Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Odinforce    13/08/2015    5 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 15
 
Nel frattempo, Luke Skywalker ed Hellboy camminavano insieme in un’altra area del Cimitero, ancora ignari del pericolo che stavano affrontando due dei loro compagni. Il duo vagava lentamente tra i cumuli di macerie, armi e oggetti vari... un paesaggio che agli occhi di Hellboy divenne ormai ripetitivo.
Il diavolo, tuttavia, non stava troppo a lamentarsi. Continuava ad osservare con curiosità ciò che trovava, anche se era pura deformazione professionale; un detective del paranormale come lui trovava gran parte di quegli oggetti decisamente interessanti. In quel momento era intento a frugare in un’area che sembrava contenere articoli per criminali e mafiosi: pistole, fucili, mitra e tirapugni; ad attirare l’attenzione del rosso fu quello che sembrava un normalissimo portafogli, sul quale era stampata la scritta “Bad Motherfucker”. Dopo averlo gettato via, trovò persino una scatola di sigari cubani ancora intatta,
« Uhm, niente male » commentò mentre ne provava uno. « Ne vuoi uno? »
« No, grazie » rifiutò Luke, sfoggiando il suo solito tono pacato. « Un Jedi non può essere soggetto a simili vizi. »
« Capisco... il tuo corpo è un tempio, eh? Va bene, cercherò di non farti cadere in tentazione. »
Nel frattempo gli cadde l’occhio su una valigetta di pelle nera. Era chiusa con una serratura a combinazione, ma Hellboy, nonostante la sua forza sovrumana, non riuscì a spezzarla; alla fine rinunciò, non prima di notare i graffi incisi sulla valigetta, fatti con un coltello, che andavano a formare una serie di lettere:
 
Ez 25, 17
 
Ezechiele 25, 17. Per il rosso fu chiaro che doveva trattarsi di un verso della Bibbia, ma non aveva una memoria così ferrea da poter ricordare cosa recitassero quei versi. Così Hellboy lasciò perdere e gettò via la valigetta, voltandole le spalle per rassegnarsi all’idea che non avrebbe mai saputo cosa conteneva.
« Non oso immaginare quante persone possano aver perso la vita in questo posto » disse Luke mentre camminavano. « Quante battaglie abbiano avuto luogo... e quanti cadaveri si trovino sotto i nostri piedi. »
« Credevo tu fossi abituato alla guerra, Skywalker » borbottò Hellboy cupo.
« Lo credevo anch’io... ma questo posto sembra in grado di superare ogni mia sopportazione. »
« Già... vedremo di andarcene appena possibile, d’accordo? Per quanto mi riguarda, io ho già preso munizioni a sufficienza. Se anche tu hai terminato la lista della spesa, possiamo tornare dagli altri. »
Luke annuì. In verità lui non aveva preso proprio niente dal Cimitero: era certo di potersi affidare unicamente alla Forza e alla sua spada laser... ad un Jedi non occorreva altro. Il giovane non poteva negare comunque che i suoi poteri non erano d’aiuto in quel luogo: per qualche motivo non riusciva a percepire le presenze estranee, di qualsiasi tipo; per questo si era sorpreso di incontrare all’improvviso la creatura chiamata Gollum, anche se era stato in grado di scacciarlo senza danni. Era come se il Cimitero dei Mondi fosse in grado di indebolire le sue sensazioni... ma non riusciva comunque a eliminare del tutto il presentimento che il pericolo fosse in agguato. Luke consigliò per questo ad Hellboy di non abbassare la guardia finché non si fossero ricongiunti al gruppo.
Il sentiero su cui i due compagni camminavano si interruppe, ostruito da qualcosa che entrambi potevano definire enorme. Luke ed Hellboy dovettero alzare lo sguardo di parecchio per riconoscere una specie di portaerei, che come una muraglia ostruiva loro il passaggio: era spezzata a metà, dotata di quattro enormi turbine lungo le fiancate; l’attenzione del duo fu catturata infine da un grande stemma raffigurante un’aquila stilizzata dentro un cerchio... che tuttavia non trovarono affatto familiare.
