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Autore: Blue Heads    09/08/2015    3 recensioni
Tom Orvoloson Riddle aveva dovuto attendere a lungo per poter attuare il suo piano: erano trascorsi undici anni prima che qualcuno trovasse il diario, e quasi altri cinque si erano resi necessari perché il legame tra le due anime diventasse sufficientemente profondo.
Il quinto anno ad Hogwarts... Curioso che anche lui avesse avuto proprio quell'età quando a sua volta aveva aperto la Camera dei Segreti.
La sua vittima col tempo si era rivelata meno sciocca del previsto, rendendo l'attesa meno tediosa, ma ciò non influenzava minimamente le sue intenzioni, né intaccava la sua determinazione: Ginevra Weasley non aveva scampo.
Certo, l'intelligenza della giovane superava le sue aspettative, e lo forzava a muoversi in fretta; ma ormai ogni cosa era predisposta. Dopo tanta attesa, il momento era giunto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Capitolo IV

 

Erano passate quasi due settimane dalla cerimonia, durante le quali la Tana aveva visto un insolito andirivieni e Ginevra aveva avuto occasione di conoscere Ninfadora Tonks, la giovane donna che aveva visto parlare con il professor Lupin alla festa. Era una ragazza in gamba, Auror a soli ventiquattro anni, anticonformista e abbastanza coraggiosa da mostrarlo apertamente: decisamente stimabile.
Ora Ginevra sedeva a tavola; oltre a lei, Ron e i genitori, a cena erano presenti anche Harry, che avrebbe trascorso lì il resto delle vacanze estive, i gemelli, troppo pigri per cucinare da soli, Charlie, che si era trattenuto qualche giorno da loro, Lupin, che era ormai ospite fisso, e Tonks, che sedeva davanti a lei sfoggiando il suo miglior becco da tucano. Infatti, mentre attendevano il dolce, i ragazzi avevano iniziato a chiederle di imitare l’uno o l’altro animale, e lei eseguiva all’istante, visibilmente divertita.
<< Ti dona l’arancione! >> la stuzzicò Lupin. Per tutta risposta Tonks strizzò gli occhi: il becco scomparve, e in un attimo il colore dei suoi capelli passò dal rosa fluo all’arancione più squillante. Ginevra scoppiò a ridere, insieme agli altri: quella tinta le stava davvero malissimo. << Uff, mai fidarsi degli uomini nelle questioni di stile… >> disse Tonks divertita, mentre faceva tornare la chioma irsuta al colore originario. A Ginevra non sfuggì lo sguardo complice che i due si scambiarono: era sempre più convinta che tra loro ci fosse qualcosa; lo sospettava dalla prima volta in cui li aveva visti insieme, anche se non aveva prove che fossero una coppia.
Mentre gli altri gustavano il dessert, Ginevra notò che Lupin si era rabbuiato e sedeva in disparte, pensoso, come invecchiato di colpo: l’aria abbattuta gli aveva tolto quella luminosità che lo animava poco prima. Ginevra aveva sempre pensato che quell’uomo fosse troppo solo. Gli si avvicinò con discrezione: << Prof, posso chiederti una cosa? >>  
Lupin si riscosse dai suoi pensieri e le sorrise: << Certo, dimmi. Ti serve qualcosa per gli esami? >>
Ginevra sfoderò un’espressione innocente << Non esattamente. In realtà mi chiedevo… cosa pensa di Tonks? >>
Lupin strabuzzò gli occhi, affrettandosi a distogliere lo sguardo. Ginevra osservava incuriosita la sua reazione, mentre attendeva una risposta. Infine, Lupin si schiarì la gola: << Tu non dovresti pensare a studiare? >>
Ginevra ghignò: era inutile che tentasse di cambiare argomento, ormai lo aveva in pugno. << Ma prof, con questo dubbio atroce che mi assilla, come potrei concentrarmi sullo studio? >> Lupin sospirò, rassegnato a subire il suo interrogatorio << Senz’altro è una ragazza simpatica e intelligente. E un’ottima Auror. >> Ginevra lo fissò impaziente: sapeva anche lui che non si sarebbe accontentata di una risposta del genere. Lupin sbuffò: << E’ testarda, se proprio vuoi saperlo: si ostina a cercare in tutti qualcosa di buono. Anche quando non c’è. >> Concluse amaramente.
Ginevra si accigliò, riflettendo sulle sue parole; come poteva essere sempre così disponibile con gli altri e al contempo intollerante con sé stesso? << O forse Tonks potrebbe aver ragione: dopotutto… >>
La risposta fu interrotta da un comando perentorio di sua madre, che la chiamò da un capo all’altro della stanza: << Ginny, sarebbe ora che tu vada a letto. E’ già tardi e tu domani devi studiare. >>
Ginevra cercò di protestare - erano appena le dieci! - ma fu zittita all’istante: << I medici hanno detto che devi riposare, non dovrei essere io a ricordartelo. Vuoi stare male di nuovo? >> Ginevra alzò gli occhi al cielo: certo, perché nella Camera era di sonno che stava per morire. E se ora non vado a dormire subito Tom viene qua e mi ammazza: ci tiene alla mia salute, lui!
Per quanto assurdi fossero i ragionamenti della madre, Ginevra sapeva che sarebbe stato inutile discutere; quindi, dopo aver rivolto un saluto agli ospiti, salì in camera sua. Si mise in pigiama, nascose la bacchetta sotto al cuscino e sedette sul letto. Si sentiva ancora troppo sveglia per dormire, quindi aprì il romanzo che teneva sul comodino e riprese la lettura da dove aveva interrotto. Ormai aveva quasi finito il libro: negli ultimi giorni si lasciava assorbire dalla lettura ogniqualvolta la mancanza di altre occupazioni l’avrebbe lasciata libera di pensare.
Dopo un paio di capitoli, gli occhi presero a dolerle dal sonno e la testa si fece pesante, mentre il suo cervello completava liberamente le frasi iniziate. In un ultimo momento di veglia, Ginevra mise da parte il libro e spense la luce.

