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Autore: Delyassodicuori    13/08/2015    0 recensioni
E’ passato del tempo dall’ultima volta in cui i Volturi, i vampiri più antichi e più temuti di sempre, sono passati a far visita ai Cullen e ai loro amici e testimoni per la questione riguardante Renesmee. Ma ora una nuova minaccia è in agguato, più terribile del vampiro James, più famelico di Victoria e dei suoi neonati, e ancor più pericoloso dei Volturi stessi. E questa volta toccherà a Leah, Jacob e Seth con il loro piccolo branco di mutaforma più i Cullen a dover sistemare la situazione, mentre nuovi amici e nemici si uniranno in queste vicende piene di nuovi amori, lotte, tradimenti e tant’altro.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jacob Black, Leah Clearweater, Seth Clearwater | Coppie: Jacob/Leah
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Successivo alla saga
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Jacob

 
 
 
 
-Eh? Un film?- domandai con la bocca piena.
-Si- rispose Leah, dopo aver ingoiato per bene un pezzo di carne sanguinolento –Giusto per non pensare sempre ai lupi e ai vampiri. Un modo per stare insieme-.
Continuai a masticare, valutando la cosa. In effetti era da molto tempo che non guardavo un film con qualcuno. Anzi, non facevo nessuna attività che fosse considerata da umano da quello che mi sembrava un eternità. Osservai l’enorme cervo che avevo abbattuto, e senza volerlo avevo lasciato che la mia parte umana uscisse fuori dal suo angolino, per ciò la vista del cadavere macellato per poco non mi fece rivoltare lo stomaco.
Tornai ad osservare la lupa, che intanto continuava a mangiare beata. Rivoli di sangue scivolavano dalla sua bocca, lungo il mento, arrivando fino al collo o gocciolando per terra. Doveva ancora imparare a mangiare sotto questa forma in modo più pulito, questo lo sapeva anche lei, ma per qualche ragione vederla così mi dava una strana sensazione. Bellezza e orrido erano mischiati insieme, creando una vista così sublime dalla quale non riuscivo a distogliere lo sguardo.
Leah si accorse che la stavo fissando, e di colpo arrossì. Mandò giù il boccone e chiese:-Cosa c’è?-
-Uh? Ah, nulla!- dissi, tornando con i piedi per terra. Guardai nuovamente il cervo, ma in quel momento non riuscivo proprio a capacitarmi di mangiarlo.
-Finiscilo tu, questo- feci, sbuffando e allontanandomi di qualche passo dalla carcassa.
-Cofa? Pefchè?- domandò, voltandosi verso di me mentre masticava ancora.
-Non ho fame- risposi, sedendomi nell’erba sotto un grosso pino. Leah finì di masticare, ma non osò toccare più il cervo. Si ripulì il muso meglio che poteva, poi venne al mio fianco e si sedette anche lei.
-Sono ancora sporca?- mi chiese, dopo un’altra strofinata. Evidentemente non si era accorta del sangue sul suo collo.
Scossi la testa:-Lascia fare a me-, e prima che lei potesse ribattere, mi avvicinai alla sua gola e cominciai a leccare via il sangue. Si era quasi seccato, per cui per lavarlo via mi ci voleva più tempo del necessario. Solo che appena la mia lingua toccò quella sostanza, un’altra strana sensazione mi invase. Un brivido piacevole mi corse lungo la spina dorsale, facendomi rizzare i peli. Il sangue sul corpo della lupa aveva un sapore così buono che non volevo quasi staccarmene. Lei rimase immobile, mentre io spostavo il mio muso avanti e indietro sul suo collo e sotto la sua mascella. Pulendole il manto, mi accorsi di almeno tre cose che fin’ora non avevo mai notato:
Primo, la mia gola, più io gustavo quel sangue, più si rinfrescava e si addolciva allo stesso tempo.
Secondo, il battito cardiaco mio e di Leah si erano sincronizzati, più veloci e potenti del solito.
Terzo, solo quando avevo quasi ripulito via il sangue dalla lupa riuscii a percepire di nuovo il suo odore, ma era, per qualche ragione a me ignota, più dolce. Era un profumo che ricordava molto il cioccolato mischiato al miele. Un odore che mi spingeva sempre di più a leccarle la gola, un odore che mi faceva impazzire di gioia.