« Chissà da quale mare l’hanno tirata fuori » borbottò Hellboy, leggermente più sorpreso del solito.
« Non credo che fosse una nave » disse Luke, indicando le eliche. « Mi sembra un velivolo... la sua tecnologia è notevole. »
« Ciò non gli ha impedito di cadere, qualunque cosa lo abbia colpito. Bah... torniamo indietro, da qui non si passa. »
Hellboy si voltò, ma s’irrigidì subito senza fare un altro passo. Luke notò la sua improvvisa reazione e si voltò a sua volta, scoprendone subito la causa: un nuovo individuo era comparso sul sentiero da cui erano venuti, e si avvicinava a grandi passi verso di loro. Un uomo alto, pallido e dai lunghi capelli dorati, armato di lancia: il suo sguardo omicida era inequivocabile, così come lo era la sua identità dal punto di vista di Hellboy.
Nuada.
« Tu! » gridò il rosso, incredulo come non mai. Un attimo dopo estrasse la pistola e gliela puntò contro. Luke lo imitò, consapevole di avere a che fare con un nemico, e sguainò la sua spada laser.
Nuada non fu comunque intimidito dalla reazione dei due compagni, e continuò ad avanzare implacabile.
« Ti ho trovato, finalmente... Satana » dichiarò, non appena fu abbastanza vicino. « Ho seguito le tue tracce fin da quando mi sono risvegliato in questo mondo di caos, perseguendo un unico scopo: eliminarti una volta per tute. »
« Oh, non dovevi disturbarti a fare tanta strada per me » commentò Hellboy. « Mi trovi impreparato, non ti ho preso niente... i proiettili vanno bene lo stesso? »
« Per colpa tua ho perso tutto quello che avevo! » gridò Nuada. « Il mio esercito, il mio popolo... mia sorella. Ora ho l’occasione per recuperare ogni cosa... e ti giuro, diavolo, che non mi fermerai una seconda volta! »
Hellboy sospirò, mantenendo la presa sulla pistola. Di tutti i nemici che aveva affrontato in passato e che non si augurava affatto di rivedere, il principe Nuada era sorprendentemente il primo della lista: quell’elfo folle era quasi riuscito ad ucciderlo, non molto tempo prima, quando le loro strade si erano incrociate per la vicenda dell’Armata d’Oro. Il rosso era comunque riuscito a riprendersi dal quello sfortunato duello, e nella rivincita aveva trionfato su di lui, togliendogli il controllo sull’esercito indistruttibile. Ma Nuada non era tipo da arrendersi, e in un ultimo disperato gesto aveva cercato di pugnalare Hellboy alle spalle; la morte, tuttavia, lo aveva colto prima che potesse colpirlo, grazie al suicidio di sua sorella Nuala... alla quale era legata a livello vitale.
Non c’era da sorprendersi, dunque, se Nuada provasse rancore verso Hellboy anche dopo essere morto. Lo accusava di tutto, e Nul gli aveva concesso l’occasione per tornare alla vita... al mondo che progettava di dominare con l’ausilio dell’Armata d’Oro.
« Dunque è lui il tuo nemico, Red? » intervenne Luke. Il Jedi restava al suo posto, cercando di valutare la situazione.
« Già... cerca di non sottovalutarlo, picchia davvero forte » lo avvertì Hellboy. « Forse possiamo coglierlo di sorpresa, visto che non ti conosce... perché non usi il tuo potere mentale su di lui? »
Luke annuì e fece un passo in avanti. Nuada era ormai vicino, pronto a colpire.
« Non ti conosco, biondo guerriero » mormorò l’elfo, « ma poco importa... la razza a cui appartieni sottolinea la tua condanna... morte, per mano della stirpe di Bethmoora! »
Luke agì senza ribattere. La Forza guidò la sua mente verso quella del nemico, come una freccia scoccata contro un bersaglio molto vicino: riuscì ad entrare, ma non appena varcò la soglia fu assalito da un dolore atroce.
