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Autore: Isobel_Urquart    08/08/2015    0 recensioni
Esattamente un anno fa, una ragazza, scomparsa da vent'anni, ricompare nei pressi del castello di Hogwarts.
Vive la sua nuova vita tra la scuola e la famiglia ritrovata, fino a quando un nuovo vecchio arrivo fa rincominciare tutto da capo.
*
Essendo il secondo "capitolo" della storia, vi metto anche il link dove trovare la prima parte: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3064342
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Isobel Urquart, Ritorno dal Passato'
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1

 

Minerva

 

Sono le due del mattino, una fitta al ventre mi sveglia, il letto è bagnato.

Chiamo mio marito, scuotendolo da suo sonno.

«Cosa... Cosa succede?»

«Il bambino» questa semplice parola lo fa scattare in piedi, i capelli arruffati in testa e le occhiaie profonde sotto gli occhi.

«Per Merlino!» esclama agitato, prendendo la borsa, che è pronta da giorni nell'armadio, e portandomi il soprabito «Pronta?»

Annuisco piano, senza troppa convinzione.

Diventerò mamma.

Posa le mani sulla mia vita e ci smaterializziamo al St. Mary's Hospital di Londra.

É uno dei pochi ospedali nel Regno Unito ad avere un reparto maternità per streghe in dolce attesa, celato agli occhi dei babbani.

Entriamo, la strega alla reception ci chiede di compilare un modulo e ci fa portare una carrozzina.

«Amore, mi porteresti dell'acqua?» gli chiedo, mentre ho un'altra contrazione.

Una medimaga arriva tutta sorridente, si presenta, si chiama Luise, e ci fa strada verso la sala parto.

Si informa sui dolori, tiene il conto delle contrazioni, ci dice di rimanere tranquilli, che andrà tutto bene. Controlla il battito, 132 al minuto.

Si informa sulla nostra situazione tra una contrazione e l'altra. Ci chiede se è il primo figlio, se siamo emozionati, se abbiamo già preparato tutto. Ma più passa il tempo, più aumentano le contrazioni e aumenta il dolore.

Luise mi propone una pozione anestetizzante e senza neanche pensarci le dico di si.

Mio marito mi stringe la mano, mi sorregge a ogni contrazione e mi sposta i capelli dal viso sempre più sudato.

Arriva un infermiere, mi porge una boccetta contenente una pozione bianchiccia e opaca. Nel momento in cui la porto alla bocca, il primo istinto è quello di sputarla, è disgustosa, ma poco a poco il dolore si allevia.

Trattengo le spinte per ore, la medimaga mi ha spiegato che che rischio di uccidere il bambino, è in una brutta posizione e una spinta potrebbe spezzargli il collo.

Panico.

Lui mi sta accanto, ripetendomi che andrà tutto bene, che sono forte, ma ho paura.

Arriva un uomo, si presenta, ma non lo ascolto, concentrata a respirare. Sarà lui a farlo nascere.

Mi dice di iniziare a spingere. Mi dice che si vede la testa e manca pochissimo. Mi dice che è una femmina, mentre uno strillo squarcia l'aria, e posa il corpicino umido sulla mia pancia, che subito si ammutolisce.

L'emozione nel guardare negli occhi la mia bambina, provare istantaneamente amore.

Piacere piccolina, sono la tua mamma.

Mi perdo nell'argento dei suoi occhi e le lacrime sfuggono dal mio controllo.

Rimaniamo soli nella stanza, noi tre.

«Come la chiamiamo?»

-

(trentaquattro anni dopo)

 

Vedo un'ombra sfrecciarmi accanto.

«Isobel! Non correre nei corridoi!»

Si ferma di colpo, voltandosi verso di me.

«Mamma! Ciao, non ti avevo vista» esclama sorridente.

«Dove stai andando tanto di fretta?»

«É tornato» mi spiega «Ho appena ricevuto il suo messaggio, è nell'ingresso che mi aspetta» dice esaltata.

«Salutamelo e non correre, rischi di...» comincio, vedendola poi scivolare a terra «... Cadere» mi avvicino per aiutarla ad alzarsi «Tutta intera?»

