora dovremmo
metterci a mangiare gelato felicemente, come fossimo i Charming?-
Chiese disgustata Regina.
-Che tu lo voglia o no, siamo una
famiglia, sis.-
L’angolo
di Holly:
Salve
:)
Questa idea nasce principalmente perché quei tre insieme
mi fanno sbellicare dalle risate e vederli in giro per Storybrooke
insieme cercando di combattere il crimine mentre battibeccano e si
danno consigli sulla vita famigliare mi sembrava una visione
perfetta.
Questo è il prologo e quindi principalmente ho
presentato i personaggi già nel prossimo capitolo cominceranno
ad arrivare dei nuovi misteri ed il trio dovrà iniziare a
lavorare seriamente per risolverli, senza lasciare da parte le varie
famiglie, e l’amicizia tra di loro.
Spero l’idea possa
piacervi. Se vi va fatemi sapere con una piccola recensione che mi
farebbe veramente felice :)
Alla prossima,
HollyMaster