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Autore: Blue Heads    10/08/2015    1 recensioni
Tom Orvoloson Riddle aveva dovuto attendere a lungo per poter attuare il suo piano: erano trascorsi undici anni prima che qualcuno trovasse il diario, e quasi altri cinque si erano resi necessari perché il legame tra le due anime diventasse sufficientemente profondo.
Il quinto anno ad Hogwarts... Curioso che anche lui avesse avuto proprio quell'età quando a sua volta aveva aperto la Camera dei Segreti.
La sua vittima col tempo si era rivelata meno sciocca del previsto, rendendo l'attesa meno tediosa, ma ciò non influenzava minimamente le sue intenzioni, né intaccava la sua determinazione: Ginevra Weasley non aveva scampo.
Certo, l'intelligenza della giovane superava le sue aspettative, e lo forzava a muoversi in fretta; ma ormai ogni cosa era predisposta. Dopo tanta attesa, il momento era giunto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Capitolo III

 

Il cielo si tingeva di luce, mentre lo sguardo di Ginevra si perdeva nell’alba. Ombre di lacrime seccate le rigavano il volto; era rimasta lì, seduta accanto allo strumento, immersa nel silenzio. Ogni cosa dormiva, e questa quiete immobile suscitava in lei un principio di onnipotenza, un’inebriante sensazione di libertà e possibilità infinite.
Con la  mente finalmente sgombra, vedeva quanto accaduto da una nuova prospettiva:
conosceva il modo di pensare di Tom ed era logico credere che il suo scopo, la sua priorità assoluta, fosse tornare in vita e che, pur di ottenerlo, non si facesse alcuno scrupolo, neppure se questo implicava uccidere:
il fine giustifica i mezzi. Non capiva però come ucciderla potesse ridargli la vita; e, se era vero che la sua morte era il mezzo, non si spiegava come fosse possibile che, nonostante lei fosse viva, lui fosse rinato. Ma ormai non aveva importanza: non le era possibile sapere con certezza quali fossero state le motivazioni di Tom, e quali che fossero  non potevano cambiare - né, in alcun modo, giustificare - ciò che aveva fatto. Stabilire il confine tra finzione e realtà, definire se ci fosse mai stato qualcosa di autentico nella loro amicizia, era altrettanto impossibile; il meglio che Ginevra potesse fare era considerare la questione archiviata ed accettare la realtà dei fatti: la sua fiducia in lui era stata malriposta.
Un’unica domanda aveva ancora senso: come? Non si era mai chiesta come funzionasse il diario, dapprima per ingenuità, poi per abitudine; perché mai avrebbe dovuto preoccuparsene? Solo allora, per la prima volta, nasceva in lei la curiosità di comprendere cosa fosse realmente il diario, in che modo fosse stato possibile per Tom rinascere da quelle pagine, e per quale ragione questo comportasse il suo sacrificio.
Queste domande avevano una risposta e lei poteva doveva - trovarla. Avrebbe scoperto la verità, a qualsiasi costo; troppo a lungo era rimasta inattiva, crogiolandosi nei dubbi e nella delusione.
Era arrivato il momento di riemergere dall’apatia nella quale si stava rivoltando da mesi per riprendere il controllo della la sua vita.
Ce la posso fare, ce la devo fare…
Si alzò in piedi, stiracchiando le membra indolenzite.
Ce la faccio.
Il sole era ormai sorto oltre la cima delle colline, e Ginevra d’un tratto si rese conto di essere affamata. Dopo aver riposto il violoncello nella custodia frugò a fondo nell’armadio, estraendo una scatola di dolciumi da sotto il ripiano dei calzini; prelevò un grosso biscotto al cioccolato dalla sua scorta personale e, mentre si precipitava giù per le scale, se lo ficcò in bocca per riuscire a legarsi i capelli in un’arruffata coda di cavallo.
Ginevra superò con un balzo gli ultimi gradini e fece il suo ingresso in cucina, rischiando di investire Fleur, che, in piedi nell’ingresso, cercava invano di attirare l’attenzione di Molly sui suggerimenti del catalogo Un matrimonio d’Incanto”.
