Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Ginny Jane    18/08/2015    9 recensioni
Tutti facciamo progetti: che siano per mantenere il nostro mondo in equilibrio o per abbatterlo e crearne uno nuovo....più semplicemente, per costruire le nostre vite. Ma quando le premesse cambiano? Quando risvolti inattesi trasformano il Sogno in un Incubo? La vita, poi, va dove vuole.
Di ritorno dalla Svezia, dopo il Terrore, Fersen si scontra con un una Francia cambiata, ma il cambiamento potrebbe essere molto più profondo di quanto si aspetta: che cosa ne è stato di Oscar? I loro mondi potranno coincidere ancora, come in passato, o si muovono ormai su orbite sfalsate?
Ecco la continuazione di "Sul muretto", che ne è diventato il primo capitolo, che alterna momenti comici e riflessioni tendenti al tragico, con la complicità di qualche piccolo personaggio nuovo. Mi sento in dovere di avvertire che il Fersen da me creato ha preso una piega un po' OOC. Spero che vi piaccia!
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Premessa

Siamo quasi alla fine di questa storiella. Questo capitolo avrebbe dovuto essere l'ultimo, ma mi sono resa conto che sarebbe stato lunghissimo e ho deciso di spezzarlo, per lasciare il giusto spazio alla conclusione di questa ironica “avventura emozionale”. Ringrazio ancora chi è giunto fino a qui...e per non essere ripetitiva mi taccio, e vi lascio alla lettura.

Un abbraccio

Ginny Jane

 

Cavalli, galline, troni e verità

 

Un raggio di luce tenue filtrava attraverso le tende, illuminando sofficemente il bel volto dai tratti nordici, ormai corrosi da qualche lieve ruga, dell'uomo che riposava. Poteva individuare la luce attraverso le palpebre, man mano che la coscienza si faceva strada in lui, ancora perso nella sensazione di tepore e morbidezza del letto. Ma non era stata quella a ridestarlo: gradatamente si rese conto di una lieve brezza tiepida, un po' umida, che lo colpiva ad intervalli regolari...un respiro! Gli accarezzava le guance e faceva ondeggiare i riccioli sulla fronte...

 

Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò immerso in uno sguardo verde e luminoso. Due occhioni lo scrutavano da vicino, molto vicino: un nasino a pochi centimetri la suo.

-Tu RUSSI cittadino!!!-

-MA COSA DIAVOLO...?!-

L'uomo sconvolto balzò a sedere scostandolo, notando che era salito in piedi sul letto e stava piegato sopra di lui: -Che fai?! Scendi!!- -No no, è vero! Proprio così!- gli spiegò il marmocchio, balzando sul pavimento -Fate zzzz grrrr, zzzz ggrrrr, zzzzzzz ggg...-

-Va bene, va bene, ho capito: smettila, per Dio!- Ma Pierre continuò pensieroso la sua analisi: -E' come se chiudessimo una vespa e un cagnolino in un barattolo, e loro litigassero. Farebbero proprio così.-

Fersen rimandò ad un secondo momento la riflessione su che razza di barattoli si usassero in Normandia, se era possibile farci entrare un cane. -Che ci fai qui?-

- Chi? IO?- si spalancarono quei piccoli fanali verdi.

-Secondo te?! Con chi sto parlando?-

-Ah, sì, con me! Beh, mai io sono venuto per vedere se siete sveglio!- disse con l'aria di spiegare qualcosa di decisamente ovvio ad un mentecatto. -Sì, perché se siete sveglio la mamma mi ha detto che vi ci devo dire che c'è la colazione in cucina- Poi i suoi occhietti si strinsero in uno sguardo sospettoso: -Perché...perché voi siete sveglio, vero?-

-Direi!-

-Ah, lo sapevo!- gongolò -E' per questo che sono salito sul letto, per controllare. Ma ero sicuro che eravate sveglio!- per poi precipitarsi come una palla di cannone fuori dalla porta (-Ce lo vado dire alla mamma!-), lasciando il conte svedese a brontolare a se stesso sulla mancanza di logica di quella creatura. *

Si era svegliato in molti modi nella sua vita: fra lenzuola di seta e su giacigli rudimentali; da solo o in compagnia, nel suo letto o in quelli ufficialmente di altri. Si era svegliato per le punture delle pulci e delle cimici; delle formiche nei bivacchi. Sotto colpi di cannone o di carezze appassionate. Con la tenda mezza sepolta dalla neve, o allagata dal fango gelido ai margini di una palude americana; al grido di “ci attaccano” o di “alligatore!”. Ma un risveglio così non se lo sarebbe dimenticato facilmente.

