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Autore: Ink Voice    25/07/2015    8 recensioni
Come reagireste alla scoperta dell’esistenza di un mondo celato agli occhi della “gente comune”? Eleonora, credendosi parte di questa moltitudine indistinta di persone senza volto e senza destino, si domanderà per molto tempo il motivo per il quale sia stata catapultata in una realtà totalmente sconosciuta e anche piuttosto intimidatoria, che inizialmente le starà stretta e con la quale non saprà relazionarsi. Riuscirà a farci l’abitudine insieme alla sua compagna Chiara, che vivrà con lei quest’avventura, ma la ragazza non saprà di nascondere un segreto che va oltre la sua immaginazione e che la rende parte fondamentale di quest’universo nascosto e pieno di segreti. Ecco a voi l’inizio di tutto: la prima parte della serie Not the same story.
[RISTESURA+REVISIONE - Not the same story 1.2/3]
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Not the same story'
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NOT THE SAME STORY
1 - Nascenti Allenatori

 
Prologo
Una persona speciale

«Signor Cyrus, c’è una chiamata per lei da parte del capo. È urgente.»
Cyrus congedò con un gesto secco della mano Saturno, che dopo una piccola riverenza uscì dal suo ufficio immerso nella penombra. L’uomo si voltò verso uno schermino sulla scrivania posto all’altezza del suo viso smagrito; premette un pulsante e vi apparve il volto di un giovane ragazzo. Aveva una pelle apparentemente perfetta, zigomi alti e pronunciati, occhi grandi e chiari e capelli ricci, forse di un biondo lucentissimo. Lo schermo in scala di grigi non permetteva un perfetto riconoscimento. 
Sorrideva palesemente compiaciuto. Cyrus non impiegò molto tempo per indovinare quale fosse il motivo di tanta apparente soddisfazione. Già, apparente. Questo di lui lo sapeva, ma non poteva permettersi - nessuno lo faceva - di dire che lo conosceva abbastanza bene da poter leggere con esattezza le sue espressioni. La voce del giovane era pacata, ma una piccola nota beffarda che la caratterizzava turbava la serietà che voleva imprimere nelle sue parole.
«Cyrus. Hai condotto le ricerche che ti avevo richiesto?» domandò.
L’altro annuì. «Credo di averla trovata.»
«Voglio subito sapere dove abita, l’età e se conosce il nostro mondo. Il resto inviamelo per iscritto il prima possibile.»
«Certo, signore» mormorò Cyrus. Non voleva ammettere di sentirsi leggermente a disagio nel chiamare “capo” o in modi simili un ragazzo tanto giovane. Gli mancavano i tempi in cui lo stesso rispetto era dovuto a lui e non doveva rendere conto delle sue azioni a nessuno, quando era libero da tutto ciò. Ma non poteva dire nulla, solo essere lui stavolta ad obbedire.
«È una ragazza di quattordici anni, vive a Nevepoli con i suoi genitori. Non conosce il nostro mondo» disse leggendo le informazioni richieste comparse sullo schermo.
«Ottimo…» mormorò pensieroso l’altro. «Quelli così sono facili da manipolare. Che avete in mente?»
«Farla reclutare nelle nostre fila sarebbe la cosa migliore per il Team. L’essenziale è che non entri per nessuna ragione in contatto con Bellocchio e la sua compagnia. Dopo sarebbe difficilissimo prenderla con noi… dovremmo tentare un rapimento.»
«E che problema ci sarebbe?» ghignò il ragazzo.
Cyrus fece un mezzo sorriso. «Nessuno, in effetti…»
L’altro proseguì: «Allora mandami subito tutto il materiale. Voglio chiudere la faccenda entro oggi, Cyrus. Chiama più reclute possibili, abbiamo bisogno d’aiuto per far abbassare le barriere di divisione, quelli del Bene sanno il fatto loro quando vogliono nascondere qualcosa. Tu hai già preparato tutto quello che ti avevo detto, vero?»
«Certamente, signore» replicò Cyrus. Il ragazzo chiuse la videochiamata senza salutare e Cyrus si sedette più comodo sulla poltrona, quasi accasciandosi; le braccia erano incrociate, il suo sguardo si rivolgeva allo schermo ormai spento. Subito però lo riaccese e si collegò ad una videocamera. In basso una scritta molto piccola recitava “Nascosta”.
