Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Terre_del_Nord    27/07/2015    9 recensioni
Sirius Black e la sua Nobile Casata; gli Sherton e la Confraternita del Nord; l’Ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte; gli Intrighi di Lestrange e Malfoy; le leggende di Potere e Sangue risalenti a Salazar Slytherin. E Hogwarts, i primi passi dei Malandrini e di chi, Amico o Nemico, condivise la loro Storia. UNA STORIA DI AMORE E DI GUERRA.
Anni 70. Il Mondo Magico, alle prese con Lord Voldemort, sempre più potente e feroce, farà da sfondo dark a storie d'amicizia per la vita, a un complicato rapporto tra un padre e i suoi figli, a vicende di fratelli divisi dalle scelte e dal sangue, a storie d'amore romantiche e avventurose. Gli eventi sono narrati in 1° persona da vari personaggi, canon e originali. "Nuovo Personaggio" indica la famiglia Sherton e altri OC.
*
HABARCAT (Chap. 1/20) *** ORION (Chap. 21/24) *** HOGWARTS (Chap. 25/39) *** MIRZAM (Chap. 40/52) *** STORM IN HEAVEN (Chap. 53/62) *** CHAINS (Chap. 63/X) *** FEAR (Chap.97/) ***
*
VINCITRICE 1° TURNO "Harry Potter Final Contest"
*
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'That Love is All There is'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

That Love is All There is
Terre_del_Nord

Slytherin's Blood

Chains - IV.031 - Morvah (1)

IV.031



Orion Black
Morvah, Cornwall - sab. 22 gennaio 1972

L’ombra di un uomo scivolò giù dall’alto della scogliera, a poca distanza da me. Il buio fu squarciato da urla strazianti, cui seguirono un sibilo e un tonfo. E un altro tonfo, un altro gemito, poi più nulla. Atterrito, avanzai, rischiando di cadere a mia volta, le rocce su cui mi muovevo erano ormai viscide di sangue; poco più avanti, a interrompere il sentiero, giaceva il corpo spezzato, scomposto, simile a una vecchia bambola, la maschera scostata dal volto, negli occhi aperti e vuoti si specchiavano le stelle. Per un istante mi persi in quello sguardo, poi a stento trattenni i conati.

    E tu, sul punto di svenire per un morto e un po’ di sangue, vorresti salvare me dal Signore Oscuro? Sei sempre il solito, Black! Ahahahah…

Le dita si contrassero sul legno della bacchetta, un brivido mi percorse la schiena. Respirai a fondo.

    «Qualcuno è caduto di sotto… »
    «Fregatene, Ministeriale o Mangiamorte che fosse, è un problema in meno per noi!»

I bisbigli che avevo seguito lungo la discesa ripresero a poca distanza da me, dissolsero la risata di Alshain che mi risuonava in testa e mi distrassero dal sangue nero che fluiva dalle labbra socchiuse del morto. In basso il mare ululava, furioso, dall’alto giungevano suoni di esplosioni e grida. Dovevo sbrigarmi. Puntai un’ultima volta la bacchetta sullo sconosciuto e gli feci Evanescere la maschera, era un ragazzo robusto, dai capelli color sabbia, forse uno degli uomini dell’Est di cui mi aveva parlato Malfoy: i nuovi proseliti, la carne giovane appena uscita dai geli di Durmstrang.

    Che cosa fai, ancora qui? Aspetti che Milord ti trovi? Qualunque cosa tu voglia fare, Orion, proseguire o andartene, muoviti adesso, prima che gli sgherri di Abraxas ti piombino addosso!

Dovevo proseguire, sì, raggiungere le voci. Ricominciai ad affondare i polpastrelli negli spazi vuoti tra i profili scabri delle rocce, scesi, mi aggrappai, mi allungai, deciso ad andare fino in fondo.

    «EXPELLIARMUS!»
    «FERMO DOVE SEI!»

Una mano emerse dal buio, mi afferrò per il panciotto, mi tirò con forza in avanti, io persi l’equilibrio, la bacchetta mi volò via e tutto s’immerse nel buio più profondo. Il cuore perse un battito, quando lo sconosciuto mollò la presa e il vuoto si aprì sotto di me: già mi vedevo sfracellato tra gli scogli, trascinato dalla corrente, le mie ginocchia invece colpirono duramente la superficie umida e scivolosa di una roccia, alcuni piedi più in basso. L’istinto mi portò a protendere le braccia, evitai di colpire il suolo con la testa; dolorante, in ginocchio, la pelle sbucciata e graffiata in più punti, tentai di sollevarmi ma una seconda mano, violenta, mi puntò la bacchetta alla nuca.

    «Sono io! Fermo! Sono io!»
    «SILENZIO!»

Voce di donna, secca, decisa. Dita agili e forti affondarono tra i miei capelli, mi sollevarono la testa, brutali, esponendo faccia e collo: non vedevo nulla, solo la luce accecante che usciva da una seconda bacchetta, puntata in mezzo ai miei occhi, il resto era un buio asfissiante di terrore.

    «COSA DIAVOLO CI FAI TU QUI?»
    «Lo conosci?»
    «Aspetta… Skye, 1945. Con quante persone eri e cosa avevate con voi? Svelto, parla!»

La bacchetta si era spostata di lato e ora premeva a impedirmi persino di deglutire, la luce mi feriva gli occhi, non riconoscevo né forme, né voci, ero in trappola e quelle parole erano prive di senso.

    «Di cosa diavolo state parlando? Io non capisco… Io sono qui per… Io… »
    «Tu… puoi morire qui, tra queste pietre, o dimostrare di essere chi penso tu sia: Skye, 1945!»

Il cuore perse un colpo, la mente svuotata. Alle due bacchette, una affondata nel collo, l’altra puntata tra gli occhi, se ne unì una terza, contro il torace: era quella che Alshain aveva lasciato a Ollivander, poche settimane prima, per essere riequilibrata, ne avevo parlato io stesso a Warrington.

    Scava in fretta nella tua memoria, Orion, perché sai bene che c’era solo un’altra persona con noi due, quell’estate, a Skye… e il vecchio bastardo non è certo famoso per la sua pazienza!

    «Eravamo in tre, ognuno aveva un tascapane: nel mio c’erano tredici ami da pesca, non ne usai neanche uno, Alshain non aveva niente, si vantava di non averne bisogno, e in quello di… »
    «Non fare quel nome, Black! Puoi lasciarlo andare, è lui… è a posto… »
    «Hai detto… BLACK? Quel Black? Questo qui… è… “lui”?»
    «Non ora! Pensa solo al motivo per cui siamo qui… lascialo andare, adesso… così… bene!»

La mano femminile mi mollò i capelli con un secco strattone, la bacchetta si staccò dal mio collo, non prima di aver premuto tanto da farmi tossire e lacrimare. Il cuore mi pulsava in gola, sudore gelido mi scivolava tra le scapole: ero tra amici, il pericolo immediato era passato, eppure paura, sgomento e disagio si fusero e dovetti forzarmi per mascherare il tremore che mi travolgeva.

    «Che cosa ci fai qui?»
    «Dov’è Alshain?»

Due domande, sputate una contro l’altra, al buio, la luce della bacchetta ancora diretta contro i miei occhi, accecante, a impedirmi di vedere le facce che avevo di fronte.

    «Questo non è posto per te! Dammi le informazioni che hai e vattene! Alshain ti ha dato un compito, ci serve il tuo aiuto con i ragazzi, mentre qui… qui puoi solo trovare una morte inutile!»
    «Non sono qui per litigare! Un Patronus del Ministero si è manifestato a Zennor per Crouch, poco fa, lo esortava a correre a Morvah, portando con sé degli Aurors… si trattava di Sherton… »
    «Stai dicendo che Crouch è partito solo ora?»
    «Sì. Non più di mezzora fa… »
    «Impossibile! “Lui” non avrebbe perso tutta la giornata a… »
    «Calma! Con quanti uomini è partito? Lo sai? Li hai visti?»
    «Ha preso il piccolo seguito di Lodge, meno due che hanno scortato il Ministro a Londra e due rimasti a Zennor; dovrebbe averne raccolti altri, dopo: alcuni Aurors erano stati spediti altrove.»
    «Come sarebbe altrove? Perché fare una cosa simile? “Lui” gli ha detto dove cercarci!»
    «Ha detto qualcos’altro, il Patronus?»
    «Ha parlato dei Mangiamorte del Lord e dei Mannari di Greyback ma… hanno gente nuova… uomini di Durmstrang, credo.Voi perché siete fermi qui? Dov’è la Confraternita?»

Silenzio. La luce si ritrasse, sprofondandomi nella totale oscurità. Le due voci iniziarono a parlare fitto fitto, piano, riuscii a cogliere solo poche frasi spezzate. Respirai a fondo, cercando di riflettere.

    «Gli è successo qualcosa! Al Ministero, Crouch o qualcun altro deve… »
    «Non lo sappiamo: può essere accaduto di tutto… mi hai capito? DI TUTTO!»
    «NO! Lui non è come Emerson… lui… »
    «Voglio sperarlo, ma non possiamo dirlo con certezza… »

Il Mago non poteva essere che Fear, sulla donna invece non riuscivo a farmi un’idea: era preoccupata per Warrington e questo, visto l’amicizia che la legava a Jarvis, mi faceva pensare a Sile, ma la moglie di Mirzam mi aveva visto più volte, l’ultima il giorno del matrimonio, mi avrebbe riconosciuto; inoltre non era tipo da minacciare un uomo puntandogli la bacchetta alla gola.

    Questo lo dici tu... la vita da fuggiaschi delle ultime settimane indurirebbe chiunque, Orion!

    «E di “quello” che ne facciamo? È un intralcio! Stordiamolo, leghiamolo e lasciamolo qui!»
    «Scordatevelo! Da quanto ho capito, dovevate essere in tre… e siete rimasti in due… inoltre qui il sangue della Confraternita vi crea vari problemi… vi serve un terzo uomo, voglio essere io!»
    «Tu? Tu non vali un decimo di Jarvis! Tu e quel pomposo sangue Black non contate un… »

La donna sputò con disprezzo e rabbia il mio cognome e quelle parole, come se ognuna di esse fosse un macigno che le toglieva il respiro, qualcosa che le si strozzava in gola.

