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Autore: ericaron    28/07/2015    0 recensioni
Mi chiamo Peter ed ho solo 9 anni.
non credo di meritare tanta pena a quest' età.
oltre a dover scappare dai Droni, devo preoccuparmi di crescere e proteggere la mia sorellina Taylor, che ha solamente un anno e mezzo.
i Droni sono dei "robot" super tecnologici che individuano il potere di un mutante semplicemente guardandolo.
Il loro scopo è trovarci tutti e distruggerci.
Io odio il mio potere ed odio essere un mutante.
Il mio "dono" (come lo chiamava mia madre) consisterebbe nel controllare il fuoco, anche se "controllare" non sarebbe proprio il termine adatto.
Noi mutanti non siamo animali, ma gli umani ci braccano come se fossimo di peggio, come se fossimo dei mostri.
La realtà è che non accettano l'evoluzione, perchè ogni volta che una nuova specie si è formata, quella che la precedeva si è estinta. La loro è solo paura.
Non accettano l'evoluzione che la natura ha voluto offrirci.
Genere: Avventura, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Siamo rimasti in volo per un po' ma nessuno dei due intendeva abbandonare così presto quella città.
Siamo atterrati in un tetto non troppo alto e Jason si è seduto.
Ero talmente preoccupato a stringere Taylor e a guardarmi attorno che mi ero quasi dimenticato che Jason stava sopportando il peso mio e della mia sorellina senza mai lamentarsi, e per quanto? Sarà stata un'ora? No, anche di più.
Mi sentivo molto in colpa al vederlo così affaticato e ancora tutto ricoperto di formaggio ormai secco e puzzolente.
Ho preso lo zaino che Jason aveva appoggiato per terra e ho cercato l'acqua.
Quando gliel' ho passata l'ha bevuta tutta senza dire niente, e io non ho voluto dire che gliel'avevo passata perchè si desse una ripulita.
Ormai il mio cuore si stava un po' calmando. Ho abbassato lo sguardo sulla piccola e mi si è bloccato il fiato. Era bellissima e dolce, tanto che sarebbe tranquillamente passata per una mascotte di una pubblicità di giochi per bambini.
Aveva solamente 1 anno e mezzo, ma aveva avuto comunque più controllo di me dopo quell'esposione.
-Mi hai salvato, principessa.
-CI hai salvato- mi ha corretto Jason con un sorriso da beota stampato in faccia, che mi ricordava tanto un gattino che fa le fusa.
-Sete Pete-
La vocina di Taylor per la prima volta dopo settimane aveva riempito il mio cuore e la mia mente. 
L'ho guardata stupito che avesse finalmente parlato. Amavo il modo in cui diceva il mio nome, incapace di dire la "R".
-Sete Pete- ha insistito lei.
-Tesoro, non abbiamo più acqua- le ho dovuto dire io.
Il suo faccino paffutello si è piegato in un'espressione da pre-pianto.
In quel momento mi sono girato verso Jason con aria preoccupata: il poveretto aveva già dovuto trasportarci per kilometri, non volevo si sentisse in colpa perchè Taylor aveva sete e lui si era bevuto l'acqua.
Ecco che, come se mi avesse letto nella mente, la mia sorellina ha inziato a tirare su col nasetto rosso, guardandomi con i suoi enormi occhioni dolci. Hanno iniziato a diventare lucidi fino a quando una gocciolina le ha rigato il viso. Il suo lamento è esploso di colpo e con quel silenzio surreale credo che avrebbe attirato chiunque a distanza di kiometri e kilometri.
-Ehi, ehi.. Ehm, principessa.. non piangere- non so come ma avevo totalmente dimenticato come si faceva a tranquillizzare le sorelline minori.
-Falla stare buona o il Drone di prima tornerà e sta volta non avremo la stessa fortuna-
-si, si. Ci sto provando, un attimo.
Finalmente mi è venuta un indea.