<< Atensione, Jinnì! >> la ammonì Fleur.
<< Muonworno! >> bofonchiò lei allegra, sotto lo sguardo di una perplessa quasi-cognata e di una divertita platea: Hermione e il signor Weasley avevano sospeso momentaneamente i loro discorsi per seguire la scena e Bill scuoteva la testa con fare fintamente rassegnato, mentre la signora Weasley, indaffarata ai fornelli, era troppo sollevata nel vedere la figlia finalmente tornata alla normalità per rimproverarla della sua sbadataggine.
Ginevra deglutì: << Buongiorno! >>
<< Buongiorno a te, cara! Ti preparo la solita colazione? >>
<< Doppia! Ho una fame da lupi. >>
Come per rimarcare il concetto, rubò un toast dal piatto del padre e sedette a tavola.
Hermione le sorrise, poi si rivolse di nuovo al signor Weasley.  
<< Cosa stavi dicendo, Arthur, sul professor Shacklebolt? >>
<< Ah, sì… Purtroppo Kingsley quest’anno non potrà continuare ad insegnare a Hogwarts; è pur sempre un Auror, e il Ministero gli ha affidato un incarico differente. Quel che è preoccupante è che Silente non è ancora riuscito a trovare un sostituto per la cattedra di Difesa. >>
<< Non mi stupisce… da che frequento Hogwarts nessun professore di Difesa è mai  durato più di un anno. >>
<< Esatto. Molti pensano che quella cattedra sia maledetta, per questo è così difficile trovare un insegnante: nessuno vuole rischiare di finire come Murphy o Tucker. >>
<< Tucker? >> si interessò Ginevra << Non l’ho mai sentito nominare! >>
<< Appunto. Insegnò ad Hogwarts pochi anni prima che tu iniziassi a frequentarla, ma… >> Arthur scrollò il capo con aria rassegnata. << Non è una bella storia da raccontare durante i pasti. >>
<< Ben detto >> intervenne Molly, poggiando un piatto carico di uova fritte e bacon di fronte a Ginevra e lanciando uno sguardo ammonitore al marito. << Non vorremmo che Ginny perdesse di nuovo l’appetito. >>
<< Grazie Mamma! Di quello proprio non ti devi preoccupare… >> commentò la diretta interessata, fiondandosi sulla colazione ancora calda.
Ginevra alzò distrattamente lo sguardo dal piatto quando Charlie le sedette accanto.
<< Ciao sorellina, vedo che hai appetito. Mi passi i toast, prima di finirli? >>
La signora Weasley si rivolse al nuovo arrivato: << Ron è in piedi? >>
<< Certo che no! Ma parliamo dello stesso Ronald? Ti risulta che in vacanza abbia mai dato segni di vita prima di mezzogiorno? >>
Ginevra ridacchiò, mentre passava a Charlie il cesto del pane.
<< Quel Ron è un gran dormilioné. >> sentenziò Fleur. << Ad ogni modò, sono davvero contonta che tu ti sia ripresa in tempo por il matrimonio, Jinnì; Bill sci teneva tonto ad averti como damijella… A proposito: Gabrielle e i miei jenitori arrivaranno in mattinota, cossì in pomerijo potremo far le prove por i vostri vestiti da scerimonia! >>
<< Proprio questo pomeriggio? >> si intromise Molly << Volevo portare Ginny a Diagon Alley, le serve una nuova bacchetta. >>
<< Ma moncano solo due jorni al matrimonio! >>
<< Non importa, non importa… >> Tagliò corto Molly. << Ginny, ci andrai domani a Diagon Alley; ma chiedi a qualcuno dei tuoi fratelli di accompagnarti, io non posso venire, avrò troppo da fare. >>
<< Posso anche andarci da sola, Mamma… so viaggiare con la Metropolvere, e non rischio di perdermi nel tratto di strada che separa il Paiolo Magico da Olivander! >>
<< Posso venire io con te a Diagon Alley. >> Si offrì Hermione << Volevo andarci in ogni caso: Grattastinchi ha rovinato l’unico mantello estivo che avevo… >>
<< D’accordo, volentieri. >> rispose Ginevra. << Parlando di vestiti… cosa ti metti per il matrimonio? >>
<< Ho preso un vestito rosso, leggero, con la gonna a ruota… se vieni su te lo faccio vedere! >>
Ginevra trangugiò in fretta ciò che restava della colazione, quindi le due ragazze si congedarono dai presenti e si dileguarono al piano superiore.