    «Basta! Il sangue di tutti noi sarà inutile se permetteremo al Lord di dividerci e di prevalere! Non perdiamo la calma proprio adesso! Black, non hai del tutto torto ma prima dobbiamo parlarne.»
    «Che cosa? Non vorrai veramente portarti dietro questo inutile scocciatore!»
    «Basta così ho detto!»

L’uomo sussurrò LUMOS e una tenue luminescenza mi ridiede la vista: eravamo in una stretta rientranza della parete rocciosa, invisibile dall’alto e dal basso. Fear stava perdendo l’aspetto e la voce di Mirzam, la donna, se non era a sua volta sotto Polisucco, era una giovane dai corti capelli corvini e dai profondi occhi grigi. La curiosità ostile e insistente con cui mi fissava e il suo sguardo mi misero a disagio, forse perché aveva gli stessi occhi del mio Sirius. Occhi identici ai miei.

    Non mentire a te stesso, Orion, sei sempre a disagio di fronte a occhi simili, perché li aveva anche una certa bambina, tanti anni fa… poi l’assurdo amore per quella tua dannatissima moglie…

Rabbrividii, cercando di scacciare il ricordo di una notte infernale di tanti anni prima: le urla di orrore di una donna, io che le lanciavo addosso l’”Anatema che uccide”, una bambina terrorizzata, la mano di Sherton che si stringeva sul suo polso e si Smaterializzava con lei. Alshain era arrivato persino a questo, a uccidere, in nome della nostra amicizia, solo perché io non mi spezzassi.

    Era tua figlia, Orion… era tua figlia… e il suo nome era Margareth… non dimenticare…

Cercai di tornare lucido, quei ricordi erano schegge di una vita passata, provocavano solo dolore e non servivano a nulla, la Strega probabilmente era Polisuccata, quanto al suo atteggiamento nei miei confronti, era tipico di quanti, nella Confraternita, osteggiavano il mio legame con Sherton.

    «Come mai sei sceso lungo la scogliera? Tutti gli altri sono su, ai ruderi!»
    «Alshain mi disse che non c’era nulla tra le rovine, perciò quando ho visto delle luci tra le rocce, ho deciso di seguirle… e ho capito chi eravate quando ho sentito uno di voi dire “Jarvis”.»
    «Sei stato fortunato, Black, ci sono i Mangiamorte tra le rocce, a fare da guardia e da esca.»

    Salazar…

    «Direi che “Cuor di coniglio” è meritato, guardate come trema! Liberatevene, Maestro… »
    «Chi credi di essere, eh? Come ti permetti di rivolgerti così a chi neanche conosci?»
    «Già… noi… non ci conosciamo… per mia fortuna… »
    «SILENZIO! I patti erano che avresti fatto tutto quello che ti avrei detto di fare! Se non riesci neanche a tenere a freno la lingua, torna a casa e non farti più vedere! Hai capito, ragazzina?»

La giovane si ritrasse, imbronciata, fulminandomi con occhiatacce di fuoco.

    «Che cosa sta succedendo? Dov’è Alshain? Chi è questa pazza? Cosa diavolo vuole da me?»
«La ragazza, Black, lasciala stare! A metà di questo costolone c’è una grotta, crediamo che uno dei figli di Sherton si trovi o si sia trovato lì: la notte scorsa, il nostro amico ha rilevato una Traccia del Nord su Morvah, l’ho mandato a chiedere l’aiuto del Ministero ma non è più tornato. Noi ci siamo Polisuccati e Materializzati giù al villaggio, poi ci siamo mescolati a un gruppo di Babbani che hanno visitato il sito questa mattina: era deserto, tranquillo. Quando gli altri si sono allontanati, ci siamo Disillusi e siamo tornati indietro, nascondendoci tra i ruderi, aspettando che il custode a mezzogiorno chiudesse, poi abbiamo perlustrato tutto di nuovo, cercando qualcosa che mi fosse sfuggito quando sono stato qui con Sherton: non ci sono passaggi, né pareti mascherate con la Magia. Nella foresteria ci sono molti segni magici recenti, ma nessuno relativo alla Traccia.»
    «Una falsa Traccia, dunque, per attirare la Confraternita in questo luogo particolare… »
    «No, la Traccia è autentica, da alcune ore è di nuovo percepibile ma la fonte è là sotto. Abbiamo osservato e aspettato il buio per muoverci. Gli uomini del Lord stamani hanno ignorato i Babbani per non attirare l’attenzione degli Aurors troppo presto, la trappola è destinata a Mirzam, dovevano dargli il tempo di accorrere… quando sono arrivati, pochi alla volta, hanno preso posizione, predisposto Incantesimi e trappole incendiarie, hanno reso la foresteria un fortino... »
    «… dando così l’idea che la prigione di Sherton sia la foresteria… a quel punto voi avreste percepito la Traccia provenire dalla grotta e vi sareste allontanati dai Ministeriali, una volta divisi sarebbe stato più facile distruggere sia loro sia voi… però non capisco… dove sono gli altri Maghi della Confraternita? Perché i Ministeriali non sono intervenuti subito, se li avete contattati questa mattina? E come facevano i Mangiamorte a sapere che avrebbero avuto tutto questo tempo?»
    «Se credi che Milord abbia un Emerson solo nella Confraternita, sei un vero stolto, Black!»
    «Non ho motivo di sospettare del mio uomo, ancora, Crouch potrebbe non avergli creduto o addirittura averlo spedito ad Azkaban, lo conosciamo! Quanto al Lord, avrà tenuto d’occhio il tuo ricevimento: dubito che questa giornata sia stata scelta a caso. Ora, però… pensiamo a quello che ci aspetta: lungo la scogliera ci sono almeno sei Mangiamorte, all’ingresso ce ne sono altri quattro… »
    «E il Signore Oscuro?»
    «Non l’abbiamo visto: immagino sia appostato sulla costa pietrosa, per un ragazzo inesperto e impulsivo come Mirzam, quella è la via più diretta e rapida, ma anche la più scoperta e la più esposta all’influsso degli antichi Incantesimi. Milord potrebbe anche trovarsi nella grotta, a tenere d’occhio di persona il prigioniero. Ti spiegherò il piano ma prima dimmi cosa sai di Morvah… »
    «Quello che c’è scritto nei libri: era un santuario e, forse, Habarcat è stata trovata qui.»
    «Togli il forse, Black! Perché sei qui? Che cosa pensi di poter fare?»
    «Alshain è mio amico! Ed io, pur con tutte le conoscenze antiche che ho, non sono stato in grado di aiutarlo, non ho capito che questo luogo era l’unico adatto a tenerlo prigioniero, vivo e... »
    «Inutile senso di colpa il tuo… non avresti potuto fare nulla: questo non era l’unico posto, ce ne sono molti altri simili, li abbiamo controllati tutti, ma gli Sherton erano altrove… Emerson ha scoperto per tempo come si maschera la Traccia: è stato il suo ultimo tradimento, prima di morire!»
    «E ora che cosa aspettiamo? Jarvis? Al contrario del suo sangue, il mio non… »
    «Il tuo nobile sangue, Black, è marcio… sbagliato… proprio come il nostro!»
    «Dì ciò che vuoi, ragazzina, ma ti hanno informato male!»
    «Temo che la ragazza dica il vero… »

Fissai gli occhi di luna di “Mirzam”, c’erano un gelo, una rabbia, un’esasperazione che non avevo mai visto su quel volto; e un senso di rassegnazione e sconfitta che non apparteneva neanche a Fear.

    «Tu hai il sangue dei MacMillan, Black: la famiglia di tua madre è sempre appartenuta a noi, il suo sangue, il tuo, quello dei tuoi figli… di tutti i tuoi figli… è in parte nostro!»
    «Ti sbagli! Mia madre è nata in Scozia, a Lawers, ma i MacMillan non prendono le Rune!»
    «Non le prendono da un paio di generazioni, Black, ma questo non cambia ciò che in parte sei… Non ho tempo per aprirti gli occhi sull’altra metà del tuo sacro arazzo, adesso… ma è giusto che tu sappia… Morvah è pregna d’Incantesimi antichi, qui il potere della Confraternita può essere usato solo per difendersi, per curarsi, ma non per attaccare. Le nostre “armi” qui sono spuntate… »
    «Ti sta invitando ad andartene… ti conviene scappare. È ciò che fanno i conigli, in fondo!»
    «Dovrei temere questo luogo e frignare per la perdita di un’abilità su cui neanche sapevo di poter contare? Non immaginavo quanto hai detto su di me, vecchio, al contrario sapevo che voi sareste stati in difficoltà: eppure eccomi qui, ad affrontare il Lord, con voi… da bravo… coniglio!»

Fissai la mocciosa insolente: ogni volta che apriva bocca, la rabbia mi bruciava dentro, non erano insulti vuoti, i suoi, lei mi odiava e disprezzava. Ed io non avevo nemmeno un’idea del perché.

    «Belle parole, Black… voglio proprio risentirle quando capirai che questo non è un gioco!»
    «Gioco? Alshain è là fuori! Sono qui per lui, non per battibeccare con mocciose arroganti!»
    «La vita è tua, milord… ma se verrai con noi, dovrai fare tutto ciò che ti sarà detto di fare!»
    «Chiariamo, ragazzina: dopo quanto gli ho visto fare e sentito dire a Herrengton, seguirò i SUOI ordini finché serviranno a salvare Alshain e TUTTI i suoi cari! Io non ho dimenticato Rigel!»

Gli occhi di luna di Mirzam mi fissarono, avevo esagerato, ora mi avrebbe stordito e abbandonato.

    «Bene, se credi di riuscire a rispettare i tuoi propositi fino all’ultimo, Black, senza cedimenti, qualsiasi cosa accada, qualsiasi scelta saremo costretti a fare, seguici, altrimenti, questa è l’ultima occasione che hai per tornartene a casa! Una volta iniziato, devo poter contare su ognuno di voi, non ti sarà permesso tirarti indietro, avere dubbi, fare il codardo, perché in ballo non ci saranno solo le nostre vite, ma anche quelle degli Sherton e… di questa giovane! Vuoi salvare la famiglia di Alshain, hai detto? Bene, sappi che nelle vene di questa mocciosa insolente scorre il suo sangue… »

    Il sangue di Alshain? No, non ci credo! E quando? Con chi? Non è vero… È impossibile!