« Aaaaargh!!! »
Il Jedi si piegò in due, tale era la sofferenza che lo assaliva. Perse di mano la spada e cadde al suolo sulle ginocchia.
« Luke! » esclamò Hellboy, chinandosi per soccorrerlo. « Che ti prende? Stai bene? »
« Santo... cielo » ansimò Luke, divenuto di colpo pallidissimo. « Ho... visto odio... ira... sofferenza. Emozioni negative in una quantità immensa... mi hanno travolto come una marea! »
Nuada sorrise, compiacendosi di quel dolore che era riuscito a provocargli.
« Sciocco, miserabile umano » dichiarò. « Nessuno può osare intrufolarsi nella mia mente ed uscirne illeso. Credevi davvero di potermi controllare così? »
Hellboy si rialzò, tornando a guardare il suo nemico.
« Peccato, speravamo di mandarti via con le buone » disse. « Vorrà dire che faremo alla vecchia maniera. »
Il Buon Samaritano esplose tre colpi, dritti contro Nuada, ma questi li evitò con un salto acrobatico che lo fece avvicinare ulteriormente. Un attimo dopo si trovava tra Luke ed Hellboy; la sua lancia saettò verso il cuore del diavolo, pronta a trapassarlo una volta per tutte...
Zwhoom!
Il colpo della lancia fu deviato, un istante prima che fosse troppo tardi. Luke si era ripreso appena in tempo per intervenire, proteggendo il compagno con la sua spada laser. Il Jedi guardò Nuada con aria di sfida, ma non riuscì a nascondere la sorpresa per ciò che era accaduto: la spada non aveva tagliato la lancia, limitandosi a parare il colpo. Pochi metalli in tutto l’universo avevano resistito ai colpi di una spada laser, e l’argento di Bethmoora si era appena aggiunto alla lista.
« Non sono tornato dalla morte per commettere gli stessi errori del passato » sussurrò Nuada, implacabile. « Mi è stata concessa una seconda occasione... e non la sprecherò! »
 
Poco lontano, il duo formato da Harry ed Edward procedeva lungo il Cimitero, ignari di cosa stava succedendo nelle vicinanze. Vagavano tra le rovine con aria incerta, senza ulteriori sviluppi nel paesaggio o nella situazione. Nessuno dei due sentiva il bisogno di raccogliere armi o equipaggiamento tra le cose che il luogo gli offriva: erano già dotati dei loro poteri, che non necessitavano di alcun rifornimento o miglioria. Si occupavano del compito prioritario, trovare Nul... o almeno qualche indizio che potesse condurli da lui.
Ed e Harry si fermarono poco più avanti, attirati da un suono. Sembrava musica, il che li fece rilassare: forse era di nuovo Wall-E, intento nella sua ricerca come prima. Quando aggirarono il grosso cumulo di rovine, tuttavia, non trovarono il simpatico robot a gironzolare: i due ragazzi si guardarono intorno con cautela, finché l’oggetto da cui partiva la musica non fu individuato. Un piccolo lettore di audiocassette a nastro, ancora funzionante. Harry lo avvicinò all’orecchio per ascoltare.
« È la Nona di Beethoven » commentò tranquillo. « Ricordo di averla ascoltata qualche volta, quando vivevo con i miei zii. Chissà chi stava ascoltando musica del genere in un posto come... oh? »
Harry fu distratto dalla cosa sulla quale aveva trovato il registratore. Insieme a Ed, si trovò a fissare una mano gigantesca, fatta di metallo; alzando lo sguardo si resero conto di trovarsi accanto a un gigantesco robot umanoide di colore viola, con un lungo corno sulla testa. Giaceva inattivo di fronte ai due ragazzi, in ginocchio contro il cielo: il suo corpo metallico era trafitto da una lunga lancia rossa, che lo penetrava da parte a parte. Anche se si trattava di uno degli innumerevoli resti sparsi per tutto il Cimitero, Ed e Harry non perdevano comunque la sensibilità nell’osservare un altro guerriero caduto. Un altro eroe, sconfitto da forze che non potevano nemmeno immaginare.