Essa mostrò la figura di una ragazza dai capelli castani e un po’ ricci, corti fino alle spalle, che parlava concitatamente al telefono. Le sue parole erano inudibili ma a vedere il viso, particolarmente espressivo, sembrava incredula e perplessa.
«Quindi è lei… Eleonora.»




Ricordo che era un pomeriggio di inizio settembre.
Sì, era un venerdì primo di settembre. Ricevetti una chiamata sul cellulare, cosa molto insolita poiché se dovevo parlare con qualcuno lo facevo sempre via messaggio. A chiamare era la mia migliore amica Chiara, quindi la faccenda si faceva ancor più strana perché lei telefonava molto raramente.
«Ele! Non puoi capire cos’è successo!» esclamò sovreccitata non appena borbottai un “pronto” molto assonnato.
Mi risvegliai completamente nel sentire la sua voce così carica d’adrenalina. «Eh?» mormorai presa alla sprovvista. Era tutto il giorno che avevo sonno, tantissimo sonno dovuto alla noia estiva che precede l’inizio della scuola - tra l’altro nuova - quando non si ha niente da fare, quindi udire quel tono così energico mi sorprese.
«Hai presente il Monte di Nevepoli, quello a nord della città? Io ci abito praticamente davanti, lo sai no?» domandò lei, cercando di mantenere teatralmente la calma ma senza riuscire nel suo intento.
«S… sì, ce l’ho presente. Ma cos…?»
«Non c’è più! C’è una strada che poi si allarga su una piazza tutta innevata! Dobbiamo andare a vedere!»
Ci misi poco a recuperare il mio scetticismo da quell’abisso più o meno profondo che era il mio carattere. «Chiara, i monti di tremila metri non si buttano giù da una notte all’altra» replicai.
«Devi credermi! Sei libera oggi pomeriggio?»
«Sì, ma…»
«Eddai, che ti costa!» mi pregò lei supplichevole, per poi prendere a snocciolare tutte le cose che non avevo da fare e ricordandomi, perciò, che non avevo un beneamato nulla da fare: «Non hai i compiti visto che hai finito la terza media, non hai lezione di canto e i tuoi sono a lavoro… al contrario di me che devo andare in terza e ancora devo finire i compiti della maledettissima mat…»
«Chià! Fermati!» esclamai esasperata. «Ok, va bene, verrò a vedere questa… questa cosa. Ma secondo me hai preso troppo seriamente le varie barzellette sull’erba e ti sei ridotta giusto un pochino male…»
«Il quartiere nord! Abbiamo, anzi: ho scoperto tutta da sola il quartiere nord di Nevepoli! Ci vediamo tra mezz’ora nella piazza principale, non essere pigra come al solito e sbrigati!» riattaccò quasi cinguettando, tutta contenta, lasciandomi quindi con un palmo di naso e con molte cose da fare, tra cui rimettere a posto la camera prima che mamma tornasse pronta per sgridarmi… e ovviamente prepararmi per uscire.
Il fatto che la mia migliore amica blaterasse di un ipotetico quartiere nord, spuntato d’improvviso durante la notte, mi stupiva abbastanza. Lei era scettica più di me, quindi sotto sotto credevo che qualcosa non quadrasse veramente. Sospirai e poi presi a canticchiare qualche canzone che mi riecheggiava in testa in quel momento.
Nel frattempo mi sporgevo dal balcone per cercare di confermare le parole di Chiara, ma io abitavo nel quartiere sud-ovest: non avevo nemmeno uno scorcio di quest’altro, fantomatico, a nord. In effetti la sagoma imponente del Monte, alla cui base era situata Nevepoli, non si vedeva. Mi costrinsi a far finta di nulla.
«Boh. Chià è impazzita, ma va be’. Tutto a posto come al solito» brontolai per poi esibirmi in un poderoso sbadiglio. La routine delle vacanze estive mi stava uccidendo, non ce la facevo più ad aspettare l’inizio del liceo senza avere assolutamente niente da fare. Compiti non ce n’erano, e questo ovviamente non mi dava problemi né dispiaceva; ma invece quella scansafatiche della mia migliore amica tutto faceva meno che due cose, ovvero fare i compiti e uscire. Se ne stava chiusa in casa a fare chissà cosa e le ultime due settimane di vacanze s’accorgeva che aveva ancora quasi tutti i compiti da fare.
Ennesima prova che qualcosa non andava davvero, se desiderava tanto ardentemente vedere la luce del sole. Mi preparai e misi sommariamente a posto la stanza a tempo record; agguantai il cellulare mentre stavo uscendo e avvertii mia madre con un breve messaggio in cui le dicevo che avrei fatto una passeggiatina con Chiara.