Alzai gli occhi su quelli di Fear, erano impenetrabili, poi scivolai a osservare meglio la ragazza: non aveva i tratti degli Sherton ed era sicuramente più giovane di Mirzam. Questo mi diede la conferma che il vecchio stesse mentendo: conoscevo bene Alshain, una volta sposato non aveva più fatto stupidaggini, era troppo innamorato di Deidra, non avrebbe mai avuto un figlio da un’altra donna.

    Stronzate, dev’essere la figlia o la nipote del vecchio, sono pazzi e hanno lo stesso carattere di merda! Fear parla così perché teme che possa abbandonarla, se a lui dovesse capitare qualcosa!

    «Se troveremo Alshain, avrai il compito di raggiungerlo e ridargli la sua bacchetta, deve potersi difendere, capito? Per l’ultima volta, sei certo di volerlo fare? Potresti morire… o peggio!»

Un brivido mi percorse la schiena quando annuii e gli tesi la mano. Sicuro, Fear la strinse tra le sue.

***

Abraxas Malfoy
Zennor, Cornwall - sab. 22 gennaio 1972

Non l’avevo perso di vista per tutta la giornata, così mi accorsi subito che Orion Black si era Smaterializzato da un angoletto nascosto del proprio giardino: prima o poi, le mie parole avrebbero fatto effetto, lo sapevo, se ci aveva messo tanto era solo perché l’avevo sopravvalutato, non dovevo parlargli di Fenrir Greyback, “cagasotto” com’era.

    Non importa, c’è molto tempo e Black ormai è esattamente dove voglio che sia…
    
Non sapevo se si sarebbe davvero messo nei guai, quella notte, forse, all’ultimo, la codardia avrebbe avuto il sopravvento e si sarebbe nascosto ma nei miei sogni più arditi c’era un Incantesimo che deviava e lo centrava in pieno o, nel buio, Orion Black scivolava tra i massi e cadeva nel vuoto. Ghignai. Tutti sapevano dei nostri dissapori per via degli affari, non gli avevo mai perdonato di avermi soffiato la collezione di antichi tomi di Magia Oscura di Zacharias Gole, avrebbero potuto disvelarmi interessanti segreti, invece, con un inganno, se li era accaparrati lui, un idiota che li teneva nascosti nella camera di sicurezza alla Gringott, senza neanche metterli a frutto… Quello, però, alla fine, era solo un piccolo screzio, la realtà era che, con la sua stessa nascita, quel patetico buono a nulla aveva causato danni irrimediabili alla mia famiglia: senza di lui, parte del patrimonio dei Black sarebbe finito nelle mie mani, visto che, in origine, Walburga era destinata a sposare me.

    Nulla che non si possa correggere… certo, ora ci sono tra i piedi i due mocciosi, ma un matrimonio tra due ricchi vedovi riserva comunque introiti non indifferenti… e prendere sotto la mia influenza gli unici due eredi maschi dei ToujoursPur sarebbe molto vantaggioso per i Malfoy…

Non riuscii a trattenere un sorriso, sarebbe stato il coronamento perfetto, ora che Sherton era caduto in mio potere, ma mentre ero alla finestra, a crogiolarmi in quei sogni, con la coda dell’occhio vidi Arcturus, da sempre tutt’altro che benevolo nei miei confronti, fissarmi sospettoso, così alzai il calice e feci un brindisi a Lucius e Narcissa, fingendo che fosse il loro tenero amore e la prossima unione tra le nostre auguste famiglie la vera causa di quel mio divertito e audace compiacimento.

    Che branco di patetici inetti…

Rodolphus ghignò, in mezzo a quella banda di rammolliti, i Lestrange erano gli unici a sapere cosa stesse accadendo a Morvah; Irma, tutta presa a dare consigli a quella gatta morta della nipote, mi sorrise alticcia e m’invitò a sedermi accanto a lei, di fronte a figlia, nipote e nuora; lo feci, da vero gentilMago, pur consapevole di cosa mi attendeva, un branco di megere capaci di spettegolare per ore e ordire matrimoni. Ero un buon partito, lo sapevo: Mago pieno di soldi e di potere, ancora nel fiore degli anni, vedovo da tempo, troppo in un ambiente in cui le famiglie purosangue avevano sempre più difficoltà a combinare per i propri rampolli matrimoni adatti per sangue e prestigio.

    Un’altra esigenza che il cugino non capisce, fissato com’è su felicità e libertà dei figli.

Alla fine di quella giornata lunga e impegnativa i discorsi si erano fatti alcolici e poco lineari, io sentivo solo un brusio indistinto, mentre sorseggiavo del Firewhisky, annuivo e sorridevo, ritornai presente solo quando la mano ossuta della vecchia si appoggiò, complice, sul mio avambraccio, e l’alito pesante di Acqua Viola mi ferì le narici, tutta impegnata a fare apprezzamenti, con sua figlia, su non so quale cugina zitella di Druella, una cornacchia del ramo francese dei Rosier. Era il momento di allontanarsi, ero rimasto abbastanza da non destare sospetti negli Aurors, mi serviva solo un pretesto che non mi facesse apparire maleducato. Passai rapido lo sguardo tutto attorno: alla finestra, poco lontano da me, Alphard Black e Demian Rosier - la cui moglie era troppo indisposta per accompagnarlo alla festa, ma, di certo, in forze sufficienti a farsi annaffiare l’”aiuola” dal giardiniere Magonò - stavano parlando di Quidditch come due adolescenti sfaticati e del tutto brilli. La mia irritazione aumentò: fossi stato in Irma Crabble, e ancor più nel suo arcigno marito, invece di infastidire gli estranei, avrei preso calci in culo fino in Francia quel loro figlio debosciato e l’avrei costretto al matrimonio con la megera francese, pena diseredarlo lì, su due piedi. Desideravo che quella, un giorno, diventasse la realtà, ne parlavo spesso con il Signore Oscuro: le antiche famiglie si stavano spegnendo una dopo l’altra, non assumersi la responsabilità di sposarsi e generare figli di sangue puro era uno scandalo, pari a procreare luridi ibridi mischiandosi alla feccia, una volta saliti al potere, perciò, mi sarei adoperato per far approvare leggi che avrebbero imposto il matrimonio e una cospicua prole purosangue a figli di papà arroganti come Alphard Black. 

    E in virtù di questo ragionamento non apparirò sospetto, quando inizierò a corteggiare Walburga… L’importante è che qualcuno stanotte faccia fuori quell’imbecille di suo marito!

Rosier si sporse verso Black per dirgli qualche arguzia sottovoce ma, sbronzo com’era, urtò una colonna e quasi perse l’equilibrio: scoppiarono tutti a ridere, il mio disgusto salì a mille, mi bastò però guardare quella scena patetica per pochi secondi, per avere un’altra delle mie brillanti idee.

    «Leggiadre signore, voi avete affari importanti da combinare, a quanto sento, per questo, Druella cara, vorrei farti da cavaliere e occuparmi io di tuo fratello: lo riaccompagnerò a casa, da sua moglie, sano e salvo, nessuno vuole che si Materializzi di nuovo nel letto di un Babbano!»
    «Suvvia, Malfoy, non era NEL letto… era solo SOPRA il letto!»

Non fu solo Rodolphus Lestrange a scoppiare a ridere senza controllo per la battuta, persino il patetico protagonista di quella disavventura, invece di darsi un contegno, brindò e ci scherzò sopra. Una quindicina di anni prima, allucinato per i bagordi in onore della nascita del primo figlio, Demian Rosier, invece di Materializzarsi nei pressi della propria abitazione, era finito nella casa di un pulcioso religioso babbano: cuffia da notte in testa e rosario stretto in mano, il vecchio si era svegliato di soprassalto, trovandosi in fondo al letto un gigante dai capelli rossi che ripeteva parole prive di significato, ubriaco ed esagitato, in mano una bacchetta di legno con la quale dava alle fiamme abiti e suppellettili, un vero indemoniato. Tutto nella stanza aveva cominciato a sollevarsi e ricadergli addosso, il Babbano aveva pianto, pregato, aveva tentato di spegnere le fiamme, di fuggire, alla fine aveva salvato la pelle lanciandosi dalle finestre ma, nonostante l’intervento provvidenziale degli Obliviatori, era rimasto segnato dall’esperienza e aveva concluso la sua inutile vita in un istituto per malati mentali, dove aveva farfugliato fino all’ultimo la storia del diavolo con la bacchetta che sprizzava scintille. La famiglia Rosier aveva fatto di tutto per convincere i babbanofili del Wizengamot che si era trattato di una sbornia finita male, o che era stata versata una pozione al posto del Firewhisky, che mai Demian, fino a quel momento un Mago rispettabile di antico lignaggio, che lavorava come Indicibile nella Stanza del Tempo all’Ufficio Misteri, avrebbe sferrato un attacco contro i Babbani. Inutile arringa. Demian non riuscì a dare spiegazioni convincenti, non fu creduto, fu accusato di aggressione premeditata e tentato omicidio, allontanato dal lavoro e spedito ad Azkaban, dove rimase per diversi mesi. In seguito, mentre si susseguivano racconti penosi sulla sua follia ormai prossima, il caso era stato riaperto e riesaminato, il Mago era stato rilasciato, riportando solo qualche tic nervoso e una forte fobia per il buio e i luoghi chiusi.

    … ma non una doverosa repulsione verso sbornie e alcolici… a quanto pare…

Stando ad alcune dicerie, che io stesso avevo fomentato, Rosier si era salvato grazie al cognato Cygnus il quale, per amore dell’adorata Druella, sorella del miserabile, aveva convinto l’austero Pollux Black, di cui era il pargolo prediletto, a elargire cospicue donazioni a istituzioni pubbliche...