I due ragazzi proseguirono, facendo un notevole sforzo per restare concentrati. Non potevano fare niente per quelle persone, continuavano a ripeterselo mentre avanzavano tra le rovine. Ma le sorprese non erano ancora finite: si trovarono all’improvviso in cima a una ripida discesa, oltre la quale si estendeva un’altra area piena di rovine. La loro attenzione fu subito attirata da una coppia di cadaveri che giaceva ai loro piedi: un giovane dai capelli rossi e una ragazza bionda in armatura, distesi l’uno accanto all’altro, trafitti da una moltitudine di spade. L’avanzato stato di decomposizione lasciava presumere che fossero lì da settimane; stringevano tra le mani la stessa spada, dotata di un manico blu scintillante. Anche se la vista di quello scempio era terribile, quei giovani guerrieri sembravano addormentati. Ed e Harry avevano la stessa impressione nei loro riguardi: avevano resistito fino alla fine, pur di tornare al loro mondo.
E proseguirono ancora, lasciandosi alle spalle l’ennesimo orrore. Discesero con cautela lungo il pendio, fino a raggiungere la valle sottostante. L’ambiente non era cambiato di una virgola, ma in quel punto avevano una visuale migliore; in giro non si vedeva nessuno, nemmeno i loro compagni.
« Stiamo perdendo tempo » dichiarò Harry, sospirando seccato. « Faremmo meglio a tornare indietro per ricongiungerci ai nostri amici. Sei d’accordo, Ed? Ed...? »
Il giovane mago si voltò, cercando di capire perché l’amico non avesse risposto. Ed era ancora al suo fianco, apparentemente distratto da qualcosa: stava fissando con aria incredula un cumulo di rovine là vicino, ma dal momento che Harry non riconobbe nulla di ciò che giaceva là in mezzo, non sapeva dire cosa lo turbasse in quel modo. C’era una specie di portale monumentale, alto più di quattro metri, ricoperto di simboli e bassorilievi; era spezzato in vari punti, come se una forza enorme si fosse abbattuto su di esso. Edward, tuttavia, aveva rivolto lo sguardo su qualcosa ai piedi di quel portale, ma sembrava solo un mucchio di ferraglia.
« Al! » gridò il biondo all’improvviso. Senza aspettare Harry, si precipitò ai piedi del portale, iniziando a rovistare tra quegli arnesi. Quando il giovane mago si avvicinò, capì che si trattavano di pezzi di un’armatura, di un genere mai visto prima. Continuava a non capirci nulla.
« Aaal! » continuava a gridare Ed. « Alphonse! Al! Puoi sentirmi? Sono io, Edward! Al! »
Ed smise di rovistare, sollevando quello che sembrava l’elmo dell’armatura. Era grosso e dotato di un piccolo corno, e di un lungo ciuffo bianco che ricadeva all’indietro. Ed lo reggeva con mani tremanti, come se non credesse a ciò che vedeva.
« Ed, si può sapere che ti prende? » obiettò Harry, spazientito. « Perché parli a un’armatura vuota? »
Edward non lo ascoltò nemmeno.
« Fratellino, rispondimi! » esclamò. « Parlami, ti prego... dimmi che sei vivo! Dimmi che sei ancora qui, Al... sistemeremo tutto, te lo prometto... ritorneremo a casa. Alphonse? »
Alphonse...
Harry cominciò a capire. Lo sguardo di Ed era identico a quello che lui aveva mostrato poco prima, quando erano passati davanti alle rovine di Hogwarts. Dopo averlo soccorso dai Senzavolto, il biondo aveva raccontato la sua storia al resto del gruppo. Diceva di aver avuto un fratello che aveva perduto il proprio corpo in seguito alla trasmutazione fallita quando erano bambini; Ed era riuscito a conservare la sua anima, sigillandola in un’armatura con cui aveva potuto continuare ad esistere. A un tale pensiero, Harry fu travolto da una nuova ondata di orrore: Alphonse Elric, a detta di suo fratello, aveva trascorso diversi anni in quell’armatura... non osava nemmeno immaginare quanto potesse essere stata dura vivere in certe condizioni, senza poter mangiare né dormire, né poter compiere tutte quelle piccole cose che li rendeva umani.