Il cuore della lupa aumentò il battito ancor di più, mentre sentivo chiaramente come ansimava piano, o come il suo corpo stava tremando, nonostante sia diventato più caldo del normale.
Continuai così, avvicinando sempre di più il mio corpo al suo, i nostri petti quasi al contatto, mentre assaporavo il suo profumo e la sua gola…
-Ok, basta così!- quasi mi ringhiò addosso lei. Con una forte zampata riuscì ad allontanarmi, il fiatone che le usciva fuori dalla bocca, mentre mi fissava. Non sapevo dire che sguardo fosse il suo. Era arrabbiata? Incredula? O imbarazzata?
Anche provando a leggerle nella mente, era difficile dirlo: al suo interno le emozioni erano tutte incasinate, e più mi concentravo a capire qual’era quello che dominava, più mi faceva girare la testa. Tornai a respirare anch’io, il battito cardiaco che riprendeva il suo normale ritmo. Fissai Leah, e di colpo mi accorsi di quello che stavo facendo.
-Oh, cazzo….- sospirai –Scusami, non volevo…-
-Non fa nulla- fece Leah, riprendendo anche lei a respirare normalmente. Si raddrizzò con la schiena, mentre le tremava la zampa che aveva usato per allontanarmi da lei. Forse voleva resistere all’impulso di toccarsi la gola, o semplicemente era terrorizzata. Ma che diavolo mi era preso?
-No, sono serio- replicai –Mi dispiace, davvero, non ho idea di cosa mi è saltato in testa, ti giuro che…-
-Respira, prima di tutto!- mi disse, afferrandomi per le spalle –E seconda cosa, ti ho detto che non fa niente, quindi smettila di scusarti!-.
-Ok, scusa…- stavo per dire, ma tappai la bocca. Leah, sentendo quell’ultimo “scusa”, si mise a ridere.
-Mi hai pulito bene almeno?- chiese, come se non fosse successo nulla. La guardai per un secondo. La vista del suo collo mi stava mandando su di giri. Inoltre… perchè se un attimo prima avevo la gola fresca e dolce, ora stava cominciando a bruciare?
-Si- risposi, inghiottendo la saliva –Almeno quello ho fatto bene-.
-Perfetto- mi sorrise (e quel sorriso bastò a tranquillizzarmi) –Allora, lasciamo il cervo lì ai corvi?-.
-Ci sono anche i corvi a Forks?- domandai, aggrottando la fronte.
-Chi lo sa!- fece, voltandosi verso gli alberi –Facciamo a chi arriva prima al torrente?-.
Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere che partì come un razzo verso la foresta.
Ehi, non vale, aspettami!
Corsi più velocemente che potevo, raggiungendo il suo passo dopo venticinque metri.
Mi meravigliava come era riuscita a cambiare discorso di colpo, o come era riuscita a calmarsi. Fossi stato al suo posto magari avrei anche azzannato l’idiota che cercava di farmi una cosa simile.
Si, ma io non sono così crudele rispose ai miei pensieri E poi… oh, ti prego, Jake, basta parlarne!
Ok, scusa
Maledetto, ti stai scusando di nuovo?
Scusami!
Rise, così forte che il suono poteva sovrastare quello del vento che entrava nelle orecchie. Mi aggiunsi alla sua risata con piacere.
Che idiota che sono, eh?
Oh, beh, stiamo parlando di te!
Grazie, me lo ricorderò questo!
Leah fece la linguaccia e aumentò la velocità. Quanto avrei voluto avere le zampe come le sue, lunghe e magre, perfette per correre veloci.
E io vorrei avere la tua potenza!
Nah, non ti serve! Basta che scappi e sei apposto!
Che stronzo!
Sempre al tuo servizio, signora!
Leah fu la prima ad arrivare al torrente – ovviamente.
La raggiunsi dopo quasi un minuto, con il fiato grosso e i polmoni che chiedevano pietà.
-Vecchio!- mi prese in giro lei, mentre si avvicinava all’acqua.
-Ma finiscila!- latrai, avvicinandomi alla lupa, che intanto beveva tranquilla.
Avvicinai il muso alla riva e bevvi così tanto che temevo di dover prosciugare il torrente da un momento all’altro. Ma non potevo farci molto: la corsa mi aveva stancato più del solito (cosa molto strana) e inoltre la gola mi bruciava ancora. L’acqua era freschissima, saporita, e mi regalava un certo sollievo, ma solo per un secondo. Appena smettevo di bere, il bruciore tornava, e così ero costretto a bere di nuovo anche se non ero più assetato.