    … e soprattutto alle tasche compiacenti di molti membri corrotti del Wizengamot...

Kreacher, l’Elfo dei Black, comparve con il mio mantello mentre salutavo gli altri, Rosier oppose resistenza, si divertiva tanto col suo compare, io invece non avevo tempo da sprecare con lui. M’incamminai nel parco, in silenzio, il passo rapido e l’occhio vigile, fino al limite della barriera anti Materializzazione, con la coda dell'occhio lo vidi incespicare e tenere una traiettoria ondivaga, disgustato, mi augurai che rimanesse cosciente fino a destinazione. Ero già pentito di aver promesso davanti a tutti di riportarlo a casa sano e salvo, un simile inetto meritava solo di essere abbandonato in una zona malfamata, malmenato e derubato dalla feccia, ritrovato esanime in un fosso, tra ratti e randagi, come un vagabondo… Era vergognoso che un Mago Purosangue si riducesse così.

    «Non... temere Malfoy... non dovrai farmi da... balia… burp... »

Rise sommessamente, la bocca impastata e il passo incerto, io sollevai gli occhi al cielo, esasperato.

    «E non c’è... bisogno... di fare altra strada… Black si sarà Smaterialiazzato da qui… no?»

Mi voltai, la mia migliore aria di sufficienza e irritazione in faccia, sottolineata dal sopracciglio alzato oltre misura. Demian, braccia incrociate sul petto, si era appoggiato mollemente al tronco di un albero, l’occhio appannato da ubriacone e una strana espressione estatica in faccia.

    «Hai fretta di andare… a prenderlo, eh? Lo tirerai fuori dal cilindro… e come sempre ti prenderai… il merito… dopo aver illuso Black… che a salvarlo sarebbe stato lui… Ahahahah… »
    «Di quale assurda follia stai blaterando, Rosier? Salazar, guardati, non ti reggi in piedi!»
    «Di Sherton… Sei stato tu… Mi ci gioco… la camicia! E ora hai convinto il Coniglietto… vuoi farlo secco eh? Poi cosa farai? T’infilerai… nella vedova inconsolabile? Ahahah... shhhhh… Sarò muto… come un pesce… ma tu lasciane un po’ anche al mio… di pesce… »

La mano dell’idiota scese all’inguine a mimare un gesto inequivocabile. Divenni paonazzo d’ira.

    «Gradirei che non mi deliziassi con i tuoi rivoltanti deliri alcolici, Rosier! Ho promesso di riportarti a casa, non di tenerti la testa mentre ti godi la sbornia peggiore dai tempi del prete!»

Rise, io avanzai fingendo indifferenza e riflettendo tra me: sbronzo com’era, se gli avessi dato una botta in testa e l’avessi scaricato, non se ne sarebbe neanche ricordato, ma ormai avevo promesso; potevo però ridurlo alla ragione e portarlo esanime a casa sua… e se la moglie avesse obiettato qualcosa, beh, le avrei ricordato quei due o tre fatti incresciosi che riguardavano la sua famiglia: Crouch sarebbe stato entusiasta di risolvere il Mistero di quelle Giratempo Scomparse, per esempio.

    «Spiritoso, Malfoy… ma… lo sarai ancora quando saprai… cosa mi ha riferito… Evan?»
    «Vuoi muoverti? Voglio andare a casa! Quanto a tuo figlio… se non sei di alcun interesse tu, figuriamoci il tuo marmocchio! Io ho Lucius, a scuola, di certo molto più affidabile di quella… »
    «… quella testa calda, eh? Lo so… lo so… si circonda… di amicizie così… discutibili… dovrei vietargliele… e invitarlo a fare… comunella… col tuo… Lucius… così affidabile, così perbene… così biondo… così simile a te… soprattutto nella nobile arte del… ricatto… »
    «Che cosa hai detto? Patetico buffone, come osi parlare male di mio figlio?»
    «Parlare male? Io? Mai! Dico solo che… ragazzi come Lucius… non raccolgono certe… confidenze… il figlio di Roland, per te, correrebbe dal prefetto… a raccontargli ogni… sua malefatta?»

La sua aria compiaciuta e divertita non mi convinceva, iniziavo ad avere una pessima sensazione.

    «Con questo cosa vorresti dire? Che cosa dovrebbe importare a me o a mio figlio di quel mentecatto? Siamo persone serie, noi, non abbiamo tempo da perdere con quindicenni disturbati!»
    «Quindicenni disturbati? Suvvia… non ricordi, Malfoy, quando eravamo giovani noi? Beh forse tu no… sei mai stato… giovane… tu? E non si tratta di un moccioso qualsiasi, no… ma del fratellino di Rodolphus... Lestrange! Ecco... ecco… la vedo… ora... la luce avida… nei tuoi occhi!»

Irritato, feci finta di non sentirlo, mentre nel pugno, la bacchetta era stretta fino allo spasimo. La parte razionale di me mi ricordava che stavo perdendo tempo prezioso, che stavo dando spago a un ubriacone invece di correre dal Lord e verificare che Black facesse la fine che meritava… eppure…

    «Lestrange è a capo della propria dinastia e non ha trent’anni… è salito nelle grazie del Lord in poco tempo, nonostante madornali errori di valutazione e missioni tutt’altro che fortunate… »
    «E a te tutto questo rode, lo so, quel ruolo doveva essere tuo... di Lucius… e invece… puff!»
    «Fottiti! Quell’uomo non ha nulla a che spartire, a parte il nome, con quel fratello demente!»
    «Demente, già… ma lo è, Malfoy? Sul serio? E se fingesse? Se fingessero entrambi? Cosa c’è di meglio di un fratello pazzo per versare veleno in un piatto uscito dalle cucine di Hogwarts?»
    «Come scusa? Quale veleno? Quale piatto? Di cosa stai parlando? Rispondi! ROSIER!»

Rosier fissava l’albero come se stesse ammirando una bella donna, aveva sollevato una mano e accarezzava la superficie liscia del tronco gorgogliando sorrisetti ebeti. Ormai trattenevo a stento l’impulso di cruciarlo. Non riuscivo più a capire se fosse pazzo, ubriaco o addirittura facesse finta.

    «Per l’ultima volta, di quale cazzo di veleno stai parlando? Maledizione! ROSIER!»

Demian Rosier si voltò, mi guardò sorridente. E scoppiò a ridere.

***

Orion Black
Morvah, Cornwall - sab. 22 gennaio 1972

Bacchette strette in pugno, uscimmo dal riparo tra le rocce in fila indiana e in religioso silenzio, unica protezione un Incantesimo di Disillusione. Avevamo assunto la Polisucco tutti quanti, Fear aveva l’aspetto di Mirzam e la mocciosa quello di Sile, io ero diventato un insulso ragazzotto di vent’anni, capelli rosso fuoco, alto e dinoccolato, un probabile amico o parente irlandese degli Sherton. Affrontare quella situazione “con la mia faccia” era stata una leggerezza, e nemmeno l’unica commessa fino a quel momento: quando avevo creato le mie sfere luminose, durante la prima parte della discesa, non avevo pensato neanche per un istante che potessero esserci delle vedette del Signore Oscuro, nascoste tra gli scogli. Per fortuna, a scoprimi era stato Fear. Ora il vecchio avanzava davanti a me e alla Strega, evocando, passo dopo passo, un Incantesimo che illuminava solo il profilo esterno delle rocce, svelando i vuoti che si aprivano sotto i nostri piedi.

    «Non è vera Magia del Nord, è solo un trucco per preparare i bambini a muoversi nel buio.»
    «E se per i marmocchietti di nove anni è un gioco, Black, scendere nel buio non creerà certo problemi a un Mago grande, grosso e soprattutto… coraggioso… come te!»

Con la ragazza la situazione non era migliorata, anzi: nonostante la consegna del silenzio imposta da Fear, dopo una serie di battibecchi indecorosi, di tanto in tanto scoccava nuove frecciatine “gentili” al mio indirizzo e si ostinava a non dirmi il suo nome. Avevo deciso di ignorarla, subire i suoi affronti o rimuginare su quanto detto da Fear mi distraevano troppo e non era quello il momento, avevo ben altro cui pensare. Tutto era iniziato quando, poco prima di uscire, ero stato messo a parte del piano, un piano che era un eufemismo definire “non molto convincente”: saremmo scesi fin dove possibile, poi avremmo usato un espediente per attirare i Mangiamorte fuori dalla grotta così, mentre Fear, trasformato nel finto Mirzam, restava all’esterno a fare da esca, calamitando l’attenzione del Lord su di sé, noi saremmo entrati a cercare Alshain e i suoi; per la precisione, io avrei tentato di liberare Sherton, mentre la Strega mi avrebbe coperto, difendendomi al meglio delle sue capacità. Era stato lì che la mia audacia era andata a farsi fottere: sapere di dover affrontare i Mangiamorte o il Lord, senza poter contare su Fear al mio fianco, aveva cancellato il poco coraggio con cui mi ero imbarcato in quell’assurda impresa. Il folle progetto suicida, tra l’altro, era il piano originale, non una balzana alternativa d’emergenza ideata al volo dopo la defezione di Warrington: l’unica differenza era che mancavano anche quei Ministeriali, sui quali il vecchio pareva avesse confidato tanto all’inizio. A guardarlo, più che preoccupato, Fear mi era sembrato infuriato; convinto che fosse per Jarvis, avevo preso la brillante decisione di rassicurarlo, ricordandogli la condotta esemplare tenuta finora dal giovane con gli Sherton e con la Confraternita. Era stata l’apocalisse: il vecchio mi aveva ascoltato, fissandomi con un’espressione indecifrabile che lentamente era virata al solito diabolico compiacimento, poi era scoppiato a ridermi in faccia.

    «Mi prendi per un vecchietto sentimentale che versa lacrime per la scomparsa di un moccioso come Warrington? O per un incapace che ha bisogno degli Aurors per sistemare quattro balordi mascherati? Il mio disappunto, Black, ha un solo motivo: ideando questo piano, avevo previsto di far crepare tutta quella dannata feccia del Ministero! Avrei voluto qui quegli idioti capitanati da Crouch solo per farne carne da macello, appena fosse iniziata la mattanza! È chiaro?»
    «Ma non temere, “Cuor di leone”, la mattanza ci sarà comunque, grazie a noi: con due soli bersagli, sarà difficile per il Lord non andare a segno, non trovi? Anche se sarà un ben misero bottino, il suo: voleva Mirzam Sherton, otterrà una mocciosa sconosciuta e un… inglese codardo!»

