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Autore: lovingemmaswan    09/08/2015    6 recensioni
Una storia Captain Swan basata sulla gravidanza di Emma, dal test di gravidanza positivo alla nascita del bambino.
Tradotta da una fanfiction inglese , è ambientata alla fine della seconda stagione.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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26 Settimane.

"Che diavolo è questo?" Uncino diede una leggera spinta all'altalena da neonato, rabbrividendo al rumore meccanico e facendo un passo indietro, esitante. "E' sicuro?"

Emma roteò gli occhi, afferrando il suo braccio e tirandolo indietro dall'oggetto che lo aveva spaventato. "E' un'altalena, Killian. Puoi impostarla in modo che dondoli da sola," Se fosse stato un altro giorno, avrebbe riso della sua adorabile ignoranza, ma il sospetto che lui le avesse mentito, mischiato con la sua recente scarica di ormoni, la faceva essere abbastanza irritabile.

"Che cosa è successo alle sedie a dondolo?" mormorò, lanciando un'occhiata diffidente al congegno mentre lo sorpassavano e si dirigevano verso la corsia successiva.

"Puoi sederti e dondolarlo tutto il giorno, se vuoi," disse lei in tono duro, guadagnandosi un'occhiata sorpresa da parte di Killian. Non era neanche sicura del perché lo avesse detto in quel modo. Dopo tutte le esperienze che non aveva fatto con Henry, anche lei onestamente si sentiva simile a Killian in quelle cosa, ma qualcosa le aveva fatto venire voglia di lamentarsi con lui.

Ricordando chiaramente l'avviso di Mary Margaret di non farla arrabbiare, lui non le chiese che cosa ci fosse che non andava, e Emma gliene fu grata, anche se poteva capire dalla sua espressione che sapeva che c'era qualcosa di sbagliato.

"Scusa, non volevo dirlo così. E' solo... uno di quei giorni," si scusò, mentre continuavano ad esplorare il negozio. "Che ne dici di questa?" gli chiese, dirigendosi verso un altro pezzo d'arredamento.

"Stai programmando di imprigionare nostro figlio?" scherzò, posandole una mano sulla spalla, per circondarla con il braccio gentilmente e avvicinarla a sé. "Nonostante i nostri trascorsi, speravo che non sarebbe servito così presto,"

Emma non riuscì a trattenere una risatina. "Non è una prigione, è una culla," spiegò, questa volta più dolcemente. "Ci sono le sbarre perché così il bambino non può uscire da solo e farsi male,"

"E' davvero necessario, amore?"

Lei posò la testa sulla sua spalla. "Non fa mai male essere preparati. Dovremmo pensarci," disse, voltandosi per guardarlo negli occhi, cercando qualcosa che potesse scacciare quella fastidiosa sensazione che si annidava in lei. "Quindi... indicazioni, eh?"

Uno sguardo vagamente burrascoso attraversò l'espressione di Killian per una frazione di secondo, prima di dissolversi in un sorrisetto, così velocemente che lei non lo avrebbe notato, se non fosse stata attenta.

"Stai ancora pensando alla donna di prima? Non avevo realizzato che fossi un tipo così geloso," replicò, cercando la sua mano e stringendola, ma Emma non si lasciò convincere. "Ma dai, tesoro, lei non significa niente per me. Posso portarti a casa e fartelo vedere, se vuoi," sussurrò, dandole un dolce bacio sulla fronte. "...Ti amo."

Emma sentì una morsa di dolore al petto . Ormai avevano detto la parola con la A per settimane, ma non era una cosa che usavano troppo- e le piaceva. Era riservata alle occasioni speciali, quando ne avevano bisogno, quando la sentivano veramente, e ancora le tremavano le ginocchia quando lui la diceva. Sorrise, chiudendo gli occhi mentre le labbra di lui le sfioravano la fronte.

"Ti amo anch'io," rispose, stringendogli la mano.