 

***

 

Ginevra e Hermione passeggiavano per Diagon Alley, gustandosi un enorme gelato alla crema. Hermione era entusiasta del suo nuovo acquisto: un mantello di seta oltremare che, col suo colore intenso, contrastava piacevolmente con l’incarnato pallido della giovane.
Dopo aver guardato un po’ di vetrine, si avviarono con calma verso la bottega di Olivander, prendendosi il tempo di finire i gelati. La vetrina aveva la stessa aria polverosa di cinque anni prima, ma Olivander era risaputamente il miglior artigiano di bacchette del Regno Unito, nonché uno dei più ambiti a livello internazionale, il che lo esentava dal dover curare l’immagine per attrarre clienti.
Il cigolio stridulo della porta annunciò puntualmente il loro ingresso. Ginevra si guardò attorno: alti scaffali impolverati si alzavano fino al soffitto, nella penombra appena rischiarata da fioche lampade ad olio. Dalla prima volta che vi era entrata, ogni cosa sembrava essere rimasta immutata, come se il tempo non osasse interferire con quel luogo. Ricordava ancora ciò che Olivander le aveva detto in quell’occasione, quando la sua prima bacchetta l’aveva scelta: << Lei nasconde una personalità più forte di quanto non dia a vedere, signorina Weasley. >> Il modo in cui lo aveva detto, come se capisse più cose su di lei di quante lei stessa non ne conoscesse, l’aveva inquietata e affascinata al tempo stesso.
Ad un tratto Ginevra notò la presenza del negoziante; nella semioscurità polverosa dell’ambiente, quell’uomo, tanto nodoso e vecchio da apparire immortale, si mimetizzava perfettamente. Olivander rimase immobile e silenzioso, osservandole, finché non incrociò lo sguardo di Ginevra: << Avete problemi con le vostre bacchette, signorine? >>
Hermione trasalì, colta di sorpresa, mentre Ginevra rispose senza esitazione: << Non ne ho più una, signore. Mi è stata rubata. >>
<< Legno di nocciolo, dodici pollici, flessibile, nucleo di corda di cuore di drago…. Vorrei davvero conoscere il mago che è stato in grado di rubarla! Bacchette estremamente emotive e imprevedibili, quelle di nocciolo; hanno la curiosa abitudine di…. come dire? Immagazzinare le emozioni dei proprietari, e possono manifestarle nelle maniere più distruttive. Ottimo! Venga, venga, cosa aspetta lì? Ce ne sono centinaia da provare: non è mai semplice che la bacchetta trovi il mago giusto. >>
Con queste parole, Olivander si arrampicò su di una scala e iniziò a scrutare attentamente i ripiani degli scaffali, estraendo una gran quantità di scatole.
Mentre selezionava le bacchette che gli sembravano più affini alla giovane, borbottava fra sè: << Nocciolo, nocciolo… ah, ecco: nocciolo e corda di cuore di drago, nove pollici… no, decisamente no, troppo corta. Così va meglio… tredici pollici, legno di rosa… può funzionare. O forse l’ebano… chissà…>>
Improvvisamente balzò giù dalla scala ed atterrò di fronte a Ginevra, mostrando un’agilità sorprendente.
<< Bene. Direi di iniziare da questa: tredici pollici, legno di nocciolo e nucleo in corda di cuore di drago, piacevolmente flessibile. Già conosce questo tipo di bacchetta. >>
Ginevra impugnò la bacchetta e tentò il primo incantesimo che le venne in mente. Non successe assolutamente nulla. Stava per riprovare, ma Olivander gliene aveva già messa in mano un’altra: << E’ evidente che questa non è più la sua bacchetta ideale, signorina. Provi quest’altra: legno di rosa e piuma di fenice, dodici pollici e mezzo, rigida. Si adatta a una donna dalla personalità forte ma che sappia essere dolce e gentile; una bacchetta con molta iniziativa e decisamente indipendente, estremamente potente se nelle mani giuste. >>
Ginevra mormorò << Lumos >> ma, piuttosto che illuminare pacificamente la stanza, la bacchetta diede fuoco a un cumulo di pergamene poco distante.
<< Decisamente no >> constatò tranquillo Olivander, spegnendo l’incendio con un cenno noncurante della bacchetta. << Forse allora… questa: legno di vite, proprio delle bacchette che prediligono maghi con un intuito fuori dal comune, che perseguono alti ideali e stupiscono spesso chi crede si saperla più lunga. Sono attratte da persone dotate di una profondità nascosta. >> Hermione, notò Ginevra, era raggiante, inorgoglita dai complimenti indiretti che aveva appena ricevuto, e rimirava con affetto la sua bacchetta.
Olivander proseguì: << Questa in particolare ha il nucleo in crine di unicorno: provenendo da un animale estremenetente puro, caratterizza le bacchette più difficili da convertire alle Arti Oscure. Questi due materiali, abbinati, producono bacchette estremamente difficili da vendere; tuttavia, quando trovano il loro mago, si ha la certezza di essere di fronte a una persona intelligente, intuitiva, animata da alti scopi e pressoché incorruttibile. Nell’ultimo decennio, ho venduto una sola bacchetta come questa… >> Hermione lo ascoltava interessata; la stima nei confronti del possessore di quella bacchetta e la curiosità di conoscerlo le si leggevano in volto << … e appartiene all’attuale Campione Tremaghi. >>
Cedric! pensò Ginevra domani sarà al matrimonio… scommetto che Hermione si fionderà a conoscerlo meglio!
<< Ma basta divagare. La provi. >>
Ginevra sollevò la bacchetta e la puntò contro ciò che rimaneva del cumulo di pergamene:<< Reparo >> 
Ma neanche questa bacchetta le ubbidì: dalla punta sgorgò un fiotto zampillante di vino.