La ragazza aveva sogghignato per un bel pezzo, vedendomi rabbrividire alla sola parola “mattanza”.

    «Sei turbato, Black? Sei davvero così… sensibile? Pensavo avresti brindato al massacro dei tuoi nemici… o non ritieni che lo siano? Per la Confraternita, entrambi gli schieramenti lo sono: per questo era sacro dovere del Maestro approfittare dell’occasione, fare in modo che Crouch e il Signore Oscuro si eliminassero a vicenda e i loro uomini diventassero cibo per i vermi!»
    «Dunque è per questo: è per vedere morto Crouch che non hai avvisato la Confraternita!»
    «A che scopo avrei dovuto farlo? La Confraternita non sarebbe servita a nulla, qui, avrei fatto il gioco del Lord, chiamandoli tutti nella sua trappola e sprecando prezioso Sangue del Nord!»
    «“Sprecare”? Se non l’hai capito, vecchio bastardo, questa era l’unica occasione per salvare Alshain e la sua famiglia! Sarebbe stato fondamentale ogni uomo della Confraternita e tu invece…»
    «Ogni singolo uomo, Black? Donne, vecchi e bambini no? Certo, spazziamo via tutti! Lascia che ti spieghi la situazione: la Traccia dice che “potrebbero” esserci dei bambini ma non è sicuro, forse ce n’è uno, forse neanche quello che è destinato a diventare l’Erede… Quella Traccia, Black, NON DICE se Alshain Sherton sia qui o altrove… Secondo te io avrei dovuto chiamare a morire la mia gente, senza neanche avere la certezza che là dentro ci sia il Signore di Herrengton da salvare?»

A quelle parole, che mi avevano riportato alla notte di Herrengton e alla freddezza con cui il vecchio era stato pronto a sacrificare Rigel alla Fiamma di Habarcat, l’avevo guardato disgustato.

    «Sei sempre stato un essere spregevole e immorale, Fear… »
    «Modera le parole, quando parli del Maestro!»
    «Bel maestro! Tu come chiameresti un uomo al quale non interessa salvare almeno un bambino, ragazzina?»
    «Per esperienza personale, un uomo del genere io lo chiamo “padre”! Il mio Maestro è un uomo spregevole? Non ritiene importante la vita di un bambino? Lui è qui, a mettere a rischio la propria, di vita, per salvarlo! Se lui è spregevole, cos’è un grande uomo, membro illustre della società, che non si assume le proprie responsabilità neanche verso i figli che ha messo al mondo?»
    «Stammi bene a sentire, ragazzina, non so cosa questo bastardo ti abbia raccontato, ma… »
    «Basta così!»
    «Che pazzia è mettere le nostre vite in mano a un’invasata piena di rancore verso Alshain?»
    «Ho detto basta, Black! Smettiamola con le stronzate! Tutti! Noi non sappiamo cosa c’è nella grotta… Se c’è qualcuno da salvare, tenteremo di salvarlo, se non troveremo nulla, avremo almeno impedito, ancora una volta, al Lord di catturare Mirzam e mandare a puttane il lavoro che Alshain porta avanti da decenni! Se il Lord ci riuscisse, Black, gli Sherton non avrebbero scampo, neanche una volta al sicuro, a Herrengton, perciò… eseguiamo il compito che Alshain ci ha dato… guadagnare tutto il tempo possibile, così che Mirzam possa portare a termine la sua missione… »

Sconvolto, ero stato tentato di rompere il patto con Fear e andare per la mia strada, senza più farmi coinvolgere dal loro delirio. Poi avevo visto, di nuovo, negli occhi di luna del falso Mirzam, quell’esasperazione e quel senso di sconfitta che non erano mai appartenuti a Fear. Avevo compreso: era vero, era tutto, tragicamente, vero. L’esasperazione di dover rischiare la propria vita in quello che forse era solo un enorme bluff, il senso d’impotenza che nasceva dall’impegnarsi in un’impresa priva di senso, mentre le persone, che ci erano care, stavano soffrendo altrove o forse erano già morte. Quella consapevolezza mi crollò addosso sprofondandomi nella disperazione come nessun timore era mai riuscito, fino a quel momento. Ci stavamo mettendo in bocca al Signore Oscuro, senza sapere cosa ci fosse in ballo, io stesso, mi trovavo lì perché spinto, fomentato da Malfoy, abbindolato dalla sua promessa di poter riportare a casa il mio migliore amico. La promessa del peggior bugiardo che avessi mai conosciuto. Mi ero lasciato condurre nel suo gioco di specchi, mi ero fatto gettare fumo negli occhi, e ora, solo ora, mi rendevo conto di essermi perso in un’illusione.  

*

Scivolammo silenziosi, come ombre, sempre più in basso, per metri e metri; le pietre si fecero viscide di acqua di mare, i rumori provenienti dai ruderi erano ormai nascosti dall’ululato delle onde contro gli scogli, sempre più vicine, il freddo pungente dell'inverno penetrava anche attraverso le nostre potenti Magie Respingenti e i tessuti incantati. La discesa era stata rapida e priva di lunghe interruzioni, solo due volte ci eravamo fermati e accucciati tra le rocce, perché qualche metro davanti a noi, in punti in cui i massi erano disposti come guardiole naturali, avevamo intravisto dei Mangiamorte, tesi a controllare la spiaggia sottostante: aveva ragione il vecchio, si aspettavano un attacco della Confraternita dal mare, un’irruzione sulla spiaggia di decine di Maghi guidati da Fear o Mirzam. Non immaginavano che tre pazzi disperati come noi avrebbero tentato la via delle rocce.

    «Dobbiamo stordirlo e farlo fuori… uno di meno, no?»
    «No, Black... il Marchio che portano sul braccio serve al Signore Oscuro per chiamare i suoi uomini, si metterebbe in allerta se anche uno solo di loro non rispondesse all’istante… »
    «Quindi? Noi non possiamo lasciarlo lì... noi dobbiamo proseguire… »
    «Non possiamo lasciarlo lì, no, per questo lei è qui con me… avanti, tu, sai cosa devi fare!»

Per qualche oscura ragione, Fear era molto attento a non pronunciare mai il nome della giovane ma non aveva remore a parlare di lei: in entrambe le occasioni, la ragazza era sgusciata via, strisciando rapida e silenziosa, fino a portarsi alle spalle delle sentinelle; lì, aveva affatturato i due uomini offuscandone i sensi per il tempo a noi necessario a passare oltre la loro posizione, lasciandoli poi confusi e privi di forze, tanto da non costituire più una minaccia. Fear aveva ammesso di essersi occupato personalmente della sua educazione, le aveva insegnato tutto ciò che sapeva, soprattutto trucchi di Magia Oscura che, come vidi, l’allieva aveva imparato a padroneggiare in modo egregio.

    «Credevo che la Confraternita non ammettesse più la Magia Oscura, ora che c’è Alshain… »
    «Vero… la ragazza, però, non fa parte della Confraternita… e non vive nelle Terre... »
    «Com'è possibile? Non hai detto poco fa che ha il sangue di Sherton?»
    «Alshain me l’ha affidata, quando ha deciso di perdonarmi… avrei dovuto fare ammenda, così per correggere la mia arroganza e saggiare la mia lealtà, mi ha imposto una prova sgradita, occuparmi della sua… Mezzosangue. Non poteva tenerla a Herrengton, come puoi immaginare!»
    «Che cosa hai detto? Una Mezzosangue?»

Fear mi aveva azzittito con un Incantesimo Silenziante, poi si era avvicinato, sibilando che, alla prossima cazzata commessa, mi avrebbe scaraventato di sotto. Da quel momento, avevo smesso di fare domande, soprattutto a me stesso: più mettevo insieme i pezzi, meno quella faccenda aveva senso. Alshain mi aveva raccontato degli Incantesimi di Salazar atti a proteggere la Purezza di Sangue degli Sherton: l'unione tra un maschio Sherton e una Babbana o una Mezzosangue non sarebbe mai stata coronata dalla nascita di figli, quanto al Mezzosangue o al Babbano che avesse osato toccare una Sherton, avrebbe trovato la morte prima ancora di riuscire a violarne il sesso. Fear stava raccontando balle, era appurato, ma non riuscivo a capirne la ragione.
Non incontrammo altri Mangiamorte. Continuammo a scendere, in silenzio, attenti a ogni ostacolo, ripetendo a memoria, almeno io, ogni passaggio di quello che stava per accadere. Giungemmo infine in vista della grotta: il sangue mi divenne ghiaccio, il cuore mi batteva furioso, m’invitava a fuggire via, dinanzi a me, oltre quelle fauci illuminate dal tenue chiarore di poche fiaccole, si aprivano le porte dell’inferno. Fear ci guardò con gli occhi di luna di Mirzam, estrasse tre fialette di Polisucco e le distribuì, tenne la sua in tasca, mentre noi bevemmo le nostre. Erano le ultime ma nessuno se ne preoccupò: di lì a un’ora, in un modo o nell’altro, tutto sarebbe finito.

    Una volta al sicuro o più probabilmente morti, poco importerà se sarà finito l’effetto.

    «Mi Materializzerò sul pinnacolo tra i flutti e farò in modo che mi vedano: attirerò la loro attenzione rendendogli le cose difficili, voi approfittate della confusione in fretta, non so quanto resisterò, proverà a uccidermi o probabilmente a catturarmi. Riportate indietro tutti, se potete!»

Fear scomparve in una nuvola di polvere, in quello stesso istante, scoppiò il temporale. Non era un caso, il vecchio aveva osservato il cielo con molta attenzione, approfittare degli elementi che gli forniva la natura, invece di crearli con la Magia del Nord, era l’unica carta a sua disposizione.

