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Autore: Emy Potter    14/08/2015    2 recensioni
"Alice Liddell è una donna intelligente con una natura curiosa, lingua tagliente e un modo diretto di affrontare le cose. Quando divenne uno spirito, all'età di diciannove anni, si ritirò nel suo paese delle meraviglie con le intenzioni di non ritornare. Più di un secolo dopo, lei è stata scelta per diventare il prossimo guardiano, ma nemmeno il suo amico d'infanzia Calmoniglio può cancellare ciò che il mondo le ha fatto."
Questa è la traduzione di una famosa fanfiction inglese che io ho adorato tantissimo. Spero vi piaccia.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bunnymund, I Cinque Guardiani, Jack Frost, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7: Passeggiata di mezzanotte
 
I'm out on the edge and I'm screaming my name
Like a fool at the top of my lungs
Sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright
But it's never enough
Echo - Jason Walker
 
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Alice dormì a malapena due ora.
Si svegliò per scoprire che la sua mente non le avrebbe permesso di riaddormentarsi. Dopo essersi rigirata per circa un’altra ora, la diede vinta alla sua insonnia e decise invece di fare qualcosa di più produttivo. Si sedette a gambe incrociate sul letto con addosso solo il vestito blu e le calze a righe. Il grembiule e gli stivali con le fibbie bianche erano sul pavimento, dove li aveva lasciati ore prima.
In una mano teneva la sua preziosa Lama Vorpale, mentre l’altra la lucidava con un fazzoletto rosso che aveva trovato nel cassetto del comodino. Lucidare il coltello dai complicati disegni sopra era un po’ inutile dato che era già perfettamente pulito e ben affilato, ma almeno aveva qualcosa su cui concentrarsi.
Sinceramente non aveva avuto alcuna vera ragione per usare la Lama Vorpale da molto tempo. C’erano le occasionali Rovine Insidiose da uccidere nel Paese delle Meraviglie, ma nient’altro al di là di questo, ed era abbastanza sicura che la delusione che provava nella mancanza di azione non era del tutto normale. Dopotutto, lei doveva essere felice che il suo Paese delle Meraviglie non era più corrotto, giusto?
A volte doveva pensare a lungo e duramente su quella domanda, per ragioni che non avrebbe mai potuto comprendere appieno, ma alla fine, decideva che preferiva stare in un Paese delle Meraviglie non danneggiato. Dopotutto quando era corrotto significava che lei era di nuovo impazzita e sicuramente non lo voleva.
Eppure, non poteva fare a meno di pensare che le cose erano molto più interessanti quando lo era. Sì, l’assedio del Fabbricante di bambole era stato orribile e le fece male –anche più del periodo della dispotica Regina Rossa- ma almeno aveva qualcosa da fare, qualcosa per cui combattere.
Forse era in parte colpa sua se la routine quotidiana la annoiava. Durante la sua lunga tregua dal mondo esterno, si era solo focalizzata sul migliorare le parti del Paese delle Meraviglie che già esistevano. Non aveva creato nulla di nuovo da moltissimi anni, ma aveva senso che la ricostruzione dovesse avvenire prima di ogni altra cosa.
Tuttavia, non poteva negare che dopo 130 anni di pulizia, la sua routine quotidiana era un po’ noiosa.
Alice voleva creare nuove aree nel Paese delle Meraviglie, ma non sapeva esattamente come fare. Non era più tutto nella sua testa, era reale, e non sapeva se dovesse costruire tutto manualmente, o avrebbe dovuto farlo solo immaginandolo, come quando era una bambina. Onestamente non ci aveva ancora provato. La ricostruzione del Paese delle Meraviglie richiedeva molto tempo e tutta la sua attenzione. Luoghi come La Casa delle Bambole e La ferrovia dello Specchio dovevano ancora essere riparati e liberati dalla melma nera. Solo per riparare La Valle di Lacrime le erano voluti quasi un centinaio di anni. Sì, il tempo sembrava muoversi in modo diverso nel Paese delle Meraviglie: qualsiasi modifica apportata lo cambiava da lento a veloce, ma questo non voleva dire che le cose non erano maledettamente difficili.
Ma indipendentemente da come di sentiva per la mancanza di divertimento, questo non riusciva a frenare i suoi attuali dilemmi che tintinnavano ora nel suo cervello.
Perché era ancora qui?
Alice Liddell non era un guardiano. Sapeva che anche Bunny trovava la cosa ridicola. Non c’era dubbio che anche gli altri guardiani avevano pensato la stessa cosa all’inizio, ma lei sapeva che L’Uomo della Luna aveva commesso un errore nell’averla scelta.
Anche se non era più una pazza furiosa, aveva ancora un grande bagaglio emotivo sulle spalle. Doveva ancora capire delle cose ed era troppo addolorata per proteggere i bambini. La sua infanzia è stata rovinata e per non parlare del fatto che le sue mani non erano esattamente pulite.