Prima ancora che Ginevra potesse reagire, Olivander le aveva tolto la bacchetta di mano:
<< Evidentemente questa bacchetta non la ritiene alla sua altezza… Tenga questa: legno di ebano e corda di cuore di drago, dodici pollici, temibile in combattimento. Predilige un mago che resti saldo nelle proprie convinzioni e che non tema di essere sé stesso. >>
Evanesco, pensò Ginevra, puntando la bacchetta verso una mosca che la infastidiva da qualche minuto.
Il risultato non fu quello atteso: la mosca esplose, liberando un gas scuro e puzzolente.
<< Un ottimo incantesimo! Un po’ guerrafondaio… Ma dalla sua espressione posso supporre non fosse quello da lei tentato. In questo caso, cambiamo genere: noce nero e crine di unicorno, un magnifico esemplare morello, una razza rara. Il loro crine conferisce alle bacchette proprietà peculiari: prediligono un padrone solitario e introspettivo; nelle mani giuste ottiene ottimi risultati con gli incantesimi che richiedono acume mentale, come la legilimanzia e gli incantesimi non verbali. Le bacchette di noce nero sono difficili da portare: non rispondono a un mago che non sia completamente sincero, con sé stesso e con gli altri. >>  
Ginevra raccolse la bacchetta con una certa titubanza. Non ebbe il tempo di pensare a un incantesimo, che il legno le ustionò le dita. La lasciò andare di scatto.
<< Reazione curiosa, non l’aveva mai fatto. >> Olivander non sembrava né turbato, né demotivato dalla serie di insuccessi; tutt’al più affascinato, infervorato: la sua competenza era stata messa alla prova da una nuova sfida.  
<< Proviamo con qualcosa di completamente diverso… Perché no? Legno di tasso, nucleo di corda di cuore di drago, dodici pollici, rigida; una bacchetta molto potente, ma per niente comune: pochi sono adatti a una bacchetta di tasso; di solito si associano a maghi fuori dal comune, dotati di personalità spiccata e volitiva. Alcuni credono che chi possiede una bacchetta di tasso sia portato per le Arti Oscure, ma non è necessariamente così; ne ho vendute tante a maghi poi diventati temuti e pericolosi, quante a maghi votati al bene, tra cui diversi Auror. Queste bacchette sono molto protettive e fedeli nei confronti del loro padrone, anche dopo la morte: se seppellite insieme al mago, spesso germogliano e ne proteggono la tomba. Una volta mi è capitato di dover spezzare una di queste bacchette; il proprietario era morto, non ne rimaneva neanche il corpo, eppure la bacchetta rifiutava di abbandonare il luogo, come se sentisse che lì rimaneva qualcosa del suo padrone e fosse suo dovere restare lì a proteggerlo. Davvero curioso! >> mentre parlava, Olivander aveva estratto dallo scaffale una bacchetta affusolata, di legno scuro, e ora la porgeva a Ginevra.
Engorgio, pensò lei, e il metro a nastro al quale aveva puntato iniziò a gonfiarsi lentamente, arrestandosi poco dopo. Nessun disastro, questa volta, ma Ginevra non era soddisfatta.
<< Si può fare di meglio. >> commentò, poco entusiasta.
<< Nessuno può saperlo meglio di lei… Interessante, comunque, che abbia affinità proprio con questa bacchetta, signorina Weasley: siamo sulla strada giusta. Sarei tentato di proporle una bacchetta molto... particolare. Deve sapere che esistono svariati materiali che possono costituire il nucleo di una bacchetta, ma pochi danno risultati degni del nome degli Olivander. Tra questi, i tre meno ostici da reperire, nonché quelli che hanno più possibilità di trovare un compagno, sono, appunto, gli stessi che le ho fatto provare. Si possono ottenere ottime bacchette anche col crine di Thestral, ma si tratta di creature rare e difficili da individuare: ne esiste un unico branco allevato al mondo. Fortunatamente, ad allevarli è proprio una mia vecchia conoscenza; così ho deciso di realizzare alcuni modelli con questo crine. Ma i maghi affini a questo tipo di bacchetta sono estremamente rari: finora ne ho venduti solo due esemplari. >>
Olivander, che parlando era scomparso nel retrobottega, ne riemergeva ora reggendo una scatola nera, bassa ma ampia, che poggiò sul bancone. << Il crine di Thestral rende le bacchette potenti ma imprevedibili, affidabili solo se ritengono che il proprietario meriti il loro rispetto. I Thestral sono animali criptici, che hanno molto più a che fare coi morti che coi vivi. Come saprete, solo chi ha visto la morte è in grado di vederli; queste bacchette sono altrettanto misteriose. Mi chiedo se… >>.
Olivander aprì la custodia, rivelando una serie di lucide bacchette, di ogni dimensione e materiale. Prese la seconda da sinistra e la porse a Ginevra: semplice e lineare, affusolata, lunga almeno 13 pollici, di un legno nero e lucido che lei riconobbe come tasso.
Al tatto la bacchetta risultava piacevolmente flessibile; la mosse con sicurezza, concentrandosi su un portacandele vuoto appoggiato sul tavolo. Il metallo dell’oggetto parve animarsi, fondendosi e plasmandosi secondo i suoi gesti e la sua volontà. Cambiò forma, diventando un lucido e teso agglomerato argenteo.
Ginevra distolse l’attenzione dall’oggetto e tornò a guardare Olivander, lo sguardo illuminato dalla soddisfazione. << La prendo. >>
<< Non avevo dubbi. >> rispose Olivander, osservandola sibillino << Ricorda cosa le dissi cinque anni fa? >> Ginevra annuì, incerta su dove il fabbricante volesse andare a parare. << Ebbene, mi chiedo cosa lei stia celando ora… >>
 

