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Autore: dahlia variabilis    14/08/2015    1 recensioni
William ha un titolo nobiliare, una laurea in fisica e una in filosofia.
Amanda ha una valigia piena di domande, un biglietto del treno e un certificato di nascita.
Sabine ha una collana di perle, bhè, ad essere precisi più di una, beve esclusivamente Prince of Wales e non potrebbe vivere senza il suo giardino.
Robert beve Sherry in bicchieri di cristallo, ha un orientamento politico estremamente conservatore e una muta di cani da caccia.
Cosa succede quando una famiglia si spacca a metà?
E quando a spaccarsi a metà è un cuore?
C'è ancora speranza?
"D'altronde, è così che funziona la mente umana: man mano che una relazione va avanti inizi ad immaginare un futuro insieme, due figli con i tuoi occhi e le sue labbra, lunghe cavalcate al tramonto, un cane, una cucina rustica, svegliarsi insieme la domenica mattina, il profumo che resta nell'aria dopo una mareggiata, un matrimonio in grande stile e tutta una vita di felicità."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Every being (that exists or ever did exist)
is either a dependant being or a self-existant being.
Not every being can be a dependant being.
Therefore, there exists a self-existant being.”

William Rowe, The Cosmological Argument.


 

 Sabine è devastata.
Continua a ramare il roseto e a piangere. Mai, in quasi sessant'anni di vita, ha immaginato di vedere la sua famiglia distrutta dall'interno un giorno, spaccata come si spaccano gli innesti quando non si attaccano alla pianta.
Adesso capisce il perchè della guerra di Troia, riesce finalmente ad avere una chiara visione del potere che una donna può essere in grado di esercitare, ed è terrificante.
La cosa che più le fa rabbia è che sia stata Amanda a spaccare la sua famiglia, una donnicciola venuta da chissà dove, che pensa di aver diritto agli stessi benefici di chi nelle vene ha sangue blu da generazioni. Sabine ha sempre odiato i nuovi ricchi, sempre ad ostentare i loro possedimenti senza un minimo di classe, di eleganza. Così presi ad ostentare, e ancora ostentare e ancora ostentare, da non accorgersi quanto ridicoli siano in realtà.
Sabine ha realizzato di non aver mai compreso fino in fondo la sua famiglia, l'egoismo di Noah, la sensibilità di William, l'ipocrisia di Olivia. Solo adesso che tutto è caduto a pezzi capisce. Ma cercare di analizzare i fatti fa male, perchè nonostante siano passati quasi due anni, la ferita lasciata da Amanda è ancora fresca. Tutta colpa sua, di questo è sicura. È stata lei a distruggere tutto.
Strappa un rametto della centofoglie, le spine le feriscono la mano, ma il dolore al palmo è niente in confronto a quello che la divora notte e giorno. I petali rosa scuro cadono a terra, una pioggia di dolore che sembra non avere mai fine. Si lascia cadere a terra e piange, senza ritegno.
Chiunque l'abbia mai conosciuta è sicuro di una cosa: Sabine Saunders non è una donna che piange. Sabine Saunders è una quercia.
Sabine Saunders non crolla.
Sabine non crolla.

E invece, eccola lì, una cinquanteaseienne come un'altra. Perchè nonostante usi stivali di Burberry per andare in giardino, nonostante la biancheria di seta, nonostante abbia giardinieri e cuochi e maggiordomi e tutto uno stuolo di persone al servizio suo e della sua famiglia, Sabine soffre. Non importa chi tu sia, quando tuo figlio soffre, quando la tua famiglia cade a pezzi, soffri. Cameriera, regina, export manager, casalinga, il dolore non discrimina nessuno.
Alla fine, anche Sabine Saunders è crollata.

  Una mano si posa sulla sua spalla.
«Sabine.»
«Sto bene.» Si alza velocemente, si asciuga le lacrime e si dirige verso le cucine.
Caroline la guarda allontanarsi sconsolata, vorrebbe poter fare qualcosa, poterla aiutare, ma Sabine non lascia avvicinare nessuno. Il suo dolore è suo e di nessun altro, e in quanto tale vuole affrontarlo da sola. Caroline raccoglie gli attrezzi abbandonati dalla nuora e ricomincia a ramare. Perchè quando tutto si distrugge, non si ha altra scelta che cercare di aggiustarlo.
Non si può buttare via una famiglia.