Per l’amore di tutte le cose malsane e deliziose, Alice aveva ucciso un uomo! Lo aveva spinto sotto un treno in corsa! E anche se quel bastardo malato lo meritava assolutamente, ciò non cambiava il fatto che era sbagliato. Lei non era affatto religiosa, ma anche lei sapeva che togliere la vita di qualcuno era un peccato grave. Non c’era nessuno modo per uccidere qualcuno e poi far tornare tutto com’era prima, anche se l’assassino provava rimorsi, cosa che lei non faceva.
Non si pentiva di aver ucciso il dottor Angus Bumby. Perché avrebbe dovuto? Aveva distrutto tutta la sua vita in una notte. Una malvagia scintilla è stata sufficiente ed era stato lui ad accenderla.
Aveva derubato sua sorella della sua innocenza, poi l’aveva uccisa, incendiato la casa di Alice e osservato nell’ombra la famiglia che bruciava. E come se questo non fosse abbastanza malsano, scelse di peggiorare le cose prendendo Alice come una dei suoi pazienti quando è stata liberata dal manicomio di Rutledge. Si sedeva davanti a lei tutti i giorni, ad ascoltarla mentre parlava del suo prezioso Paese delle Meraviglie e dei suoi problemi nel mondo reale, problemi che lui aveva causato. Ricordava che si sedeva sulla sua comoda sedia a scrivere appunti sul suo taccuino e annuendo come se avesse capito, agendo come se fosse una persona di cui fidarsi.
E lei lo ha fatto.
Tutti i bambini dell’orfanotrofio lo avevano fatto, il che lo rese ancora più spregevole. Quell’uomo era stato un mostro senz’anima e aveva bisogno di essere fermato. Aveva rovinato la vita di tanti bambini, tra cui la sua.
Ora vattene! Sto aspettando il tuo rimpiazzo…
E lui stava per farlo ancora, e ancora, e ancora. Uomini come Bumby non si fermano mai da soli.
Alice non poteva lasciarlo a piede libero. Non aveva visto la sofferenza attorno a lei, troppo avvolta nel suo egoismo di autocommiserazione e dolore, che le aveva impedito di vedere quali orrori gli altri bambini stessero attraversando. Si era sentita tanto in colpa perché il Brucaliffo aveva ragione, aveva assistito al dolore degli altri e per anni non fece nulla per fermarlo. Era stata altrettanto orribile quanto il Dr. Bumby.
Lui poteva essere stato un brutale assassino che danneggiava i bambini, ma aveva avuto ragione su una cosa. Chi avrebbe creduto ad una pazza come Alice Liddell contro la parola di un apparentemente rispettabile uomo della società? Assolutamente nessuno.
Sorprendentemente, quando Alice scoprì tutta la verità, non lo aveva cercato alla stazione con le intenzioni di ucciderlo quel giorno. No, lei non era stupida –nonostante quel che pensasse quel maledetto Stregatto- non aveva intenzione di sprecare la sua ritrovata libertà su una feccia come Bumby.
Voleva parlare con lui, ascoltarlo ammettere il suo crimine. Lei aveva bisogno di sentire, più di ogni altra cosa al mondo, che era stata colpa di Bumby se la sua famigliare era morta, non sua. In seguito, era pienamente d’accordo sull’andare dalle autorità. Voleva che tutti sapessero la causa della sua pazzia, che rinchiudessero il “buon dottore” insieme alla sua rovinata reputazione, rovinata come il suo Paese delle Meraviglie. Dolce e poetica giustizia.
Sapeva che Bumby avesse ragione sul fatto che nessuno l’avrebbe creduta, ma anche lei sapeva che doveva tentare di dare giustizia a tutte quelle povere anime. Glie lo doveva.
Non fu così fin quando non si voltò verso l’uomo mostruoso –avendogli prima strappato via la chiave della camera di sua sorella davanti ai suoi occhi. Quell’ondata familiare di forza e potenza che aveva sempre e solo sentito quando entrava nel suo Paese delle Meraviglie si accese nel suo petto e si diffuse nelle vene a macchia d’olio, ma solo che stavolta, era dieci volte più forte. Sembrava che tutto il suo corpo fosse stato improvvisamente portato da un luogo buio e freddo ad uno luminoso. Delle catene invisibili la liberarono, facendola sentire leggera come una piuma.
Qualcosa in lei era cambiata in quel breve lasso di tempo, qualcosa di così meraviglioso e terrificante che quasi la paralizzò.
Quasi, ma non del tutto.
