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Autore: Misaki Ayuzawa    15/08/2015    3 recensioni
Chi è Tessa Gray? Ve lo dico subito. Tessa Gray è una povera sedicenne in crisi. Perchè, non solo frequenta il terzo anno di liceo, e si sa, il liceo è un problema per tutti, ma anche perchè non riesce a trovare il libro giusto... si avete capito, è una lettrice appassionata che non riesce a trovare un libro appassionante e questo è un problema per qualunque lettore che si rispetti! Questa, signori è la storia di Tessa Gray e della sua caccia alla "trama perfetta" ma non solo la sua perchè compariranno, con la stessa importanza, gli altri personaggi che fanno di Shadowhunters il ciclo di romanzi che è!
Dal 7° cap.: Il blu si fuse col grigio per diventare tempesta.
Dal 9° cap.: "E che cosa cerchi?"
"Romanzi. Ce ne sono pochissimi. O poesie ... Ci sono soltanto enciclopedie e storici!"
Will si sentì ferito nell'orgoglio. Quella era la sua biblioteca e nessuno la poteva offendere!
Dal 13° cap.: "Ah non preoccuparti! In caso scacciamo via Will!"
"Chissà perchè non credo prenderebbe la cosa con diplomazia ..."
"Mmmm ... forse no" Rise.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 48: In attesa

La lezione riuscì a distrarla, tuttavia Tessa non era riuscita a liberarsi dalla stizza. Quando era arrivata, infatti, la maggior  parte dei posti erano stati presi (una ragione in più per prendersela con Will) e lei dovette affrettarsi a raggiungere il sesto gradino. Era seduta tra un ragazzo dallo sguardo serio, concentrato a scribacchiare sul blocco degli appunti, nonostante ancora il professore non fosse arrivato, e una ragazza decisamente più vivace. Aveva detto di chiamarsi Emily, veniva dalla Cornovaglia e al posto di veri e propri gioielli aveva orecchie, collo e polsi decorati da quelli che sembravano a Tessa lampadari in miniatura e bracciali e collane di graffette e linguette di lattine. I capelli lunghi e biondi erano tenuti fermi alla base della nuca da un pettinino di legno, con ciocche ondulate lasciate libere che le incorniciavano il viso. Avevano scoperto di stare nello stesso dormitorio, ed Emily aveva promesso che avrebbe fatto un salto da lei, un giorno o l’altro.
Tessa fu all’improvviso presa da un attacco di nostalgia: le mancava così tanto Maia! Si erano sentite per telefono due giorni prima (Tessa aveva deciso infine di comprare un cellulare due anni prima) ma non era la stessa cosa. In più, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno a proposito degli ultimi eventi.
A lezione terminata, pronta a recarsi alla seconda della giornata, fu fermata in corridoio da una ragazza dal viso simpatico. Era questo il primo pensiero che le attraversò la mente, quando la vide.
“Piacere, Johan.” Si presentò con voce squillante e le tese la mano. Tessa gliela strinse di rimando. “Tessa.”
“Non vorrei sembrarti invadente ma …” pareva parecchio imbarazzata e Tessa si mostrò più disponibile che poté per non intimorirla. Generalmente, Tessa non intimoriva la gente, ma il suo viso quella mattina era abbastanza immusonito, dopo l’incontro con Will.
“Eri tu che stamattina stavi al bar con quel ragazzo, giusto? Alto, capelli neri, parecchio sexy …”
Una punta di fastidio colpì Tessa, che si affrettò a soffocarla. Will era maledettamente sexy, era decisamente cresciuto bene, dall’ultima volta che lo aveva visto, e non poteva certo pretendere che anche gli altri lo notassero.
“Sì, ero io.” Rispose, con voce spenta.
“Sai se è single?”
“No, francamente non lo so …” Ammise. E se in quegli anni si fosse messo con qualcuno? Fu scossa da un brivido. No, Tessa, non ti deve importare.
“Ah, mio fratello diceva che vi parlavate come se vi conosceste molto bene, quindi pensava …”
“Tuo … fratello?”
“Sì, era al bar anche lui stamattina, e durante la lezione ti ha casualmente vista. Voleva avere qualche informazione sul tuo amico.” Fece un mezzo sorriso, mentre Tessa sbarrò gli occhi.
“Io non credo che Will sia gay, né bisex, che io sappia.”
“Will, eh? Alfie sarà felice di sapere che non porta nomi banali come Daniel o Mark.”
La conversazione cominciava decisamente a farsi strana …
“Be’, io devo andare a lezione, quindi … alla prossima?”Tessa cercò di battere in ritirata.
Johan diede un’occhiata all’orologio da polso e si riscosse.
“La prossima inizia tra cinque minuti.” Le strizzò un occhio con fare affabile e si diressero insieme verso l’aula  in fondo al corridoio.

