Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: VvFreiheit    14/08/2015    3 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
.
Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima che potesse continuare la sua riflessione interiore, la figura alta e slanciata del cantante si avvicinò, fermandosi a meno di un metro da lui.

-*-*-*-*-*-

Andy alzò lo sguardo e si ritrovò davanti agli occhi la chioma ricciola, che illuminata dai faretti, rendeva il profilo del ragazzo alquanto inquietante.

Mika si rese conto in quel momento che l’estranea figura che aveva intravisto nella penombra doveva essere un membro della sua squadra, che dal palco non aveva riconosciuto.

“Ciao!” prese la parola il cantante, squadrando il biondo che ancora semi-nascosto dall’oscurità, non riusciva a vedere con precisione.

“Tu devi essere il cameraman, giusto?” continuò, notando in quell’istante la videocamera tra le mani del giovane.

Andy era come impietrito, temeva che il cantante ce l’avesse con lui per aver interrotto il suo momento artistico, e non sapeva se scusarsi o semplicemente presentarsi.

“Io… sì, sono… sono il cameraman” balbettò rimanendo ben nascosto nel suo angolino al riparo dalla luce.

Mika lo squadrò con aria stranita. Non capiva cosa intimorisse il ragazzino che continuava a tenere lo sguardo basso, quasi colpevole.

“Ti faccio paura per caso?” chiese a quel punto Mika sfacciatamente, sorridendo.

“No. O meglio…. Io… Non so… forse ti ho interrotto e…. non volevo… ecco….” cercò di spiegare Andy, imbarazzato all’inverosimile muovendo i piedi con fare nervoso a terra.

“Interrotto? Ma no… Non mi ero nemmeno accorto che fossi qui” cercò di tranquillizzarlo Mika, capendo almeno quale fosse uno dei problemi che mettevano tanta ansia al giovane.

“Senti che ne dici di uscire dall’ombra e sederci la sopra? Mi sembra di parlare con uno zombie!” ridacchiò il riccio, indicando il palcoscenico e tornando a portare lo sguardo sulla figura scura che ora lo stava guardando timidamente.

“Io… direi che si può fare” accettò Andy, incamminandosi dietro Mika che aveva intanto preso a marciare verso il palco. Quest’ultimo salì i gradini a due a due e si sedette poi, gambe a penzoloni, sul lato più lungo del palco.

Andy lo imitò, prendendo posto a mezzo metro da lui, nella stessa posizione, lasciando la telecamera accanto a sé.

“Ehm, ti dispiace ripetermi come ti chiami? Devo ancora memorizzare tutti i vostri nomi!” gli chiese Mika, fissandolo di sbieco con fare leggermente imbarazzato.
“Mi chiamo Andreas, ma chiamami Andy.” rispose il ragazzo, questa volta alzando lo sguardo e sorridendo, per la prima volta.

“Andy, ok, e sei il cameraman” ricapitolò Mika nella sua testa. C’erano ancora parecchi nomi che doveva abbinare alle giuste facce.

“Esatto.” confermò il biondino, portando il suo sguardo ad analizzare il moro che aveva per la prima volta accanto a sé da vicino. Doveva ammettere che aveva dei bei lineamenti, oltre ad una voce meravigliosa.

Andy scosse la testa immediatamente. Ma cosa stava pensando?! Era praticamente il suo capo!

“Qualcosa non va?” chiese Mika, avendo notato il gesto del biondo.

“No no. Tutto…” alzò lo sguardo verso il suo viso, incrociando per la prima volta gli occhi nocciola del cantante e fermandosi un secondo. “…tutto ok.” concluse voltandosi e inumidendosi le labbra.

“Io sono…” iniziò Mika, volendo presentarsi a sua volta.

“Mika” concluse Andy per lui. “So chi sei…Sei praticamente il mio capo.” affermò con un lieve sorriso, guardandosi attorno, cercando di evitare il suo sguardo.