La giornata era relativamente calda, perciò non mi preoccupai di prendermi un giacchetto o altro. A Nevepoli il freddo si sentiva tutto l’anno e la neve non accennava ad andarsene mai del tutto. Il sole poi picchiava più forte rispetto ad altre città, forse proprio grazie alla presenza della neve. Infatti nonostante fosse ancora estate soltanto le strade erano libere dalla distesa bianca, che quindi andava ad accumularsi ai lati di esse ed era motivo di insoddisfazione per le vecchiette della cittadina, le quali lamentavano inefficienza da parte degli spazzaneve.
Nevepoli non è mai stata una città molto grande, pochi vi abitano a causa del clima rigidissimo per tre quarti dell’anno e quindi si svuota lentamente, la popolazione diminuisce a causa della ricerca dei suoi abitanti di una città più comoda e dal clima più mite. La neve piace solo ai bambini: quando si inizia a diventare indipendenti e la sera, al freddo e al buio, ti tocca recuperare la macchina non è una bella sorpresa non riconoscere la tua, visto che tutte sono state bell’e sepolte e uniformate dalla neve. E poi è scomodo di suo girare per la città con la neve in strada e gli spazzaneve che, a quanto pare, sono tanto oziosi. A me piaceva molto la neve, forse perché all’epoca ero ancora un po’ bambina dentro. Chiara poi la adorava con tutta sé stessa e più di tutto amava giocare a palle di neve. Sapevo già che mi toccava sottostare alle sue voglie anche quel pomeriggio.
E infatti ci ritrovammo a combattere la solita guerra a palle di neve, lei nemmeno mi salutò quando mi corse incontro armata di quelle micidiali e gelide granate. Le mie risposte non furono da meno e quando fummo d’accordo sullo smettere con quella battaglia ci ripulimmo più o meno accuratamente la neve dai capelli, che nei suoi faceva particolarmente contrasto poiché erano profondamente neri e lisci. I suoi vispi e furbi occhi scuri, grandi, risaltavano molto sulla pelle che invece era candida come il lenzuolo bianco che ricopriva la nostra città trecentosessantacinque giorni l’anno. Solo allora si degnò di salutarmi decentemente.
«Ma buongiorno a te, mia carissima» ribattei sorridendo. «Allora, parlami di questi funghi allucinogeni che sono finiti nel tuo piatto di pasta a pranzo.»
«Simpatica!» Lei mi fece una linguaccia e io tentai di farle assaggiare un po’ di neve, ma non ebbi successo purtroppo. «Non ho le allucinazioni, le visioni né altro. Ti ho detto la verità!»
«Magari hai fatto un sogno troppo vivido» sbuffai mettendo le mani congelate nelle tasche dei pantaloni e avviandomi con lei sulla strada che aveva già deciso. «Sul serio, Chiara, ma che razza di scherzo è questo?»
«Se credi che sia uno scherzo allora prenditela con il sindaco! Non ti sto mentendo.»
La sua assurda ostinazione mi faceva inarcare le sopracciglia così tanto che rischiavano di sparire sotto il cuoio capelluto. Era così convinta di quello che andava dicendo che la situazione mi pareva troppo strana: Chiara poteva essere impressionabile quanto voleva, ma a questo punto cadeva nell’esagerazione. La sua fervida immaginazione forse le aveva davvero fatto uno scherzo che lei stava rigirando a me, ma era possibile tutto questo? Perché non si rassegnava a farmi un’altra linguaccia o una pernacchia delle sue per augurarmi “Buon pesce d’aprile!” in ritardo di cinque mesi esatti? E perché non avevo visto nemmeno io il Monte di Nevepoli? Questo era quasi inquietante.
«Io mica ti capisco» brontolai facendo spallucce.
«Ma perché non ti fidi?» sospirò lei.
«Amica mia, adesso sii sincera davvero: sei testarda o scema? Sei fin troppo convinta di una cosa impossibile, se solo ti decidessi ad accorgerti che la situazione di cui parli è assurda allora…»
«Eleonora, credimi.» Chiara si fermò, voltandosi - camminava di qualche passo avanti a me - e prendendomi per le spalle. «E soprattutto non fare quella faccia da “perché mi sono ritrovata a parlare con una mentecatta”! Non ti direi mai una bugia, sono la tua migliore amica e proprio per questo voglio condividere con te la mia scoperta. Oh, senti, sai che ti dico?!» si scaldò all’improvviso, indispettita dalla mia espressione pronta a ribattere con una qualche parola di seria superiorità. «Tanto lo vedrai con i tuoi occhi. Non fare storie! Seguimi, veloce!»