Così Harry tacque, aspettando che Ed si rendesse conto da solo della verità. Stava parlando con un’armatura vuota; ovunque fosse suo fratello, non era lì con loro.
« Perdonami, Al » sussurrò Ed, sempre più abbattuto. « Non sono riuscito a proteggerti... perdonami. »
« Lo farei volentieri, se quella fosse la mia testa. »
Ed e Harry alzarono lo sguardo. Qualcun altro aveva parlato, da una posizione più elevata; i due ragazzi lo individuarono pochi istanti dopo, sopra il portale spezzato: una persona ricoperta da un’imponente armatura a piastre, identica a quella che Ed teneva in mano, li stava fissando a braccia conserte, immobile.
Ed si lasciò sfuggire l’elmo dalle mani, ancora più incredulo.
« A-Al? »
Era certo che fosse lui, avrebbe riconosciuto quella voce infantile ovunque. La voce del suo fratellino.
« Era ora, fratellone » commentò Alphonse, scendendo dal portale con un balzo. « Ti ho cercato a lungo in questo ammasso di rovine... cominciavo a credere che ti avessero già ucciso. »
Ed si avvicinò per abbracciarlo, improvvisamente colmo di gioia.
« Va tutto bene, Al » lo rassicurò. « Ho avuto delle difficoltà ma le ho superate. Mi dispiace che sia finito anche tu in questo mondo... ma l’importante è che siamo di nuovo insieme, come ai vecchi tempi. »
« Mi fa piacere... così posso essere io ad ucciderti. »
Ed ebbe appena il tempo di assimilare l’ultima parola pronunciata dal fratello. Un attimo dopo, infatti, un pugno d’acciaio lo investì in pieno, scaraventandolo all’indietro con forza. Harry restò a guardare sconvolto, mentre l’amico alchimista rovinava pesantemente a terra.
« Ehi! Che diavolo ti prende? » gridò il giovane mago, e nel frattempo sfoderò la bacchetta.
Alphonse lo ignorò del tutto, limitandosi ad osservare Ed mentre si rimetteva in piedi.
« Al... che significa? » balbettò confuso. « Mi hai colpito... e hai detto... che vuoi uccidermi? »
« Proprio così, fratellone » dichiarò Al, e nel frattempo avanzava verso di lui. « Mi dispiace, ma te lo meriti... guarda come mi hai ridotto un’altra volta! »
« Cosa? »
« Svegliati! Perché credi che mi trovo di nuovo dentro un’armatura? Perché tu hai giocato di nuovo con il fuoco! Non ti eri rassegnato ad aver perduto l’uso dell’alchimia, e nel tentativo di recuperarlo hai deciso di fare quello stupido esperimento! »
Ed rimase immobile, impietrito dall’orrore intriso in quelle parole che stava ascoltando.
« Di cosa stai parlando? »
« Come se non lo sapessi » ribatté Al implacabile. « Hai aperto il portale e siamo stati risucchiati, precipitando in questo orribile posto. Quando ho ripreso i sensi ero di nuovo... questa cosa! Il mio corpo, quello che avevo recuperato con così tanta fatica... è sparito di nuovo... per colpa tua! »
« No... non è possibile » fece Ed incredulo. « Io non ricordo niente... non so di nessun esperimento. Al, io non ho fatto niente! »
« Bugiardo! »
E Alphonse si scagliò contro Edward, pronto a colpirlo di nuovo con un pugno. L’Alchimista d’Acciaio era troppo sconvolto per riuscire a reagire, e rimase dov’era, in ginocchio. Harry decise quindi di intervenire.