“Non è vero! Siamo due ragazzi che lavorano insieme, io non sono proprio il capo di nessuno!” disse deciso Mika, ci teneva a mettere bene in chiaro la cosa.

“Beh, la casa discografica mi ha detto che se tu decidi che io non vado bene, puoi mandarmi a casa da un giorno all’altro” ammise il biondino con aria vagamente rassegnata.

“Oh ma non scherziamo! Io non so nulla di riprese video e cose del genere. Tu ne sai più di me, tanto mi basta. E’ la tua prima esperienza vero?” intuì Mika, notando i mille dubbi e le incertezze che il ragazzo stava mal celando, e che, anche se non le dava a vedere in maniera così vistosa, erano un po’ anche le sue.

“Sì… si nota così tanto?” confessò Andy sorridendo e puntando il suo sguardo verso il libanese.

“Solo un pochino…” ridacchiò Mika ricambiando lo sguardo e ritrovandosi a fissare le iridi azzurre che lo guardavano di rimando e restando a contemplarle inebetito per un paio di secondi.

“Buongiorno ragazzi!” in quel momento la voce squillante di Ian, interruppe il loro discorso ed il loro sguardo, entrando insieme ad alcuni membri della crew nel salone.

“Mika sei in anticipo? Incredibile!” continuò poi, ironizzando sulla sua puntualità che era cosa a dir poco rara, se non addirittura inesistente.

Mika rise, e così fece Andy, apprendendo una curiosità in più sul suo nuovo compagno di lavoro.

Le prove iniziarono puntuali.
Questa volta Andy, non focalizzò tutta la sua attenzione sulle immagini che scorrevano nell’obiettivo della sua camera ma tese anche le orecchie alle canzoni che Mika stava cantando, al modo in cui le cantava ed alla sua voce; non aveva esperienza di artisti musicali ma trovava impressionante le destrezza ed il controllo che aveva del suo strumento e della facilità con cui riusciva a articolare certi giochetti armonici vocali.

Rispetto al giorno precedente aveva deciso che sarebbe rimasto meno in disparte, per paura di disturbare, ma che si sarebbe tenuto più vicino al palcoscenico e al bel ragazzo che faceva mostra di sé lì sopra.

Ci furono molte più interruzioni durante le prove rispetto al giorno prima, Mika era voglioso di sperimentare, sotto tutti gli aspetti, dialogava spesso con Nick e Mark, desideroso di imparare e farsi consigliare, lasciandosi guidare da chi ne sapeva più di lui, in pieno spirito di squadra.

Le 6 di sera giunsero senza che nessuno se ne rendesse conto e con un po’ di dispiacere, si diedero appuntamento al giorno successivo.

Mika mise piede in casa, dopo essersi fermato a cena da alcuni amici e stanco si mise a letto a mezzanotte inoltrata.

Andy invece, rincasò subito dopo la fine della giornata lavorativa. Casa sua era vuota. Sua madre e suo padre erano in Grecia, luogo natio di quest’ultimo, mentre sua sorella era di certo in giro con amici e non sarebbe rincasata prima delle tre o le quattro.

Dopo essersi preparato una veloce cenetta, collegò la videocamera al pc, scaricando le immagini delle due giornate di lavoro, ed incominciando a visionarle.
Le scene delle prove del giorno prima erano molto accurate, aveva ripreso con precisione ogni membro della band e della squadra, voleva presentare il lavoro di tutta la squadra, in un video di alcuni minuti, da mostrare a Ian ed i suoi collaboratori, una volta finiti i giorni di prove che avrebbero preceduto il tour.

Le immagini della giornata appena trascorsa, iniziavano invece in maniera molto più disordinata, nei corridoi della Universal. Le riprese erano scure e non molto a fuoco, il suono era inizialmente distante, poi sempre più vicino.

La mano che le riprendeva non era ferma e professionale come doveva, era chiaro che il quei momenti il suo cervello non stesse prestando la dovuta attenzione a quel lavoro ma onestamente, poco gli importava.