-Ehi, così dovrai andare in bagno cento volte!- mi rimbeccò Leah, leccandosi le labbra.
Allontanai la testa dal piccolo fiumiciattolo, inghiottendo l’acqua che avevo raccolto in bocca.
-Mi hai fatto venir sete, dannata te!- dissi, asciugandomi con una zampata.
Camminammo poi lungo la riva, guardandoci ogni tanto intorno per vedere se c’erano segni di vita da qualche parte. Sam poteva benissimo attaccarci così per niente da un momento all’altro, ed era bene stare almeno all’erta.
Ormai non avevo più quelle stramaledette catene che mi soffocavano e mi costringevano a rimanere con Nessie, per cui potevamo anche tornare a vivere a La Push, ma finché non si sistemava la questione con l’altro alfa, era fuori discussione. Stare troppo a casa nostra era un pericolo sia per noi lupi del piccolo branco sia per i Cullen, che erano decisamente di meno rispetto al branco di Sam.
-Niente in questa zona, a quanto pare- dissi, annusando l’aria, cercando di scovare qualche odore che potesse rappresentare una minaccia, ma le uniche cose che sentivo erano il muschio dei pini che erano cresciuti vicino al torrente, la terra bagnata sotto le nostre zampe e il profumo dolce di Leah. Soprattutto l’odore di Leah.
-Già- annui lei –è anche un po’ troppo tranquillo, non pensi?-
-Mhm- feci. Ma forse eravamo noi a preoccuparci troppo. E poi, anche se Sam avesse deciso di attaccare, avrei potuto notarlo subito entrando nella sua mente, per cui fare un attacco a sorpresa sarebbe stato poco intelligente da parte sua.
Ci rilassammo dopo altri dieci minuti di guardia, e subito sospirai:-A quando il film quindi? E cosa si guarda?-
-Mamma e io avevamo preso da poco un horror-splatter- rispose la lupa, gioiosa –Si chiama “Into darkness”. Eeeeh.. stasera da me va bene?-
-Certo- risposi -Non sapevo però che tu e Sue guardate film simili-.
-Sorpreso, Black?- mi stuzzicò lei, sogghignando.
-Solo se scopro che il film è da oscar, Clearwater!- ammiccai.
 
 
Bussai alla porta di legno, stando ben attento a non romperla con la sola forza del mio pugno. Leah si presentò subito alla porta, aprendola e offrendomi un largo e sincero sorriso.
-Benvenuto nell’inferno, giovanotto. Pronto per cacarti sotto dalla paura vomitando alle scene di lotta?-.
-Scene di lotta? Paura? Bellezza, io me li mangio a colazione!-
Leah rise, facendomi entrare. Il salotto era stato ben ordinato, con i pop-corn già pronti in due grossi vassoi e due bottiglie di birra e una lattina di coca, il tutto poggiato sul tavolino di fronte al divano. La Tv stava appena sotto il ripiano della cucina, evidentemente sistemato da poco lì. Leah chiuse la porta alle sue palle, e io la osservai giusto per due secondi. Nonostante la sua semplicità nel vestirsi (una maglietta bianca e un paio di jeans chiari), non potevo far a meno di notare quanto era bella.
Voltai la testa da un'altra parte prima che lo facesse lei, nascondendole così la mia faccia arrossata.
Stupido, contieniti!” pensai.
-Ehi, sei arrivato alla fine!-.
Per poco non mi presi un colpo quando Seth sbucò fuori dalla sua stanza. Non mi aspettavo sinceramente che ci fosse anche lui. E, non so spiegarmi nemmeno il perché, ma mi sentivo deluso.
-Anche a te piacciono gli horror?- domandai al piccolo lupo, che intanto si dirigeva in cucina a prendere dei bicchieri.
-No- rispose sottovoce la sorella, dopo essersi avvicinata a me –Ma voleva stare comunque con noi. Dice che non aveva nulla da fare e … beh, non sono riuscita a scacciarlo via, punto!-.
-Ti sento!- la avvisò Seth, tornando in salotto –Ti devo ricordare che sono quello che ha le orecchie…-.
-Oh, Gesù, non ricominciare!- sospirò Leah, spingendo il fratello da parte.