Alice riesce ancora a ricordare l’espressione sul viso di Bumby, con il fischio in lontananza del treno che si stava avvicinando. Sembrava sorpreso, confuso e inorridito allo stesso tempo, e quella espressione era tutto quello su cui poteva concentrarsi. Non aveva ancora nemmeno compreso di essere nel suo abito blu del Paese delle Meraviglie, né che Bumby sarebbe stata l’ultima persona che avrebbe potuto vederla. Il potere e l’aura che la circondavano erano euforiche e ultraterrene, lei era ultraterrena.
Se qualcuno le avrebbe chiesto perché lui la potesse vedere dopo essere diventata uno spirito, non sarebbe stata in grado di rispondere; non lo sapeva. C’erano molte cose della sua vita da spirito che non comprendeva. Aveva sempre avuto troppa paura per chiederlo ad un altro spirito. Paura che le risposte potessero rivelare che lei non era uno spirito normale, che era qualcosa di completamente diverso. Non è più un essere umano, ma nemmeno un spirito.
Così, anche ora, dopo tutto il tempo in cui aveva pensato alle sue decisioni passate, non sentiva il rimorso per aver spinto Bumby.
Ma se non sentiva alcun rimorso nell’aver ucciso qualcuno, perché aveva mentito a Bunny quando le aveva chiesto che fine avesse fatto l’assassino della sua famiglia?
Quella era un’altra domanda in cui Alice non poteva rispondere completamente e onestamente. Aveva sempre pensato, però, che lo avesse fatto per non perdere il suo più vecchio amico. La ragazza dai capelli scuri non sapeva quasi nulla sulla vita di Bunny prima di diventare il coniglietto di Pasqua, ma lei sapeva che lui pensasse che uccidere qualcuno fosse sbagliato e non era giustificabile.
O forse non si fidava pienamente di Bunny. Il pooka sembrava sempre disposto a comprendere e perdonare gli errori sul passato di Alice, compreso il lungo tempo in cui lei si era dimenticata di lui. Non voleva dimenticare, di certo non aveva scelto di smettere di credere. La sua mente non era esattamente sotto il suo controllo dopo l’incendio. Anche dopo aver ucciso Bumby, Alice non cominciò a ricordarsi di Bunny fino a circa cinque anni dopo.
La sua testa era concentrata sul tentativo di ricordare la notte dell’incendio, ma quando la verità venne a galla, lei era di nuovo persa. Soprattutto perché nessuno potava più vederla, ma anche perché la sua vendetta era stata completata. La vendetta occupa la propria mente, ma cosa succede dopo? Lei, ovviamente, non poteva continuare a vivere come prima. Alla fine, dopo aver vagato per Londra in uno stato di trance confusa per un paio d’anni, il resto dei suoi ricordi cominciò lentamente a riaffiorare. Era solo questione di tempo prima che si ricordasse anche di Bunny, e quando lo fece, fece ritorno ad Oxford giusto in tempo per la Pasqua di quell’anno.
E fu subito perdonata.
Così per lo meno, se Bunny avesse saputo ciò che aveva fatto, sarebbe stato molto deluso, e sapeva per certo che la delusione era un’altra cosa che sapeva non riusciva a vedere in lui, che si trattasse di delusione causata dal suo atto violento o del fatto che gli aveva mentito al riguardo. Per quanto Bunny ne sapesse, l’assassino della sua famiglia era stato arrestato e rinchiuso per il resto della sua miserabile vita. Alice non entrò nei dettagli di quel giorno, affermando che non riusciva a ricordare molto bene –che era un’altra bugia visto che ricordava tutto di quel giorno.
Ma ora, dopo tutto quello che era successo quel giorno, l’espressione inorridita di Bunny non era l’unica che era entrata nella mente di Alice quando pensava al suo grande segreto. Era sconcertata sul fatto che conoscesse poco i guardiani ma già cominciava a preoccuparsi di cosa pensassero di lei.
Maledizione a quegli spiriti amichevoli ed ai loro modi accoglienti! Dei nuovi legami emotivi era sicuramente qualcosa di qui lei non aveva bisogno ora.
Quindi, si sottolineava la domanda a cui Alice non sapeva dare un senso, anche se senso non ne aveva molto.
Perché?
Perché l’Uomo della Luna l’aveva scelta? Di tutti gli spiriti del mondo, perché proprio lei? Ci dovevano essere un sacco di altri spiriti sul pianeta perfettamente qualificati. Quale persona sana di mente avrebbe scelto una piccola triste Alice Liddell come protettore della fede di ogni bambino sulla Terra?
Se questo Uomo della Luna esistesse davvero e crede davvero che Alice Liddell fosse un guardiano, allora forse Alice avrebbe trovato qualcuno più folle di lei.
Alzò nuovamente la sua brillante Lama Vorpale in aria, guardando la luce di una candela vicina riflettersi sulla sua superficie. Diede un rapido e fugace sguardo alla vecchia luce notturna e quasi rise di se stessa. Quasi centosessant’anni e non riusciva ancora a dormire tranquillamente nel buio, che cosa ridicola.