***

"Allora, come sta andando la progettazione della cameretta? Qualcosa che devi già farmi vedere?" chiese Mary Margaret. I suoi occhi erano eccitati mentre lanciava continuamente sguardi in direzione della camera che avevano in più.

"Beh, abbiamo la culla... ed è tutto," ripose Emma, facendo spallucce. "Killian assume sempre questo sguardo perso nel vuoto quando gli chiedo come vorrebbe che fosse," rise. "Non ha ancora capito perché un bambino debba avere bisogno di una camera."

"E' un uomo, tesoro," gli ricordò sua madre. "Sembra che tra voi due vada tutto bene, comunque..." prese una piccola cucchiaiata di gelato alla vaniglia e si rannicchiò nell'angolo del divano, passando a sua figlia una ciotola di gelato.

"Come mai?"

"Emma, il modo in cui ti ha baciata prima di andarsene era... diciamo che ha spiegato la situazione. Avete avuto entrambi problemi a fidarvi, in passato. Ora sembri felice.

"Ah, per quello? Quello... non so cosa fosse," Emma scosse la testa, girando il suo gelato al cioccolato nella ciotola distrattamente. "E' molto affettuoso, ultimamente."

"Si chiama essere innamorati,"

"No... è strano."

"Emma, so che hai dei problemi con il vero amore, ma-"

"Whoa, vero amore? Nessuno ha detto niente a proposito del vero amore. Sto ancora lavorando solo sull'amore, grazie,"

Mary Margaret roteò gli occhi , e alzò le spalle innocentemente. Lo aveva imparato col tempo, sapeva che non c'era modo di forzare la propria figlia testarda ad ammettere qualcosa che non era pronta ad ammettere.

"Allora, che cosa c'è di strano?"

Emma esitò per un momento, ancora un volta non sapendo se stesse parlando con sua madre o con la sua vecchia amica con cui spesso si era confidata in cose come questa. "E' diverso, ultimamente, Mary Margaret. Non dorme bene la notte, ed è affettuoso, quasi appiccicoso, dallo scorso weekend-" Emma si fermò , chiedendosi se valesse la pena esternare quelle sensazioni o se erano solo gli ormoni della gravidanza. Sua madre la fissava aspettando che continuasse, così prese un respiro profondo. "Stava parlando con questa donna nel parcheggio, fuori da Storybrooke... Sono arrivata per vedere cosa stesse succedendo, e entrambi mi sono sembrati molto agitati e lei se n'è andata... abbastanza velocemente. E' stupido." aggiunse subito, realizzando quanto suonava ridicolo il tutto.

"Emma, le tue sensazioni riguardo a qualcuno che ami non sono mai stupide. Che cosa ha detto lui?"

"Niente," rispose, prendendo una grossa cucchiaiata di gelato e mangiandola prima di rispondere. "Ha detto che gli aveva chiesto delle indicazioni,"

"E? Potrebbe essere o no ?"

"Potrebbe," ammise Emma. "Tranne per il fatto che lui mi stava mentendo,"

"Emma..."

"E' come se lui si sentisse in colpa per qualcosa,"

"Non potrebbe solo essere più affettuoso perché ti ama?"

Sua figlia alzò un sopracciglio. "Quando mai mi sono sbagliata sul fatto che mi mentisse?"

Mary margaret rimuginò sulla domanda. In effetti, doveva ammettere che sua figlia aveva ragione. Emma era infallibile, quando doveva capire se qualcuno le stesse mentendo, e dal giorno in cui aveva incontrato Uncino, il giorno in cui lui aveva insistito dicendo di essere un povero fabbro, Emma non si era lasciata ingannare nemmeno per un secondo - e ancora non lo conosceva. Ormoni o no, non poteva nascondere che in qualche modo erano sempre stati connessi l'uno all'altro.

"Non lo so, Emma. L'uomo che ti ama inizia a baciarti quando deve andarsene come se non dovesse vederti mai più, e tutto quello a cui riesci a pensare è che lui ti sta nascondendo qualcosa?"