«Chiara, che cosa…?!»
Mi afferrò per un polso e prese a correre. Inciampando più volte nei miei piedi cercai di stare al passo.



Il destino gioca brutti scherzi.






Angolo ottuso di un'autrice ottusa
Perdonatemi.
Chi legge questo prologo e conosce questa storia per la prima volta non sa perché sia stato questo il mio esordio nel mio famoso (?) angolo ottuso. Piacere, sono Eleonora a.k.a. Ink Voice e questa non è affatto la mia prima storia, ma la versione precedente lo era eccome.
Lo era. Perché l’ho cancellata. 
Mi scuso con chi ha perso tante recensioni ma non potevo continuare a tenere la vecchia Not the same story - 1: l’Accademia Pokémon sul profilo di un’autrice che si propone di essere per lo meno seria, per quanto glielo consenta l'essere una semplice amatrice. E la prima stesura della prima parte di questa “trilogia” non era affatto all’altezza di quello che sono diventata ora.
Ho fatto grandi progressi - e non mi faccio problemi ad ammetterlo - nel mondo della scrittura a partire da qualche tempo a questa parte, ma poiché la prima versione di Ntss1 è stata scritta tra agosto/settembre 2013 e luglio 2014, di tempo per fare esperienza e migliorare ne ho avuto. Per questo motivo ho cancellato quella storia immatura ed infantile, salvo forse gli ultimi capitoli, con una trama persa di vista quasi subito che poteva essere promettente e ben sviluppata - anche e soprattutto dal punto di vista introspettivo. Ero una novellina e dovevo ancora fare strada ed esercizio, per arrivare a un livello che definisco oggettivamente almeno accettabile.
Mi sono ripromessa di riscrivere questa storia per portarla all’altezza delle altre, anche se manterrò qualche aspetto che per una prima parte di una trilogia, a mio parere abbastanza pesante - sia per la mole di capitoli che per le tematiche trattate, è necessario. Sarà un mio capriccio, sicuramente lo è, ma penso non sia difficile capirmi appena passata la scocciatura di aver perso punti nel programma recensioni :P - ho fatto screen solo alle visite e a chi aveva la storia tra preferite, seguite e ricordate.
La più grande differenza, a parte lo stile molto più maturo ma che cercherà di mantenere la spensieratezza e la leggerezza che le piccole avventure delle protagoniste comunicavano, è la lunghezza: questa parte conterà il prologo, l’extra e 18 capitoli, più corta quindi rispetto alla prima stesura. Ma non mi aspetto, ad essere sincera, che qualcuno faccia caso a questa storia e si metta a recensirla, a parte quelle 2-3 persone che mi seguono con costanza. Credo sia la prima volta in cui le mie speranze rasentano lo zero, ma sono cambiate molte cose da quando ho pubblicato il primo capitolo della vecchia versione. Non era così difficile trovare qualche recensore nuovo con ogni storia, adesso invece si è complicato un po’ tutto e dubito che ci sarà qualcuno che vorrà mettersi a leggere 47 capitoli - prima + seconda parte - e poi tutti quelli della terza, che arriverà agli inizi dell’anno prossimo, secondo i miei programmi.
Ringrazio, comunque, chi è stato così gentile da riservare un po’ d’attenzione a quest’angolo ottuso. Nel prossimo spiegherò un po' di cose sulla storia - il genere slice of life che potrei rimuovere, i personaggi, il contesto. Gli aggiornamenti saranno praticamente settimanali, o almeno spero di riuscirci. Così come spero di concludere questa storia entro la fine dell’anno, lo stesso vale per “è tempo per la ribellione”, l’altra mia long in corso: pur scrivendola lentamente conta non troppi capitoli alla fine, in ogni caso ricordiamoci che la speranza è l’ultima a morire! Ahahaha!
Ultima cosa, prima di salutare: il prologo è breve, lo so, difficilmente ne faccio di abbastanza lunghi… ma per quanto riguarda gli altri capitoli, aspettate e vedrete poemi omerici caricati sul server di EFP, eheh!
A sabato prossimo!
Ink Voice
  
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