Fanfic su artisti musicali > R5 (family band)
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Autore: alinonalice    30/07/2015    3 recensioni
Tra la famiglia di Martina e quella dei Jefferson, non corrono buoni rapporti. Un giorno i Jefferson traslocano e la famiglia Lynch prenderà il loro posto. Questa volta, le cose saranno diverse, Martina troverà in loro degli amici e incontrerà il primo amore.
Ma quando tutto sembra andare per il meglio, il ritorno a casa del padre di Martina sconvolgerà la situazione. Nel momento in cui i due padri delle due famiglie si incontreranno, si rivelerà l'esistenza di un'eterna rivalità tra i due, che cercheranno di ostacolare i due "Romeo e Giulietta" della situazione.
Solo che nessuno morirà, i due innamorati troveranno una soluzione meno tragica...
Dal capitolo 1:
“È… È la cosa giusta?” chiedo.
“No, certo che no…” risponde, un attimo prima di mettere in moto “Ma è la nostra unica possibilità”
Sospiro.
“Ma se non te la senti…”
“No, hai ragione tu…” lo interrompo “Non sarà la cosa giusta per loro, ma lo è nei nostri confronti… E la colpa è solo loro, quindi perché dovremmo fare qualcosa di corretto nei loro confronti, se questo significherebbe rinunciare a ciò che è giusto dal nostro punto di vista?”
“Quindi… Vado?”
“Si, vai”
Attenzione: In questa ff gli R5 non sono famosi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve gente, vi avverto che nello spezzone di presente c'è un po' di perversione, quindi se siete sensibili a queste cose, non leggete, comunque non è niente di che...

Capitolo 5

“E questa era ‘Falling For You’!” esclama Riker alla fine della loro strabiliante performance.

“Ragazzi, scusate, ma perché non fate un provino con una casa discografica o boh, non lo so… Cioè, siete fantastici!” commento.

“Ci abbiamo provato, ma non è andata a buon fine…” commenta il loro amico batterista Ellington con un po’ di amarezza.

“… Sul serio?” chiedo incredula “Cosa avevano, prosciutto nelle orecchie? Siete bravissimi!”

“I discografici non la pensavano allo stesso modo…” dice Riker alzando le sopracciglia per esprimere il suo chiaro disappunto, mentre si solleva dalla sedia e posa la chitarra.

Dopo aver svolto l’operazione di ordinamento della stanza, alla quale partecipo anche io, ci rechiamo su, dove questa volta ci aspetta una crostata di mele. E io mi chiedo: se Stormie prepara tutte queste torte e dolci, come caspita è possibile che i suoi figli siano così perfettamente in forma?

“Ti va un po’ di tè?” mi chiede gentilmente Stormie.

“Certo, grazie mille!” rispondo.

“Guardate che educata… Voi tra poco nemmeno lo pensate il ‘grazie’!” rimprovera i suoi figli Stormie, intenta nel versare la bevanda scottante nella tazzina di ceramica dai motivi floreali su sfondo bianco e i bordi dorati.

“No, credimi Stormie, è solo perché sono ospite… Non sono così tanto educata a casa…” ammetto.

I cinque figli Lynch volgono alla donna sguardi trionfanti, subito però ammoniti dall’occhiata autorevole della madre.
 
Nel presente

“Non potevamo non farlo…” commento.

“E già…” sorride.

Ridiamo. È vero, non abbiamo potuto farne a meno, la tentazione è stata troppo forte… Non siamo stati in grado di resistere al cantare sul davanzale, è diventata la NOSTRA cosa. D’altronde era l’unica cosa che non facevamo di nascosto, dopo quello che è successo… Quei davanzali erano la nostra salvezza…

Posa la chitarra e si alza, buttandosi di nuovo sul letto.

“Vieni qui!” dice istericamente, facendomi ridere.

“Vengo, calmati! Sembri me quando ho il ciclo!”

“… Lo so… Era quello l’intento…”

Gli rispondo saltandogli addosso e mettendomi carponi su di lui.

“Prova a ripeterlo” lo minaccio.

“Mmh… E se invece…” fa avvicinandosi alle mie labbra “Facessi…” le nostre bocche stanno per unirsi “QUESTO?!” sorride maliziosamente, invertendo le nostre posizioni.