"Non ho mai detto che mi nasconde qualcosa. Ho detto che mi sta mentendo,"

"Tu riesci a capire Killian e io riesco a capire te, Emma. Sono tua madre, è naturale," sorrise, rassicurante, mettendo una mano sul suo ginocchio e strofinandolo in modo materno. "Dovresti parlargli. Tutto quello che posso dirti è che vedo un uomo che ti adora, e se sta mentendo... forse c'è un ragione?"

"Cosa? No,dev'essere solo una stupida fantasia legata agli ormoni della gravidanza che ho lasciato che si insinuasse nella mia testa," scosse la testa, fermamente. "Comunque, cosa dovrei dirgli? Chi diavolo era quella stronzetta nel parcheggio e perché te la scopi? Sì, dovrebbe andare bene,"

Mary Margaret aggrottò la fronte e arricciò il naso, alla volgarità di sua figlia. "Potrebbero esserci modi migliori per dirlo," scherzò, poi si fermò per guardarla negli occhi e sorriderle. "Come ho detto, Emma... lui ti ama. Se ti fa preoccupare, dovresti parlarne con lui. E' così che funzionano le relazioni,"

"Sì, beh, non ho molte esperienza in buone relazioni,"

"Credo che dovresti iniziare," disse, ottimista, togliendo la mano dal ginocchio di Emma e alzandosi. "Ora prendiamo un altro po' di gelato e mettiamo una commedia romantica,"

Emma rise piano, iniziando a sentirsi rilassata ora che aveva confessato a qualcuno le sue sensazioni. forse tutti quei pensieri sarebbero scomparsi da soli, ora che li aveva detti a voce alta. Sorrise a Mary Margaret, e le porse la sua ciotola. "Menta e cioccolato, questa volta?"

***

Più tardi, quella notte, Emma sobbalzò sentendo due braccia inaspettate che le avvolsero la vita da dietro. "Gesù, Killian, mi hai spaventato,"

"E' bello sapere che posso ancora farlo," sorrise compiaciuto, dandole un bacio sul collo. "Sai, qualche volta mi manca essere terrificante,"

"Sì, sei davvero pauroso," lo schernì ridendo, prendendo il piatto che aveva lasciato immerso in acqua e sapone.

"Dovresti avermi visto all'apice della mia carriera da pirata,"

"Ti ho battuto in una battaglia con le spade, ed era qualcosa come la terza volta in vita mia che ne tenevo in mano una,"

"Ti ho lasciato vincere, tesoro. Per essere onesti, ero solamente felice di avere una scusa per stare sopra di te," ridacchiò.

Emma poteva sentire il suo sorriso contro il collo. Cercò di sciogliere l'abbraccio in cui era stretta per continuare a lavare i piatti, ma lui, invece, la strinse ancora più forte strofinandole la pancia, chiaramente intenzionato a distogliere la sua attenzione dalle stoviglie.

"Killian..." di nuovo, quello strano senso di vuoto si presentò trionfante alla bocca dl suo stomaco, evidentemente non era riuscita a cancellarlo. "Sto provando a finire di lavare i piatti, dammi un po' di spazio," gli diede una gomitata leggera, per farlo stare indietro.

"Cosa? Il padre di tuo figlio non ha il permesso di toccarti?" le baciò l'orecchio, ma poi lasciò andare la presa su di lei riluttante, e si diresse lentamente verso il frigo.

"Secondo questa logica, dovrei lasciarmi toccare anche da Neal. Mi assicurerò che sappia come funziona, ora che si sta trasferendo a Storybrooke,"

"Non ti toccherà, se ci tiene alle sue mani," ringhiò, con un goccio di ironia.

