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Autore: Sognatrice_2000    05/08/2015    2 recensioni
Cosa è accaduto veramente tra Shiho e Gin,prima che la scienziata abbandonasse l'organizzazione?
Un giorno,dopo un inaspettato incontro per le vie del centro,entrambi rievocheranno i loro ricordi,accorgendosi che dentro di loro continuano a palpitare leforti emozioni del passato.
Ai dovrà affrontare una scelta difficile,che metterà in discussione il suo futuro,ma che sarà resa più piacevole dall'amore di una persona speciale.
(GinxSherry)
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 12: l’amore è più forte della morte
 
 
Conan strinse la pillola nel palmo della mano, ancora sconvolto. Era successo tutto così in fretta che ancora stentava a crederci. Avrebbe dovuto essere al settimo cielo, in fondo aspettava da sempre e con ansia quel momento, ma adesso avvertiva un vuoto profondo dentro di sé. Non avrebbe lasciato che la sua amica più cara rischiasse di essere arrestata, o peggio ancora, di rischiare la vita. Conan sapeva bene che per la persona che si ama si è disposti a sacrificae qualcosa, anche la vita, se serve per proteggerla. E Shiho era innamorata di Gin, ne era innamorata follemente. Ma Shiho non era come lui: sotto quella corazza apparente di freddezza, aveva un cuore generoso, era altruista e gentile. Non poteva accaderle niente di male, almeno non finchè c’era lui. Ma cosa poteva fare? Ormai era troppo tardi per seguirla. Oppure…
Corse velocemente a scostare le tende della finestra e la sua faccia espresse subito un senso di vittoria. Shiho stava salendo sul taxi proprio in quel momento, poteva lanciare un GPS sul veicolo come aveva fatto tempo prima per salvare sua sorella Akemi. Ma questa volta le cose sarebbero andate in maniera diversa, lo sentiva. Prese la mira e il bersaglio centrò in pieno il taxi un attimo prima che partisse. Conan indossò velocemente i suoi soliti vestiti, ma non si prese nemmeno la briga di mettere la mascherina.   Con lo skateboard sotto braccio, passò come un razzo davanti a Goro, che gli urlò dietro dove stesse andando. Il bambino, salendo sulla tavoletta, rispose distrattamente che l’aveva chiamato il dottor Agasa e gli aveva chiesto di venire subito da lui. Non disse altro, aveva perso fin troppo tempo. Con un rombo potente il piccolo skateboard schizzò via in strada e Conan regolò l’antenna degli occhiali. Sulla lente a cui era collegato il GPS comparve il percorso che stava compiendo il taxi con a bordo Shiho.
“Perfetto.” Sussurrò Conan, soddisfatto. “Ora non devo fare altro che seguirlo. Vedrai, Ai, andrà tutto bene.”
 
