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Autore: elefiore    25/07/2015    1 recensioni
Rufio.
Il nome di un soldato, il nome di un ribelle.
Un uomo temuto da molti.. e amico di nessuno.
Un uomo che uccide per sopravvivere.. o sopravvive per uccidere?
Due facce di una stessa, fragile medaglia.
***
Scusate, ma per via di un ransomware ho perso tutti i dati.. appena riesco a recuperare qualcosa o a trovare un po' di tempo per riscrivere tutto.. continuerò. Al più presto. A presto!
Genere: Fantasy, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo secondo: Combatterò


”Uomini!” gridò il comandante “Siete pronti?”
Un grido di assenso si levò dai soldati
”Soldati Furia, davanti a me!” ordinò, e Rufio avanzò, con gli altri del suo gruppo.
”Tu, voi due, tu, tu, tu e voi tre!” fece, indicando alcuni di loro “Andate a Sud ed attendete il segnale.” Aspettò che si fossero allontanati, poi ne indicò altrettanti “Voi andate a Nord.. No, voi due unitevi a loro, al centro non andate, non ce la fareste mai.”
Li allontanò con un gesto della mano.
”Bene, ora…” squadrò i ragazzi rimasti da capo a piedi “Dannazione, dove sono tutti gli altri?”
”Sono morti, signore.” rispose il ragazzo a sinistra di Rufio
”Perché voi stupidi idioti morite così facilmente?!”
”Sapete, signore, quando un uomo è circondato da nemici non ha molte possibilità di salvarsi, per quanto abile sia. Dev’essere molto fortunato.”
Il soldato ricevette un sonoro ceffone, ma non si sbilanciò.
”Tu starai di sicuro al centro.”
”Non avevo dubbi.” mormorò tra sé
”Osi di nuovo?”
Si zittì.
”Bene, ora voi due andate con Ephir in seconda; tu vai con Zyla-“
”Con una donna?!”
”Vuoi assaggiare la mia mano?”
”No signore”
”Allora datti una mossa.” Disse, prima di vedere il ragazzo scattare verso la ragazza. “Quanto a voi tre.. Tu come ti chiami, soldatino irrispettoso?”
”Kam, signore”
”Bene, tu andrai… Un momento.”
Si mise davanti a Rufio, guardandolo con aria minacciosa.
”Che diavolo ci fa un impuro tra i Soldati Furia, eh? Sai almeno cosa significa?”
”Sì, signore. Sono un Soldato Furia, seppur impuro, signore.”
”Non mi prendere in giro, piccoletto. Torna tra i Soldati Semplici.”
”Ho il badge, signore.” disse lui, mostrandolo, “Soldato Furia di classe B, Rufio.”
”Rufio e basta? Il tuo nome di casata?”
”Non ho un nome di casata, signore.”
”Ah! Questo significa che oltre ad essere un impuro sei un bastardo?”
”Preferisco l’espressione «figlio illegittimo», signore.”
”Non mi interessa cosa preferisci, bastardo
Rufio strinse i pugni per cercare di non rispondere.
”Oh, guardate! Il piccolo bastardo si è innervosito!”
”Potreste non chiamarmi in quel modo, signore?”
”Perché non dovrei? Cosa faresti se non volessi smettere?”
Strinse i pugni più forte
”Spero nulla, signore.”
Speri?” scoppiò in una sonora risata ”Cosa credi mi possa fare un misero soldatino come te, eh? Cosa?”
Ora Rufio strinse i pugni fino a farsi male.
”Vi chiedo gentilmente di smettere di provocarmi, signore. Non vorrei reagire in modo… violento.”
”Non riusciresti a ferirmi, non vedo dove sia il problema!” e rise nuovamente
Rufio esitò per un istante.
”Mi state forse lanciando una sfida, signore?” chiese poi
”No, non ne vale la pena, piccolo bastardo. Ti sei appena aggiudicato la centrale avanzata.”
Rufio sogghignò.
”Così potrò mostrarvi che nonostante io sia un impuro ed un piccolo bastardo, io posso uccidere venti uomini in un colpo solo.”
”Non ti sopravvalutare, bastardo. Saresti un Classe A se lo sapessi fare e a me non risulta che qualcuno ti abbia mai visto farlo.”
”Ma certo, signore, è ovvio.” disse allora il ragazzo, guardando l’uomo dritto negli occhi, “Nessuno è mai sopravvissuto a me. Né i nemici..” e un lampo di piacere perverso gli attraversò lo sguardo prima che concludesse “..né gli amici.”
Dopo qualche istante di silenzio tombale, Rufio sembrò riscuotersi.
Mormorò un lieve “che cosa-?”, ma non riuscì a finire la frase nemmeno nei suoi pensieri: il comandante lo aveva afferrato per un braccio e tirato verso di sé.
”Facciamo una scommessa, piccolo bastardo.” disse, a denti stretti, “Se tornerai indietro vivo e senza ferite gravi, mi inginocchierò davanti a te e chiederò il tuo perdono.” strinse la presa sul suo polso “Ma se non tornerai…” si avvicinò appena “.. userò la tua testa come decorazione per la mia stanza. O forse come poggiapiedi.” e lo fece tornare dov’era poco prima, spingendolo.
”Io..” portò per un attimo la mano alla testa, con espressione turbata, ma poi chiuse gli occhi e un sorriso inquietante gli si disegnò in viso.. “Se tornerò con ferite gravi, sarò io ad implorare perdono.” disse e in un istante, prima che egli potesse reagire, ferì la mano del comandante e successivamente la propria “La terra custodisce la nostra promessa.”
L’uomo esitò, colto alla sprovvista.
”Piccolo bastardo, vedrai!”