***

 

All’ombra di un immenso graticcio avvolto da rose rampicanti, decine di maghi e streghe in abito da cerimonia sedevano in attesa. Improvvisamente, l’ingresso venne inondato da una forte luce dorata: una gran quantità di fluttuanti luci oro e argento si diffuse tutt’attorno e la musica ebbe inizio, mentre le damigelle e la sposa avanzavano lungo il corridoio centrale, a malapena distinguibili in quel tripudio di luci.
Ginevra incedeva lentamente verso Bill, sforzandosi di procedere a ritmo con la musica e guardare dritto davanti a sé. Era forte la tentazione di lasciarsi distrarre dalle minuscole, fulgide fatine che spiccavano il volo dal bouquet argentato che reggeva tra le braccia, e inseguirle con lo sguardo mentre le svolazzavano attorno. Questa era la parte più divertente dell’essere damigella: non aveva apprezzato particolarmente farsi vestire, acconciare e truccare come una bambolina dorata, anche se Hermione aveva fatto un ottimo lavoro con lei: la sua chioma rosso fuoco, intrecciata con gelsomini e fili dorati, ricordava le capigliature degli elfi silvani, e ben si accostava all’abito oro pallido, di una stoffa sottile e luminosa che aderiva al busto, avvolgendolo in mille pieghe, per poi ricadere morbida sui fianchi e svolazzare giocosa attorno alle sue ginocchia. Veli impalpabili ondeggiavano morbidi attorno alle braccia delle damigelle, lasciando nude le spalle eburnee. Un paio di sandali sottili scoprivano e slanciavano i piedi, avvolgendosi come rampicanti alle sue gambe. Il trucco leggero allungava gli occhi, ombreggiando le palpebre delle sfumature dell’oro e del bronzo, donando ai suoi tratti ordinari un tipo di eleganza selvatica.
Grazie al paziente lavoro di Hermione, Ginevra sfigurava un po’ meno del solito accanto alla bellezza delle sorelle Delacour: nonostante i lineamenti fanciulleschi, Gabrielle era della stessa bellezza angelica e irreale della maggiore, che quel giorno, sfolgorante nel suo lungo abito bianco, era al di là di ogni canone umano.
Giunta alla fine del corridoio, Ginevra sorrise nel vedere il fratello che, radioso, guardava la sua futura moglie andargli incontro. Le damigelle si fecero da parte, mentre un elegante funzionario del Ministero venne avanti, dando inizio al rito. Mentre l’uomo parlava, Ginevra notò con simpatia lo sguardo sognante ed estatico con cui Gabrielle assisteva alla scena; la ragazzina si voltò verso di lei e le due si scambiarono un sorriso complice, per poi tornare ad osservare la cerimonia quando il rito giungeva al culmine.
<< Vuoi tu, William Arthur Weasley, prendere Fleur Isabelle Delacour come tua legittima sposa? >>
Ginevra sentiva i singhiozzi a stento soffocati della madre, seduta in prima fila, proprio alle sue spalle.
<< Sì, lo voglio >> disse Bill; la sua voce suonava risoluta, ma il volto tradiva l’emozione.
<< E vuoi tu, Fleur Isabelle Delacour, prendere William Arthur Weasley come tuo legittimo sposo?>>
<< Oui, lo volio! >>
<< Dunque io vi dichiaro uniti per sempre. >>
Con queste parole, il funzionario levò la bacchetta sopra le loro teste e una cascata di stelle argentate avvolse gli sposi, a suggellare la loro unione.
Bill e Fleur si abbracciarono, mentre alle loro spalle si levavano gli applausi fragorosi degli invitati.
La folla si allontanò lentamente dal porticato, permettendo ai camerieri di liberare dalle sedie quella che sarebbe diventata la pista da ballo; nel giardino tutt’intorno erano disseminate decine di tavoli per il banchetto. Era una limpida giornata di sole sulle colline pittoresche del Devon, e in lontananza si poteva scorgere il mare.
Ginevra e Gabrielle si fiondarono dai rispettivi fratelli, prima che questi venissero sommersi dai numerosi parenti e amici desiderosi di congratularsi.
