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Autore: Ormhaxan    02/08/2015    2 recensioni
Inghilterra, 1471. Dopo la sanguinosa battaglia di Barnet, in cui Edward IV ha perso la vita, la corona passa a suo fratello minore Richard. Re severo ma giusto, Richard prende in moglie - sotto consiglio del fratello Edmund, Arcivescovo di York - Anne Neville, vedova del suo nemico Edouard di Lancaster, Principe del Galles.
Il matrimonio, però, non sarà inizialmente felice e Richard dovrà fare i conti con una giovane e fredda sposa, un regno in tumulto e dimostrare che anche un "sole di mezzanotte" può essere caldo e luminoso come un sole splendente.
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anne Neville, Edmund Plantagenet, Elizabeth Woodville, Richard Plantagenet / Richard III
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Calais, Francia – Londra, Inghilterra – Agosto, Settembre 1475
 
 
 
 
Le tempeste estive erano molto frequenti nello stretto di mare che separava l’Inghilterra dal resto del continente, e quella che colpì la nave durante la traversata fu una delle tante, una tempesta crudele che colse i marinai di sorpresa.
La possente nave iniziò ad oscillare, le onde iniziarono ad infrangersi a prua e a poppa, entrando persino sottocoperta.
Anne, che in quel momento si trovava nella sua cabina insieme alle sue dame, iniziò a pregare insieme a queste affinché tutto andasse bene e raggiungessero la costa sane e salve: per lei fu come tornare indietro nel tempo, alla tremenda tempesta in cui lei e la sua famiglia avevano rischiato la morte, e inconsciamente si portò una mano sul ventre.
Anche lei, come sua sorella a quei tempi, aspettava un bambino e anche se la sua gravidanza non era in stato avanzato come lo era stata quella di Isabel una strana sensazione presagiva un avvenimento nefasto.
Erano ancora in preghiera quando la nave rischiò quasi di rovesciarsi e la Regina, insieme alle sue dame, venne sbalzata nel fondo della cabina, contro le pareti di legno che impattarono bruscamente contro i loro esili corpi.

“Maestà! – prontamente Veronique, Baronessa di Lovell, le fu accanto e l’aiutò seppure con difficoltà a rialzarsi – Maestà, state bene?”
“Bene, bene. – rispose lei, indolenzita e ancora scossa, circondando il ventre fortemente colpito da quello sbalzo con entrambe le mani – Non preoccupatevi, mia cara amica, sto bene. Ricominciamo a pregare!”
Le donne si scambiarono un’occhiata perplessa ma, non volendo disubbidire alle volontà della Regina, fecero come ordinato e tornarono a pregare.
Pochi minuti dopo, finalmente, qualcuno dal ponte gridò con voce rauca ma forte che era Calais all’orizzonte e che presto sarebbero stati sani e salvi nel porto.

Scesi dalla nave, Anne e il suo seguito trovarono ad attenderle una lettiga e alcuni uomini fidati, uomini capeggiati da Lord Rivers.
L’aitante capitano si precipitò verso la Regina, inginocchiandosi al suo cospetto, e con voce alta e possente annunciò:
“Maestà, il vostro arrivo è inaspettato quanto gradito, il Re è finalmente fuori pericolo e presto sarà nuovamente in piedi.”
Il cuore di Anne divenne più leggero, un sorriso libatorio comparve sul suo viso stanco e pallido, e mentalmente ringraziò la Vergine per aver vegliato sull’uomo che amava.
“Milord, vi prego di portarmi da lui, e in fretta!”


 
**



Richard giaceva ancora addormentato in un letto, la spalla era completamente fasciata da bende, la sua pelle era pallida ma i medici giuravano che il peggio era oramai passato e che presto si sarebbe rimesso completamente.
Anne si precipitò al suo capezzale, ordinando a tutti i presenti di uscire e lasciarli soli, e presa la mano di lui tra le sue iniziò la sua veglia.
Il Re aprì gli occhi più di un’ora dopo, il suo viso era affaticato, e nel vedere Anne accanto a lui pensò di star sognando.

