Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Gora_DC    11/08/2015    2 recensioni
Finalmente è arrivato il giorno del tanto atteso colloquio di lavoro e Blaine deve fare bella figura. Sono già due anni che si è laureato, ma né in campo professionale né in quello sentimentale sembra che la sua vita abbia preso una piega accettabile. E adesso eccolo, traballante su scarpe scomode e vestito di tutto punto, in ritardo cosmico – grazie alla simpatica sveglia che non suona quando dovrebbe e a un autobus che ha deciso di saltare una corsa – sotto la sede della rivista di moda e gossip più letta del momento. Blaine deve avere quel lavoro!!! Ma la giornata a quanto pare è nata storta e può solo peggiorare. E infatti, come una ciliegina sulla torta, l’ascensore che è riuscito a prendere al volo pensa bene di bloccarsi. Uno scossone prima e un altro a breve distanza ed è chiaro che non ripartirà. Ma Blaine lì dentro non è solo… Accanto a lui c’è qualcuno. Qualcuno che soffre di claustrofobia e che è sul punto di avere un attacco di panico. A meno che lui… non si faccia venire qualche idea geniale per impedirlo. Un’idea così geniale che lascerà il segno…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Capitolo 2
Va’ ai materassi
 
 
Poteva la giornata cominciare nel peggiore dei modi?
 
La risposta era ovviamente sì. E non era colpa delle chiavi incastrate in un tombino e di un uomo atletico che correva a soccorrerlo, prima di essere investito da un cassonetto dei rifiuti in mortale pendenza.
 
No, si trattava proprio della semplice sfortuna, quella che comincia con la sveglia che non suona, l’autobus che arriva alla fermata con tre minuti di anticipo, per ripartire senza di lui a bordo…
 
Blaine continuava a fissare imperterrito il suo orologio, un piccolo dischetto d’oro che gli ricordava di essersi laureato due anni prima alla facoltà di “non trovo nessun lavoro a cui potrei aspirare con questo pezzo di carta”. Ma più fissava l’ora, più sembrava che il tempo percorso dall’autobus, che aveva dovuto prendere mezz’ora dopo quello previsto, non finisse mai. La strada pareva allungarsi come in un incubo.
 
Proprio quel giorno avrebbe avuto un importante colloquio di lavoro. Erano settimane che cercava l’occasione giusta, e ora forse l’aveva trovata. Un impiego sicuro, certo non il massimo, ma poteva cominciare come segretario e magari salire di livello. Però era sveglio, imparava in fretta e aveva gestito da solo un intero ufficio, sapeva come trattare i clienti e i capi. E non era brutto: va bene, non era uno schianto, ma senz’altro un tipo, carino, e con un po’ d’impegno avrebbe fatto la sua figura. Se l’avessero assunto, si sarebbe tirato a lucido come un servizio da tè d’argento. Perché se anche non era fissato con le mode e il look, grazie al fratello conosceva vita, morte e miracoli di ogni tipo di cosmetici. Suo malgrado era diventato un esperto del settore. A volte si chiedeva se tra i due l’etero fosse davvero lui.
 
Sentendo la responsabilità di dover fare un’ottima impressione, aveva comprato per l’occasione un completo davvero sobrio, elegante quanto bastava. La tonalità dava sul grigio e le curve morbide lo avvolgevano esaltando le sue forme nei punti giusti.
 
Il problema era il ritardo all’appuntamento. Quello sì che era un pessimo biglietto da visita.
 
Aveva tenuto il viso incollato al finestrino per tutto il tragitto, quasi potesse incitare le colonne di macchine ad aprirsi per lasciarlo passare, finché a un certo punto aveva deciso di interrompere quell’agonia e di scendere per fare gli ultimi metri a piedi. Il suo colloquio doveva essere cominciato e finito almeno da quaranta minuti. Panico!
 
Le porte dell’autobus si richiusero al volo alle sue spalle, sputandolo senza grazia sul marciapiede affollato. Nonostante un paio di scarpe classico, di quelle che sono tutto fuorché comode, iniziò a correre.
 
Blaine non sapeva perché se la stesse prendendo tanto a cuore. In un angolino del suo cervello era consapevole che non l’avrebbero mai assunto. Di sicuro non rispondeva a molti dei requisiti richiesti.
 
Poco importava se conosceva tre lingue, era laureato e pieno di tanta voglia di fare.
 
Non aveva il carisma, lo charme, la presenza per sembrare uno di quegli assistenti da film sempre impeccabili, con abiti sempre perfettamente stirati, acconciatura da parrucchiere anche se svegli da due minuti, precisione e perfezione da far invidia a chiunque.
 
Lui era semplicemente Blaine Anderson, viso simpatico, parlantina sciolta, un tipo che sapeva arrangiarsi, ma non il primo della classe, che aveva sempre odiato; intraprendente, ma con riserva.
 
Arrivò con il fiatone davanti all’edificio che ospitava «Inside Look», la nuova rivista di moda, fashion, gossip e un’altra serie di amenità di cui suo fratello Cooper era avido lettore. “Per fortuna” pensò il ragazzo, mentre si sistemava le soffici ciocche che il gel aveva torturato per non farlo sembrare un pazzo di prima mattina.
 