Dopo aver guardato ancora una volta il suo riflesso distorto sulla superficie della lama, emise un sospiro esasperato ponendo la sua arma preferita sul comodino. Era rimasta seduta abbastanza a lungo. Si alzò dal letto con l’intenzione di fare una breve passeggiata per schiarirsi le idee.
Si chinò a terra per recuperare il suo grembiule bianco. Una volta che fu legato saldamente intorno alla sua vita stretta, diede una veloce occhiata ai suoi stivali per poi decidere di andare con solo le calze. Il laboratorio dev’essere vuoto ormai, così non doveva preoccuparsi che qualsiasi pesante yeti le pestasse le dita riducendole in polvere.
 
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Anche se il laboratorio era molto più tranquillo dopo ore, l’atmosfera del posto chiuso era quasi innaturale. Anche se era molto caotico, Alice preferiva la versione più vivace del laboratorio.
Le luci principali erano spente, ma quelle più piccole e le candele lungo le ringhiere e le travi del soffitto, donavano al laboratorio un fioco bagliore. C’era un silenzio tombale e tutti i tavoli avevano gruppi di giocattoli da costruire, temporaneamente abbandonati, i cui lavori sarebbero ricominciati appena gli yeti si fossero svegliati.
Il gigante globo ruotava lentamente sul suo pilastro. Tutte le piccole luci brillavano vivacemente sulla sua superficie nonostante le loro piccole dimensioni.
Alice si sporse oltre la ringhiera di legno con le braccia incrociate. Gli occhi fissavano il mondo, osservandone ogni particolare inciso su di esso. Sospirò malinconicamente mentre ricordava il tempo molto più piacevole della sua vita, quando la sua fede rappresentava una di quelle piccole luci.
Chiudendo gli occhi, prese un profondo respiro che profumava di menta e cannella prima di espirare lentamente. Riaprendo gli occhi, appoggiò la testa sulle braccia conserte e continuò a guardare la rotazione ritmica del Globo dei Credenti. Divenne un po’ ipnotico e rimase lì per quasi un’ora, persa nei suoi pensieri, come sempre.
Proprio quando aveva finalmente deciso di tornare nella sua stanza per continuare a fissare il soffitto nel tentativo di addormentarsi, Alice sentì un suono in lontananza. Concentrando tutta l’attenzione nei dintorni, fu in grado di distinguere il rumore come qualcuno che parlava. La voce era debole ma sembrava provenisse dal piano sopra a quello in cui era lei e, nonostante il suo buon senso, salì sulla scalinata vicina e seguì la voce.
Più si avvicinava, più la voce si faceva chiara finché non fu abbastanza vicina per capire a chi appartenesse.
Era Frost.
E non poteva essere nessun’altro. Era inequivocabilmente maschile e non aveva né un forte accento russo né uno familiare australiano.
L’esplorazione, alla fine, l’aveva portata al piano superiore del laboratorio, vicino al grande camino dove aveva incontrato la fatina dei denti un paio di ore prima.
“So che può sembrare che io stia chiedendo troppo, ma non mi hai reso le cose facili.”
Alice si nascose nelle ombre del laboratorio e si appiattì lentamente dietro l’angolo per vedere il camino principale e il pannello di controllo del globo. Girò oltre il muro e uscì nella zona aperta di fronte al camino, facendo attenzione a non fare sentire i suoi passi, il che le riuscì facilmente non avendo gli stivali ai piedi. Non era del tutto sicura del perché non avesse fatto sapere che era lì come faceva di solito – invece di girare in modo sospetto lì intorno – ma forse era perché la sua natura curiosa la stava chiamando.
Frost era su una delle panche alla finestra, dietro il camino principale. Era seduto con le gambe incrociate e la schiena rivolta verso Alice. Il suo strano bastone curvo che sembrava sempre in suo possesso era posato sul grembo.
Dalla finestra, si aveva una perfetta vista della Luna. Frost era immerso nella sua bellissima luce, facendo risplendere i suoi capelli bianchi in un bagliore argentato. Un colore innaturale ma molto bello per i capelli di qualcuno.
“Voglio dire, prima della battaglia di Pitch, facevo costantemente domande sul mio passato e sul mio scopo…e ora che so, sto ancora chiedendo.”
Con chi stava parlando?
“Sono venuto qui ed ho accettato il mio ruolo come guardiano, e finalmente penso che la cosa sia più sorprendente di quanto io potessi immaginare…ma in qualche modo, non è abbastanza.”
Alice trattenne a stento una risata quando si rese conto che stava parlando con l’Uomo della Luna. La scettica ragazza spostò il peso su un piede e incrociò le braccia, aspettando che Frost finisse la sua chiacchierata con la Luna.