Afferro la sua maglietta, stringendo forte il colletto, lo tiro verso di me, rimaniamo un momento fermi in quel modo, tra il sorridere e non farlo, con i respiri sospesi, poi ci lanciamo in un bacio, i suoi capelli stretti in uno dei miei pugni, le sue mani sparse per il mio corpo.

“La maglietta” ansima nella foga del momento.

“La mollerò solo quando te la sarai tolta” sospiro sul suo collo.

Sorride di nuovo, prende la mia mano, la sposta dai suoi capelli e la infila sotto la sua maglietta, per poi lasciarle fare la sua strada, guidata dal mio istinto. Riesco a vedere il suo corpo senza guardarlo, mi basta toccarlo, mentre lui attacca il mio collo con le labbra e la lingua, facendomi venire sempre più voglia di strappargli quei dannati vestiti di dosso.
È incredibile come riesca a tirare fuori il meglio e il peggio di me…

Nel passato

“Allora… Si, questa è la mia camera, ma immagino che tu l’abbia già più o meno vista…” dice Ross, mostrandomi la sua stanza.

“Si, più o meno…” sorrido.

“Hey… Che ne dici di cantare ORA, dal mio davanzale?”

“Perché no?”

Dunque prendo posto, lui fa lo stesso tirando su la chitarra che prima era appoggiata alla parete.

“Che si canta?” domando.

“Mmh… Fammi pensare…” risponde, pensieroso e concentrato “Conosci ‘Sing’ di Ed Sheeran?”

“Certo!”

“Bene, perché non la so suonare”

“… Allora perché me lo hai chiesto?”

“Boh, così tanto per”

“E se invece mi facessi sentire un’altra vostra canzone?”

“Buona idea…”

Comincia a riflettere su cosa cantare.

“Ok, ci sono. Si chiama ‘Pass Me By’. Conoscendoti, anche se da molto poco, penso ti piacerà…” dice.

“Vai, sono impaziente di ascoltarla!”

Quindi comincia a suonare e cantare questa ‘Pass Me By’. Mi sa molto di estate e di divertimento e spassarsela con gli amici. Non lo so perché, ma è così.

“Bello il controcanto che hai improvvisato…” si complimenta “Sei anche più brava di quanto mi sembrasse…”

“Grazie… Comunque nemmeno tu sei da sottovalutare, te la cavi davvero molto bene!” mi congratulo sottolineando il ‘molto’.

“E che mi dici della canzone?”

“Dico che avevi ragione, che mi è piaciuta, la melodia, le parole, siete degli artisti, veramente”

“Grazie”

E come da copione, rimaniamo in silenzio, lanciandoci qualche occhiatina imbarazzata di tanto in tanto, facendo sorridere l’altro.

“Tu… Sai suonare qualche strumento?” rompe il ghiaccio.

“Purtroppo la triste verità è che no, non ne sono capace…” sospiro sconsolata “Ma lo adorerei…” aggiungo con voce sognante.

“Ti insegno io!” propone.

“Tu?... Lo faresti davvero?” domando sorpresa.

“Ma certo!”

“Wow, allora ok, ci sto! Molto meglio che leggere quella roba…”

“A proposito di ‘quella roba’… Quanti libri devi leggere?”

“Cinque. Quattro obbligatori, il quinto deve essere un’opera a scelta da Shakespeare.”

“SHAKESPEARE?!”

“… Si… Pensavo di scegliere ‘Romeo e Giulietta’…”

“ ‘ROMEO E GIULIETTA’?!”

“Già… Che ti prende?”

“Scusa, è che io AMO ‘Romeo e Giulietta’, lo trovo romanticissimo e… E sto parlando come una ragazza, vero?”

“Ma no!”

“Senti una cosa… Ti secca se vengo a leggere ‘Romeo e Giulietta’ da te?”

“No, affatto, anzi!”

“Allora poi mi dici quando cominci a leggerlo!”

“E tu mi dici quando cominciano le lezioni di chitarra!”

Ridiamo insieme. E di nuovo silenzio.

“Martina, potresti scendere? Dobbiamo andare!” grida mia mamma dal piano di sotto.

“Oh andiamo ma’! È estate, domani non c’è scuola e sono ancora le 11:30!” rispondo scocciata, suscitando in Ross un sorriso.