 

Si svegliò in piena notte, turbata dalle atmosfere cupe di un sogno; accese la luce e fece per prendere il libro, desiderosa di scrollarsi di dosso quelle sensazioni, quando le giunsero dei rumori dal piano di sotto. Aggrottò le sopracciglia, perplessa. Chi poteva essere ancora in piedi a quell’ora? Ginevra attese per un attimo, tendendo le orecchie: rumore di passi, il cigolio della porta d’ingresso. Recuperò la bacchetta e scivolò fuori dal letto; dal pianerottolo vide che la luce della cucina era accesa. Assonnata ma incuriosita, si avviò giù per le scale. Stava per aprire la porta quando questa si spalancò a un palmo dal suo naso. Per un attimo si domandò se fosse ancora in un sogno: Severus Piton la scrutava torvo, sovrastandola e impedendole l’ingresso.
<< Stavi origliando. >> la aggredì, mortalmente serio.
Ginevra lo guardò confusa: << Veramente stavo solo… >> Si interruppe: perché mai avrebbe dovuto giustificarsi? << ehi, questa è casa mia! >> esclamò incrociando le braccia, imbronciata e pronta allo scontro. Piton sbuffò con sufficienza e si voltò, sbattendole la porta in faccia senza riguardo. Ginevra battè le palpebre, incredula, poi si voltò scuotendo il capo. Mentre saliva le scale vide Ron e Harry che si affacciavano incuriositi dalla balaustra.
<< Che succede di sotto? >> le chiese Harry.
Ginevra si accigliò << Piton mi ha sbattuto la porta in faccia. >> Certo che suonava davvero assurdo… Harry e Ron la fissavano allibiti: probabilmente stavano pensando la stessa cosa.
Benevolo, Ron le pose una mano sulla spalla: << L’ho sempre detto che non ti fa bene mangiare pesante la sera… >> Ginevra scoppiò a ridere: forse non aveva tutti i torti. Dopo qualche momento di ilarità generale, si augurarono la buona notte e tornarono nelle rispettive stanze, ancora ridacchiando.
Una volta rimasta sola, Ginevra rifletté su quanto aveva visto: avrebbe potuto essere plausibile che la Tana avesse tanti ospiti senza un motivo preciso, ma se Piton era lì, a casa sua, nel cuore della notte e tanto all’erta da accusarla di origliare, doveva esserci qualcosa sotto. Ginevra sbadigliò: ora era meglio dormire. Avrebbe indagato l’indomani.