“Ho bisogno di sapere…cosa è successo dopo che sono caduto sotto il ghiaccio? Si è forse sentita in colpa per tutto o mi ha semplicemente dimenticato? Non mi arrabbierei se lo avesse fatto…è stato solo un’incidente e io non vorrei che lei si fosse sentita in colpa per il resto della sua vita per qualcosa che non aveva fatto. Semmai, è stata colpa mia. Avrei dovuto controllare meglio il ghiaccio. Era ancora inverno in quel momento e non avevo pensato che…”
Dannazione, la sua morte era l’ultima cosa che voleva pensare al momento. Fece un profondo sospiro e strinse la presa sulle ginocchia al ricordo dell’acqua gelida e la necessità d’aria.
Lentamente, alzò di nuovo lo sguardo verso la Luna, cercando qualche segno che lo stesse ascoltando, ma, come sempre, ricevette in cambio solo silenzio. Fece un altro sospiro mentre portava la mano tra i capelli bianchi. In tutta onestà, non si aspettava che gli avrebbe risposto. Infatti, se avesse detto qualcosa, sarebbe probabilmente morto di nuovo per la pura sorpresa.
Dopo un paio di minuti di silenzio senza risposte, Jack decise di mettersi l’anima in pace e tornare nella sua camera per gli ospiti.
Lo spirito dell’inverno quasi salto fuori dalla sua pelle pallida per la paura, quando si alzò e si voltò per trovarsi in piedi Alice dall’altra parte della stanza.
“Sante palle di neve!” esclamò mentre portò una mano sul cuore che batteva forte. “Quando diavolo sei arrivata qui?”
“Proprio ora” mentì senza problemi, cercando di trattenere un ghigno divertito. Secondo lo Stregatto, si era già comportata come una megera. Non c’era bisogno di aggiungere “ficcanaso” alla lista.
“Mi hai fatto cagare addosso.”
Alice fece una smorfia al concetto. “Incantevole.”
“Non nel senso letterale della frase.” Brontolò Jack mentre cercava di non arrossire. In qualche modo si sentiva sciocco nell’essere stato beccato a parlare di qualcosa che non avrebbe mai ripetuto. “Non hai sentito niente…di quello che ho appena detto, vero?”
“Non particolarmente, ti ho sentito parlare ma non stavo prestando attenzione a quello che dicevi.” Mentì nuovamente Alice. Aveva quasi dimenticato cosa si provava a mentire. Quella era un’altra cosa che non faceva da molto.
Per esperienza, quando si trattava di parlare con le sue creazioni del Paese delle Meraviglie, si era resa conto che essere palesemente – e a volte brutalmente- onesti era il modo migliore, e cercare di mentire con Bunny si era sempre dimostrato inutile. Bunny era una pelosa macchina della verità quando si trattava nell’arte del mentire. Anche alla gigante bugia sulla morte di Bumby, a volte non era del tutto sicura che Bunny le avesse creduto. Se non l’aveva fatto, non aveva mai detto niente al riguardo.
“Wow, adesso mi sento molto meglio. Sai, hai davvero un futuro con le parole.”
“L’hai chiesto tu. Non è colpa mia se la risposta non ti piace.” Disse lei mentre incrociava le braccia, facendo finta di aver detto qualcosa degna di essere uscita dalla bocca dello Stregatto.
“Sì, farò in modo di non farlo più” mormorò Jack massaggiandosi la nuca. Cavolo, questa ragazza è meschina.
“Con chi stavi parlando?”
Jack riguardò la luna e alzò le spalle. “Solo con Manny.”
“Manny?”
“L’Uomo della Luna. Nord lo chiama Manny.”
Questa volta, Alice non provò nemmeno a trattenere una risata beffarda. “Ha anche un soprannome. Questo è maledettamente fantastico.”
Jack non ha apprezzato molto come cinicamente si comportò la ragazza nei confronti della Luna, ma decise di lasciare perdere. Alice sembrava un tipo di persona vendicativa e lui non era in vena di essere decapitato. Da quello che aveva capito prima, un colpo di Alice era peggio delle sue parole e lui non era niente se non una persona che imparava in fretta.
“Immagino che tu non credi nell’Uomo della Luna?” chiese Jack, sperando di non fare una domanda pericolosa.
“Non proprio.”
“Allora, credo che tu non abbia intenzione di diventare un guardiano” intuì mentre si sedeva di nuovo sulla panca alla finestra con in mano ancora il suo bastone.
“Suppongo che non posso tecnicamente dire di No, ma neanche .” Disse lei, incrociando di nuovo le braccia. “Sinceramente non intendo mancare di rispetto verso di te e gli altri guardiani, né verso il vostro stile di vita, ma temo ci stia stato un errore.”