    «Non potresti dirmi il tuo nome ora? Mi costringerai a chiamarti “oh” per tutto il tempo?»

Sorrisi alla ragazza, certo che, una volta lontana dalla presenza nefasta del vecchio sarei riuscito a tirar fuori un po’ di affabilità da quel pezzo di ghiaccio. Evidentemente non avevo capito nulla di lei.

    «Non dovrai chiamarmi! Mai! Hai capito? Che inetto! Non sei capace neanche di ascoltare!»
    «Questa tua testarda ostilità, ragazzina, creerà dei problemi, là dentro… te ne rendi conto?»
    «Io non spreco le mie energie a esserti ostile! Perché tu per me sei meno di niente, Black… Io faccio il mio lavoro, vedi di fare il tuo. Non ci saranno problemi, se non sarai tu a crearne!»

La mandai al diavolo tra me e non dissi altro, mi passai la mano sul viso, la pioggia aumentava d’intensità e i vestiti mi si appiccicavano addosso. Con la coda dell’occhio la guardai ancora, non traspariva la benché minima insicurezza in lei, mentre aspettava il segno che avrebbe dato il via all’operazione. Per un qualche bizzarro motivo pensai a mio padre, e sorrisi. Avrebbe tanto voluto un figlio così, duro e spietato, inflessibile, fin da quando eravamo bambini, si era sempre lamentato con mia madre per l’eccessivo “sentimentalismo” adottato nell’educare me e mia sorella Lucretia.

    Se conoscesse quest'arpia, cambierebbe opinione su Fear e sui Maghi del Nord … lui li considera inutili, eccentrici, dei pazzi visionari… invece ecco qua… un vero soldato!
    Lei non è Purosangue, Orion… già solo per questo non interesserebbe mai a tuo padre. Inoltre lei, come te, tra non molto non potrà dimostrare più niente, visto che sarete entrambi morti.

*

Il fulmine piombò a incendiare la bianca carcassa dell’albero abbandonato sulla spiaggia. Due Mangiamorte si affacciarono, topi appiattiti contro gli speroni di pietra: dalla nostra posizione, accucciata tra le rocce, ne vedevo i profili illuminati dalle fiaccole all’ingresso della grotta. Il fuoco non si spense con la pioggia, il rogo non consumò l’albero, la sagoma rimase intatta e oscura all’interno di fiamme sempre più alte, più azzurre, più fredde. Era in atto una Magia, i quattro uomini del Lord, che ora si accalcavano all’apertura, ne furono presto consapevoli: agitati, parlottavano, si guardavano attorno, alcuni si alzarono in piedi, a scrutare l’oscurità dinanzi a loro, esponendosi, sciocchi, all’Anatema di un possibile nemico nascosto nell’ombra. Mi strinsi nel mantello, alimentando gli Incantesimi che lo rendevano impermeabile a pioggia e freddo. E attesi.

    Prima il fulmine, poi il fuoco che non si estingue… e adesso…

L’onda ingrossò all’improvviso, divorò la spiaggia, le rocce, si sollevò dall’abisso, scalò inesorabile la scogliera, metro dopo metro, scoglio dopo scoglio, giunse fino a lambire l’ingresso della grotta, poi si ritrasse rapida, furiosa, violenta, strappando via terra, macigni, uomini, quegli uomini che erano rimasti in piedi a cercare il nemico in figure umane che non esistevano, e non lo vedevano in quell’onda che avanzava. Ne furono trascinati via due, l’onda li tramortì, li soffocò nel suo abbraccio turbinoso, li massacrò, scagliandoli sulle punte aguzze affioranti fino ad annerire di rosso rubino la spuma argentea dei flutti. Improvvisa com’era apparsa, si dissolse. Lungo tutta la costa il mare era agitato, percorso e percosso dal fluire delle onde furiose che si schiantavano contro gli scogli, ai piedi della grotta, invece, una distesa di acqua tranquilla, sinistramente tranquilla, impercettibile si ritraeva, lenta, più indietro e più in basso, lasciando scoperto metri di fondale.

    Un mostro che finge di dormire, e si prepara a balzare.

Molti altri Mangiamorte si riversarono fuori dalla caverna, prima altri tre, poi quattro, infine otto: si erano ritirati là le vedette che avevano pattugliato la scogliera, o Fear aveva sottostimato le forze nascoste nella grotta? E chi erano? I nuovi proseliti giunti da lontano, o quanti, fino a poche ore prima, avevano banchettato attorno al mio tavolo? Non potevo saperlo, vedevo solo che erano molti di più, troppi di più rispetto a quanti immaginavamo di dover affrontare. Tutti indicavano vocianti il tronco che bruciava sulla spiaggia, nonostante l’acqua l’avesse sommerso e poi abbandonato, e la marea che ritirandosi in un’anomala risacca, aveva lasciato la spiaggia arida per decine di metri. Tra le creature agonizzanti, rimaste prive di ossigeno e di appiglio, il mare sputò annoiato i due corpi martoriati, trofei di caccia, monito ed esempio per chi restava, poi la risacca abnorme iniziò a ritrarsi molto più velocemente, con un sibilo mostruoso che faceva rizzare i peli sulla schiena.
Ero talmente impressionato da ciò che vedevano i miei occhi, che la ragazza dovette lanciarmi una lieve Fattura Pungente per ridestarmi e spingermi a seguirla: aveva ricominciato a scendere tra gli scogli, approfittando della disattenzione dei Mangiamorte. Fear ci aveva detto che cosa avrebbe fatto, non potendoli creare con la Magia del Nord, avrebbe preso il controllo degli elementi naturali con tutti gli Incantesimi Oscuri più potenti che conosceva, ma nello schema sintetico che ci aveva esposto, in quell’asettico racconto di colpi sferrati da cielo e da mare, nulla faceva presagire la potenza e l’orrore, la meraviglia e la distruzione di quello che avrebbe fatto contro il Signore Oscuro.

    Il vecchio Sherton aveva ragione, non è solo un Mago Oscuro, è un pazzo che si crede Dio.

Con gli occhi fissi davanti a me, a imitare i movimenti della Strega, senti i Mangiamorte che vociavano, agitati, parlavano di qualcosa in mare, io m’imposi di guardare dove mettevo i piedi, quando, però il sentiero curvò portandomi sopra di loro, di fronte al mare aperto, sollevai gli occhi e lo vidi. Fear era lì, una figuretta piccola rispetto all’immensità del mare, fulgida e potente, in quella notte di tenebre e tempesta, i suoi abiti candidi rilucevano, quasi fosse fatto di stelle: non aveva assunto la Polisucco, si presentava al destino con le sue reali sembianze, i lunghi capelli candidi mossi dal vento, manifestazione anch’essi della furia che si celava nella sua anima nera.  Sentii i Mangiamorte ridere, lo vedevano così esile, avvolto in quelle vesti semplici, ampie, arruffate dal vento, un fuscello in balia degli elementi, pronto a esserne travolto. Sembravano non credere che fosse quel corpo fragile e vecchio a guidare la corrente, a piegare la pioggia, a ingrossare il mare, scatenando la furia delle onde sulla spiaggia, mandandole a scalare la scogliera, fin sulla grotta.

    «Muoviti! Guarda laggiù!»

Dovevo sbrigarmi, sì, c’eravamo abbassati tanto da poter essere colpiti anche noi, se le onde fossero state più alte, ma mentre cercavo l’appiglio migliore per affrontare l’ultimo tratto di discesa, guardai ancora la spiaggia, attratto dalla luce fredda dell’incendio. Il Signore Oscuro era lì, avvolto nel suo nero mantello, si ergeva tra i suoi uomini in silenzio, sorridendo all’avversario tanto atteso.

*

    Bianco e Nero,
    Purosangue e Mezzosangue
    Vecchio e Giovane
    Silenzio e Grida
    Luce e oscurità

Riaprii gli occhi, il respiro trattenuto. La risata sinistra del Signore Oscuro superò il fragore delle onde, parlava, anche se non capivo cosa dicesse, né se si rivolgesse a Fear o ai suoi uomini. Era uscito dalla grotta, aveva percorso una sottile propaggine di scogli che si allungava sul mare e da lì, immobile, fissava il vecchio sullo sperone di roccia, lontano da lui, dinanzi a lui. Con un lento, elegante gesto della bacchetta, tracciò un arco nell’aria, subito decine e decine di fiaccole e bracieri, ai suoi piedi, lungo i fianchi della scogliera, sulla spiaggia e sul bordo della spianata, presero fuoco.

    La battaglia contro gli Aurors è finita? Che ne è stato di tutti gli altri? Chi di loro è caduto?

Il Lord aveva allestito il suo spettacolo: gli uomini, molti di più di quanti avessimo previsto, erano disposti come spettatori in un teatro, in alto e lungo i costoloni, a formare i raggi di un emiciclo, le fiaccole strette in mano, a osservare il Signore Oscuro in basso, al centro dell’orchestra, e Fear, la pallida crisalide che si muoveva sul palcoscenico. Tremai, ripensai al temibile sospetto che mi aveva suscitato il discorso di Malfoy, che gli Sherton fossero stati tenuti in vita, in quelle terribili giornate, solo per essere poi uccisi durante un’esecuzione pubblica e spettacolare.
Non ebbi molto tempo per crogiolarmi nei miei timori, però: con un cenno lieve della sinistra, Fear spinse l’onda, che tanto aveva alimentato e trattenuto, e la riversò sulla spiaggia, mandandola ad abbattersi sugli scogli, più furiosa e potente, la innalzò per metri, arrivando a lambire l’ingresso della grotta. La ragazza ed io rotolammo giù, nelle tenebre di uno stretto passaggio in ombra, fino a portarci di lato all’ingresso, fuori dalla vista dei Mangiamorte, tutti presi dallo scontro a distanza dei due Maghi; io rabbrividii quando schizzi di schiuma mi raggiunsero in faccia, nella penombra rosseggiante delle fiaccole, però, la ragazza si limitò a portarsi l’indice alle labbra, lanciandomi un’occhiataccia che esigeva silenzio. Sgusciammo via, rapidi, tra i massi, guadagnando ancora metri, la grotta si apriva ormai alla nostra destra, a dividerci solo un gruppo di alti speroni taglienti che potevano farci da scudo. Mi voltai, la stretta lingua di pietra che si protendeva sul mare come una passerella era chiazzata di viscide pozzanghere, ghermita, in tutte le direzioni, dal mare palpitante: il Lord era sempre lì, ma si era mosso, fino alla punta estrema, l’acqua che poteva lambirgli i calzari.