 

La mattina successiva Ginevra si era svegliata presto e nell’arco di qualche ora era riuscita a finire il ripasso del programma di Trasfigurazione. Soddisfatta, dopo pranzo si era concessa una pausa, e ora si rilassava, stravaccata sul divano; del resto, dopo due settimane di studio ininterrotto, se lo meritava. Sua madre si affacendava avanti e indietro, preparandosi ad uscire.
Quando fu pronta si rivolse a lei: << Tonks arriverà tra poco; io sarò fuori per un po’, ho delle commissioni da sbrigare. Dovrei rientrare prima di lei, ma se così non fosse, per l’amor del cielo, non fare la cafona. >> Ginevra seguì la madre verso l’uscita, tentando di parlarle: << Ma’… >>
<< E mi raccomando, offrile da bere! >>
<< Mamma? >> Molly si voltò a guardarla spazientita. << Cosa ci faceva qui Piton stanotte? >>
Molly si irriggidì visibilmente << Sono affari di Silente, voi ragazzi non dovete immischiarvi in certe cose. E comunque, è il professor Piton. A
dopo. >> Detto questo superò la soglia, smaterializzandosi.

Ginevra fece una smorfia scocciata, e tornò a sedersi in cucina; aveva sperato di ottenere qualche informazione in più, ma se Silente era coinvolto, nessuno le avrebbe mai detto niente. Nemmeno da quanto si erano detti Tonks e Lupin al matrimonio era riuscita a ricavare nulla, se non tetri presagi. Ginevra si incupì, chiedendosi cosa stesse succedendo al mondo magico che potesse dar spiegazione a tutte le stranezze che aveva visto.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal trillo del campanello. Aprendo la porta si trovò di fronte Tonks. La ragazza le sorrise: << Ciao Ginny! Come stai? >> Prima che finisse la frase la sua attenzione fu catturata da qualcosa alle spalle di Ginevra; qualunque cosa fosse, pareva averla colpita. Per una frazione di secondo, i suoi occhi si trasformarono: attorno alle pupille verticali, le iridi divennero una di un azzurro albino, l’altra verde-marrone. Ginevra riconobbe gli occhi del loro gatto riprodotti sul volto della ragazza.
Si spostò dall’ingresso, lascinado entrare Tonks. << Ti presento Bowie >> esordì, indicando l’animale. Tonks le si rivolse, stupita: << Ma è sempre stato qui? Non lo avevo mai visto per casa. >>
<< C’era, c’era, ma quando ci sono ospiti si dilegua. Si vede che ormai si sta abituando alla tua presenza. >>
Tonks lo osservò, aprendosi in un sorriso << Ha l’aria simpatica, e capisco il perché del nome. Ma come fate a conoscere David Bowie? >>
Ginevra fece spallucce, accompagnandola in salotto: << Sono anni che Bill è in fissa con la musica babbana. Comunque: posso offrirti qualcosa? >>
<< No grazie, sono a posto >> rispose Tonks, lanciandosi sulla poltrona più vicina. Nell'impeto, fece cadere il vaso della Polvere Volante, mandandolo in mille pezzi. Ginevra tossì, investita da una nube di cenere. << Oh, scusa, scusa scusa! Rimedio subito! >> Con qualche rapido gesto di bacchetta, Tonks rimise insieme il vaso e vi rispedì la polvere. A testimoniare l'incidente rimaneva solo il lieve pulviscolo che volteggiava nell'aria attorno a loro.
<< Allora >> esordì Tonks << come va lo studio? >>
Ginevra fece una smorfia: << Va, in un modo o nell’altro; oggi pomeriggio ripasso ancora qualcosa, e poi quello che è fatto è fatto: non ha senso stressarsi all’ultimo momento >>
<< Perché quando inizi? >> indagò Tonks.
<< Parto domani all’alba >> esalò Ginevra, melodrammatica.
<< In bocca al lupo allora! Sarai là tutta sola fino a Settembre? >>
<< No: ci sarà Bowie a farmi da sostegno morale! >> affermò solenne, coronando la frase con un ampio gesto in direzione del gatto, che in quel momento annusava guardingo la veste di Tonks.
<< Allora sei in buona compagnia! Certo che dev’essere tosto dare gli esami subito, senza neanche il tempo di riprendersi. >> iniziò Tonks, comprensiva. Ginevra colse nel tono della ragazza quella premura inutile che tutti continuavano a dedicarle. Perché dovevano trattarla come se fosse stata una povera, piccola, malata traumatizzata?
In quel momento Ron e Harry fecero il loro ingresso, sottraendo Ginevra alla necessità di rispondere. << Ah Tonks, sei qui! Allora si spiegano i rumori! >> esclamò Ron. Lui e Harry andarono a sedersi sul divano accanto a Ginevra, che colse l’occasione per trarsi d’impaccio: << Bene ragazzi, io ora vi saluto. Vado a studiare. >> E così Ginevra abbandonò la scena, consapevole di lasciare tutti interdetti con la rapidità della sua fuga.