  La cena è una tortura, nessuno parla.
La famiglia Saunders siede attorno al grande tavolo di mogano, sorseggiando Pinot Grigio in calici di cristallo e tagliando la carne con posate di argento. Da molto tempo ormai nessuno è più abituato a conversare e a raccontare la propria giornata agli altri membri della famiglia, come se improvvisamente tutti avessero disimparato a parlare: d'altronde parlarsi non li ha aiutati prima, come potrebbe aiutarli adesso? Non risolverebbe niente. Caroline ha osservato la propria famiglia abbastanza a lungo da realizzare che nessuno dice mai quello che intende veramente. È forse un vizio dell'alta società quello di nascondersi dietro le apparenze, perchè se sembra che vada tutto bene, allora sicuramente tutto sta andando bene. William spesso si è nascosto dietro la scusa di un malditesta o un malessere improvviso, per non rischiare di dover giustificare il proprio stato d'animo con la famiglia e, soprattutto, non rischiare di dover sentire sua madre dirgli "Te l'avevo detto". Sabine ha sempre odiato Amanda che, per un motivo o per un altro, finiva sempre per fare le scelte sbagliate. Non aveva mai avuto importanza che fosse un errore di abbigliamento, di maniere, di vocabolario: Amanda sbagliava a prescindere. E alla fine, sua madre aveva visto giusto, aveva sempre avuto ragione.

  Caroline ed Eleanor si osservano facendo finta di niente, ma entrambe realizzano che toccherà a loro cercare di risollevare la famiglia, in quanto sono le uniche abbastanza lucide da sapere cosa è necessario   fare. Eleanor alza gli occhi al cielo e scuote la testa, sua nonna di rimando alza le spalle e taglia un altro pezzo di carne.
«No.» La voce cristallina della ragazza interrompe il silenzio e sembra spostare tutta una coltre di polvere.
«E invece sì, mia cara. Deve essere fatto e sarà fatto.»
«Ma non è giusto nonna! È una cosa antiquata! Ci additeranno tutti come retrogradi ed estremisti conservatori!»
Sabine sposta lo sguardo dalla figlia alla suocera, incapace di capire l'argomento della conversazione.
«Di qualsiasi cosa stiate parlando, io sono d'accordo con voi, madre cara.» La voce profonda di Richard rimette ognuno al proprio posto. «Niente è mai antiquato per noi! Se lo è, lo riportiamo in voga, e allora non lo sarà più. Inoltre, Eleanor cara, la mia posizione politica è già risaputa, ed è comunque meglio essere additati come conservatori, che come una famiglia di inetti che non sa tenere il proprio uccello a posto!»
Sabine tira un urletto scandalizzato, «Robert!»
Caroline risponde con una risatina allegra. «Bene, bene! È deciso allora. Figliolo, ti aspetto in biblioteca.» William non risponde all'invito di Caroline, semplicemente si alza da tavola e la segue fuori dalla stanza. Robert si versa un altro bicchiere di Sherry e si lascia sfuggire un sospiro malinconico. Le proteste di Eleanor si sono rivelati inutili.
Quando Caroline Ann Saunders si mette in testa una cosa, niente e nessuno può farle cambiare idea.