<< Buona fortuna Fleur, ne avrai bisogno! >> le disse Ginevra con un occhiolino. La cognata rise, raggiante, mentre il neo-sposo sfoderò la migliore espressione fintamente oltraggiata del suo repertorio. << Ma come?!? E’ così che omaggi il tuo fratello preferito? >>
Ginevra lo abbracciò e baciò su una guancia, sogghignando: << Auguri anche a te fratellone! Lo sai, sarai sempre tra i miei sei fratelli preferiti! >>.
Ginevra si scostò dagli sposi, che furono immediatamente raggiunti da altri invitati. Improvvisamente qualcuno le afferrò i fianchi da dietro; Ginevra stava per divincolarsi, infastidita, quando una voce familiare le sussurrò a un orecchio: << Ferma così! Non ti muovere… mi sto nascondendo! >>
Ginevra sorrise, divertita; Luna non sarebbe mai cambiata.
<< E da chi? >>
<< Lo vedi l’individuo che si avvicina a Fleur? >>
<< Ti stai nascondendo… dal signor Diggory? >>
<< Certo! Non lo sai che è un vampiro? e lo sanno tutti che i vampiri prediligono vittime che portano azalee gialle come orecchini! L’aroma del fiore esalta il sapore del sangue >>
<< Uhm, effettivamente questa mi mancava… ma allora come mai indossi quegli orecchini? >>
<< Come omaggio agli sposi! Allontanano gli Spinostrocchi Volanti, che si divertono a gettare discordia nelle famiglie. E comunque non pensavo che avreste invitato un vampiro! >> Il tono di Luna era di chiaro rimprovero, ma a Ginevra non fu dato il tempo di inventare una risposta adeguata, perché il signor Lovegood sbucò accanto a loro, sgargiante nel suo completo giallo canarino.
<< Ah, Luna, eccoti finalmente! Devo presentarti il mago che aveva scritto quella relazione sui Ricciocorni Schiattosi. E’ qui assieme alla moglie, potresti esporgli le tue teorie a riguardo! >> disse, entusiasta; in fretta come era arrivata, Luna scomparve tra la folla, correndo dietro al padre. 
Ginevra scosse la testa, bonaria: quella ragazza sosteneva con fervore le teorie più improbabili, era eccentrica oltre ogni dire e schietta al di là di ogni buonsenso, ma era dotata di un intuito insospettabile. Viveva nel suo castello di nuvole, che trovava evidentemente più affascinante del mondo reale; sulle prime a Ginevra era sembrata fragile e ingenua, e si era incaricata di difenderla: aveva fatto di tutto per costringere i suoi compagni a smettere di prendersi gioco di lei, ma conoscendola meglio aveva scoperto che Luna era molto più in gamba e più forte di quanto desse a vedere.
Ginevra si guardò attorno: i Diggory erano riusciti a congratularsi con gli sposi e ora Fleur si stava rivolgendo a Cedric: << Mi fa piascere che siate potuti venire! Ho invitoto anche l’oltro Campione…>> Ginevra cercò Krum con lo sguardo e lo trovò poco distante, intento a parlare con Hermione. Evidentemente lo aveva individuato anche Fleur, perché prese a sbracciarsi nella sua direzione, chiamandolo.
<< Victor! Vieni, sc’è Cedrìc! >>
Krum era restio ad andare, probabilmente poco entusiasta all’idea di interrompere la conversazione con Hermione, ma, con sua sorpresa, questa lo precedette, avviandosi per prima. Anche Ginevra si avvicinò; non aveva nessuna intenzione di perdersi la scena.
<< Congratulazioni! Incredibile ma vero, sei ancora più bella del solito! >> esclamò Hermione, rivolgendosi a Fleur.
<< Grazie Hermioné! Stai benissimo anche tu >> rispose lei, sorridente.
Ma la ragazza si era già voltata verso Cedric e non le stava più prestando attenzione; a Ginevra non sfuggì il lampo di soddisfazione che le balenò in volto mentre gli si rivolgeva.  
Come volevasi dimostrare, pensò, trattenendo una risata. Evidentemente, Hermione aveva trovato un degno interlocutore… anche se Krum non pareva apprezzare, e tentava goffamente di riconquistare la sua attenzione.
<< Hermioni? Andiamo noi a prendere posto? >>


