Capitolo 1 – Ritorni forzati e nuovi arrivi
L’Espresso per Hogwarts correva rapido per la campagna inglese, sotto un
cielo plumbeo e ventoso. Era appena mezzogiorno, ma sembrava stesse per calare
la sera.
In uno degli
scompartimenti di coda del treno, sola, c’era una
ragazza. Aveva lunghi capelli castani e occhi verde scuro,
un viso dai tratti delicati e labbra sottili. Sedeva scrutando svogliatamente
fuori dal finestrino, i piedi calzati in stivaletti di camoscio appoggiati sul
sedile davanti a lei. Un grosso cane nero era accucciato sotto le sue gambe,
addormentato.
Si chiamava Ariana
Drake, ed era la prima volta che si recava a Hogwarts.
Doveva frequentare l’ultimo anno di istruzione magica,
e aveva passato gli ultimi sei anni a fare la spola tra le più diverse scuole
di magia del mondo, dalla Bulgaria all’Italia.
All’improvviso, sentì un
rumore provenire dal corridoio della carrozza, e Ariana si riscosse. Senza fare
un rumore si alzò e mise la testa fuori dallo scompartimento: un’anziana
signora conduceva un piccolo carrello con varie cibarie, facendo trillare un
campanellino.
- Desideri qualcosa,
cara? - domandò la donna.
Ariana sorrise. – No,
grazie signora – rispose, e tornò a sedersi.
Con un sospiro, la
ragazza rivolse di nuovo lo sguardo fuori dal finestrino, dove una leggera
pioggerella aveva iniziato a cadere. Quel tempo orribile le metteva tristezza,
e non era il modo migliore di iniziare il nuovo anno scolastico.
“Speriamo in bene”
pensò, sistemandosi più comodamente lungo il sedile.
Il cane nero, un
dobermann, alzò all’improvviso la testa e guardò la padrona. Ariana sorrise e batté
la mano di fianco a lei, invitandolo a salire. Il cane obbedì subito, senza
pensarci due volte.
- Sei pronto, Argo? –
chiese Ariana, accarezzandolo sulla testa, - Ci aspetta l’anno più duro di
tutti.-
Il dobermann le leccò la
faccia, e lei rise. Sì, sapeva che sarebbe stato un anno difficile, ma non
poteva buttarsi giù prima ancora di cominciare. Questa volta aveva un compito
importante da portare a termine, e doveva prendere subito in mano la
situazione. Il suo tutore le aveva affidato un compito, un compito
che solo a Hogwarts poteva eseguire.
E il suo tutore non era
stato niente meno che Albus Silente.
A qualche scompartimento
di distanza, Harry Potter sedeva di fianco al fidato amico Ron Weasley, mentre Hermione Granger e Ginny, la sorella di
Ron, erano davanti a loro. Tutti e quattro avevano una strana espressione, un
misto tra il preoccupato e lo scettico.
Hermione
guardava in continuazione l’orologio, e a Harry la cosa dava sui nervi. Già era
nervoso di suo, e vedere la ragazza che si muoveva ansiosa
lo infastidiva in maniera incredibile.
Era tutta l’estate che
cercava di capire perché Albus Silente aveva scritto
nel suo testamento che desiderava che frequentasse l’ultimo anno di istruzione magica, quando aveva dato per scontato che il
settimo anno lo avrebbe passato alla ricerca degli Horcrux.
Non capiva perché il vecchio mago avesse deciso senza dargli la possibilità di
dire la sua, e nella sua mente aveva iniziato a prendere forma convinzione:
forse il Preside credeva che non fosse ancora all’altezza del suo compito…
Ne aveva discusso decine di volte con Ron ed Hermione,
e la ragazza era giunta alla conclusione che secondo lei Silente lo aveva
rimandato a scuola per dargli la possibilità di prepararsi meglio alla ricerca
degli Horcrux, e avere così molte più possibilità di
trovarli e distruggerli. Harry aveva deciso di credere alle sue parole, ma in
realtà sospettava che Silente non lo reputasse ancora all’altezza…
- Siamo in pochi,
quest’anno - disse all’improvviso Ron, iniziando a scartare un panino con il
salame.
- Già - disse Hermione, - Mancano le gemelle Patìl,
per esempio. E so che anche molti Corvonero e Tassorosso mancano all’appello. -
Dopo l’attacco dei Mangiamorte alla scuola, il mondo magico sembrava essere
caduto nel caos: se nemmeno Hogwarts era più sicura,
bisognava iniziare veramente ad avere paura. Il treno era molto più vuoto del
solito, e trovare uno scompartimento appartato e deserto era stato decisamente più facile del previsto.
Per tutta l’estate non
si era avuta notizia delle apparizioni di Voldemort, ma misteriose morti e sparizioni erano all’ordine del
giorno. Tuttavia, la situazione non era ancora degenerata: il Ministero era
ancora in piedi e cercava di porre rimedio come poteva. Auror
erano stati messi a guardia dei possibili obiettivi
dei Mangiamorte, e la sorveglianza ad Azkaban raddoppiata. Il Signore
Oscuro però non sembrava ancora deciso, nonostante la dipartita di Silente, a
mostrarsi in tutta la sua crudeltà. Forse stava escogitando qualcosa.
- Chissà se quel furetto
di Malfoy si farà vedere, quest’anno – chiese Ron,
gustando un succulento boccone di panino.