Rufio sorrise in modo truce, poi si voltò e si incamminò verso il luogo in cui sarebbe stato lo scontro.
“Dove credi di andare? Non ti ho dato alcun permesso!”
“Permesso?” fece allora lui, voltandosi, e tornando davanti al comandante disse “Chiedo umilmente perdono per averVi mancato di rispetto, Vostra Eccellenza”, poi si inchinò.
“Piccolo irrispettoso, prova a tornare con un solo graffio e ti faccio vedere come si amputa una testa!”
“Vi basterà guardarmi e capirete che so farlo benissimo da solo. Ora, con permesso, vado a compiere il mio lavoro, Vostra Eccellenza Signor Capitano.”
“Razza di-!”
Ma Rufio era già abbastanza distante da rendere inutile un inseguimento.
A un passo dalla battaglia, si fermò. L’odore del sangue era forte. Troppo forte.
Provò un senso di gioia nel pensare che in pochi istanti avrebbe ricominciato ad uccidere..
Portò le mani alla testa, cercando di riprendere il controllo, ma non ci riuscì.
Sguainò la spada, arrendendosi ormai del tutto all’altro sé, e si incamminò lentamente verso il primo uomo nemico che vide, ma questo fu ucciso da un altro soldato, che lo trapassò con la spada, quindi Rufio andò oltre.
Continuò a camminare tranquillamente, senza curarsi di nulla e nessuno, se non le poche volte in cui veniva attaccato in modo diretto.
Lentamente, si lasciò circondare da nemici.
”Forza, è da solo, possiamo batterlo anche se è uno di quelle bestie!” gridò, nella loro lingua
Rufio lo fulminò con lo sguardo.
”Scusami, potresti ripetere?” chiese, nella loro stessa lingua
Sorpreso, il soldato aggrottò le sopracciglia.
”Come conosci la nostra lingua?”
Rufio sorrise appena, come divertito, e rispose “Come puoi credere che io non la conosca?”
”Impossibile.. La lingua elfica non è pronunciabile per bestie come voi!”
Il ragazzo scoppiò a ridere.
”Bestie come me, dici? Oh, tu non hai idea di ciò che sono. Una bestia…“ e rise nuovamente “… se fossi stato una bestia, ti avrei già ucciso.”
”Che aspetti a provare, hai forse paura? Siamo troppi per te?”
”Paura? Esiste qualcosa con questo nome?” rinfoderò la spada “Mi chiedo se potrei mai avere paura. Vedi, elfo, noi siamo macchine da guerra, assassini spietati e crudeli che godono nel sentire le grida strazianti dei propri nemici..” sfoderò i due pugnali che portava ai fianchi “… mentre li uccidono lentamente, giocando con loro come piccole bambol-”
”Taci, mostro!” gridò allora il nemico, correndogli incontro per attaccare
Rufio sorrise.
Sorrise quando vide l’elfo avvicinarsi, sorrise quando schivò il suo colpo, sorrise quando poi lasciò che il pugnale penetrasse nella morbida e rossa carne del fianco suo nemico, che cadde in ginocchio provocandogli brividi di un piacere indescrivibile.
Infervorato dalla vista del sangue e dal suo tepore sulle dita, si lasciò guidare dal desiderio di sterminare tutti quei soldatini come carta colorata, uno per uno, fino a quando l’ultimo non si inginocchiò ai suoi piedi, implorando pietà.
”Ti prego, ti prego non uccidermi! Farò tutto ciò che vuoi, te lo giuro, ti servirò, se lo vorrai!”
Lo guardò, indignato.
”Preferisci supplicare, piuttosto che morire per la tua patria?” gli tirò un calcio per sbatterlo a terra “Codardo.”
”Te lo giuro, farò ciò che vuoi!”
”Bene.” si inginocchiò sopra di lui e gli poggiò una mano sulla fronte “Va’ dal tuo capitano e digli cos’è successo. Digli che Rufio non aspetta altro che nuovi giocattoli da smembrare”
Si alzò, sollevò di peso il soldato e lo rimise in piedi.
”Cosa stai aspettando? Muoviti!”
”Sissignore!” fece l’elfo, e iniziò a correre verso il suo lato del fronte, spaventato.
Rufio espirò.
”Bene. Ora vediamo di concludere il lavoro con stile.”
Allargò le braccia e chiuse gli occhi.
Raccolse le energie sulle mani, assorbendone anche da alcuni guerrieri nemici
”Buona fortuna, piccole bamboline.” disse, poi unì i palmi delle mani davanti a sé.
Prese un respiro profondo: sapeva che ciò che stava per fare era molto potente e, come naturale conseguenza, richiedeva molta energia.
Allontanò lentamente le mani, creando una piccola sfera che raggiunse presto le dimensioni di una testa.
La afferrò e la lanciò in verso il cielo, tracciò nell’aria dei segni con le dita e osservò la sfera divenire una lunga spirale argentata.
“Buona fortuna, piccole bamboline” pronunciò, poi sentì una voce richiamare il suo nome, delle mani posarsi sulle sue spalle, il viso di Caleb dall’espressione preoccupata davanti al suo.
“Va tutto bene.” disse per tranquillizzarlo, tornando per un attimo in sé “È soltanto-”
S’interruppe, alzò lo sguardo e sogghignò, nuovamente sottomesso all’altro sé.
“Voglio vedere la faccia del comandante quando saprà cosa ho fatto. Striscerà come il verme che é.”
Schioccò le dita, vide la spirale esplodere in mille pezzi che andarono a cercare i loro obiettivi: le fila nemiche.
Privo di energie, si accasciò addosso a Caleb.
Poi tutto divenne buio.
  
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