Emma roteò gli occhi, ma segretamente trovava la sua gelosia rassicurante, ora che non le stava più sempre addosso. "Davvero sei già affamato? Abbiamo appena mangiato,"

"Disse a donna che mi ha fatto girare tutta la città la scorsa notte per un certo gelato. Che non ti è nemmeno piaciuto, dovrei aggiungere,"

"Quello era diverso," il suo tono si addolcì, diventando quasi imbarazzato, mentre si mordeva il labbro per evitare di sorridere. "Il bambino ha fatto sì che lo volessi,"

"Beh, il bambino sta facendo in modo che io voglia questo," sollevò un biscotto al cioccolato e lo morse, ignorando lei che alzava gli occhi al cielo per il suo novo amore per il cibo spazzatura. "Spero che i creatori del 'gelato al burro di arachidi e vortici di cioccolato' siano felici, comunque. E' quasi impossibile trovarlo in questa maledetta città,"

"Non essere così drammatico,"

"Drammatico? Ho cercato per tutta Storybrooke a piedi per un ora a mezzanotte per quello!"

"Beh, quando tu sarai incinta, cercherò il gelato per te," disse, prendendolo in giro ma dopo qualche secondo il suo sorriso compiaciuto divenne triste. "Sei davvero grandioso in questo, Killian..."

"In cosa, amore?" si appoggiò al bancone guardandola, prendendo un altro morso dal biscotto.

"Tutto questo," disse, indicando la sua pancia con entrambe le mani. "Le mie voglie, i miei sbalzi d'umore... se non fossi bloccata qui, vorrei scappare anch'io per le colline,"

"E cosa ti fa pensare che io voglia scappare?" sembrava preoccupato

"Niente," sospirò lei. "Non è niente,"

"Piccola, ti ho detto che non ti avrei mai lasciata a meno che non lo volessi tu, e non era solo per portarti a letto .Anche se poi abbiamo fatto il miglior sesso di sempre... non ti lascerò."

Piccola. Il suo cuore sobbalzò e sentì le farfalle nello stomaco, quando lui la chiamò con quel nomignolo. Come faceva quel pirata ad avere sempre quell'effetto su di lei?"

"So che non lo farai, Killian,"

"E allora cosa c'è che non va?"

Lei sorrise e scosse la testa. "Niente," promise, prendendogli la mano e avvicinandolo a lei finchè non sfiorò la sua pancia. "Vieni qui, pirata," sussurrò dandogli un bacio veloce, sentendo finalmente lo stress della settimana che si dissolveva. "Andiamo a letto,"

"Dio, amo sentirtelo dire," la prese in giro, baciandola nuovamente.

"Intendevo a dormire,"

"Beh, ovvio. Cos'altro potremmo fare a letto?" disse, ironico, catturando le sua labbra per la terza volta, ridacchiando quando lei lo baciò con più passione, sapendo che stava per cedere. "Sto iniziando ad essere davvero stanco... andiamo a dormire, amore," sussurrò nell'orecchio di lei, maliziosamente.

***

Emma si svegliò quando Killian iniziò a muoversi nel letto, mormorando piano nel sonno. "Killian?" lui non rispose. Le palpebre gli si muovevano velocemente, mentre con il pugno stringeva le coperte. "Hey..." si avvicinò a lui, e gli accarezzò la spalla gentilmente. "Killian, stai sognando," sussurrò, scuotendogli il braccio leggermente.

"Jordan..." mormorò delle parole incomprensibili sottovoce, continuando a muoversi nervosamente.

"Cosa?"

"Dio, Jordan..."
 

Angolo dell'autrice:
Saalve! :) Scusate se ci ho messo un po' più di tempo del solito a pubblicare questo capitolo, ma il mio computer ha qualche problema, poi è estate e dovrei anche studiare per il patentino, so... Ah, e non so perchè ma non mi apre neanche più la pagina delle recensioni, quindi non riesco a rispondere! Grazie comunque a tutti quelli che ne lasciano una, mi fate felicissima *^*
Questo capitolo è un po' più angst del solito, -io amo quelli tutti fluff e tenerosi, aw- ma comunque mi è piaciuto, soprattutto perchè Emma finalmente riesce ad aprirsi un po' più del solito! E poi, Jordan...
Beh, scoprirete tutto al prossimo capitolo!
Alla prossima,
Em :*


 

   
 
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