 -Ehi principessa! Lo sai chi è che ti eri dimenticata lì, all' iperercato? Mr. j!!
Almeno aveva smesso di urlare e singhiozzava solamente.
Gli ho mimato col pupazzetto in mano un'andatura timida, facendolo prima uscire dallo zaino e poi facendogli sbucare il musetto da dietro di lei e a breve il suo singhiozzo strozzato si è trasformato in un riso convinto e allegro.
-"posso stare con te?"- mimare la vocetta del pupazzo mi faceva sentire scemo, ma almeno lei si divertiva.
-Hai sentito Taylor? Mr. J ti ha fatto una domanda- le ho detto io con il solito tono che si usa con i bambini.
Lei ha annuito timidamente e strizzando gli occhietti ha teso le manine verso di esso. L'ho fatto camminare fino a farlo infilare tra me e lei per essere sicuro che non cadesse e quando lei lo ha abbracciato l'ho messa giù.
Taylor ha camminato con passo incerto verso Jason fino a quando provando a sedersi gli è caduta addosso.
Sarebbe stata una scena molto affettuosa, degna di una normale famiglia felice."Sarebbe stata" perchè non era molto normale che una bambina con una pallina rossa in bocca si fosse buttata addosso a un ragazzo con delle ali tenebrose tutto ricoperto di formaggio fuso.
Erano comunque molto dolci.
Esattamente in quel momento la mia pancia ha emesso un suono strozzato, quasi sofferente.
Non potevo vedermi ma sono sicuro di essere diventato tutto rosso.
-Ehm.. io non mangio da un bel po'..- ha detto Jason, forse sentendo la mia pancia.
-Già, neanche io.
Taylor per dire la sua ha fatto un sorrisetto furbo e ha guardato in alto: lei era l'unica ad avere cibo.
Mi sono guardato attorno per trovare un modo per scendere senza far volare di nuovo Jason.
Più che un tetto sembrava un terrazzo molto ampio. Più o meno al centro del terreno sassoso si trovava come una specie di casetta in marmo con una porta verde socchiusa.
L'ho indicata e ho detto: -Potremmo passare per di là e vedere dove siamo atterrati.
Sembrava una buona idea ma nessuno dei due ha risposto con entusiasmo: il mio nuovo amico ha sbuffato e Taylor ha spento il suo sorriso.
L'ho presa in braccio e la ho sistemata nella sciarpa dietro alla schiena, poi una volta liberatomi le mani, ho teso un braccio verso Jason.
Con una solida stretta lui si è aggrappato e si è alzato di rimbalzo.
-Andiamo allora!
Arrivati alla porta lui si è messo a capofila e ha teso un braccio davanti a me e alla mia sorellina in modo protettivo.
L'ha aperta con il piede e abbiamo osservato il buio totale.
Era al quanto inquietante avanzare cosi, quindi ho tirato fuori l'accendino e ho preso la fiamma in mano: in questo modo sarebbe diventata più grande.
Ho battuto il cinque al nulla davanti di me e ho capito di aver fatto bene a fare luce: una grande scala a chicciola scendeva ripida davanti a noi, con travi di legno, parti di muro e lampadari al neon che ci bloccavano di tanto in tanto il passaggio.
Siamo lo stesso riusciti a scenderla, anche se io sono quasi inciampato perchè non potevo appoggiarmi al corrimano in legno a meno che non volessi carbonizzare tutti quanti.
Con il fiatone ho finalmente fatto l'ultimo gradino e con stupore mi sono accorto di trovarmi in un ospedale.
-Beh, magari troviamo qualcosa di utile! Cerchiamo un po' di bende?- 
Ancora non capivo come facesse Jason a sorridere sempre.
-Certo, ma solo se prima troviamo una doccia- gli ho risposto io tappandomi il naso.
Lui è scoppiato a ridere anche se io non scherzavo per niente.