« Impedimenta! »
Un dardo di luce saettò dalla sua bacchetta e colpì Al, ma l’incantesimo non sortì alcun effetto. L’armatura continuava a correre contro Ed, deciso più che mai a fare ciò che aveva promesso. Alla fine, Ed trovò la forza per scansarsi, evitando l’attacco per un soffio; batté le mani un attimo dopo e le posò a terra, trasmutando il suolo per sollevarlo di diversi metri. Al fu colpito in pieno e spinto all’indietro, deviando la sua corsa.
Harry raggiunse Ed per dargli una mano, ma condividevano la stessa aria sconvolta.
« Che diavolo succede? Quello è davvero tuo fratello? » domandò Harry. « Allora perché vuole ucciderti? »
« Non lo so » rispose Ed, digrignando i denti per la rabbia. « Non so più niente, ormai. »
Non c’era tempo per le riflessioni. Al era rispuntato e si preparava ad attaccare di nuovo, contando sulla sua forza bruta. Ed esitava, cercando di capire come fare a fermarlo senza fargli del male: non doveva danneggiare l’armatura, perché essa conteneva il sigillo che legava l’anima di suo fratello ad essa. Harry, nel frattempo, cercò di fare la sua mossa.
« Stupeficium! »
L’incantesimo colpì Al di nuovo, ma non accadde nulla. Sarebbe dovuto crollare a terra privo di sensi, si disse... ma sembrava che quel tipo fosse immune alla magia. Si rispose da solo prima che potesse chiedersi il perché: Alphonse Elric non era fatto di carne e sangue, ma di metallo. La magia che Harry stava usando per fermarlo era efficace solo su persone “normali”.
Con un fratello indeciso e sconvolto, e il suo alleato impreparato per l’occasione, Al si trovava in netto vantaggio.
 
Lara e Po procedevano lungo la loro via, lontani e all’oscuro dell’improvvisa piega che avevano preso gli eventi a sfavore dei loro compagni. La giovane archeologa aveva rovistato a lungo nei dintorni, procurandosi munizioni in quantità per le sue pistole; fu tentata di prendere altre armi, ma sarebbero state superflue finché poteva contare sulla spada Excalibur. Po si limitò a scortare Lara durante la sua ricerca, ben deciso a non prendere nulla: ogni arma, ogni oggetto abbandonato nel Cimitero dei Mondi lo spaventava a morte.
Quando Lara fu soddisfatta di ciò che avevano preso, suggerì di tornare sui loro passi. Si rivolse a Po, ma notò che si era coperto gli occhi con le sue grosse zampe, come se non osasse guardare un elemento in particolare.
« Po, stai bene? Che ti prende? »
Il panda non rispose, ma puntò un dito tremante nella direzione in cui non voleva guardare. Lara si voltò, scoprendo subito di cosa si trattava: centinaia di cadaveri disseminati lungo il terreno, trafitti da un’enorme quantità di frecce; spade, lance e scudi giacevano inutili dappertutto, diventati inutili in seguito alla morte dei loro proprietari.
Lara riuscì a trattenere la sensazione di disgusto, dopo anni passati ad affrontare simili orrori; non poté fare nulla, invece, per trattenere la sua deformazione professionale, quando prese a studiare le armi e l’abbigliamento di quei guerrieri caduti: il suo sguardo andò dai mantelli cremisi alle lunghe lance, fino agli imponenti scudi rotondi con sopra inciso il simbolo “Ʌ”.
« Spartani » commentò, a metà tra lo sgomento e l’interesse. « Saranno circa trecento... possibile che siano gli stessi che difesero le Termopili nel 480 avanti Cristo? »
« È davvero orribile » disse la voce di Po alle sue spalle. « Possiamo tornare dagli altri, per favore? »
« Certo, Po, scusami... andiamo. »
E voltarono le spalle a quello scempio, cercando di non pensarci più.
Durante il cammino, Lara non poté fare a meno di notare la crescente depressione di Po. Il panda, infatti, aveva gradualmente abbandonato l’ottimismo, smettendo prima di parlare e poi di sorridere. I consigli di Sora sul mantenere la calma sembravano aver perso l’efficacia, dal momento che stavano osservando una marea crescente di morte e distruzione ad ogni angolo. Come poteva restare allegro il Guerriero Dragone in un luogo del genere?