 
**
 
 
Gin sentì dei passi provenire dal salotto, proprio accanto alla camera da letto in cui si trovava lui, e pensò felice che Shiho fosse tornata. Ma si bloccò, sospettoso. Perché allora i movimenti erano così furtivi e non sentiva la sua voce?
Silenziosamente estrasse la pistola e mosse qualche passo avanti, ma una voce alle sue spalle lo bloccò. “Mio caro, dove credi di andare?” Aveva parlato una donna. Gin la riconobbe subito.
“Cosa ci fai qui, Vermouth?”
Prima che potesse muoversi, lei gli appoggiò una pistola sulla nuca. La sentì sorridere.
“E’ stato il capo a mandarmi qui. Aveva dei sospetti.”
“Su cosa?”
“Andiamo, lo sai benissimo. In questo momento Vodka è nell’altra stanza e sta cercando la tua cara Sherry. Se sai dov’è, ti conviene dirmelo.”
Gin sorrise spavaldo, anche se lei non poteva vederlo. “Anche se lo sapessi, non te lo direi mai.”
“Non penso di convenga, sai? Il capo è stato molto chiaro su cosa fare se non vorrai collaborare. Hai tradito l’Organizzazione nascondendo una traditrice, ma se ci dici dove si nasconde, forse possiamo risparmiarti la vita.”
“Puoi scordartelo.”
“Io ti avevo avvertito.” Prima che Vermouth potesse premere il grilletto, però, entrambi sentirono dei rumori provenire dalla porta d’ingresso. Lei sorrise, lui sobbalzò. Sapevano entrambi chi fosse.
“Tesoro, sono tornata!” La voce di Shiho rimbombò allegra tra le pareti della piccola casa.  “Gin, dove sei?” I passi avanzarono, e ad un tratto un urlo riecheggiò nella casa. Shiho doveva aver visto Vodka. Bastò quello a Gin per scattare via dalla presa di quella strega, rapido e veloce. Vermouth riuscì a colpirlo al braccio, ma questo non lo fermò. Si precipitò nel soggiorno, dove con orrore vide Vodka puntare una pistola sulla sua Sherry.
“Aspetta.” Disse, avanzando tranquillamente alle sue spalle e cogliendolo di sorpresa. Vodka si girò, sorpreso. “Voglio essere io ad ucciderla.” Gin approffittò dello smarrimento di vodka per colpirlo alla nuca con il calcio della pistola, e l’omone cadde a terra svenuto in un istante. Proprio in quel momento, arrivò anche Vermouth nella sala. Appena la vide, Gin si mise davanti a Shiho per proteggerla. Ma lei lo scostò con un gesto della mano, avanzando di qualche passo, calma. sempre seria, senza mostrare paura, anche se dentro di sé era terrorizzata, si mise davanti a lui e aprì la braccia per proteggerlo. Non avrebbe lasciato che morisse per lei. Non doveva accadere, mai più.
Vermouth sorrideva perfidamente, puntando la pistola all’altezza del petto della ragazza. “Ma che brava, un gesto davvero nobile! Peccato che non serva più a niente, ormai.”
Shiho gli sorrise, serena. Non aveva paura. Avrebbe sacrificato la sua vita, ne valeva la pena. Per lui. Perché lo amava più di se stessa.
Quando la pallottola un secondo dopo entrò nella sua carne, Gin l’aveva buttata a terra, ma era troppo tardi. Nonostante il dolore lancinante che aumentava ad ogni respiro, era felice.
“Shiho, ma cosa ti è saltato in mente? Non dovevi farlo, Shiho…”Gin pareva disperato, e la sua voce era rotta. Shiho posava il capo sulle sue ginocchia, e lui la sollevò stringendola tra le sue braccia. “Resisti, Shiho, ce la farai. Andrà tutto bene.”
Lei scosse il capo, sempre sorridendo. “Mi sarebbe piaciuto vivere insieme a te, lontano da qui. Studiare medicina all’università, avere un bambino bello come te.” Strinse debolmente le mani attorno ai lembi dell’impermeabile nero di Gin. Tremava di freddo e dolore. “Ma sono felice lo stesso. Grazie per i sogni e per le speranze che mi hai regalato, anche se non potrò mai realizzarle.” Si fermò. Non riusciva più a pronunciare alcuna parola, il dolore era diventato insopportabile. Ma nonostante questo, continuava a sorridere.
“Non parlare così… noi le realizzeremo insieme, Shiho…”Ma era troppo tardi, Shiho aveva già chiuso gli occhi e abbandonato la testa contro il suo petto e il resto del corpo si era ammorbidito sul suo. Gin provò a scuoterla, ma lei non rispose e non si mosse. Il sorriso era fermo sulle sue labbra, gli occhi chiusi e l’espressione distesa e serena come se stesse solo dormendo. Per la prima volta in vita sua, Gin pianse e gridò il suo dolore, tenendo tra le braccia quella piccola grande donna che amava più della sua vita. Non gli importava più di morire, di finire in prigione o chissà cos’altro. Sapeva solo che avevano ucciso lei, l’unica persona che avesse mai dato un senso alle sue azioni, ai suoi giorni, alla sua vita. E adesso cosa gli sarebbe rimasto?
Strinse più forte Shiho, senza riuscire a fermare le lacrime. E fu un attimo. Vermuoth, alle sue spalle, aveva assistito a quella scena a suo parere ridicola, aspettando il momento buono per portare a termine il lavoro. Quando capì che Gin non avrebbe prestato alcuna attenzione a ciò che gli succedeva intorno, tanto era preso a piangere sul corpo di quella ragazzina, impugnò più forte la pistola. Che sciocco, credeva forse che il suo amore l’avrebbe salvata?
Due proiettili si conficcarono nella schiena di Gin. Dapprima lui rimase immobile, poi lentamente il suo corpo si riversò in avanti su quello di Shiho. La stava stringendo ancora, come se volesse proteggerla anche in quel momento. Il suo corpo robusto copriva quasi totalmente quello di lei. Nessuno dei due si mosse, continuavano a restare immobili, stretti.
In quel momento, Conan Edogawa aprì di scatto la porta, ansimando per la corsa. “Ai!” Urlò per farsi sentire. “Dove sei?” Si bloccò, stupito e spaventato. Davanti a lui,  c’era una donna dai capelli biondi e un sorriso malvagio dipinto dal rossetto. “Vermouth…”Sussurrò, ancora incredulo. “Ci si rivede, ragazzino…”Sorrise lei, il tono beffardo. Conan notò che la sua pistola fumava ancora. “Cos’è successo qui?”
“I’m sorry, my darling, ma ho dovuto infrangere la nostra promessa. Gli ordini del capo non possono essere discussi.”
“Cosa vuoi dire? Che cosa hai fatto? ”Una sagoma imponente e massiccia si stagliò alle sue spalle.
Prima di svenire, riuscì a vedere il corpo di un uomo coperto da un impermeabile nero.
Vodka aveva la pistola ancora in mano. L’aveva colpito violentemente alla fronte con il calcio, facendogli perdere i sensi.    
“Ah, ti sei ripreso, finalmente.” Constatò Vermouth con noncuranza. “E’ meglio andarcene subito.”
“Ma… che ne facciamo del ragazzino?”
“E’ solo un bambino. È innocuo, non credi? Inoltre non gli hai dato il tempo di vedere niente. Su, andiamo.”
Conan riuscì ad aprire gli occhi, spostandosi di lato e aprendo il quadrante del suo orologio. La freccetta narcotizzante si piantò nella schiena dell’uomo che stava uscendo e della donna accanto a lui. I corpi caddero a terra all’istante e Conan fece un sospiro di sollievo, rialzandosi. Capì che non doveva perdere tempo, e usando la voce di Shinichi contattò immediatamente l’ispettore Megure. Poi, quando vide che l’uomo dall’impermeabile nero era ferito, chiamò anche l’ambulanza. Si avvicinò furtivo, in attesa dei soccorsi. Aveva i capelli lunghi e biondi… e se fosse…?
Una fitta alla testa lo colpì immediatamente. Si appoggiò alla parete, portandosi una mano dietro la nuca. Gli faceva male da morire, e quando la tolse vide che il palmo era rosso di sangue. Improvvisamente tutto divenne confuso e indistinto e le forze lo abbandonarono. Prima, però, gli era sembrato di vedere un altro corpo sotto a quello dell’uomo.
 