  «Vedi William caro, io e Charles ci siamo fatti la guerra a lungo. È difficile accettare un marito che non hai scelto tu, ed è ancora più difficile se lo vedi per la prima volta il giorno delle tue nozze. Per molto tempo non abbiamo fatto altro che litigare, non era contento di come amministravo la casa, di come educavo tuo padre e tuo zio, non voleva neanche che mi prendessi cura del giardino, mi diceva sempre "Abbiamo i giardinieri, perchè devi sprecare tempo a fare qualcosa per cui paghiamo delle persone?"» Caroline sorride al ricordo della voce tonante del marito, «Nonostante tutto, quando è arrivato il momento per tuo nonno di partire per la guerra, mi sono resa conto che mi sarebbe mancato come manca l'aria o il the delle cinque. Perchè vedi, William caro, tuo nonno era totalmente sbagliato per me, sbagliato come il burro nel the, ma nonostante tutto io mi ero innamorata di lui.» Ridacchia per qualche secondo, beve un sorso di the e torna subito seria. «Cerchiamo tutti quella persona speciale che è giusta per noi, ma dopo un po' inizi a sospettare che non ci sia nessuna persona giusta. E ora io ti chiedo William caro, perchè?»
William alza un sopracciglio, scettico, non capisce dove voglia arrivare sua nonna, spera solo che non voglia parlare di Amanda. «Forse perchè non siamo giusti neanche noi?»
Caroline si agita sulla poltroncina di chintz, lanciando un gridolino estasiato, è così fiera di suo nipote, si vede che la laurea in filosofia è servita a qualcosa. «Esatto! Vedi, William caro, tu stesso sei sbagliato in qualche modo, come sono sbagliata io, o tuo padre, o tua sorella, oppure come è sbagliato il latte di pecora nel the!»
William sorride, sua nonna è capace di infilare il the in qualsiasi argomento, il modo in cui è sbagliato il the con altre cose, ad esempio burro, latte di capra, vino rosso e zucchero, è il suo metro di paragone preferito.
«Essendo tu stesso sbagliato, e visto che non esistono persone giuste, allora ti ritroverai a cercare partner che sono sbagliati, e il cui essere sbagliati è complementare al tuo essere sbagliato. Ma,» beve un altro sorso di the, «ci vuole un sacco di tempo per crescere pienamente nella tua stessa manchevolezza. E ci sarà bisogno di scontrarti contro i tuoi più profondi demoni, contro i tuoi problemi più irrisolvibili – quelli che ti rendono chi sei – per essere finalmente pronti ad un amore lungo una vita intera. Perchè soltanto allora saprai veramente cosa stai cercando. Stai cercando la persona sbagliata. Ma non una qualsiasi persona sbagliata, la giusta persona sbagliata.»
Caroline finisce la sua tazza di the, afferra un libro dal tavolincino accanto alla poltrona e inizia a leggere, con questo William capisce di essere stato congedato.
«William caro!» Si volta, un piede già fuori dalla stanza. «Ricordati sempre che le persone sono come le bustine del the: capisci quanto sono forti solo quando sono a contatto con l'acqua a bollore.»
Chiude dolcemente la porta alle sue spalle, eternamente grato a sua nonna per averlo aiutato a comprendere. La comprensione attenua di un poco il suo dolore e la luna sembra brillare di più.

  William ha sempre creduto di essere inutile perchè Amanda non lo amava più. Ha sempre pensato che, siccome lei non lo voleva più, allora aveva ragione – che il giudizio di Amanda e la sua opinione in merito a lui erano corretti. Se lei l'aveva gettato via come si getta via la spazzatura, allora lui è spazzatura. Ha sempre pensato che lei gli appartenesse, perchè William voleva appartenere a lei. Ha sempre sbagliato, la chiaccherata con sua nonna gli ha schiarito le idee in merito. Appartenere è una parola terribile, specialmente quando si trova nella stessa frase di qualcuno che ami. L'amore non dovrebbe essere così.
Adesso ha capito.
Amanda non è mai stata una sua esclusiva proprietà, non è mai stata sua, non puoi possedere un essere umano: di conseguenza non puoi perdere qualcosa che non è mai stato tuo.

  Supponiamo, per un momento, che si possa possedere una persona. Si potrebbe davvero amare qualcuno che non è assolutamente nessuno senza di noi? Davvero vorremmo qualcuno del genere? Qualcuno che cade a pezzi, che si autodistrugge, appena usciamo dalla porta di casa? No, vero?
Neanche Amanda voleva qualcuno del genere.
William era come una Luna che le girava attorno, la sua intera vita era un costante moto di rivoluzione attorno a lei. Un essere dipendente da un essere indipendente. La sua intera vita. E se a lui importava così poco della sua vita, così poco da darla via, porgerla su un vassoio di argento alla sua futura moglie, perchè lei avrebbe dovuto valutarla più di quanto la valutava lui stesso?
Caroline ha visto giusto, la laurea in filosofia è davvero servita a qualcosa.
È servita a capire che Amanda non avrebbe mai potuto valutarlo più di quanto lui valutava sè stesso.

 

 

 

 

   
 
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