“Allora ci  vediamo stasera alle sette.” Johan la salutò e Tessa si ritrovò a pensare che grazie alla compagnia di questa aveva rimosso Will dalla sua mente per buona parte dalla giornata. Ora, tuttavia, entrata nella sua stanza dopo aver litigato con la serratura per dieci minuti buoni, si catapultava alla ricerca del cellulare nella borsa. Si sentì subito meglio quando la voce di Maia le risuonò familiare nelle orecchie.
“Pron-“ Tessa non le diede modo di terminare la parola.
“Will è qui.”
Un minuto di silenzio all’altro capo del telefono.
“Ti prego, dimmi che gli hai mollato un bel cazzotto sulla mascella.”
Tessa ridacchiò. “Non mi sono spinta a tanto, ma non credo abbia più molta voglia di avvicinarsi.”
Tessa passò l’ora successiva a descrivere dettagliatamente i due incontri, con Maia che approvava tutte le sue azioni,cosa che rincuorava. Per un momento, quel pomeriggio, aveva temuto di essersi comportata troppo duramente con Will.
“Almeno mi sono sfogata.” Concluse Tessa.
“Tienimi aggiornata, mi raccomando. Appena vengo a farti visita a Cambridge lo vado a cercare e lo meno.” Sembrava estremamente seria.
“Non credi di … esagerare?”
“No!Tessa, non si tratta solo di te! Si tratta di tutti noi, di come siamo stati trattati e mollati!”
“Hai ragione, scusami …”
“Non sei tu quella che deve scusarsi.”
“Ciao Maia, salutami Jordan.”
Tessa interruppe la comunicazione.
Mezz’ora più tardi si apprestava ad andare all’ufficio di collocamento per studenti, quando il cellulare squillò.
Si chiuse la porta alle spalle e rispose.
“Salve, Magnus.”
“Theresa …” Tessa non sopportava quando Magnus la chiamava in quel modo e in quella maniera. Era come se fosse sempre a conoscenza di tutto e pronto a dispensare sermoni interminabili sempre molto sensati, cosa che più di tutte irritava Tessa.
“Chi te l’ha detto, Magnus?”
“Alec.” Rispose semplicemente.
Tessa strabuzzò gli occhi. “Come ha fatto Alec a saperlo?”
“Maia lo ha detto a Jordan, che lo ha detto a Simon, che lo ha detto a Clary, che lo ha detto a Jace, che lo ha detto ad Alec, che lo ha detto a me.”
Tessa era sconvolta dal sistema di pettegolezzo degli amici.
“Caspita, fate un baffo alla C.I.A., ho parlato con Maia meno di mezz’ora fa.”
Quando Tessa espose la storia anche a Magnus, rimase sorpresa alle parole di questi.
“Non essere troppo duro con lui, Theresa.”
“Dura? Io? Sarò la personificazione della diplomazia, se mai lo incontrerò di nuovo.”
“Andiamo, è ovvio che vi rincontrerete.”
“Non se lo evito …”Sibilò Tessa, imboccando il viale alberato che l’avrebbe condotta all’ufficio di collocamento e affrettando il passo, infreddolita. “E poi” continuò “io ho tutte le ragioni per non vederlo vedere. Non capisco perché mi stai facendo passare dalla parte del torto! Hai visto  con i tuoi occhi in che condizioni mi ero ridotta l’anno scorso.”
Magnus emise un lungo sospiro. “Non ti sto facendo passare dalla parte del torto, voglio semplicemente che non vi arrechiate ulteriori danni! Tu hai sofferto troppo, e anche lui.”
“Non trattarmi con condiscendenza, ora.”
“Senti, se non vuoi perdonarlo, hai tutta la mia comprensione; ti consiglio soltanto di non eliminarlo completamente dalla tua esistenza, se lui tenta un riavvicinamento.”
“Maia vorrebbe che io lo menassi.” Sorrise Tessa. “Non posso dire di non esserne tentata.”
“Ammetto che sarebbe uno spettacolo interessante, ma spero che rimarrà soltanto nella nostra immaginazione.”
“Magnus, grazie … Penso che potresti essere il mio migliore amico.” Tessa sorrise, nonostante Magnus non potesse vederla.
“Togli quel potresti. Senza me e il Presidente Miao saresti persa quanto uno struzzo nell’Antartico.”
Tessa si accigliò. “Ma che …?” Ma lo conversazione era già stata chiusa.