Nello scompartimento
calò il silenzio. Hermione fulminò il rosso con lo
sguardo, e Ginny sembrava sul punto di alzarsi e
picchiarlo. Dal canto suo, Harry si sentì invadere da un moto d’odio, al pronunciare
quel nome. Non sapeva se sarebbe stato in grado di controllarsi, se si fosse
trovato Draco Malfoy
davanti agli occhi: forse lo avrebbe ridotto in poltiglia, se non ci fosse
stato nessuno a fermarlo.
Hermione
guardò di nuovo l’orologio, e si alzò in piedi.
- Io inizio ad avviarmi
verso la locomotiva – disse, con una leggera nota d’orgoglio nella voce. –
Credo di dover dare istruzioni ai nuovi Prefetti -
Uscì, chiudendosi la
porta alle spalle, con Ron che alzava gli occhi al cielo. Hermione,
come previsto, era diventata Caposcuola, e sembrava aver preso sul serio il suo
nuovo ruolo. Se da Prefetto era stata insopportabile, da Caposcuola si sarebbe
rivelata una assoluta disgrazia.
- Sapete una cosa? –
disse Ron.
- Cosa? – chiese Ginny, con l’aria di non voler sapere proprio nulla, e
gettando a Harry un’occhiata affettuosa.
- Credo che sarà l’anno
più duro della nostra vita – disse il rosso, con aria saggia.
Harry lo guardò allarmato, sentendolo dire finalmente qualcosa di
intelligente, e lo stesso fece Ginny. – E perché? –
chiese.
- Bè
– rispose Ron, - Adesso Hermione non ci farà copiare
i compiti nemmeno se la pregheremo in ginocchio!-
Ariana, ancora seduta
con le gambe rannicchiate, continuava a guardare fuori dal finestrino, la testa
di Argo appoggiata sulle gambe. Guardò l’orologio, notando che fra poco
sarebbero arrivati a Hogsmade, e decise di iniziare a
prepararsi.
Cercò nel baule la
divisa di Hogwarts e la indossò rapidamente. Infilò
la bacchetta nella tasca dei pantaloni e chiuse il collo della mantella con il
laccetto.
Il treno rallentò in
fretta, fino a fermarsi. Ariana prese il baule, trascinandolo lungo il
pavimento dello scompartimento con Argo al seguito, e cercò l’uscita. Solo altri quattro studenti scesero con lei, gli unici che
avevano occupato l’ultima carrozza.
Lungo la banchina di Hosgmade molti studenti si accalcavano diretti all’uscita
della stazione, ma anche lì in mezzo non poteva non notare Rubeus
Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts.
Il suo immenso testone peloso spiccava tra i ragazzi, chiamando a gran voce: -
Primo anno! Primo anno da questa parte! –
Una trentina di
minuscoli ragazzini si era avvicinata ad Hagrid, e aspettava che lui desse istruzioni. I bimbetti si
fecero da parte quando videro il dobermann nero precedere la ragazza con aria
feroce.
- Mi scusi! – gridò
Ariana, attirando l’attenzione del gigante, - Sono del settimo anno, ma è la
prima volta che vengo qui… -
- Sei Ariana Drake? –
domandò Hagrid, squadrandola incuriosito.
- Sì, sono io – rispose
la ragazza.
- Rimani qui, entrerai
con quelli del primo anno – spiegò Hagrid, che poi
tornò a chiamare i nuovi arrivati per altri cinque minuti.
Quando tutti i “primini” furono chiamati a raccolta, Hagrid
li condusse fuori dalla stazione, diretti al lago. E Ariana si mise in coda,
per ultima, con il grosso baule che galleggiava dietro di lei e Argo che le
camminava di fianco.
Percorsero un lungo
sentiero di terra battuta in mezzo agli alberi, avvolti dalla pungente aria
settembrina. I piccoletti si guardavano intorno palesemente terrorizzati, senza
parlare: molto probabilmente stavano pensando allo Smistamento, e quali razza di prove li aspettavano…
Poi Ariana la vide,
stagliata contro il cielo scuro della sera, con le torri illuminate e
un’atmosfera speciale che le aleggiava intorno: Hogwarts,
la sua ultima meta. Si fermò un attimo per contemplare meglio il castello,
consapevole di essere arrivata nel luogo che il suo tutore aveva considerato
una parte della sua vita.
Hogwarts,
la più famosa scuola di magia e stregoneria dell’Inghilterra; Hogwarts, il luogo che aveva ospitato molti dei maghi più
forti del mondo; Hogwarts, il luogo che aveva visto
crescere lui, Voldemort, il mago oscuro più potente
di tutti i tempi; Hogwarts, il posto in cui ora si
trovava la persona più importante per il mondo magico: Harry Potter.
Ariana rimase immobile
mentre Hagrid faceva salire su delle piccole barche i
bambini, pronti ad attraversare il lago. Fissava il castello, studiando ogni
torre e finestra illuminata, con una consapevolezza che le attraversava la
mente. Era arrivata a Hogwarts, e tra poco avrebbe
anche trovato il suo obiettivo, la ragione di anni di duro lavoro: Harry James
Potter.
La ragazza abbassò lo
sguardo sul dobermann, lo prese per il collare e si avvicinò alla riva con
passi lenti e cadenzati, quasi fosse l’ultima volta che avrebbe camminato sulla
terra.
“E ora si comincia”
pensò Ariana.