Anche riguardando quegli spezzoni scuri, il suo corpo venne percorso da lievi brividi. Era sicuro che in quella canzone e nel modo in cui l’aveva cantata, ci fosse qualcosa di estremamente forte e toccante che riusciva ad entrargli dentro.

Le immagini si interrompevano poi, alla fine della canzone, e la sua mente ripercorse la conversazione che aveva avuto con Mika. Entrambi erano due persone timide ed impacciate quando si trattava di estranei, anche se il riccio riusciva a mascherare meglio questo suo lato.

Era certo che ci sarebbe voluto del tempo affinché loro due potessero riuscire ad aprirsi completamente, come molti del gruppo avevano già fatto tra di loro, ma qualcosa dentro di lui, gli diceva che ne sarebbe valsa la pena.
 

 “Mika, se sento ancora una volta la sveglia suonare, vengo lì e ti ribalto dal letto!”
urlò sua sorella dalla stanza accanto, mentre per la quarta volta quella mattina, la piccola sveglia verde e rossa, appoggiata malamente sul comodino del fratellino veniva spenta con una manata maldestra.

“Uffa” si lagnò il ragazzo prima di stropicciarsi gli occhi con fare assonnato. Quel giorno le prove erano state fissate per la mattina alle 10, avendo a disposizione la sala prove solamente per un breve periodo e a Mika quell’orario non andava proprio a genio.

Svogliatamente si alzò dal letto e si diresse in bagno per una veloce doccia. Erano già le 9 e 20. Sarebbe arrivato in ritardo per l’ennesima volta.

Dopo aver fatto tutto quanto di corsa, come suo solito, si fiondò fuori casa con un pezzo di pane, unico accenno di colazione, in bocca, accelerando il passo verso la stazione.

Salì in metro che mancavano dieci minuti alle 10.

“Buongiorno!” lo salutarono in coro i suoi collaboratori, che a poco a poco stavano diventando anche suoi amici, quando ebbe raggiunto la sede.  

“Ciao! Scusate il ritardo” ricambiò salutando con un ciao generale, correndo subito sul palcoscenico.

Quella mattina Mika era più lento del solito a connettere, ma nonostante tutto, le prove procedevano piuttosto bene. Il tour si avvicinava paurosamente, ma tutti quanti erano certi che la squadra avrebbe lavorato in maniera ottima.

“Ragazzi, che ne dite di un pranzo tutti insieme?” propose Cherisse, appoggiando le bacchette sul timpano, mentre a mezzogiorno i ragazzi stavano smontando, pronti a lasciare la sala prove, “Così ne approfittiamo per chiacchierare un po’”
“Bell’idea, anche perché ora che arrivo a casa, si fa tardi” accettò Martin, mentre sistemava la chitarra nella fodera, accuratamente.

A parte Mark, che aveva un appuntamento con la sua ragazza, tutti i presenti si diressero insieme verso un locale poco distante dalla sede della casa discografica, vicino Kensington Street.

“Allora, com’è aver un album in cima alle classifiche?” gli chiese il suo bassista Mike, iniziando il discorso.

“E’ qualcosa che credo di non aver ancora realizzato bene.” Ammise Mika umilmente, giocherellando con il bicchiere tra le mani. “E’ figo comunque!” continuò provocando una risata generale.

“Voi come siete finiti a fare i musicisti?” chiese curioso Mika, passando lo sguardo tra i membri del suo gruppo.

“Dopo che ho trasformato le pentole di casa mia in tamburi per mesi, i miei hanno finalmente ceduto e mi hanno preso una piccola batteria, poi tanta passione e eccomi qui!” sintetizzò Cherisse, spiegando come una bella ragazza come lei, fosse finita dietro a tamburi e piatti.

“La mia è una questione di famiglia!” affermò Luke “Sono tutti musicisti, era inevitabile” disse il tastierista orgogliosamente.

“Chi di voi è alla prima esperienza in un tour come questo?” si intromise Nick rubando un grissino dal paniere.

Due mani si alzarono quasi in contemporanea.