-Ma certo Mr. simpatia!- ha risposto lui ancora ridendo -Credo che potremmo fermarci qui per la notte visto che ormai è sera.
Gli ho annuito convinto. Cavoli, alla sola idea di un vero letto mi veniva sonno.
Una volta trovata una stanza abbastanza grande per tutti, mi sono seduto nel letto. Jason era già andato a fare la doccia e visto che dopo 10 minuti non era ancora tornato, ho ipotizzato che avesse trovato acqua calda.
Mi sono ricordato della mia sorellina solo quando la sua testolina è caduta sulla mia schiena.
Concentratissimo a non svegliarla, sono strisciato via dalla sciarpa e l'ho fatta sdraiare nel letto sul quale ero seduto.
Visto che era sopra alla coperta, ho dovuto prenderne un' altra dall' armadio per poterla coprire. Amavo vedere quell'angioletto dormire, mi ricordava tanto la mamma.
-Aah.. che bello fare la doccia in una doccia!- Jason è sbucato fuori con un sorriso di pace che gli si allargava in faccia, ma appena mi ha guardato, gli ho indicato Taylor con una mano e con l'altra gli ho mimato di fare piano portandomi l'indice alla bocca.
Non ha comunque smesso di sorridere e si è seduto su una poltroncina accanto al letto della piccola.
Ora che non era più tutto ricoperto di formaggio, riuscivo a vederlo meglio. Ho scoperto che i suoi capelli anzichè biondi erano castano chiaro e li aveva tirati su in un ciuffo che lo costringeva a fare movimenti continui con la testa per spostarselo dagli occhi.
Dopo un po'di silenzio quasi imbarazzante Jason mi ha fatto un'offerta    -Se vuoi puoi andare anche tu a fati una doccia come si deve, penserò io a lei nel caso si dovesse svegliare.
Visto che ormai di lui mi fidavo, ho annuito e gli ho mimato una parola con le labbra: "grazie".
Dopo una doccia cosi bella, quasi mi dispiaceva rimettere i miei vestiti sporchi: la mia maglietta nera aveva uno strappo nella spalla e mi scopriva tutto il fianco destro, mentre invece i jeans avevano le ginocchia sporche di terra ed erba. Almeno le scarpe erano tutte intere.
Quando sono tornato in camera ho fatto il più piano possibile perchè entrambi dormivano: Taylor non si era mossa di un millimetro e Jason aveva appoggiato la testa al letto in cui stava la mia sorellina.
Mi aveva lasciato l'unico altro letto. Un po'mi sentivo in colpa ma la stanchezza e la gratitudine prevalevano.
Prima di sdraiarmi a letto ho chiuso i balconi silenziosamente e mi sono accertato che la porta fosse chiusa a chiave.
Il letto era molto più caldo e comodo di quanto ricordassi.
Ho chiuso gli occhi e quando li ho riaperti era mattino.
Jason era già sveglio, mentre Taylor ancora dormiva. Mr. J aveva ormai tutta la testa inzuppata di bava, ma si distinguevano comunque le cuciture.
Mi sono stiracchiato e ho fatto uno sbadiglio da leone, giusto per annuncirarmi al mio amico.
-Hai dormito bene?
-Sì. Grazie per avermi lasciato il letto- Mi sentivo ancora in colpa.
-Ah, tranquillo. Tanto secondo me è più comoda la poltrona.
-Tu invece come hai dormito? No perchè ti vedo stanco..- ho provato ad indagare io.
-Ah, no no tranquillo ho dormito bene.
Non mi convinceva molto il suo tono insicuro e il suo sguardo sulla difensiva.
Per convincermi mi ha fatto l'occhiolino e solo allora ho notato una piccola ferita, finora nascosta dal ciuffo.
Mi sarei preoccupato per quella, se non avessi poi notato anche una grande e densa macchia di sangue estendersi nella sua maglietta bianca.
-Cosa ti è successo!?