«Interissima!» scatta in piedi con un largo sorriso in viso «Ci vediamo dopo a cena!»

«A dopo... E non correre!» dico ad alta voce, ma, ignorandomi, scappa via. Sospiro esasperata.

Almeno è riuscito a tornare per il suo compleanno, non vedevo Isobel così contenta da quando è partito.

Scendo nel seminterrato e mi fermo davanti al dipinto della frutta. Con un dito solletico l'immagine della pera e afferro la maniglia che compare al suo posto.

Un piccolo elfo domestico mi accoglie all'ingresso.

«Buongiorno, professoressa McGranitt, desidera che Gwedh faccia qualcosa per lei?» mi domanda cordialmente.

«Sì, Gwedh, grazie» mormoro «Oggi è il compleanno di mia figlia, per stasera a cena potreste preparare una torta al cioccolato, per favore?»

«Per la signorina Isobel, intende?»

«Sì, la conosci?»

«La signorina Isobel viene spesso a farci compagnia da quando è finita la scuola. Gwedh preparerà la torta preferita dalla signorina e un'altra torta se qualcuno non gradisce» mi risponde allegramente.

«Grazie, molto gentile».

«Vuole anche le candeline, professoressa McGranitt?»

«Sì, grazie».

«Quattordici o trentaquattro candeline?» domanda incerto l'elfo.

Quattordici o trentaquattro? Questo è un bel problema, quante?

«Fai te, Gwedh».

Mi guarda confuso.

«Va bene, signora. Gwedh cercherà di fare il meglio che può».

«Grazie ancora».

-

Severus

 

Mi nascondo nell'ombra di una delle nicchie dell'ingresso, aspettando che arrivi.

«Sev!» compare dal corridoio nord, si guarda intorno, il sorriso che ha in volto si spegne lentamente, non trovandomi «Sev?» sbuffa.

Fa qualche passo verso il corridoio che porta ai sotterranei, ma si ferma a metà e annusa l'aria.

«Sev, sento il tuo profumo, vieni fuori» mormora senza nemmeno voltarsi verso di me.

«Ma io non indosso profumi» borbotto.

Si gira verso di me, correndomi incontro.

«Antipatico!» dice abbracciandomi «Mi stavo preoccupando».

«Sono qua, era solo uno scherzo» la stringo forte «Mi sei mancata scricciolo» le sussurro all'orecchio, sollevandola da terra «E tanti auguri, vecchietta».

«Vecchietta a chi, nonnetto?»

Alzo le spalle.

La guardo incantato. É diversa da come l'ho lasciata tre settimane fa, quando sono partito per conto di Silente, ha un qualcosa di surreale. Sembra più grande.

«Cos'hai, Sev?»

«Nulla» rispondo con un sorriso.

«Vuoi vedere un posto segreto?» mi domanda d'un tratto, esaltata.

«Va bene» acconsento, ritrovandomi quasi immediatamente una benda sugli occhi, mentre lei mormora un incantesimo di fissaggio «E questa perchè?»

«Perchè è un segreto» ridacchia, prendendomi la mano.

Mi trascina nei corridoi, su e giù per le scale, nel silenzio più completo. I nostri passi accompagnati dall'eco che rimbalza sulle pareti in pietra fredda. L'odore di polvere mi solletica le narici, insieme ai pollini che, furtivi, si sono introdotti nel castello. Odio non sapere dove sono, il buio mi disorienta.

Un paio di volte prendo dentro il corrimano di una scala o una statua sul suo piedistallo.

«Alohomora» la sento sussurrare.

«Isobel, dove mi stai portando?»

«Resisti ancora un attimo» ridacchia «Se ti dico di saltare, salti?»

«Dove devo saltare?» domando spaventato.

Un cigolio riempie la stanza.

«Isy...» comincio.

Il cigolio cessa.

«Salta» mi dice.

E io salto.

 

****

Nota dell'Autrice:
Spero vi piaccia, fatemi sapere :)

Link della prima parte della storia >>> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3064342

  
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