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Autore: EagleStrike1    15/08/2015    1 recensioni
[TRADUZIONE] In uno strano susseguirsi di eventi, la Mela dell'Eden trasporta Ezio Auditore in America, negli anni della Rivoluzione Americana. Qui incontra Connor, un feroce assassino nativo. Insieme a Connor c'è un gruppo di assassini italiani guidati da Stefan Auditore, un discendente di Ezio. Ezio deve aiutare gli assassini a combattere i Templari, ma sopratutto un misterioso nemico.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Achille Davenport, Connor Kenway, Ezio Auditore
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Connor provò a lottare contro la forte corrente del fiume che lo stava trasportando per quello che sembrava essere ore. Il suo corpo era esausto dai suoi ripetuti tentativi di evitare le rocce pericolose e in qualche occasione, una cascata. Il fiume era per lo più l'habitat di salmoni e serpenti marini. La maggior parte dei serpenti era innocua, ma Connor non voleva sfidare la sorte. Era stato fortunato con il Salto nel fiume. Quando aveva raggiunto la superficie, aveva visto anche Antonio saltare nel fiume con un impeccabile Salto della Fede. Connor si era convinto che Antonio fosse un assassino, o almeno aveva ricevuto un addestramento da assassino. Non era però sicuro riguardo la sua lealtà. Dopo aver saputo da Achille del tradimento di Shay Cormac, era particolarmente diffidente di Antonio. Se il suo nome era Antonio pensò Connor quando afferrò un pezzo di legno che veniva trasportato dal fiume. Usando le gambe come pagaie, Connor nuotò verso la riva del fiume. Crollò sulla sabbia calda e stabilizzò il suo respiro, lasciando asciugare i suoi vestiti. Si alzò lentamente e cercò di capire dove fosse. La tenuta non era lontana ora.
 
Achille sedeva su una comoda sedia fuori la casa. Stava fumando una pipa e guardava litigare una coppia di procioni. Connor raggiunse l'ingresso e si sedette su una sedia accanto ad Achille. Per un bel po', nessuno dei due uomini parlò. Finalmente, quando i procioni decisero di porre fine al loro litigio, Achille posò la pipa ed estrasse una pergamena da una tasca. La srotolò con cautela e la passò a Connor. In silenzio, Connor lesse le parole scarabocchiate sulla pergamena sbiadita.
 
Questa lettera deve essere distrutta non appena sarà letta dal destinatario.
 
Signor Davenport,
                                                                                         
Anche se non abbiamo avuto l'opportunità di parlare di persona, credo che io e voi abbiamo abbastanza familiarità l'uno con il lavoro dell'altro. Basta sapere che io sono Il Mentore. Comprendo il rischio di spedire una lettera del genere senza un messaggio criptato, ma le circostanze lo richiedono. Ho consegnato questa lettera a uno dei miei fidati allievi. Lui proverà la sua identità con un medaglione del nostro ordine.
 
Mentre esploravamo un sito dei precursori, ci siamo imbattuti in una speciale reliquia. Ci ha messi in guardia su uno strano incidente che accadrà nelle colonie. La questione è di natura delicata, perciò non scriverò altro. Il mio allievo vi spiegherà ben presto. Vi chiedo solo di provvedere a lui e ai suoi compagni con una sistemazione appropriata per la durata della missione. Se possibile, vi chiedo di provvedere a lui con il vostro stesso allievo.
 
Sono terribilmente spiacente per questa lettera confusa.
 
Sicurezza e pace siano con voi.
 
Connor la rilesse e la strappò a pezzettini. Il mittente della lettera era il Mentore di una Confraternita italiana.
 
« Dove hai presto questa lettera? E chi te l'ha data? » chiese Connor.
 
« È arrivata una carrozza qui stamane, con un gruppo di quattro assassini. Mi hanno dato questa lettera e mi hanno mostrato un medaglione appartenente a una Confraternita italiana. La lettera è autentica. » rispose Achille.
 
« E ora dove sono questi assassini? »
 
Achille si alzò ed entrò in casa, stringendo la sua pipa tra le mani. Sparsi sul pavimento, c'erano dei bagagli. Un uomo stava pulendo diverse lame e pistole su un tavolo in legno di quercia. Guardò Connor e lo salutò con un cenno del capo. Connor ricambiò il gesto.
 
« Questo è Frederico Salvadore. Resterà qui insieme ai suoi compagni finché la missione non sarà completata. » La voce di Achille tremò. Non gli piacevano gli stranieri. Nonostante queste persone fossero degli assassini, Achille preferiva la solitudine. Connor aveva in comune questo aspetto con l'uomo.
 
« Sì. È un onore incontrarvi, Messer Connor. Abbiamo sentito molto parlare di voi in Italia. Spero di vedervi in azione nei prossimi giorni. » rispose Frederico con un forte accento italiano.
 
Connor gli rivolse un raro sorriso. Quel gesto sembrava strano a causa del suo cupo modo di fare.
 
« Dove sono gli altri tuoi fratelli? » chiese Connor guardandosi intorno.
 
Achille rise sommessamente e rispose:
 
« Non vedevano l'ora di dare una mano. Quindi li ho mandati a valle a raccogliere della legna da ardere. Faranno presto ritorno. Un Maestro Assassino di nome Stefan è venuto a cercarti. Te l'ho mandato incontro. Strano che tu non l'abbia incrociato per strada. »
 
Connor ripensò allo sconosciuto che aveva sparato nel bosco. Lo sparo sembrava preciso. Forse aveva già combattuto con l'Assassino.
 
« Potrei averlo fatto. Ma ora non importa. Che mi dici di questa missione? »
 
« Sono spiacente, ma dovremo aspettare. Solo Stefan conosce i dettagli. Dovremo aspettare il suo ritorno. » rispose Frederico.
 
Connor fece un altro cenno del capo e tornò nella sua piccola stanza. Era esausto. Stava succedendo qualcosa di strano. Avrebbe trovato presto la risposta. Con quei pensieri in testa, Connor si addormentò quando il sole tramontò.
   
 
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