Invece di rispondermi si è chiuso del tutto la felpa e si è riseduto.
-Jason. Che hai fatto?- Tentavo di controllare la voce, ma tremavo troppo.
-Senti, sta notte ho provato a tornare all'ipermercato per prendere del cibo ma.. A quanto pare il Drone non se ne era ancora andato.
-Perchè non hai aspettato che venisse giorno? Ti avrei aiutato!
Ero furioso. E se non fosse più tornato? E se fosse morto a causa della mia fame? Non lo avrei mai potuto sopportare.
Mi sono accorto che Jason sembrava stanco ed affaticato e che aveva la fronte imperlata di sudore.
Sono corso alla poltroncina e l'ho chiamato: -Jason?
Taylor si era ormai svegliata per tutto il trambusto che avevamo fatto, così, ovviamente, si è messa a piangere.
Io invece ero nel panico. Il mio nuovo amico era stato ferito al fianco a causa mia. Non riuscivo a pensere.
Cavolo, dovevo agire in fretta. Dovevo fare qualcosa per aiutarlo. Per curarlo.
Intanto Taylor continuava a piangere sempre più insistentemente.
E' stato in quel momento che ho capito cos'avrei dovuto fare: prendere Taylor.
Sono andato davanti al suo letto e ho provato più volte a prenderla in braccio. I suoi calci ed il suo dimenamento continuo non erano di certo d'aiuto e Jason stava iniziando a chiudere gli occhi.
-Taylor!- La mia voce autoritaria ha regnato nelle sue grida lasciando spazio al silenzio.
-Ascoltami, ok? E' importante, principessa.
Tentavo di essere più dolce possibile, sebbene fossi agitatissimo.
Finalmente sono riuscito a prenderla in braccio senza ricevere calci o morsi e mi sono avvicinato al mio amico.
Le ho detto: -Jason sta male... Ehm.. Si è fatto la bua..
Sembrava capire cosa stessi dicendo perchè il suo visetto si è piegato in un'espressione seria e triste, poi ha corrugato la fronte  ed ha allungato le manine verso jason.
All'inizio non è successo niente poi, quando lei ha fatto una faccia concentrata e ha chiuso gli occhi, Jason ha improvvisamente urlato dal dolore e io istintivamente la ho tirata indietro.
-Cosa mi ha fatto!?- Jason era veramente sconvolto.
-Non lo so! Avrebbe dovuto..- Non ho finito la frase. Ero troppo confuso.
-Avrebbe dovuto..? Uccidermi forse?!
-No! Curarti Jason!
Le capacità di Taylor avevano sempre funzionato finora.
-Ma tua sorella... Non credevo avesse dei poteri.
-"Poteri"? Credi che sia un gioco?- Non riuscivo a crederci.
Credeva di essere un supereroe? E che dovesse quindi rischiare la vita per gli altri?
-Ma lo sai quanto mi sono preoccupato per te!?
E' calato il silenzio nella stanza.
Non sapevo più come trattenermi, così sono esploso.
-Sei la prima figura fraterna che mi ritrovo davanti da più di tre anni! Se non t'importa di te almeno pensa agli altri! Non ho intenzione di lasciarti andare così!
Un silenzio assordante è piombato sulla stanza, Taylor guardava prima me, poi lui, come se si stesse guardando un film.
-Scusa- Ha infine detto lui -Sinceramente non credevo ti importasse così tanto.
A quelle parole mi sono arrabbiato seriamente.
-Tu riposa. Io cerco da mangiare- gli ho ordinato io.
Mentre lui protestava io ormai stavo aprendo la porta.
-Taylor, prenditi cura di lui. E mangia. Se non torno entro il tramonto andatevene via.
Ho lanciato un'ultima occhiata alla stanza e ho visto Jason che tentava di alzarsi sofferente e la mia sorellina che stringeva forte il suo peluche.
Le sue grida di protesta si sono spente alla chiusura della porta: ero solo.
   
 
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