“Mio caro… - sussurrò Anne, baciandogli la mano, sorridendo – Mio caro, ero così in pena per voi, sono quasi impazzita quando mi hanno detto che eravate stato ferito gravemente sul campo di battaglia.”
“C-cosa ci fate voi qua?” chiese con voce bassa e rauca.
“Il posto di una moglie è accanto al proprio marito, non potevo restare in Inghilterra, dovevo venire e starvi accanto; dovevo venire per dirvi che non posso vivere senza di voi o, se fosse successo il peggio, dirvi addio.”
“Sciocca moglie, testarda moglie… - l’apostrofò con rimprovero – Chi governa la nazione al nostro posto, chi avete lasciato a fare le nostre veci?”
“Elizabeth… - rispose con sguardo basso – So di essere stata impulsiva, di aver corso dei rischi, ma dovevo venire! Se vi fosse capitato qualcosa, se foste morto e io non fossi riuscita a dirvi addio, a dirvi che vi amo con tutta me stessa e morirei io stessa di dolore nel perdervi, io…”
“Mi amate, Anne, davvero?” chiese sbalordito.
“Sì…- rispose con le lacrime agli occhi, confessandogli per la prima volta a voce alta i suoi sentimenti – Vi amo, probabilmente vi ho sempre amato, non ho mai smesso in tutti questi anni.”
“Anne… - posò una mano sul suo viso – Mia dolce, dolce, Anne.”

Si scambiarono un sorriso carico di amore e promesse, sul viso della sovrana comparve una lacrime, ma fu quello che avvenne dopo a mettere nuovamente in discussione tutto e invertire i ruoli: sul volto di Anne comparve una smorfia di dolore, una forte fitta al ventre sembrò quasi dilaniarla, e quando lei urlò nel vedere il sangue sporcare il suo vestito tutto fu tristemente chiaro.
Immediatamente le sue dame accorsero, la portarono in una stanza poco lontano, mandarono a chiamare una levatrice e nelle due ore che seguirono tutto terminò.
Un maschio.”
Furono le uniche parole pronunciate dalla levatrice, annuncio di un destino segnato dal primo momento, dell’ennesima perdita che aveva subito.
Il suo bambino non c’era più, non era mai vissuto, e la colpa era solo e soltanto la sua: se non si fosse imbarcata e non avesse affrontato la tempesta che l’aveva scaraventata contro quella parete, provocando la morte del bambino, loro figlio sarebbe vissuto.
Richard aveva avuto ragione: era stata una sciocca testarda, un’egoista, e questo era il castigo per le sue avventate azioni.

“Anne…”
Richard era sulla porta, anche lui debole e affranto, aveva saputo pochi minuti prima quello che era accaduto e andando contro ogni supplica dei medici si era messo in piedi ed era andato da lei.
Un maschio.”
Le parole della donna riecheggiarono nella mente di Anne, la quale scoppiò nuovamente in un pianto disperato, affondò il viso nei cuscini.
“Mi dispiace, Richard, mi dispiace così tanto.”
“Sì, lo so… - sospirò – Siete stata irresponsabile, le vostre azioni sono state scellerate, avete messo in pericolo la vita di tutti!
Mi hanno detto della tempesta, Lord Rivers mi ha detto tutto, e non riesco a capacitarmi di ciò che avete fatto: lasciare la reggenza che io vi avevo ordinato di tenere in mia assenza, cederla ad una donna non adatta, venire qui nonostante le tempeste che imperversano in questo periodo, nonostante la gravidanza. E ora il nostro bambino…”
“Richard, vi prego, non odiatemi. – supplicò in lacrime – Sono stata una stupida, ho sbagliato, non mi perdonerò mai per quello che ho fatto a nostro figlio, ma vi supplico di non odiarmi…”
Il Re abbassò lo sguardo e sospirò, non sapendo cosa dirle per consolarla, non riuscendo a guardarla negli occhi: “Non appena sarete in grado di stare in piedi tornerete a Londra. – ordinò – Io, d’altra parte, ho ancora una guerra di cui occuparmi: Louis ha chiesto un trattato di pace, è disposto a ridarci l’Aquitania, dei ribelli lancastriani in cambio della destituita Margherita d’Angiò, ed ero anche incline a firmare per un matrimonio con il suo delfino nel caso il bambino…
Ma ora è tutto inutile, non credete? – sorrise amaro – Rimettetevi, Anne, rimettetevi e concedetemi del tempo per riflettere e stare da solo.”
“Richard… no, Richard, vi supplico.”
Anne si portò a sedere, tese le braccia in direzione della porta, osservando impotente il suo sovrano e marito voltarle le spalle e lasciare la stanza.