Ci sono passato, anch’io ho fatto così; rifletté nostalgicamente Jack, ricordando come un tempo era nella sua stessa posizione solo due anni prima, insistendo che l’Uomo della Luna avesse fatto un’enorme errore. Lo trovò buffo però. Era un guardiano da poco tempo e già era quasi completamente concentrato sul suo nuovo ruolo. Si trovava ancora a disagio come elemento della squadra, soprattutto quando si trattava di contatto fisico e di affetto, ma hey, un passo alla volta, giusto?
“Cosa ti fa pensare che abbia commesso un errore?” Lui aveva sempre saputo le sue ragioni, ma era interessato a sentire quelle di Alice. Anche se dubitava che glie le avrebbe dette.
“Fidati” lo invitò lei con suoi taglienti e seri occhi smeraldo. “È sbagliato.”
“Va bene, qualsiasi cosa tu dica” si strinse nelle spalle e quasi si mise a ridere quando Alice si lasciò sfuggire uno sbuffo frustrato.
Lo aveva fatto di nuovo. Non la prendeva sul serio. Non aveva bisogno di stare lì e farsi prendere in giro da un bambino troppo cresciuto. Senza aggiungere altro, Alice si voltò di scatto e se ne andò senza stivali.
“Allora, credo che non avremo un nuovo compagno di squadra, eh?” la chiamò lo spirito dell’inverno.
“Non spreco fiato” rispose la ragazza mentre continuava ad allontanarsi.
“Beh, questo non va per niente bene. Mentirei se dicessi che non sono deluso, ma ehy, è inutile piangere sul latte versato, giusto?”
Alice si fermò al commento. Sapeva che Frost la stava sfidando e voleva continuare a camminare, ma la sua curiosità le impedì di ignorarlo. Sapendo che se ne sarebbe probabilmente pentita, decise di stare al gioco e guardò indietro, oltre la spalla.
“È così?” disse mentre fece un’altra smorfia quando vide Frost oziare pigramente sul posto vicino alla finestra con un braccio dietro la testa e con l’altro che faceva roteare abilmente il bastone. “E perché dovrebbe esserlo?”
Alice quasi urlò di frustrazione quando lui non aprì nemmeno gli occhi per dimostrare che la stesse ascoltando. È semplicemente rimasto lì come se lei non fosse nella stanza. Non sapeva cosa stesse cercando di fare, ma le stava facendo saltare i nervi.
Era abituata a stare con persone irritanti, sia nel mondo reale che nel Paese delle Meraviglie, ma quella fastidiosa zanzara stava esagerando, come i marinai ubriachi del quartiere di Billingsgate e il Cappellaio con le sue costanti chiacchiere sul tè, dove essere insopportabili era una silenziosa dote.
Camminò irritata verso il suo potenziale “Compagno di squadra”, incrociò le braccia e sporse l’anca nel suo classico atteggiamento di malcontento e fastidio.
“Perché?” ripeté, sperando che il lato tagliente della sua voce avrebbe convinto quel testardo di Frost a rispondere.
Jack aprì pigramente un occhio per guardare la ragazza arrabbiata in piedi davanti a lui. Finse di non avere alcun interesse per la conversazione, pregando che avrebbe avuto un occhio nero per i suoi sforzi.
“Perché se diventi un guardiano, non sarò più il bambino del gruppo.” Disse malinconicamente guardandosi le nocche pallide come se fossero più interessanti di qualsiasi cosa lei avrebbe potuto dire, il che era molto lontano dalla verità. Si stava quasi contorcendo per l’attesa della risposta di Alice.
“Non sono una bambina, Mr. Frost” quasi sibilò.
“Rispetto a loro lo sei. Io non sono esattamente più vecchio di loro, ma lo sono di te di circa un paio di secoli. Non devi essere molto più vecchia dei libri di “Alice nel Paese delle meraviglie”, quindi devo intuire che tu venga dai tempi vittoriani, giusto?”
“Suppongo? Perdonami, Mr. Frost, ma io-“
“Oh no, ti prego, chiamami Jack. Mr. Frost è il nome del mio animaletto di orso polare in Antartide.” Sorrise lui. Bleh, essere chiamato Mr. Frost lo faceva sentire vecchio. Era quasi come essere chiamato Padre Gelo, che lo faceva sentire come se stesse conducendo una parata di pupazzi di neve dementi. “Si diverte a fare lunghe passeggiate e a sventrare pinguini.”
Jack ridacchiò alla sua battuta, ma subito si fermò quando si accorse dell’espressione impassibile sul viso di Alice. Probabilmente non era felice di essere stata interrotta di nuovo. Questa ragazza ha seriamente bisogno di rilassarsi.
Nascose il suo divertimento con un colpo di tosse. “Era solo una battuta. Lo sai che sto scherzando, vero?”