Mika e Andy incrociarono gli sguardi sorridendo, notando ciascuno la mano dell’altro alzata sopra le loro teste. “Davvero, solo voi due siete i novellini? Oh bene!” esclamò Mark, notando la risposta alla domanda del collega.

“Preparatevi al delirio!” scherzò Nick alzando il calice in aria.

“Un brindisi ai nostri novellini!!” propose Jerry, che di tour ne aveva organizzati parecchi nella sua carriera e era convinto che iniziare con un brindisi fosse senza dubbio di buon auspicio.

Tutta la compagnia alzò i calici in aria brindando all’avventura a venire.

“Che questo tour possa portare successo, gioia, spensieratezza, amore, divertimento e chi più ne ha più ne metta!” strillò Jerry facendo combaciare il suo bicchiere con quello degli altri musicisti al tavolo.

Il gruppo si stava facendo sempre più unito e compatto. Un’occasione come quella era ciò che ci voleva per conoscersi un po’ meglio al di fuori del lavoro.

Andy se ne stava un po’ in disparte, mangiando la sua cotoletta in tranquillità, parlando raramente se non interpellato.

Aveva bisogno di tempo per poter conversare amabilmente con tutti, adorava osservare, ascoltare, fare da spettatore.

Mika notò che sempre più spesso la sua mente si estraniava dai discorsi del gruppo per focalizzarsi sulla figura all’altro capo del tavolo, che tranquillamente meditava tra i suoi pensieri, in silenzio.

Non sapeva dire il perché ma quel giovane biondino dall’aria timida lo affascinava. Forse il fatto che di lui sapeva poco o nulla, rispetto agli altri, lo rendeva intrigante, come uno scrigno segreto, la cui chiave era dispersa chissà dove.
“Mika tu che ne pensi?” chiese Martin all’improvviso.

“Io cosa? Scusate mi sono perso” ammise guardandosi attorno in cerca di risposte e tornando con i suoi pensieri alla realtà.

“Quella ragazza laggiù, ti sta fissando da quando sei entrato. Secondo me gli piaci!” gli riferì Mike indicando con lo sguardo una bella ragazza dalla folta chioma rossa che dal fondo della sala guardava verso il loro tavolo.

“Oh no, non credo!” rispose Mika dando uno sguardo in direzione della rossa che immediatamente prese a guardare altrove.

“Io credo di sì! Anzi ne sono sicuro” riferì certo delle sue supposizioni Nick.
“Può essere, ma non è il mio tipo” tagliò corto Mika in visibile imbarazzo prendendo un pezzo di pane tra le mani e mangiucchiandone distrattamente un pezzo. Non era un argomento in cui voleva addentrarsi oltre.

A quella conversazione, Andy aveva rizzato le orecchie curioso ed aveva tirato fuori un insospettabile coraggio chiedendo “E come è il tuo tipo?”  

Tutti si voltarono verso di lui straniti. Non aveva quasi aperto bocca durante l’intero pranzo ed ora se n’era uscito con una domanda, così di punto in bianco.

Andy subito si rese conto di ciò che aveva fatto e si ritrasse imbarazzato: “Non intendevo… Cioè… fa niente, non importa.” cercò di rimediare alla sua improvvisa curiosità, avendo notato il lieve rossore che aveva colorato le guance di Mika, seduto poco più in là di lui.

“No, aspetta. E’ una bella domanda in effetti. Mika?” si intromise Jerry girando la domanda di nuovo al libanese.

“Ehm. Non so, non c’è un criterio preciso… Non devono avere per forza una caratteristica…” sviò il discorso il ragazzo. In realtà, si ritrovò a pensare, una caratteristica il suo tipo ideale ce l’aveva.

Doveva essere maschio. Di questo era certo. Mika rifletté velocemente e decise che quello non era né il luogo né il momento adatto per iniziare una discussione di quel tipo, non aveva ancora la confidenza necessaria per poter parlare in fiducia di una della cose della sua vita, che più lo metteva a disagio in assoluto. I suoi amici più fidati sapevano, e così i membri più stretti della sua famiglia, per ora pensò, era abbastanza.  