Forse gli ricordo i discorsi di lui con i suoi genitori quando aveva la mia età… O quelli che fa ora, chissà…
In ogni caso, mi devo sbrigare a finire il libro. Tanto è il quarto, ho il pregio che quando mi ci metto e mi concentro sono veloce a leggere. Ora ho un vero motivo per sbrigarmi. Se penso che ROSS verrà a casa mia, possibilmente nella mia stanza, possibilmente sul mio letto per leggere una cosa romantica come ‘Romeo e Giulietta’… Non vedo l’ora!

“Martina vengo e ti trascino giù di forza!” dice mio fratello.

Ross mi lancia un’occhiata complice alzando le sopracciglia con un sorriso da furbetto.

“Sono io che non la faccio scendere!” grida, ridacchiando.

“Infatti… Ross mi tiene in ostaggio, non posso scendere!”

Ride di nuovo, poi si alza e chiude la porta alquanto rumorosamente, tornando qui subito dopo.

“… Lo senti?” chiedo.

“Cosa?” domanda.

“Stanno salendo…” rido, contagiandolo.

“Mmh… Non ho chiuso a chiave…” sorride “Vieni qui, che ti tengo in ostaggio!” aggiunge dopo una ‘pausa di riflessione’.

Insomma, scendo dal davanzale, vado dal suo lato e mi risiedo su di esso, rivolta verso la porta.

“Oh, avanti, non fare la timida… Vieni… Più vicina…” arrossisce lievemente, tentennando un po’ sull’ultima frase.

Decido di accettare il suo invito. Mi giro e appoggio le gambe sul davanzale, le sollevo e le incrocio, per ultima cosa mi avvicino a lui usando le mie mani come appoggio, abbracciandomi le ginocchia subito dopo.
Sento del movimento dietro di me, ma non riesco a vedere cosa stia facendo. L’unica cosa che riesco a percepire è l’azione compiuta dal suo braccio destro, che si insinua tra le mie gambe e la mia vita, seguito dal sinistro. Mi tira verso di sé, azzerando la distanza tra di noi. Le sue gambe pendono una fuori dalla finestra e l’altra dal lato opposto, all’interno della stanza.
Siamo entrambi un po’ rigidi, le braccia con cui mi cinge la vita sono tese, così come la mia schiena, dritta come un asse di legno. Mi devo solo lasciare andare, forse se lo faccio io si rilasserà anche lui. Quindi sciolgo i muscoli e mi adagio sul suo petto, lui ammorbidisce la presa, ecco, ora non c’è più nemmeno l’ombra della staticità di prima, né tantomeno dell’imbarazzo.
Ma non riesco a sorridere. Cioè, ho sempre (e con sempre intendo due giorni) desiderato che Ross mi abbracciasse, e ora che sta succedendo sono felice… Ma non riesco a sorridere…

“Hey piccioncini!” grida qualcuno da sotto.

Sono Rocky e Ryland, che si stanno divertendo a lanciare occhiatine e colpire astrattamente le braccia di Ross con i loro gomiti e roba simile.

In risposta, ridiamo e Ross gli fa la linguaccia. E dato che continuano, il terzo dito.

“Comunque siete davvero carini insieme!” esclama l’inconfondibile voce di Delly dal lato opposto, ovvero dalla soglia della porta.

“Sarà…” risponde Ross, con l’aria di farci un pensierino.

Niente, la lotta per impedire a mia madre di costringermi a tornare a casa è stata ardua, ovviamente alla fine ha vinto lei, perché se avessimo vinto noi io sarei dovuta rimanere a dormire in camera di Ross e mamma non lo avrebbe mai permesso, soprattutto sapendo che mi piace e avendo visto come stavamo abbracciati sul davanzale.

“Allora, sentiamo, quanto strusciamento c’è stato?” chiede mamma, una volta a casa.

“MAMMA!”

“Che c’è? Non vi siete visti?”

“… MAMMA!”

“Va bene, va bene… Comunque hai fatto colpo…”

“Mmh, non parlerei troppo in fretta…”

“Oh, andiamo!”

“Effettivamente ho rimediato degli appuntamenti per delle lezioni di chitarra e per leggere insieme…”

“Leggere insieme cosa?”

“Ehm… ‘Romeo e Giulietta’…”

“… E tu dici di non aver fatto colpo…”

“Va bene mamma, come dici tu…”
   
 
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