Riuscita a trovarsi un posto in biblioteca (il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16:00 alle 19:00), Tessa tornò in camera per prepararsi. Erano le sei e mezza e aveva poco tempo per prepararsi.
Trattandosi di un piccolo raduno al pub, Tessa pensò che non fosse il caso di mettersi in ghingheri.
Indossò un top bianco, la giacca di jeans e i pantaloni intonati e gli stivaletti marroni, con due centimetri di tacco.
Ebbe appena il tempo di allacciarsi al collo l’angelo meccanico e un paio di orecchini a cerchio  alle orecchie, quando, alle sette in punto, Johan bussò alla porta.
Era in compagnia del fratello, Alfie. Fatte le presentazioni si recarono al pub, dove gli altri li aspettavano.
Tessa scoprì che il pub era all’esterno del campus, fu perciò costretta  ad aggrapparsi alla schiena di Alfie, mentre questo sfrecciava a tutta velocità, pedalando la sua bicicletta. A viaggio terminato, Tessa rivalutò la spericolatezza di Jordan, quando questi guidava la sua moto.
“Te ne servirà una, se vuoi spostarti da queste parti.” Le consigliò Alfie con un sorriso, accennando alla bici.
“Ho tutte le intenzioni di comprarne una con il primo salario.”
In effetti, all’interno del pub, seduti intorno a un grande tavolo rettangolare di legno, una decina di compagni di facoltà li aspettavano con il loro drink già in mano. C’erano anche un paio di volti che Tessa non riconosceva.
“Non siamo a Letteratura.” Le spiegò il ragazzo che si presentò come Mike. “Noi seguiamo Storia, però siamo amici di Alfie.”
Mike a un trattò si alzò in piedi, rovesciando la birra di Rosalie, che cominciò ad esclamare improperi, e fece un segno con il braccio per attirare l’attenzione di qualcuno.
“Ehi, Will, siamo qui!” Per poco a Tessa non andò di traverso la birra. Quando si fu ripresa cominciò a mormorare “No, no, no, ti prego no.” Teneva la testa appositamente girata verso Johan e Alfie, fingendo di ridacchiare per qualche battuta che non aveva nemmeno sentito, per non dover guardare in volto chi si stava sedendo proprio di fronte a lei, accanto a Mike.
Mike cominciò a fare le presentazioni. “Rosalie la conosci, questo è Albert, Lou, Fred, …”
Tessa teneva lo sguardo ostinatamente abbassato, fingendo che il fondo della bottiglia fosse molto interessate e cercando di strappare via l’etichetta.
“E lei è Theresa.”
Tessa si limitò ad un cenno. Non poteva credere di essere tanto sfigata. Era sicura che in qualche modo Magnus ci aveva messo lo zampino con un maleficio o qualcosa del genere. Quell’uomo, pur di aver ragione …!
“Noi ci conosciamo già.” Tessa rabbrividì al suono della voce di Will, nonostante si fossero parlati quella stessa mattina.
“Oh, davvero?” Mike parse accigliato.
Tessa prese la parola e puntò i propri occhi in quelli di Will, voleva evitare che lui dicesse qualcosa di sconveniente di fronte a totali estranei.
“Andavamo insieme al liceo.” Sorrise velocemente in direzione di Mike.
“Scusa, Theresa, pensavo che tu fossi americana.” Intervenne Johan.
“Lo sono, ma mi sono trasferita a Londra da New York due anni fa; mio fratello lavora lì.”
“Non pensavo fossi in Inghilterra da così tanto tempo!” Esclamò Johan.
“Tessa non ha ancora perso l’accento.” Si intromise Will.
L’aria si era fatta gelida e carica di tensione intorno a loro due e gli altri dovevano averlo notato.
Alfie cercò di cambiare argomento. “E tu, Will, sei di Londra?”
“Ma come, non sentite la cadenza gallese?” Replicò Tessa.
Quando stavano insieme, Will e Tessa litigavano continuamente sul fatto che la ragazza non riuscisse a pronunciare come una vera inglese le vocali chiuse; ma all’epoca si trattava di un gioco, ora sembravano pronti a scannarsi.
“Io parlo in perfetta dizione.” Will si esibì in un’imitazione perfettamente british.
Tessa provò a rimanere seria. Sul serio, ci provò con tutte le sue forze, ma era impossibile.
Non era soltanto per come aveva parlato, ma anche per l’espressione che si era stampato in viso. Le sopracciglia inarcate e le labbra strette in una smorfia improbabile.
Scoppiò a ridere.