“Che ore sono? Perché ho un impegno per le 3” cercò quindi di sviare il discorso il ricciolo, puntando gli occhi verso un orologio a muro e sforzandosi di leggere l’ora che le lancette segnavano.

“Sono le 2:20” rispose Martin “effettivamente anche io dovrei andare.” rifletté il chitarrista.

In men che non si dica la combriccola lasciò il tavolo e dopo aver diviso il conto, si diresse verso l’uscita, dandosi appuntamento per l’indomani.

Dopo essersi salutati, ognuno si incamminò verso la direzione delle proprie abitazioni, o verso la fermata della metro più vicina. 

Mika prese la via che lo conduceva verso sud, aveva voglia di farsi un giretto prima di tornare alle sue faccende. La giornata era stranamente soleggiata e benché facesse freddo, era piacevole passeggiare per le vie tranquille di Londra.

Si diresse verso Kensington Gardens, il luogo dove fin da piccolo adorava fermarsi ad osservare le oche che abitavano il laghetto, e da lì concedersi qualche momento di solitudine, magari osservando il lento movimento della London Eye che da lontano sovrastava il giardino cittadino.

Raggiunto un luogo isolato, in riva al laghetto, si sedette a gambe incrociate, osservando una piccola famigliola di papere e un paio di cigni che lentamente percorrevano le acque fredde dello specchio d’acqua.

Si perse a pensare alle giornate che stava trascorrendo, all’imminente inizio del tour ed a come la sua vita stesse evolvendo velocemente in quegli ultimi mesi.

Trovò un piccolo pezzo di pane, abbandonato forse da qualche turista, lo ridusse in briciole e iniziò a sfamare i cuccioli che pian piano presero a nuotare verso la riva e verso di lui, sorvegliati a poca distanza dalla mamma.  

Non troppo distante, protetto da alcuni cespugli di rovi, Andy osservava il ricciolino nei suoi lenti movimenti.

Spinto da un impulso a cui non sapeva dare un nome, aveva deciso dopo i saluti al ristorante, di seguire il suo compagno di lavoro. Non sapeva dove sarebbe finito, voleva solo cercare di conoscerlo un po’ più da vicino, ma senza che lui se ne accorgesse.

In quel preciso istante, Mika stava osservando l’appena percettibile rotazione della ruota panoramica che si stagliava a qualche chilometro di distanza dal parco. La sua mente in realtà era intenta a ripercorrere quella giornata, in particolar modo il momento del pranzo, e nel dettaglio la domanda che Andy gli aveva posto in maniera così inaspettata quanto singolare, mentre si parlava della bella rossa che pareva avere un’infatuazione per lui.

Si stava chiedendo cosa lo avesse spinto ad uscire dal suo mutismo per avanzare una domanda apparentemente così insignificante. Che ci fosse qualcosa che andava oltre? Non poteva saperlo. Certo era che sentiva il bisogno di conoscere quel ragazzo più da vicino. Di tutti gli altri membri della squadra sapeva molto. Il perché delle loro scelte di vita, i loro hobby, le loro esperienze passate.

Di Andy sapeva a mala pena il nome e che quella era la sua prima esperienza, non conosceva nemmeno la sua età!

Si promise che quando l’avesse rivisto, gli avrebbe chiesto il numero di cellulare.
Assorto nelle sue riflessioni si rese conto dell’orario solo quando il Big Ben batté i 4 rintocchi, accompagnati dal carillon che tante volte aveva scandito le sue giornate.

“Andy ciao! che ci fai qua dietro accucciato?” si sentì pronunciare ad un tratto. Mika si voltò d’istinto. 

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Buonasera, o buongiorno dato che lo leggerete domani.
Ecco qui il secondo capitolo! 
I vostri pensieri mi hanno fatto piacere immensamente e me ne faranno quelli che avrete voglia o desiderio di lasciarmi.
Grazie! Al prossimo. Vv
  
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