Ginevra sedeva ad uno dei tanti tavoli, osservando divertita il quadretto che le si parava davanti: Hermione parlava animatamente con Cedric, seduto accanto a lei, mentre Krum, dall’altro lato, li guardava torvo. Harry arrivò in quel momento, assieme a Ron; sedettero accanto al Cercatore e, ignari del suo cattivo umore, cercarono di coinvolgerlo in una discussione sul Quidditch. A quel punto Ginevra, soddisfatta della piega che gli eventi stavano prendendo, stabilì di potersi dedicare ad altro e si voltò verso Fred e George, seduti alla sua destra.
<< Ci sono invenzioni interessanti in cantiere? >>
<< Era ora che ce lo chiedessi! >> esclamò Fred << Naturalmente sì >> gli fece eco George, prima di lanciarsi in un’appassionata descrizione della loro ultima trovata.
<< Non sarebbe bello se i professori, appena arrivati in classe, ricordassero improvvisamente di aver dimenticato di fare qualcosa di fondamentale e se ne andassero, scomparendo per una buona mezz’ora, che ogni studente potrebbe occupare in attività ben più fruttuose e interessanti della barbosa lezione in programma? >>
<< Sì, ma non fatevi sentire da Hermione... >> commentò Ginevra, facendo loro cenno di abbassare la voce.  
I gemelli scoccarono un’occhiata preoccupata all’amica, poi proseguirono, in tono più basso e cospiratorio.
<< Ebbene, presto sarà possibile! Abbiamo trovato la soluzione: il Cuscino Smemorino! Appoggialo sulla sedia prima dell’arrivo del professore, e, non appena sedrà, l’effetto sarà immediato! >> George abbandonò il sorriso ammiccante da slogan pubblicitario e aggiunse, con evidente orgoglio: << E’ ancora in fase di perfezionamento, ma è quasi pronto. E i cuscini sono in tutto e per tutto uguali a quelli della scuola! >>
<< Inoltre, è riutilizzabile! >> incalzò Fred << Può essere usato quante volte si vuole… anche se per ora l’effetto tende a svanire dopo tre o quattro utilizzi, per cui alla fine chi si siede diventa solo momentaneamente confuso, come se gli sembrasse di star dimenticando qualcosa, ma non riuscisse a ricordare di cosa si tratti… >>
<< E’ perfidamente diabolico. >> disse lei, con tono indignato, per proseguire sogghignando di fronte alle loro espressioni perplesse << Fatemi sapere quando è pronto! >>
I gemelli si scambiarono un’occhiata soddisfatta << Questa è la nostra sorellina! Ti terremo aggiornata… ma non hai ancora sentito la parte migliore! >> I gemelli abbassarono ulteriormente la voce, fino a costringere Ginevra a leggere il labiale.
<< Il Cuscino Smemorino non è niente in confronto ai Sogni Strabilianti! Ti permettono di decidere cosa sognare, scegliendo tra una vasta gamma di sogni differenti. Ce ne sono per tutti i gusti: avventure spericolate, viaggi esotici, serate romantiche e molto altro; basta disciogliere la polvere corrispondente in una bevanda, e il sogno è garantito! E non è tutto: si possono anche personalizzare i sogni, mischiando più bustine di qualità diverse: vuoi vivere un’avventura mozzafiato condita da un po’ di romanticismo? Versi tre quarti di “avventura” e uno di “storia d’amore”, e il gioco è fatto! >>
Ginevra era sbalordita. << E’ assolutamente geniale... >>
<< Si beh, geniali lo siamo, ma su quest’ultima invenzione ci sarà ancora parecchio da lavorare… dubitiamo di riuscire a metterla in commercio prima di un anno. >>
Charlie sopraggiuinse in quel momento accompagnato da un ragazzo sulla ventina, che era palesemente imparentato con Fleur.
<< Ciao bella gente! Questi posti sono liberi, vero? >>
<< Prego! >> risposero in coro Fred e George.
I nuovi arrivati occuparono gli ultimi posti disponibili, tra Ginevra e Cedric.
<< Piasciere, io sono Alain, il cuscino di Fleur... >> esordì il giovane; ma si bloccò di colpo, vedendo le facce attonite dei commensali.
<< Ehm, vorrai dire il cugino, immagino… >> suggerì Ginevra, cercando di darsi un contegno e trattenere le risate.
<< Naturalmonte, il cuscino!>>
A quel punto Ginevra non riuscì più a contenersi; scoppiò a ridere, insieme al resto della tavolata. Alain rimase per un attimo in silenzio, poi, compreso l’equivoco, si unì alle risate, per niente imbarazzato.
Ginevra tese la mano ad Alain: << Piacere mio! Io sono Ginevra, la sorella di Bill. >>
<< Nostra sorella mente: si chiama Ginny! Comunque, io sono Fred, piacere. >>
I ragazzi completarono le presentazioni e, dopo un brindisi agli sposi, ebbe inizio il banchetto.
Se nel giro di mezz’ora Ginevra era sazia, nel giro di un paio d’ore rischiava di rotolare giù dalla sedia, e non avrebbe saputo dire se la colpa fosse del troppo cibo o delle risate: seduta tra i gemelli ed Alain non aveva mai rischiato di annoiarsi. 
Poi la musica iniziò, e gli sposi aprirono le danze. Ballarono il loro primo liscio da sposati al centro della pista vuota, sotto i tralicci coperti di fiori; l’ampia gonna di Fleur si gonfiava spumosa ad ogni giravolta.
Presto altre coppie si unirono a loro, e la pista si riempì di ballerini volteggianti.
<< Voulez vous danser, Mademoiselle? >> le chiese Alain, scherzoso, accennando un inchino.
<< Volentieri! >> rispose Ginevra; stava per prendere la mano tesa del ragazzo quando George balzò in piedi, passando un braccio attorno alle spalle della sorellina.
<< Scusa amico, ma i fratelli hanno la precedenza! >>