 


**
 


Il 29 Agosto del 1475 fu firmata la Pace di Piquigny. Negli accordi, Louis concedeva all’Inghilterra i territori dell’Aquitania un tempo appartenuti al regno; concedeva a Richard settantacinquemila scudi d’oro in cambio del repentino abbandono dell’esercito inglese dei territori francesi; altri cinquantamila scudi e la testa di alcuni ribelli tra cui Jasper Tudor furono concessi in cambio della liberazione di Margherita d’Angiò e, essendo le figlie di Louis già promesse in sposa, quest’ultimo si impegnò di dare in sposa il suo delfino Carlo se e quando Richard avesse avuto una figlia femmina.

L’esercito e il sovrano ritornarono in Inghilterra nei primi giorni di Settembre, e dopo essere sbarcati nel Kent, si diressero verso nord alla volta di Londra. Per le strade della città una folla festosa si era riunita per acclamare il vittorioso Re Richard e i suoi nobili alfieri, benedirli e cospargerli di candidi petali di rosa.
Nel cortile del Castello di Westminster, insieme alle altre dame, anche Anne stava attendendo il ritorno di Richard: i due non si erano più visti o scritti dopo quell’infelice episodio, lei continuava a rimproverarsi della morte del loro bambino, a chiedersi se lui continuasse ad odiarla o avesse trovato nel suo buon cuore la forza di perdonarla.

“Milady! – esclamò Richard dopo essere smontato da cavallo e baciandole le mani più con freddezza che con sentimento – Vi trovo bene.”
“Anche Vostra Maestà è splendido, si è rimesso completamente dalla brutta ferita, e tutti noi ne siamo lieti.”
Richard abbozzò un frettoloso sorriso, lasciò le sue mani, e superandola si diresse verso sua madre, la Duchessa di York, salutandola in modo altrettanto solenne ma molto più dolce e simpatetico.
Successivamente al ritorno dei nobili cavalieri e del sovrano ci fu un ricco e ampolloso banchetto, in cui non mancarono menestrelli, giullari, ottimo cibo e fin troppo vino.
Richard bevve più del solito, mangiò poco, scambiò pochissime parole con Anne, seduta accanto a lui, e quando le celebrazioni terminarono e insieme si ritirarono per la notte le diede un veloce bacio sulla guancia, facendole così capire che non sarebbe andato da lei quella notte, che in quelle settimane passate non era ancora riuscito a trovare la forza di perdonarla per le azioni che avevano portato alla conseguente perdita del loro figlio.


*



Angolo Autrice: Sì, ecco, salve! Ora mi state odiando, vostro diritto farlo, e sappiate che anche a me è dispiaciuto scrivere quello che ho scritto! Sono una brutta persona, lo so, ma prometto che mi farò perdonare.
Ringrazio, al solito, tutti voi che leggete in silenzio, seguite e lasciate fantastiche recensioni.
Alla prossima,
V.
  
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