Alla fine, l’onda arrivò, a prenderlo.
E in quel momento, l’onda, il potere di Fear, la nostra speranza, tutto si fermò, si disintegrò.

Senza neppure un gesto da parte del Signore Oscuro, domata forse da un Incantesimo non verbale, forse dal solo e semplice contatto col suo corpo, l’onda non avanzò oltre. Il Lord si voltò ai suoi uomini, sorridente, la sua voce tonante echeggiò nella tempesta, parole di derisione per il vecchio e per la Magia del Nord, che si era dimostrata, ancora una volta un patetico e inutile miscuglio di trucchetti per bambini.
Scrutai l’oscurità alla ricerca di Fear, il vecchio era immobile sul suo scoglio, non riuscivo a vederlo in faccia, perché teneva il capo chino, dava di sé un’immagine di uomo sconfitto, le braccia inerti lungo il corpo, sfinito, abbattuto; il Lord s’impossessò della massa di acqua che doveva abbatterlo e la fece avvolgere su se stessa, con un sibilo tremendo e con un secco movimento della bacchetta, la scagliò violenta contro il suo stesso creatore, mentre invitava i suoi uomini a godere della sottomissione dell’ultimo temibile Mago Oscuro delle Terre del Nord.

    «Salazar, ha bisogno di noi, dobbiamo fare qualcosa o annegherà!»
    «Zitto… muoviti piuttosto, dobbiamo entrare… »
    «Che cosa? Vorresti lasciarlo lì?»
    «Pensi di poter fare tu qualcosa per lui? Che non sia mandare a monte il lavoro di tutta la sua vita?»

Il Lord vociava contro il vecchio, aveva ripreso l’onda, facendo una serie di finte per intimorirlo, lo bloccava su quel pinnacolo e lo pungolava con una serie di Cruciatus di forza crescente, lo vidi contorcersi nel dolore sotto gli applausi divertiti di quei bastardi. Voldemort aizzava i suoi uomini, ripeteva, ora lo sentivo, che era lì, nel punto in cui si trovava, che aveva dato il corpo di Alshain Sherton e dei suoi figli alla furia del mare, blaterò di come Alshain avesse pregato e si fosse umiliato, di come avesse confessato tutti i suoi segreti, di come avesse rivelato alla fine dove si trovasse Habarcat e quale fosse la missione del suo stesso figlio. L’onda si avvicinò, arrivò a lambire i piedi del vecchio, lentamente si sollevò, impossessandosi centimetro per centimetro del suo corpo, Fear restava immobile, stretto nelle spire del Signore Oscuro, muto, sordo alle tentazioni del Lord, che lo dileggiava, gli ordinava di piegarsi, di passare dalla sua parte, in cambio della vita.

    «Salazar… è distrutto dal dolore… neanche risponde, lui sempre così sagace… »
    «Non risponde perché ha di fronte un Mezzosangue, sarebbe un disonore per il Maestro dimostrargli attenzione!»
    «Che cavolo stai dicendo? Anche tu lo sei, eppure ti ha tenuta con sé e di ha insegnato… »
    «Solo perché sarebbe stato più disonore, per lui, venir meno alle richieste del suo signore… »
    «Che cosa? Che razza di pazzi siete?»
    «Smettila di perdere tempo, Black… dobbiamo andare!»
    «Non ce la faremo mai, non con quella schiera di cecchini che fanno la ronda in alto… »
    «Incantesimo di Disillusione ricordi?»
    «Avranno disposto Incantesimi Disvelanti, là dentro, no? Vogliono stanare Sherton!»
    «L’Incantesimo te l’ha imposto il Maestro, non dimenticarlo… »
    «Hai visto ora che ne è stato della Magia di Fear, proprio lì, due secondi fa… »
    «Sei ottuso come tutti gli altri, Black! Fear non ha neanche iniziato, con quei buffoni!»

La seguii, ma fummo presto costretti a fermarci perché un paio di Mangiamorte ci sbarrava la strada. Guardai ancora la terribile scena che si svolgeva in mare, il vecchio restava silenzio, a occhi chiusi, non fiatò né urlò neanche sotto i nuovi attacchi con la Cruciatus. Infine, stanco, annoiato, il Signore Oscuro decise di farla finita, lasciò che l’onda travolgesse il vecchio, che superasse di vari metri il pinnacolo sul quale si ergeva Fear e si dissolvesse nell’oceano trascinandolo con sé negli abissi.  Pochi istanti prima, mi parve che le vesti candide del vecchio rilucessero in maniera più evidente, ma tutto finì, rapidamente, la massa di acqua si annientò su se stessa, scomparve nell’oceano, lasciò vuoto e buio là dove si era mossa fino a spegnersi la delicata crisalide.

    «Ora… »

Le sentinelle si spostarono verso il Signore Oscuro, a festeggiare con lui, tutta la scogliera era un tumulto di voci e risa, di guaiti e sconcezze, mentre il Lord si pavoneggiava con loro, redarguendoli che quella era la fine di chiunque negasse il suo potere, la sua natura, il suo retaggio.
Stava ancora parlando di se stesso come di Erede di Salazar, quando il giubilo e i rumori della tempesta furono sopraffatti da un respiro sinistro che sgorgava dalla terra stessa. Ridusse al silenzio tutti quanti, persino il mare; poi, dagli speroni di roccia, su cui tutte quelle fiaccole erano accese e gli uomini si ergevano, si sollevarono alte colonne di polvere, sentii dei ciottoli cadere, dei sassolini colpirmi, sollevai lo sguardo, verso la costa di roccia che avevo di fronte, vidi franare i massi, giù, uno dopo l’altro, come tessere di un domino; mi voltai, alle mie spalle, allo stesso modo, i massi si staccarono dalle pareti di roccia, come percorsi da un brivido, rovinando sulla spiaggia o direttamente in acqua, trascinando con sé uomini e bracieri. Il silenzio teso fu improvvisamente rotto dalla furia del mare e della terra sconvolta, cui si unirono le grida di aiuto e di dolore dei Mangiamorte che erano rimasti travolti e investiti dalla frana.
Tutte le fiaccole che illuminavano la scogliera si spensero all’improvviso. Persino il fuoco azzurro generato dal fulmine. Poi la spiaggia fu un susseguirsi di scoppi e luci, di flash e voci e concitate. I lampi rossi degli Schiantesimi fendevano l’aria in tutte le direzioni, nuvole di polvere e sabbia turbinavano accanto e intorno a noi. Sentii la mano della ragazza stringersi inaspettata sul mio avambraccio, per costringermi a seguirla. Si voltò, per la prima volta da quando c’eravamo incontrati, c’era un sorriso pieno sulle sue labbra, un sorriso incredibilmente radioso, che arrivava a farle brillare gli occhi.

    «Forza, Black… sono giunti a darci man forte!»

***

Abraxas Malfoy
Zennor, Cornwall - sab. 22 gennaio 1972

    «Per l’ultima volta, di quale cazzo di veleno stai parlando? Maledizione! ROSIER!»

Demian Rosier si voltò, mi guardò sorridente. E scoppiò a ridere.

    «Eh? Parli con me?»

    Salazar santissimo… dammi la forza di non sopprimerlo…

    «Di quale veleno stai parlando?»
    «Veleno? Ah già, il veleno… com’è? Ora… sei interessato a mio figlio… eh?»
    «Finiscila di fare il coglione! Quale altro casino sta per combinare Lestrange a Hogwarts?»
    «Che parole! Sei diventato… un vero… vero… maleducato, Malfoy… e sei… cattivo… »
    «Sì, lo sono, neanche immagini quanto! E potrei anche peggiorare, ti avverto! Non provocarmi!»

Demian si avvicinò, era più alto di me, si dovette chinare un poco per fissarmi dritto negli occhi quel suo sguardo chiaro e appannato, alzò una mano verso il mio mantello, io serrai la bacchetta e la portai all’altezza della sua faccia, pronto a tutto, ma lui si limitò a prendermi una ciocca di capelli e osservarla, poi mi alitò addosso il suo fiato fetido di Firewhisky e… solo Salazar sapevo cos’altro.

    «Sei sempre stato così biondo, tu?»
    «Toglimi queste sudice mani di dosso o ti raccoglieranno in cenere! Quale veleno? Destinato a chi? Non al mio Lucius, vero?»
    «Nahhhh… Tuo figlio è tranquillo, Malfoy… anche troppo, preso com’è dalla sua bionda fidanzatina... Ho ricevuto il gufo prima di venire qua, Evan mi ha chiesto cosa fare… Intervenire? Boicottare? Collaborare? Denunciare? Dimmi tu: vale la pena tenere in vita uno Sherton? Qual è il valore di Rigel Sherton per il Lord? E per te?»

Rosier ghignò. Scorsi un lampo di astuta consapevolezza nei suoi occhi e subito crollarono le mie certezze. La sua trasformazione fu rapida, ogni tremito in lui scomparve, una scaltra espressione da usuraio prese il posto di quella ebete che aveva tenuto per tutta la serata.

    Non era il delirio di un ubriaco ma una farsa! Il maledetto ha recitato a mio uso e consumo!  Che idiota, io che mi sono sempre imposto di non prendere mai alla leggera le situazioni... 

Sapevo che Lestrange, prima o poi, avrebbe colpito, ma non immaginavo tanto in fretta...  non solo ma Rodolphus tentava di scombinarmi i piani proprio a Hogwarts, sotto il naso del mio Lucius, il quale, stolto, non si accorgeva di nulla, al contrario del figlio del patetico imbecille che avevo davanti.