Ci sedemmo tutti e tre dopo che Leah mise il dvd nel videoregistratore, poi la lupa prese il telecomando e fece partire il film. L’inizio era piuttosto calmo, senza chissà quale scena movimentata. Poi di colpo iniziano le scene più dure e macabre, con tanto di finto sangue che schizza ovunque e le facce terrorizzate dei protagonisti, che cercano di sfuggire invano da un killer spietato.
Leah mi passava i pop-corn nel mentre, che accettavo di buon grado, ma ogni volta che porgeva la ciotola a Seth, lui sembrava non accorgersene nemmeno. Era troppo concentrato sul film, ma non in senso positivo. Era come se fosse sul punto di rigurgitare il pranzo. Bastava vedere come il suo viso aveva assunto una tonalità verdognola, e come il lupetto tremava ogni volta che si presentava tanto sangue in una scena, con gli occhi che non riuscivano a staccarsi dallo schermo.
-Ehi- diedi una gomitata a Leah –Credi che vomiterà sui pop-corn?-
-Spero di no- rispose lei –Altrimenti se li mangia tutti lui!-.
Dopo altri tre minuti di proiezione, Seth sembrava essere arrivato al limite.
Si alzò di scatto e corse verso il bagno, senza curarsi di chiudere la porta alle sue spalle.
-Non dovremo preoccuparci?- domandai, mentre dal bagno uscivano gemiti disgustosi. Il ragazzino avrebbe potuto vomitare anche l’anima, se ne avesse avuto la forza.
-Nah, gli passerà- mi rassicurò la lupa, scrollando le spalle –Non è una novità. E poi è colpa sua, io lo avevo avvisato, e non mi ha ascoltato. Così impara!-.
-Crudele- sospirai, e Leah ricambiò la risposta con il dito medio, senza però mancare di sogghignarmi.
Continuammo così a guardare il film (senza badare troppo al povero disgraziato nel cesso), e le scene splatter divennero sempre più intense.
Mano a mano che vedevo quel finto sangue spargersi ovunque nel raggio di chilometri, la mia gola sembrava bruciare di più.
Sapevo perfettamente che quello non era sangue, ma solo vernice o sugo di pomodoro… tuttavia quella visione… continuava a farmi innervosire.
Il suo colore era talmente intenso che poteva anche essere reale…
-Jake, ti senti bene?- chiese Leah, sfiorandomi la spalla con due dita.
Annui, grattandomi la gola, sperando che il bruciore passasse, ma non funzionava.
-Ho solo sete- dissi, prendendo la bottiglia di birra già aperta.
Ne bevvi una lunga, anzi, lunghissima sorsata, quasi senza respirare. Leah cercava di concentrarsi sul film, ma potevo chiaramente percepire il suo sguardo su di me. Quando smisi di bere la birra, la gola sembrava essere migliorata… e invece il bruciore divenne sempre più intenso, e per poco non soffocai.
-Jacob!- esclamò la lupa, stoppando il film. Si chinò su di me, tenendomi per le spalle. –Mio Dio, cos’hai?-.
-Sto bene…- tossì io. Provai a respirare lentamente dal naso, e allo stesso tempo cercai di non andare nel panico. –Mi sono solo quasi strozzato… tranquilla-.
-Oh, si certo, sto tranquilla!- ribatté lei, ironica ma anche mezza terrorizzata.
Mi alzai, sempre con la mano alla gola, dirigendomi verso la cucina. Mi appoggiai per due secondi al lavello, aprendo poi il rubinetto. Piegai la testa verso di esso, bevendo così tanta acqua da riempirmi lo stomaco… ma non a sufficienza per placare la gola in fiamme.
Chiusi il rubinetto con rabbia, ringhiando tra i denti. Possibile che, nonostante tutto ciò che bevo, non riesco ad assetarmi?
Mi voltai, respirando con calma. Leah era davanti a me, una mano poggiata sul ripiano della cucina, gli occhi fissi sui miei. La stavo preoccupando, e anche troppo! Mi asciugai la bocca con il braccio, mugugnando un:-Scusa se ti ho spaventata-.
-Ti scusi un po’ troppo oggi- disse la lupa, avvicinandosi lentamente. Poggiò una mano sulla mia guancia senza che me ne potessi accorgere. Era calda, liscia e morbida al contatto, e potevo sentire attraverso il suo polso i nervi e il battito accelerato. Poggiai la mano sulla sua, mentre lei mi chiedeva cauta:-Ti senti meglio? O devo chiamare Carlisle?-.