Blaine aveva studiato il nemico in modo molto professionale, sfogliando tutti i numeri conservati gelosamente da Cooper, e ora sapeva parecchie cosette sulla rivista e sulla società che la pubblicava.
 
Si sentiva pronto.
 
Le porte a vetri, tanto trasparenti da sembrare inconsistenti, si aprirono e lo fecero passare. C’era ben poco di trionfale nel suo ingresso, a dire il vero. Continuava a sistemarsi la giacca e a prendere lunghi respiri per rallentare il battito cardiaco dovuto alla corsa fuori programma. Si avvicinò a un grande pannello in cui erano evidenziati i vari uffici. Settimo piano «Inside Look».
 
Prese l’ultimo proverbiale respiro, come un condannato a morte, e si diresse verso l’ascensore.
 
Inutile dire che diede una nuova sbirciata all’orologio e un brivido l’attraversò tutto come una scossa. Un’ora di ritardo.
 
Le porte si aprirono e lui si ritrovò con aria sconsolata a uscire sul pianerottolo e a fissare altre porte scorrevoli trasparenti, modello libellula. Una volta attraversate si avvicinò a un immenso bancone dal design ultramoderno, dietro al quale sedevano ben tre ragazze. Lo fissarono in sincronia; ognuna di loro era impegnata in una conversazione telefonica, senza uso di cornetta, ma con un auricolare bluetooth che le faceva sembrare le protagoniste di una puntata di Star Trek, modello Uhura.
 
Cominciando a percepire un leggero disagio, Blaine lanciò un’occhiata al suo abbigliamento. Forse non era così fashion come aveva creduto.
 
Lezione del giorno: scegliere il colloquio di lavoro in base alle proprie naturali inclinazioni e comprare un’altra sveglia. Non necessariamente in quest’ordine.
 
Ragazza numero tre, capelli corvini dal taglio spaziale, profumo Chanel N° 5 e rossetto Rouge Dior, gli piantò gli occhi addosso come se fosse stato un insetto da schiacciare. Se c’era una cosa che Blaine non sopportava era essere giudicato, cosa che gli faceva venire subito in mente “va’ ai materassi”, espressione eletta a vero e proprio stile di vita.
 
«Desidera?» Quel tono di voce voleva dire: smamma, insignificante puzzola.
 
«Ho un colloquio di lavoro con il signor Marzi. Mi chiamo Blaine Anderson» Grinta, sì, sfacciato, sicuro di te…
 
Ragazza numero due, capelli rosso fuoco lisci come un piano di linoleum, profumo non identificato e rossetto Estée Lauder Rose Tea, abbozzò un sorrisetto sarcastico senza staccare gli occhi dal suo monitor.
 
Uhm, nulla di buono all’orizzonte.
 
Ragazza numero tre la fissò come se fosse di suo gradimento quello che stava per rivelarle. «Temo sia arrivato tardi, il signor Marzi ha finito con i colloqui per oggi, e ha già fatto la sua scelta».
 
Ragazza numero due ancora ridacchiava sotto i baffi e Blaine stava per rifarle il maquillage quando si accorse che lo sguardo delle tre donne veniva catturato da un oggetto misterioso che doveva orbitare alle sue spalle. Un oggetto in movimento. Le ragazze sembravano a dir poco in estasi. Le tre espressioni inebetite rubavano finalmente il posto a una ridicola arroganza da “sono un’arrivata anche se l’unica cosa che faccio per campare è rispondere al telefono”.
 
Blaine ruotò il capo troppo tardi, appena in tempo per vedere un uomo molto alto che, di spalle, attraversava le porte e si avvicinava agli ascensori. Tornò a guardare le tre sgallettate super profumate che avevano di nuovo fissato i loro occhi trapanatori su di lui, con l’unico intento di sbarazzarsi dell’ospite indesiderato. «Le auguriamo buona giornata!».
 
Le tre fate turchine, allineate a mo’ di plotone d’esecuzione, l’avevano appena congedato.
 
Ma che carine!
 
Blaine aveva due opzioni: una, lottare per andare da Marzi e fare quel fottutissimo colloquio; due, andarsene con la coda tra le gambe perché in realtà era in difetto sull’orario, sul look, su tutto.
 
Che stava a fare lì?
 
Odiava dover dare soddisfazione a quelle megere dall’aspetto ultraterreno, ma era pur sempre un ragazzo educato, quindi le salutò pure. Quanto gli pesò.
 
Fece dietrofront e attraversò il portale fatato, per ritrovarsi sul pianerottolo proprio mentre l’ascensore si chiudeva.
 
“E no, con queste che mi fissano dal vetro non ci sto ad aspettare…”.
 
«Fermi!». Infilò al volo la mano tra le porte che si chiudevano, e stava già per imprecare in turco, pronto ad avvertire un gran dolore, quando una mano provvidenziale intervenne da dentro l’ascensore, e le porte si riaprirono per magia.
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Secondo capitolo di questa nuova ff, allora che ne dite? Blaine ha perso la sua occasione e adesso??? Chi è la persona che le tre streghe alla reception hanno visto???
 
Tutto questo, e altro, verrà svelato venerdì…
 
Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi.
Un bacione a tutti coloro che stanno seguendo questa nuova avventura e chi si unirà a noi.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Gora_DC