“Sì, solo che non lo trovo divertente.”
“Non saresti la prima.” Sorrise lui.
Alice incrociò di nuovo le braccia mentre guardava verso il lato del grande camino, chiedendosi perché doveva essere una calamita per tali persone sgradevoli e di cattivo gusto.
Jack ridacchiò di nuovo. Alzò lo sguardo verso di lei mentre aveva ricominciato ad essere più distante. Poteva certamente capire perché Alice era la preferita di Bunny. Entrambi avevano caratteri affilati come rasoi e si sconvolgevano per cose ridicole. Non avrebbe mai capito come le persone potessero passare la vita con questi atteggiamenti e perché avrebbero voluto, soprattutto. La vita dovrebbe essere passata divertendosi e non a preoccuparsi su ogni singolo dettaglio insignificante. Ed erano immortali, avevano un tempo più che sufficiente per occuparsi di cose importanti senza dover sacrificare i bei momenti. Poteva capire Bunny che aveva una festa da guidare, ma Alice cosa aveva? Beh, a parte il Paese delle Meraviglie.
La guardò pensare profondamente, l’illuminazione fioca del camino fece sembrare i suoi capelli scarlatti. Le sue labbra rosa erano increspate mentre pensava e gli occhi verdi erano altrettanto sorprendenti come prima. Sembravano quelli di Bunny, ma più di un colore più acido. Era sorprendentemente bella, ma Jack non poteva fare a meno di percepire qualcosa di letale all’interno, solo per come lo aveva guardato prima nel laboratorio. La rabbia incerta era su quelle iridi color trifoglio e sembrava cercare qualcosa attraverso di lui, piuttosto che lui. Inutile dire, che era estremamente inquietante.
Jack conosceva bene le donne belle, ma letali, una di queste era la sua cara amica, la fatina del dentino, dopotutto, ma Alice Liddell poteva essere probabilmente molto peggio. Questo gli faceva chiedere quanto diversa fosse la vera Alice in confronto a quella del libro di fiabe. Sperando che non lo avrebbe scoperto nel modo peggiore. Quindi era meglio se partiva togliendosi dalla lista nera, dove lui era, ovviamente.
Emise un sospiro prima di sedersi di nuovo e tenendo le mani sul suo bastone.
“Ascolta, mi dispiace per prima.” Si tirò di nuovo indietro quando i suoi occhi tornarono su di lui. “Con l’aereo giocattolo.”
Lo scrutò prima di mostrare un sorrisetto, e in qualche modo, Jack lo trovò peggio di un suo sguardo minaccioso.
“Chi di loro ti ha detto di chiedere scusa? Immagino sia stato Nord, ma avrebbe anche potuto essere Toothiana.”
Jack arrossì e si grattò la nuca con la mano. “è stata Tooth…ma questo non significa che io non sia realmente dispiaciuto. Spero di non averti fatto del male…o a Bunny, ma sono sicuro che sarà lui a dirmelo più tardi.”
Alice sciolse le braccia e le portò dietro la schiena mentre il suo ghigno divenne velenoso quasi quanto gli occhi. Sì, il ghigno era decisamente peggio di un suo sguardo minaccioso.
“La tua preoccupazione è stata apprezzata, ma è estremamente fuori luogo. Ci vuole più di un giocattolo per bambini e una sottile lastra di ghiaccio per farmi male.”
“Uh, mi fido sulla parola.” Rispose Jack sentendo il bisogno di fare marcia indietro ma non avendo un posto dove andare.
“Bene, se questo è tutto Mr. Frost, vorrei tornare nella mia stanza.”
Nemmeno in attesa di una risposta, Alice girò i tacchi e si allontanò di nuovo. Jack si tirò di nuovo indietro al “Mr. Frost” durante al tentativo di cancellare un’immagine mentale di se stesso che indossa uno smoking ed una valigetta prima di gridare alla ragazza che si stava allontanando di nuovo.
“Allora, credo che ci vediamo domani quindi?” era una domanda retorica, sapeva che l’avrebbe rivista domani. Aveva accettato di trascorrere la giornata con Nord e Jack lo avrebbe aiutato nel ripulire il casino che aveva fatto. Si sarebbero incontrati alla fine.
“Speriamo di no” mormorò Alice tra se e se, ma non le importava se l’avesse sentita o no.
Una volta che sparì, Jack si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e si accasciò contro il posto vicino alla finestra. Questo. Era. Brutale.
Diede uno sguardo ambivalente verso la Luna, prima di lasciare ricadere la testa all’indietro con una lenta scossa, con ciocche di capelli bianchi che gli cadono davanti agli occhi.
“Spero davvero che tu sai quello che stai facendo, Manny.”
 
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Ogni 400 anni, proprio come un orologio.