<< Ma Ovviamente Ginny vorrà ballare con me >> si intromise Fred << Sono io il più bello tra noi due, lo sanno tutti! >> Ginevra li guardò e rise: erano uguali fino all’ultima lentiggine.
<< Mmh... non saprei: siete troppo diversi per poter decidere quale dei due è più bello. Significa che ballerò con entrambi! >> annunciò Ginevra risoluta, prendendo i gemelli sottobraccio e trascinandoli in pista. Si scatenarono sulla ritmata musica retrò che aveva sostituito i lenti iniziali; Ginevra si divertiva, saltando a ritmo in uno strano girotondo a tre, ma quell’attività la stava stancando troppo in fretta.
Quando l’orchestra tornò a suonare il lento, Ginevra tirò finalmente il fiato, esausta, mentre i gemelli si avviavano a bordo pista, imprecando contro la musica da sala. Galantemente, Bill le offrì il braccio per sostenerla, e Ginevra fu grata di lasciarsi guidare su quelle note cullanti.
Dondolavano tranquilli in mezzo alla folla multicolore, godendosi quel momento di intimità, e Ginevra inevitabilmente si chiese quando le sarebbe capitato di nuovo di avere tutto per sé il suo fratello preferito. Lo guardò dal basso, con una smorfia triste; il silenzio in risposta la indusse a parlare.
<< Sei cresciuto, fratellone >>
<< Non farai mica come la mamma spero? Prima mi ha infradiciato la camicia… >> la canzonò lui, il tono tra lo scherzoso e il malinconico.
<< Sul serio! Quando mi facevi da baby-sitter i capelli ti arrivavano a malapena alle spalle: ora sono più lunghi dei miei! E poi, all’epoca indossavi solo abiti babbani neri e portavi il piercing. >>
<< Ah, di questo non ti devi preoccupare: piercing e t-shirt rock torneranno al loro posto molto presto. Diciamo nel giro di qualche ora: giusto il tempo della cerimonia. Mamma mi ha tolto il piercing con la forza! >> Concluse melodrammatico, con una smorfia da bambino contrariato.
Lei rise, scuotendo la testa: << Ritratto: non sei cresciuto per niente! E’ tutta una finta la tua, avrai sempre cinque anni! >>
<< Sicuramente. >> ribattè prontamente Bill, sorridendole da sopra la spalla.
Ballarono in silenzio fino alla fine del brano, poi Bill sciolse l’abbraccio e Ginevra, stanca ed assetata, si allontanò dalla pista, avviandosi verso un tavolino riparato. Accettò il drink offertole da un cameriere di passaggio e sedette all’ombra di un ampio cespuglio.
Un’eco del mal di testa che in quei giorni l’aveva tormentata tornava di tanto in tanto; nella confusione delle danze le tempie avevano ripreso a pulsare fastidiosamente, ma il fresco e la quiete le portarono immediato sollievo. Nascosta dai rami poteva osservare da lontano i ballerini, ma i rumori della festa le giungevano attenuati.
Sorseggiava distrattamente la sua bevanda, quando un sussurro alle sue spalle, a malapena udibile, catturò la sua attenzione; non distingueva le parole esatte, ma il tono era palesemente preoccupato. Dall’altro lato dell’arbusto intravide due sagome; una apparteneva a un uomo, mentre l’altra, più minuta, alla donna che stava parlando. Ginevra tese l’orecchio, tentando di cogliere il senso della conversazione.
<< … di quel babbano. Unisci questi fatti al discorso di Silente… è preoccupante, Remus, non puoi negarlo! >>
<< E non ho intenzione di farlo, Dora. >> Ginevra riconobbe il timbro di Lupin. << Ma siamo a un matrimonio: non è il luogo né il momento per questi discorsi. Ora pensiamo a festeggiare: il futuro si prospetta tetro… ma a maggior ragione adesso dovremmo goderci la pace, finché dura. Sarà importante ricordare che si può essere felici. Alle volte, la speranza è tutto ciò che resta. >>
L’ultima frase tremò per un attimo nel silenzio, amara; poi la donna rispose, apparentemente disinvolta, una nota di malizia nella voce: << In tal caso, non potrai rifiutarmi un ballo >>.
<< Temo proprio di no, questa volta mi hai incastrato >> capitolò Lupin, con blanda tenerezza.
Ginevra quasi non udì le loro ultime parole; nemmeno li vide mentre si incamminavano verso la pista, mano nella mano. Rimase immobile, come paralizzata. La sua pelle, esposta, era ferita dal tetro vibrare dell’aria, mentre ombre affusolate scivolavano sul terreno, circondandola come artigli. Intricate reti di rami incombevano su di lei; nere e spettrali, la opprimevano al suolo, stagliandosi tra lei e il livido cielo del crepuscolo.

 
 

PROSSIMA PUBBLICAZIONE: il prossimo capitolo verrà pubblicato tra una settimana, domenica 9 Agosto. Se volete ricevere gli aggiornamenti potete aggiungerci su Google+ (ci chiamiamo Blue Heads anche lì), oppure scriverci alla mail theblueheads@gmail.com

Grazie di aver letto!

PS: l'altra volta non lo avevamo messo, questo è il link con la playlist della colonna sonora della storia

https://www.youtube.com/playlist?list=PL6CMli1an-4xbapQAwmqsPGDYrxHDjpCA

  
Coloro-che-vogliamo-ringraziare:

Grazie a tutti coloro che ci leggono, ricordano e preferiscono: non ci aspettavamo un sostegno così tempestivo! siete fantastiche!!

In particolare ringraziamo emptyhanded_ e picciclotta94, che ci hanno fatto sapere cosa pensano della storia, e alle nostre “Cavie”, che leggono e commentano tutto in anteprima: i loro consigli sono fondamentali.

Grazie di tutto, continuate a sostenerci!
Ci vediamo domenica prossima,
Blue Heads

 
 
   
 
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