« Credo di capire cosa provi, Po » disse Lara. Il panda si voltò a guardarla sorpreso, dato che aveva parlato in cinese.
« Dici sul serio? » domandò lui.
« Sì... ti senti perduto. Questo mondo è così ostile e pericoloso che ti pare di aver abbandonato ogni speranza. Ti trovi davanti a una distesa di orrori e ti viene da temere che non sopravvivrai... che ti unirai presto a questi morti che ci circondano. Ho provato anche io sensazioni del genere, in passato... quando naufragai su un’isola prima di diventare quella che sono adesso.
« Potrei raccontarti per ore ciò che ho passato in quell’orribile posto, ma rischierei solo di abbatterti ancora di più perciò ti dirò solo una cosa, amico mio: se ora mi trovo qui al tuo fianco, è perché sono sopravvissuta. Ho trovato la forza per resistere a tutto ciò che voleva distruggermi, e ho abbattuto ogni ostacolo sulla mia strada. In pratica, Po, ho fatto quello che hai fatto anche tu... ho guardato nella Pergamena del Drago e ho scoperto il vero potere dentro di me. »
Po rimase a bocca aperta, incapace di muoverla per formulare suoni sensati. Anche se si era affezionato subito a quelle scimmie senza pelo con cui condivideva l’avventura, fino a quel momento non aveva pensato a quante cose avesse in comune con loro. Non era il semplice fatto di essere eroi, ma era molto di più... come la volontà di diventare migliori e di non arrendersi.
« Grazie » rispose infine con un sorrisetto. « Fino a poco fa ero sconvolto, e volevo tanto mangiare qualcosa per distrarmi. Ma tu sei riuscita a rendermi... ehm... non sconvolto. Grazie mille. »
Lara ricambiò il sorriso, ma riuscì a mantenerlo per appena tre secondi: un rumore attirò infatti la sua attenzione, facendola scattare in posizione di guardia. Po la seguì con lo sguardo nella stessa direzione: entrambi videro qualcosa di piccolo e peloso sfrecciare lungo la strada che stavano percorrendo, sparendo tra le macerie più grandi. I due, allarmati, lo inseguirono, sperando con tutto il cuore che non fosse una minaccia: percorsero una ventina di metri, lasciandosi alle spalle l’esercito spartano massacrato, e salirono su un’altra duna di rovine. Qui trovarono l’esserino che stavano cercando, e alla sua vista riuscirono a tranquillizzarsi.
Era uno scoiattolo dal pelo grigio, dotato di occhi sporgenti e due vistosi denti a sciabola. Zampettava qua e là per la duna, rovistando tra i vari oggetti in cerca di qualcosa. Lara e Po lo osservarono a lungo, ma alla fine decisero di non farci caso: qualunque cosa fosse, non era molto diverso da Wall-E e la creatura chiamata Gollum... semplici comparse in quel luogo desolato, innocui e al di fuori dell’interesse dei Valorosi.    
« Andiamo » ordinò Lara, riprendendo a camminare. Po la seguì e insieme salirono sopra una grande colonna che formava un ponte verso la duna successiva; procedendo in quella direzione sarebbero tornati indietro, con l’intento di ricongiungersi al resto del gruppo.
A metà di quel ponte, tuttavia, trovarono un nuovo ostacolo. I due Valorosi si fermarono non appena il nuovo individuo si parò di fronte a loro: un grande leopardo delle nevi dal fisico possente, ritto sulle zampe posteriori; fissava Po con aria feroce, che ricambiò con uno sguardo incredulo.
« Tu! » esclamò il panda. « Tu sei... Tai Lung! »
« Ti ricordi di me » commentò il leopardo con un ghigno. « Bene. Anch’io mi ricordo di te, Po... il grosso, lardoso panda che mi ha sconfitto. »
Lara reagì subito dopo, sollevando le pistole contro colui che aveva appena dichiarato di essere nemico di Po. Ma Tai Lung la ignorò, avendo occhi solo per la sua nemesi.