Interessante la scelta, però, di Alice Liddell come guardiano. L’Uomo della Luna sapeva certamente come mantenere le cose interessanti.
Camminava dritto davanti a lui proprio come sapeva che lei avrebbe fatto. Nessuno lo ha notato, a meno che non lo avrebbe voluto. L’oscurità era sua alleata e la paura la sua professione, dopotutto.
Doveva ancora stare attento però. Nord non avrebbe reagito troppo gentilmente se dovesse scoprire che un nemico era in agguato nelle sale del suo amato dominio.
Ma Pitch Black non poteva aiutarsi a volte.
L’Uomo della Luna poteva essere così prevedibile a volte. Era saputo tra un qualsiasi spirito che un nuovo guardiano veniva sempre scelto esattamente 400 anni dopo il precedente. È stato così per secoli, è cambiato solo una volta, quando Frost è stato scelto prima del previsto, ma effettivamente, la scelta di Frost ha avuto particolari circostanze.
Un nuovo guardiano è sempre una notizia emozionante e interessante, anche per uno come Pitch.
Beh, forse non proprio esaltante dal momento che un nuovo guardiano significava un nuovo nemico per lui, ma era comunque interessante.
Continuò lungo il corridoio affianco alle stanze degli ospiti, ignorando le ombre che la circondavano. Anche quando non c’era nessuno in giro, la ragazza camminava ancora con grande equilibrio come se fosse ingessata permanentemente in quella postura.
Oh sì, Pitch si ricordava di lei. Come poteva dimenticare questa particolare ragazza? Quello che la sua contorta e deliziosamente malvagia immaginazione creava? Ricordava ogni singolo incubo che aveva avuto prima di diventare uno spirito.
Quel tipo di incubi ne valevano la pena per tutto il suo lavoro. Erano veri terrori notturni. Il modo in cui si muoveva violentemente nel suo letto del manicomio, i vincoli sulle caviglie e sui polsi che rendevano l’incubo ancora più claustrofobico.
E la parte migliore di tutto questo era che Pitch non aveva mai dovuto alzare un dito. La piccola monella faceva tutto da sola, abbastanza impressionante per una persona così giovane a quel tempo. Vere e proprie opere d’arte.
Tanto potenziale nelle mani di Alice Liddell. Potenziale che sarebbe stato sicuramente sprecato se avesse deciso di diventare un guardiano. C’era così tanto che si poteva offrire ad una persona come lei prima che possa rendersi conto che non sarà abbastanza e che tutte le regole morali non l’avrebbero trattenuta.
La ragazza raggiunse finalmente la sua stanza, ma prima che potesse girare la maniglia della porta, si fermò e rimase completamente immobile.
Per un momento non accadde nulla mentre Alice alzò una mano pallida per portare i capelli scuri dietro l’orecchio, come se questo la aiutasse a sentire meglio qualsiasi cosa catturasse la sua attenzione. Poi, senza preavviso, la testa scattò verso la direzione del suo nascondiglio; nell’ombra dell’altra estremità del corridoio. I suoi occhi scansionarono la zona ma Pitch sapeva che non avrebbe trovato nulla. Era molto più cauto.
Eppure, lei percepì qualcosa che era lì e che aveva suscitato il suo interesse. Di solito nessuno notava la sua presenza in qualsiasi modo, figura o forma.
Strinse gli occhi con sospetto per l’ultima volta prima di entrare nella sua stanza per chiudere bene la porta alle spalle. Come con ogni spirito che aveva incontrato, Pitch aveva programmato di fare una ricerca. Aveva bisogno di sapere con cosa avrebbe avuto a che fare in futuro. Lei non aveva intenzione di tornare a dormire – come lui ben sapeva- perché gli spiriti raramente si sentono abbastanza stanchi di dormire per di più di un paio d’ore.
Ma Alice doveva dormire qualche volta. Era solo questione di tempo prima che si fermasse e cadesse in un sonno profondo, proprio come faceva alla fine ogni spirito.
Pitch fece un risolino inquietante prima di portare le mani dietro la schiena e fare una piacevole passeggiata lungo i corridoi bui del laboratorio di Babbo Natale, lasciando che le ombre lo inghiottissero.
Davvero un grande potenziale.
 
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NOTA AUTRICE: Rieccomi! Scusate l’attesa, ma ho avuto molti impegni. Che ne pensate di questo capitolo? Vi volevo comunicare che dalle 15 al 27 sono in vacanza, quindi non scriverò.
Ringrazio Black_Tulips e Shiera Blaze per le recensioni.
Link per la storia originale: https://www.fanfiction.net/s/8753693/7/Winter-Wonderland .
Recensite in tanti, così quando torno avrò un’immensa gioia nel risentirvi ;). E anche nella storia originale, mi raccomando! Kisses, Emy.
 
   
 
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