Qualche ora più tardi, Ginevra si stava esercitando per l’esame pratico di Alchimia: adorava quella materia, ne aveva la certezza ogni volta che vi aveva a che fare. C’era qualcosa che la stimolava ed esaltava nel progettare cerchi alchemici: studiarne la struttura e le proporzioni, scegliere i simboli più adatti, abbinare i materiali e comporre, qualora si rendesse necessario, la litania da recitare. Quando ogni elemento funzionava e Ginevra riusciva a portare a compimento il processo, la sua soddisfazione rasentava l’euforia. Inoltre, ora che aveva familiarizzato con la nuova bacchetta, questa reagiva alla sua volontà con un’esattezza che la precedente non le regalava da anni, alimentando così il suo desiderio di mettersi alla prova.
In quel momento si stava dedicando con passione alla creazione di un cerchio che le permettesse di conferire le proprietà della pozione soporifera ad una sfera di zinco. Aveva già preparato la pozione, studiato le interazioni tra i due elementi e trovato il fluido che avrebbe versato nel solco del cerchio per fare da legante tra questi; per la litania le sarebbe bastato unire alcune formule conosciute. Ora non le restava che mettersi all’opera con il disegno. Preparò carta e matita e iniziò a tracciare le linee di base, ma non riusciva a concentrarsi: il trambusto al piano terra era più intenso del solito. La porta continuava a sbattere, voci concitate salivano fino a lei, amplificate dalla tromba delle scale; infastidita, Ginevra si alzò e chiuse la porta. Tornata al tavolo, si perse completamente nel suo lavoro, a cui si dedicò finché non fu troppo stanca per continuare e il suo stomaco non la informò del fatto che era ora di cena.
Lasciò la postazione e scese le scale, stranita dall’insolito silenzio. Appollaiati sull’ultima rampa trovò Harry e Ron che fissavano la porta della cucina, imbronciati. Ginevra li guardò interrogativa ed Harry la aggiornò sulla situazione: << In quella cucina c’è il mondo: è arrivata gente per più di un’ora, e gli unici idioti ad essere tagliati fuori siamo noi. >>
<< Perfino Fred e George sono entrati! >> sbottò Ron, piccato << Noi no! Perché siamo piccoli! E dire che siamo anche maggiorenni! >>
<< Però, dato che andiamo ancora a scuola, non ci è dato sapere cosa stia succedendo >> proseguì Harry, annoiato.
<< Né cenare, a quanto vedo. >> concluse Ginevra, e andò anche lei a sedersi sui gradini. Non restava che aspettare.
Non era la prima volta che se lo chiedeva in quei giorni: cosa diavolo era preso a tutti? Sbuffò con impazienza: << Non sapete proprio niente di niente? >>
Harry alzò un sopracciglio: << Uhm, che la porta è marrone? >>
<< Geniale, Harry >> ridacchiò Ron, dandogli una pacca sulla spalla.
<< Perlomeno saprete chi c’è là dentro, se siete rimasti qui tutto il tempo a guardare. >>
Dopo un sospiro esasperato, Ron partì con l’elenco: << Mamma, Papà, tutti i fratelli, Fleur, Tonks, Lupin,  Malocchio Moody, Bambolo Diggory, e un altro po’ di gente sconosciuta. Dimentico qualcuno, Harry? >>
<< I prof McGranitt e Shacklebolt. Nessun altro credo. >> rispose lui. Ginevra annuì, e i tre ripiombarono nel silenzio.
Attesero a lungo. Era ormai notte quando la porta della cucina si aprì, e una ventina di maghi e streghe uscì alla spicciolata, ignorandoli completamente; le loro espressioni erano funeree e spaventate. Fred e George li raggiunsero ai piedi delle scale, tesi come Ginevra non li aveva mai visti prima.
I gemelli si guardarono, poi George annunciò: << Riunione in camera nostra. Adesso. >>


 



PROSSIMA PUBBLICAZIONE: domenica 16 Agosto.

Se siete interessati, questo è il link con la playlist della colonna sonora di Tom e Ginevra. 
https://www.youtube.com/playlist?list=PL6CMli1an-4xbapQAwmqsPGDYrxHDjpCA
Per ora include una sola traccia, ma aggiorneremo l'elenco nei momenti opportuni con il proseguire della storia. 

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Grazie per aver letto!

See you soon, 
Blue Heads

 

   
 
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