    La beffa che si unisce al danno… non poter contare neanche sul proprio sangue…

    «Non so di che cosa stai parlando, Rosier, ma… se hai delle informazioni su mio nipote… »
    «… Mi daresti finalmente prova della tua proverbiale generosità, Malfoy? Ahahahah… »

Rosier sghignazzò, si appoggiò all’albero lisciandosi la rossa barba caprina di cui si vantava tanto e cominciò a osservarsi le unghie, scoccandomi occhiate ammiccanti in tralice. Benché soffrissi alla sola idea di darla vinta a quel coglione, decisi di stare al gioco: Rodolphus andava fermato, e subito.

    «A parte mio figlio, i miei nipoti sono gli unici parenti che mi restano, Rosier, sono molto legato al mio Sangue, e al sangue puro, in genere: è sempre così scarso, non può andare sprecato!»
    «Capisco… e ti ammiro, così preoccupato per i tuoi nipoti benché non sia mai corso buon sangue tra te e tuo cugino! Ed è proprio per questo che ho deciso di farti dono di questa informazione, perché sei un uomo… pronto a tutto… per prevenire i pericoli che i tuoi nipoti possono correre a scuola...  »

Non mi sfuggì il tono derisorio con cui formulò la frase e quanto la voce si soffermò su quel “pronto a tutto”: l’informazione sarebbe stata molto costosa. E gli avrebbe dato modo di umiliarmi.

    «Sai quanto sono vicino al Ministro Lodge, Demian… mai come in questo momento sarebbe possibile perorare la tua causa, riabilitare il tuo nome e ridarti quell’ufficio al Ministero cui tenevi tanto, un’ottima opportunità per te e per tutti noi... la Società Magica ha bisogno di uomini di valore!»
    «Molto gentile e generoso, Abraxas, e… sorprendente… sono meravigliato che la pensi così… fino a pochi minuiti fa, non sembrava che tu credessi molto nel mio… valore… »
    «Nulla di personale… sono solamente un uomo che non apprezza mai la debolezza negli altri, come in me stesso... m’innervosisce vedere uomini che si buttano via, quando potrebbero dare molto al nostro mondo… »
    «Hai ragione… dovremmo essere tutti più… seri e morigerati… come te… soprattutto in tempi come questi… Ti ho fatto perdere TROPPO TEMPO, con il mio stupido scherzo, scusami… il piano... ecco… il piano è molto astuto, Abraxas: Rigel Sherton sta molto male, lo sai… se morisse ora, chi penserebbe che ci sia sotto qualcosa di losco? Purtroppo per lui, nessuno… Perché farlo, dirai tu, basterebbe aspettare che la natura… beh… Lestrange vuole la mocciosa per il fratello, sarebbe l’unica erede di tutta la fortuna di Herrengton, una volta eliminato Mirzam… »
    «Progetto ambizioso quanto surreale, visto che nessuno sa dove si nasconde… per giunta con la moglie… potrebbero essere impegnati a sfornare una miriade di nuovi piccoli Sherton, per quanto ne sappiamo… ma hai ragione… purtroppo non mi stai dicendo nulla che non sappia già, Demian… tutti conoscono la debolezza dei ragazzi Sherton, con un fratello in fuga, i genitori dispersi… un tutore che… beh, non sono la persona più adatta a esprimere giudizi su Orion Black… sto valutando con il mio MagisNotaio come far pesare che io sia il loro unico parente in vita, ormai… »
    «Hai ragione… tolti forse proprio i Black… e di certo i Llywelyn… sei il loro parente più prossimo… sai com’è, al contrario di te, tendo a ricordarmeli, quegli irlandesi… sono anche miei parenti!»

Sghignazzò, mi voltai a osservarlo bene, i Rosier non erano mai stati molto fieri di quella lontana parentela, mai con Alshain o con Deidra l’avevano fatta pesare, anzi, Demian tendeva a minimizzarla…

    Possibile che voglia sedersi al tavolo adesso, come una iena che fiuta il tanfo di una carogna?

    «Non credo che Alshain sarebbe lieto di una collocazione irlandese, per i ragazzi… »
    «Neanche io… ma sappiamo entrambi che questo problema non si presenterà… non per ora, almeno… Alshain Sherton tornerà al mondo questa notte, dico bene? Mio figlio, sempre lui, la testa calda, mi raccontava del comportamento dei giovani Sherton, non erano disperati come la situazione avrebbe richiesto…E… sai quei loro anelli? Rigel sta sempre a controllarne uno… »
    «E allora? Hanno mani piene d’anelli fin da piccoli… »
    «Penso sia in contatto con i genitori… sono vivi… e dietro a tutto questo ci sei tu!»
    «Io? Di nuovo con questa storia? Allora è vero che sei ubriaco, Rosier! Torniamo al piano… »
    «Non sono ubriaco, no… sai, mi sono chiesto, quando ho capito che avevi fatto tu qualcosa, se non fosse una buona idea parlarne con Rodolphus Lestrange… l'argomento era delicato... come dire… le ghiande non cadono lontano dalle querce... dovevo valutare… da un lato c’era il rischio che, da buon figlio di Roland, Rodolphus avrebbe prima lanciato l’Avada, poi mi avrebbe fatto le domande… dall’altro il Lord sarebbe stato così felice e grato di avere certe notizie, che non mi avrebbe offerto solo un lavoro al Ministero, per capirci… lavorare… ti pare una ricompensa?»
    «Che cosa stai cercando di fare? Minacciarmi? A parte che ormai sei fuori tempo massimo… hai valutato che forse… il Lord ne fosse già a conoscenza? Vedi, Rosier, la differenza tra me e te, è che tu cerchi di arrampicarti sugli specchi e vendere fuffa… io ho prove documentate dei tuoi intrallazzi all’Ufficio Misteri, non dimenticarlo!»
    «Sei sempre così teso, Abraxas… te l’hanno detto che non fa bene alla salute? Ti sto solo raccontando di come abbia fatto i tuoi interessi, senza che tu neanche lo sapessi... potevo anche stare zitto, capisci? Farmi gli affari miei, lasciare che i tuoi piani fallissero come quelli di Lestrange, ma poi mi sono detto… Pensa quanti rischi ha corso quest’uomo per la sua famiglia, sfidando persino il Lord… non è da ammirare? È evidente che ci tiene tanto agli Sherton… non puoi tacere!»

Ero spazientito. Non capivo dove volesse andare a parare, il tempo stava scorrendo, io avevo un compito serio da svolgere, ma ero moralmente inchiodato lì, c’era un pericolo credibile che incombeva sul mio investimento ed io non ero ancora stato capace di venire a capo dei piani di Lestrange.

    «E quindi? Voglio sapere quando agirà Lestrange… tutto il resto non ha importanza… devo esserti grato? Lo sarò… rivuoi il tuo lavoro al Ministero? Lo riavrai… Non lo vuoi? Non lo riavrai… Desideri denaro? Una carica? Una donna? Un uomo? Cosa diavolo vuoi, Rosier? Ho fretta!»
    «Il lavoro al Ministero mi piacerebbe, sì… mi faceva sentire utile… e quelle prove di cui parlavi… beh… tra amici… non dovrebbero esserci queste piccole incomprensioni, non trovi?»
    «Ne parleremo con calma, d’accordo… »
    «E infine… »
    «Ancora? Che cos’altro vuoi, avida faina?»
    «Sempre così gentile… ho a cuore Evan, tutto qui... quanto tu hai a cuore il tuo Lucius… sei l’unico che mi possa procurare il futuro che desidero per mio figlio… direi che è un prezzo equo...  per quest’informazione e per un piccolo dono che intendo farti… A TEMPO DEBITO… suggellerà la nostra amicizia… »
    «Ti assicuro che non ce n’è bisogno… abbiamo suggellato abbastanza stasera per il resto dei miei giorni!»
    «OH no… ce n’è bisogno… credimi!»
    «Vai avanti!»
    «Lestrange agirà domani, prima di partire per il funerale… Rabastan non sarà neanche presente, quando la pozione inizierà a produrre i suoi effetti… così, se anche qualcuno capisse che si tratta di un omicidio... »
    «“Domani”? Come sarebbe domani? Io non farò mai in tempo a mandare le istruzioni a Lucius! Maledetto! Che tu sia maledetto, stupido coglione! Perché mi hai fatto perdere tempo?»
    «Malfoy... Malfoy... vedi come sei sempre così cattivo, irascibile... ingrato... e disattento… non hai sentito che A TEMPO DEBITO ti avrei fatto… un piccolo dono?»

Lo guardai senza capire, talmente tramortito all’idea di aver perso tutto quel tempo, tempo che mi serviva con Alshain a Morvah, per star dietro a un idiota che mi parlava di una follia che ormai non potevo più fermare, non sarei mai riuscito a comunicare con Lucius prima che Lestrange avvelenasse il moccioso.

    «Ho preso le mie contromisure... per TEMPO… Ahahah… che faccia fai, Malfoy… non ci arrivi proprio eh? IL TEMPO è l'unica cosa che a Demian Rosier non mancherà mai… ero certo che lo sapessi… »

Rosier scoppiò a ridere, lo fissai disgustato, quell’idiota mi colse di sorpresa, mi afferrò per una mano e mi Smaterializzò con sé. Quando riaprii gli occhi e mi rimisi in piedi, non ci trovavamo a Gloucester, a casa Sua, ma di fronte ai cancelli della mia villa nel Wiltshire, il viale completamente innevato. Rosier stava facendo volteggiare una specie di piccolo orologio dalla casa argentea attorno a una catena di stretti anelli d’argento: una Giratempo.

    «Che cosa significa, Rosier? Perché siamo qui? A casa mia?»

*continua*



NdA:
Ciao a tutti, volevo lasciarvi un aggiornamento prima delle vacanze e così eccomi qui, con il caldo infernale questo capitolo lunghissimo è pressoché ingestibile, pertanto, per la mia salute mentale e per la vostra l’ho diviso in due… tra l’altro almeno potete godervi con calma tutto quanto, molti sono indietro anche del capitolo precedente, tra esami, sessioni estive, ecc ecc…
Ci diamo pertanto appuntamento per dopo ferragosto con la seconda parte… preparatevi a qualcosa di … sconvolgente…
Baci e divertitevi!!!

Valeria



Scheda
Immagine 

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Terre_del_Nord