-NO!- sbottai di colpo, allontanando la sua mano dalla mia faccia –Non chiamarlo! Sto bene!-.
-Ma Jacob!- fece Leah, scossa dalla mia reazione improvvisa –Continui a tastarti la gola, hai sempre sete da quello che vedo, e in più stavi per soffocare! Non dirmi che quando hai mangiato quel dannato cervo ti è rimasto un pezzo incastrato…-
-Non c’entra un cazzo quel cervo, ok?- ringhiai senza volerlo, la mano sempre più stretta alla gola, a coprire il pomo d’Adamo.
Leah rimase lì a fissarmi, sempre più preoccupata. –Va bene- disse alla fine, con calma. Incrociò le braccia al petto e, sempre guardandomi negli occhi, domandò:-Allora puoi almeno dirmi che cos’hai?-.
-Mi…- balbettai, appoggiandomi al ripiano -… mi brucia la gola… non so perché-.
-Assurdo- disse la lupa, scuotendo la testa, sempre più vicina –Noi lupi non possiamo ammalarci, non puoi avere il mal di gola!-.
-Lo so- risposi. Leah continuava a fissarmi, stavolta confusa.
Sentimmo entrambi il rumore dello sciacquone provenire dal bagno, poi i passi di Seth che si avvicinavano. Lo vidi con la coda dell’occhio guardarci, guardare la TV e poi rivolgersi di nuovo a noi.
-Che succede?- chiese, aggrottando la fronte –Che mi sono perso?-.
Leah si era voltata nel frattempo e stava anche per rispondere, ma io le tappai velocemente la bocca con la mano.
-Nulla- risposi al suo posto, mentre la ragazza mi guardava di traverso –Sono solo un po’ stanco e volevo andare a casa, tutto qui-.
-Ma…- ribatté Seth, incredulo –E il film? Pensavo ti piacesse! E poi non penso che puoi tornare a casa a dormire, non con Sam in circolazione!-.
-Nemmeno voi allora dovreste stare qui, no?- risposi, ma invece di usare un tono calmo, quello che mi uscii fuori sembrava un ringhio basso.
Seth rabbrividì, mentre Leah mi toglieva la mano dal suo viso.
-Lo sappiamo, Jake- rispose –E infatti volevamo tornare dai Cullen dopo. Senti, sei sicuro che…-.
Non le lasciai nemmeno terminare la frase. Mi bastò solo guardarla male nelle pupille per farla tacere. Lei si tappò la bocca, ma capii immediatamente che stava perdendo la pazienza.
-Scusate- dissi, dirigendomi verso la porta di casa e uscendo di fretta e furia. Solo dopo aver superato alcuni alberi corsi il più lontano possibile, fino a quando la gola non decise di pulsare. Mi accasciai a terra, boccheggiando. Non solo bruciava, ora pungeva come se avessi ingoiato un alveare intero con le api dentro. Mi sentivo graffiare da dentro, e non c’era niente che potessi fare se non respirare forte.
La mia mano destra teneva ancora la gola, mentre quella sinistra graffiava il terreno, strappando fili d’erba e scavando nel terriccio, come se stessi cercando un appiglio alla quale aggrapparmi.
Respira!” mi dissi “Respira piano!”.
Ascoltai la mia coscienza e cominciai a respirare più lentamente. Inspirai ed espirai, ma solo dopo averlo fatto dieci volte mi accorsi che non funzionava, né per calmarmi né per alleviare questo dannato bruciore!
-Jacob!-
Alzai di colpo la testa. Leah era inginocchiata proprio di fronte a me, gli occhi che nascondevano ansia e paura.
Riabbassai il capo, mentre un gemito rotto mi saliva dalla trachea.
Chiusi gli occhi e li riaprì, ma quando lo feci, cominciai a vedere tutto rosso. L’erba strappata tra le mie dita, il terriccio sotto di me, la mia mano sinistra, tutto quanto aveva assunto una tonalità rosso sangue. Stavo impazzendo?
Rialzai la testa, e notai con timore che anche il viso di Leah era inchiostrato di rosso.
-Ti porto da Carlisle- disse lei, ma la sua voce sembrava lontana –Lui saprà di certo cosa fare!-.