« Sì, be’... te lo meritavi » rispose Po, cercando di farsi coraggio. « Hai attaccato la Valle, minacciato la gente, aggredito i miei amici e quasi ucciso il mio maestro. Dovevo fermarti! »
« Non succederà di nuovo, posso assicurartelo. Finalmente mi vendicherò per ciò che mi hai fatto. »
Tai Lung avanzò minaccioso, scrocchiandosi le nocche... impaziente di scagliarle a piena potenza sulla faccia di Po.
« Non avvicinarti! » esclamò Lara facendosi avanti.  
« Ha! Che vuoi fare? Pensi di spaventarmi con quegli arnesi? » la schernì Tai Lung. « Sì, Nul mi ha parlato delle armi che usate voi scimmie senza peli. Armi senza onore, dietro le quali vi nascondete per colpire il nemico da lontano. Vuoi essere questo, dunque? Una creatura senza onore? Non hai alcun valore per me... io sono qui solo per il grasso idiota che stai aiutando. »
« Questo grasso idiota è mio amico » ribatté Lara. « Non resterò a guardare mentre cerchi di ucciderlo. »
« Oh? Ehm... be’ grazie, Lara » fece Po.
« Allora morirai con lui! »
Il feroce ruggito di Tai Lung squarciò il vuoto che opprimeva il Cimitero, mentre spiccava un balzo enorme contro i suoi avversari. Po e Lara si scansarono appena in tempo, in due direzioni diverse: Tai Lung atterrò dove un attimo prima si trovavano loro, spaccando la colonna con un pugno. Il leopardo non indugiò per più di un istante, e si avventò su Po non appena i suoi occhi lo individuarono, poco lontano. Lo raggiunse in pochi attimi e iniziò il duello: pugno, pugno, calcio, ancora pugno. Ognuno di quei colpi era saturo della furia e dell’odio di Tai Lung nei confronti del suo avversario. Po si limitò a parare e a schivare, ma non riusciva a farlo in modo adeguato: era appena riuscito a tranquillizzarsi grazie alle parole di Lara, ma l’improvvisa comparsa di quel mostro gli aveva provocato una ricaduta. Resisteva a malapena ai quei colpi micidiali, e dubitava di poterlo fare ancora a lungo.
« Che ti prende, eh? » ringhiò Tai Lung, furibondo. « Ti ricordavo più forte di così! Cos’è, hai perso la tua “tostaggine”? Avanti fatti sotto... voglio uccidere il Guerriero Dragone che ha segnato la mia fine, non un trippone smidollato! »
« Kiaaah! »
Il leopardo cadde all’indietro, respinto da un poderoso calcio che lo aveva colpito in piena faccia. Po rimase sbalordito, ma felice di rivedere Lara al suo fianco: la ragazza era intervenuta al momento giusto, dando prova di un nuovo, inaspettato talento.
« Oh, grazie Lara! »
« Figurati » rispose lei, mettendosi in una familiare posa da combattimento. Aveva accennato alla sua conoscenza profonda delle arti marziali, divenuta esperta in molte tecniche di lotta. « Ma ricordati ciò che ho detto, Po... non puoi vincere in questo stato, e mi farebbe comodo il tuo aiuto. Non ho idea di cosa sia capace questo tipo. »
Po annuì, cercando di recuperare la grinta. Tai Lung si stava già rialzando, pronto al secondo round.
« Fa attenzione, Lara » disse il panda approfittando dell’occasione. « È un osso davvero duro... è un maestro di kung fu, padroneggia lo stile del leopardo. »
« Ah, lo immaginavo » commentò lei, già consapevole delle ultime informazioni ricevute.
Tai Lung avanzò di nuovo, sguainando gli artigli.
« Allora ce l’hai, l’onore » dichiarò con un ringhio. « Ma questo ha firmato la tua condanna a morte, scimmia senza peli... ti farò a pezzi insieme al tuo lardoso amico! »
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Odinforce