Cenarono e bevvero ancora; poi, alle undici e mezza, Tessa annunciò di voler tornare a casa. Posò la sua parte del conto sul bancone del tavolo e si apprestò a salutare tutti.
Alfie aveva cambiato preda, lasciando perdere Will, ed era troppo impegnato a flirtare con il barista al bancone per curarsi di offrire un passaggio in bici a Tessa.
“Se vuoi ti accompagno in macchina, devo andarmene comunque.” Si offrì Mike.
Tessa scosse la testa, sorridendo.
“No, grazie. Ho davvero bisogno di fare due passi.”
Afferrò la borsa e uscì dal locale. L’aria fresca le diede un po’ di sollievo. La serata era andata bene, nonostante Will. Anzi, era andata bene con Will. Non si erano parlati molto, più che altro perché Tessa tentava di non intavolare un discorso con lui, nonostante non si potesse dire che Will non ci avesse provato.

Fatto qualche passo in direzione del campus, Tessa si rese conto di una presenza accanto a sé.
Rivolse a Will un’occhiata eloquente. Il ragazzo, in risposta, scrollò le spalle.
“Non avrai pensato sul serio che ti avrei lasciata andare a casa da sola al buio.”
Tessa sospirò e si fermò. “Will” gli poggiò le mani sulle spalle “noi non stiamo più insieme, lo sai, no?”
Lo sguardo di Will non si rabbuiò, al contrario accompagnò un’espressione dolce sulle labbra.
“Lo so.”
“Allora dovresti …” Tessa fu interrotta.
“Lo so, ma nulla mi impedisce di passare un po’ di tempo con te e di fare in modo che non ti squartino in un vicolo.”
Tessa chinò il capo, sogghignando; le mani, ancora sulle spalle di Will, avevano cominciato, quasi contro la sua volontà, a sfiorare il collo di lui, guidate dai ricordi e dallo stesso desiderio, e a carezzare le ciocche nere, ormai corte e quasi ordinate.
“Non sarebbe la prima volta che mi salvi.” Sussurrò.
“No, ma non voglio ringraziamenti. Te ne devo tanti io stesso.”
Will si era fatto più vicino, portandole le mani sulle guance di Tessa, sfiorando con le proprie labbra quelle di Tessa.
Non era un bacio, era una carezza, ma Tessa pensò che solo quello ripagava più di un anno di lontananza perché nonostante tutto il risentimento, che le avvelenava la mente e il cuore, quello stesso cuore non aveva fatto altro che battere per lui, in attesa.

Angolino dell'autrice: ci ho messo più di quel che mi aspettavo, ma questo capitolo è davvero lungo! Mi auguro vi piaccia quanto è piaciuto a me scriverlo e grazie a tutti per le recensioni. Vi si ama! <3

  
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