-NO!- urlai, con tutto il fiato che avevo nei polmoni. Mi buttai immediatamente sulla lupa, stringendole la schiena con le braccia, poggiando la testa sulla sua spalla, con la bocca che le sfiorava la clavicola nuda.
Lei rimase immobile, come pietrificata, mentre io cominciavo a percepire pian piano il suo calore. Potevo percepire il sangue fluire per tutto il suo corpo, e il profumo così dolce del suo collo stuzzicare la mia gola infiammata.
-Leah…- sospirai sulla sua pelle. Sentivo il suo cuore battere forte, molto forte, e ciò mi mandava fuori di testa.
La lupa mi mise le mani sulle spalle, ma non tentò nemmeno di allontanarmi da lei. Forse voleva dirmi qualcosa, ma doveva essersi rimangiata le parole, perché aveva aperto per un secondo la bocca per poi deglutire.
Qualcosa mi spinse a baciarle la pelle del collo. Era così calda, così liscia, così morbida…
Più la baciavo, più un istinto che non pensavo di avere mi incitava anche a leccarle quella dolce e profumata pelle, mentre la stringevo sempre di più a me.
Non sentivo più nulla. Il mio mondo era concentrato unicamente sul collo di Leah. Tutto il resto non m’interessava.
La morsi ancora prima di accorgermene.
I miei denti scavarono oltre la sua pelle, penetrando i muscoli della gola, fino a toccare i vasi sanguigni. Il suo sangue venne subito al contatto con la mia bocca, la mia lingua e l’interno della mia gola, dolce e saporito, caldo e fresco allo stesso tempo. Era decisamente la cosa più deliziosa che avessi mai assaggiato in vita mia, e non riuscivo a farne a meno.
Mi stavo completamente drogando di quel sapore così perfetto. Il liquido mi entrava nella gola, rinfrescandola e addolcendola, per poi espandersi per tutto il corpo. Non mi sentivo più debole, ma al contrario, mi sentivo come se potessi spaccare una montagna di due.
Ancora… solo un altro po’…”.
-JACOB BASTA!-.
L’urlo e il pugno che lo seguì mi fecero staccare dal corpo di Leah. Mi ritrovai accasciato a terra, mezzo stordito. La mia mente ci mise un bel po’ a tornare lucida, e io ce ne misi il doppio per ritrovarmi di nuovo in ginocchio.
Ma cosa stavo facendo? Perché non me lo ricordavo più?
Alzai gli occhi, e i colori attorno a me ripresero il loro posto. Quando però mi guardai intorno, notai, seduta sul terreno, una Leah completamente diversa dal solito.
Era… spaventata e incredula allo stesso tempo, gli occhi spalancati fissi sui miei, la bocca che cercava aria. Il suo collo era tutto sporco di sangue, e così valeva per la sua maglia, che fino a pochi minuti fa era bianca immacolata.
Pian piano i miei ricordi cominciavano a riaffiorare, e quando l’immagine di me che mordeva la gola della lupa mi affiorò davanti agli occhi, mi tastai automaticamente le labbra, completamente infradiciate. Allontanai le dita dalla bocca e le osservai.
Sangue.
Il sangue di Leah.
La mia lingua tastò l’interno della bocca, gustando un ultima volta quel sapore così buono che mi aveva fatto perdere il senno…
Con orrore tornai a guardare Leah, che nel frattempo era ritornata in sé. Si avvicinò a me, quasi gattonando, senza staccare gli occhi dai miei.
Provò ad alzare una mano verso il mio viso, ma io mi allontanai con uno scatto, ritrovandomi con il culo a terra.
-Jake…- fece lei, come a rassicurarmi, come a dirmi che andava tutto bene. Ma si sbagliava. Non andava bene per niente!
-Io…- sussurrai, le parole che uscivano a fatica –Cosa…. Che diavolo….?-.
-E’ tutto ok, Jake- disse, più vicina –Calmati ora…-.
-Calmarmi? CALMARMI?- urlai, con la pazienza che aveva superato il limite –Come puoi dirmi di calmarmi, eh? Guarda che ti ho fatto, e non me ne sono nemmeno accorto!-.
-Si, senti, lo so che è orribile, o terrificante, o come cazzo lo vuoi chiamare- disse con decisione Leah. Il mio urlo non l’aveva smossa nemmeno di un centimetro.