 
**
Shiho sorrideva. Non sapeva dove si trovasse in quel momento. In Paradiso? In un’altra dimensione? Di certo non sulla Terra.
Era in alto. Non in cielo, non seduta su una nuvola. Era semplicemente sospesa nell’aria, e stava salutando tutti. I bambini, il Dottor Agasa, Conan Edogawa, adesso nei panni di Shinichi Kudo, che abbracciava la sua Ran. Erano entrambi felici, si abbracciavano guardandosi con occhi colmi di amore. Genta era cicciottello come sempre e stava finendo di mangiare una fetta di torta, Mitsuhiko maturava sempre di più, divenendo intelligente e realista come Conan, e restava composto in piedi come un piccolo ometto, Ayumi aveva un sorriso più luminoso di sempre. Il dottor Agasa era sempre più grasso e pelato, ma nella sua espressione c’era la stessa dolcezza di sempre, giudicò. Tutti la salutavano, senza lacrime, senza dolore. Con sorrisi e promesse di rivedersi, un giorno. Forse non sulla Terra, ma si sarebbero rivisti. La città si allontanò divenendo sempre più piccola, fino a sparire completamente.
Si sentiva sola. Non c’era più nessuno, non c’era più niente. Era sola, in mezzo al nulla.
Ma all’improvviso, un uomo comparve davanti a lei e la strinse in un forte abbraccio. Non era più sola. Era felice. Era libera di fare ciò che il cuore le avrebbe indicato.
“Andiamo, Gin.” Si presero per mano, e aprirono una porta da cui proveniva un’intensa e abbagliante luce chiara. Chissà, forse oltre quella porta avrebbero potuto realizzare i loro sogni. Ma la sola cosa che contava era che erano insieme, per sempre. Continuavano ad essere insieme e ad amarsi, qualsiasi cosa fosse successa. Fino al loro ultimo respiro.
 
 
  
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