-Però non puoi nemmeno arrabbiarti così!- continuò lei –Sicuramente ci sarà una spiegazione logica a … beh… a quello che hai fatto ora. Insomma, mica ti sei svegliato stamattina con l’intento di fingerti un vampiro, no?-.
Deglutii alla parola vampiro, ripensando al gusto del suo sangue, e a quello del cervo con il quale Leah si era sporcata questa mattina. Solo che nel caso del cervo pensavo fosse normale il fatto che il suo sangue mi stuzzicasse, perché in fin dei conti sono un animale anch’io (e poi ero convinto che fosse stata tutta colpa del lupo che era in me)… ma questa volta è diverso! Questa volta il mio lupo non c’entrava proprio nulla…
Che diavolo mi sta succedendo?
-F-forse….- balbettai, portandomi poi le mani alla testa, ancora incredulo per la mia azione -… ma… stavo per ucciderti…-.
-Non dirlo neanche, ok?- mi interruppe Leah, avvicinandosi quel tanto che bastava per togliermi le mani dalla faccia e prenderle tra le sue.
-Ma…- stavo per ribattere, ma lei li zittì ancora:-Niente “ma”! Qualsiasi cosa sia successo, non è stata colpa tua, e inoltre non lo hai fatto apposta, quindi smettila di frignare e pensa con lucidità!-.
Una delle cose che rendono Leah incredibile? La sua capacità di poter ragionare anche in una situazione simile.
La guardai, senza parole, ma in fondo aveva ragione. Quel che era successo non era da me… e sicuramente ci dovrebbe essere un motivo valido per spiegarlo!
Leah si rilassò dopo avermi osservato per altri due secondi, per poi sedersi a gambe incrociate, aggrottando la fronte. Si guardò i piedi, pensierosa, e io ne approfittai per pulirmi la bocca meglio che potevo.
Improvvisamente aprì gli occhi, come se avesse avuto un lampo di genio.
-Billy!- esclamò lei, battendo un pugno sulla mano.
-Billy?- ripetei, confuso.
-Si, Billy- rispose la lupa, guardandomi torvo –Sai, tuo padre, quel vecchio con il capello da cowboy che sta sulla sedia a rotelle, che ama la birra, la pesca, guardare una partita in tv con Charlie ed è mezzo cotto di mia madre…-.
-Si, lo so chi è, grazie!- ribattei, ricambiando lo sguardo –E, no, non credo che sia mezzo cotto di Sue, come tu pensi, ma lasciamo perdere questo. Che c’entra Billy con questa storia?-.
-Ricordi quando sei stato morso dal vampiro, no?- disse lei, ignorando la prima parte di quello che avevo detto.
-Preferirei non ricordarlo- rabbrividì, il ricordo delle sue zanne sulla mia carne ancora vivo. Leah scosse la testa:-Beh, spiacente, ma è meglio se te lo ricordi. Quando ti abbiamo riportato a casa, Billy era preoccupato come tutti i papà per i loro figli, ma allo stesso tempo aveva uno sguardo strano, come se… uhm… nascondesse qualcosa…-.
-Mio padre….- dissi io, lentamente –… dovrebbe avere un segreto?-.
-Riflettici per un secondo, Jacob- disse Leah, alzandosi in piedi –Vieni morso da una sanguisuga da due soldi e per poco non ci rimetti ( e ringrazia Carlisle!), tuo padre che sa qualcosa che noi invece ignoriamo e tu che all’improvviso hai sempre sete e poi mi mordi come se tu fossi un vampiro e non un lupo!-.
-Non dimenticare che mi bruciava la gola fino a un attimo fa!- aggiunsi.
-E ti brucia ancora?-
-No…- e con quella mi tastai il pomo d’Adamo. La gola non era più in fiamme. Era invece bella che fresca, e anche addolcita. Non sapevo se esserne contento o meno, sapendo che per arrivare a questa situazione ho dovuto…
-Bene- disse Leah, mentre mi alzavo anch’io –Allora, andiamo da tuo padre e gli chiediamo cosa c’è che non va. Sicuramente lui sa cosa…-
-… mi è successo?- completai la frase prima di lei –Mi sembra ovvio a questo punto Leah, insomma… ti ho appena morsa e ho … bevuto il tuo sangue!-.
-Si, ma perché? E come? Questo non lo sappiamo, giusto?- fece, comprensiva.
Sbuffai. In effetti bisognava chiarire subito questa faccenda.
-Va bene- annui –Andiamo allora!-.
   
 
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