 

Al temporale era seguita una bella giornata fresca, e tutti sembravano rilassati e cordiali. Dopo una semplice ma abbondante colazione contadina, a Fersen era stata offerta una visita della proprietà accompagnato da Pierre, che friggeva di impazienza per quel ruolo di padrone (nella segreta speranza dei coniugi che i due si tenessero occupati a vicenda per tutta la mattina, lasciando loro modo di lavorare senza distrazioni).

L'uomo fu contento di accettare, e in men che non si dica si ritrovò trascinato qua e là dal bambino, che continuava a parlare ininterrottamente, pedinati a poca distanza dalla figuretta caracollante di Horace, che a quanto pareva aveva l'abitudine di seguire come un ombra il fratello adottivo.

Da quel dirompente flusso di parole, sommariamente coniugate, Fersen apprese che l'attività si era ingrandita nell'ultimo anno, rendendo possibile e necessaria l'assunzione di tre o quattro giovanotti del villaggio, grati, in quel periodo di carestia, di ricevere vitto, alloggio e qualche soldino; così come di una ragazza, che aveva già incontrato al tavolo della colazione, perché si occupasse delle faccende domestiche, per le quali madame non si sognava di mostrare né attitudine, né interesse.

Ebbe il piacere di ammirare alcuni splendidi cavalli da sella, tenuti più per soddisfazione personale che per guadagno: i più numerosi cavalli da tiro e muli avevano un mercato molto più vasto, e su di essi si basava la piccola impresa, che sembrava destinata a portare presto i proprietari ad un benessere piccolo-borghese, pur costringendoli ad una vita faticosa. Poté visitare il piccolo orto, la conigliera ed il pollaio, venendo cerimoniosamente presentato a madame Aceline, la gallina personale di Pierre, e numerosi altri spazi di cui non si sarebbe curato di serbare memoria. Doveva ammettere che la fattoria, cresciuta paradossalmente all'interno degli spazi di quella che era stata un'elegante villa con un immenso giardino, rappresentava uno scenario esteticamente gradevole, baciata com'era dal sole. Tuttavia, il soave odore di campagna vera, lungi dal ricordare fiorellini profumati, aveva costretto l'uomo a portarsi spesso il fazzoletto profumato davanti al naso, pur essendo egli riuscito, con moltissima difficoltà, a convincere la sua guida che non era necessario che gli mostrasse anche il porcile.

 

Fersen non poteva sapere della discussione avvenuta quella notte, che sebbene accesa si era svolta senza urla, né, ovviamente, della riappacificazione che quella mattina aveva portato André ed Oscar ad alzarsi estremamente tardi, quando già i garzoni cominciavano a chiedersi che fine potessero aver fatto. Quella che poté vedere da lontano era una coppia silenziosa, che lavorava duramente fianco a fianco senza scambiarsi alcun tipo di effusione né, quasi, di parola. Tuttavia, trasmetteva una sensazione di profonda armonia che lo colpì. Ad un'osservazione più attenta si sarebbe potuto comprendere che era costruita attraverso una serie di piccoli gesti, quasi invisibili: uno sguardo, un sorriso, un sorso d'acqua offerto al momento opportuno, il dedicarsi ad un compito ritenuto sgradevole pur di non assegnarlo all'altro.

 

 

André era stato molto silenzioso e visibilmente concentrato, ma probabilmente non sul suo lavoro: aggrottava improvvisamente la fronte, per poi distenderla dopo qualche minuto, senza nessuna connessione apparente con quello che facevano le sue mani. Oscar aveva provato a chiedergli il soggetto delle sue riflessioni (-Un bicchiere di vino per i tuoi pensieri!-), ma aveva ricevuto una risposta palesemente depistante (-Che ho la moglie più bella e previdente del mondo- aveva detto sorridendo monellescamente, abbracciandola e sfilandole il bicchiere di mano) e non aveva voluto insistere.

Fu quando il sole aveva già raggiunto il vertice del suo quotidiano percorso e si stavano preparando per rientrare, e passare al coperto le ore più calde, che Oscar avvertì una fitta di preoccupazione, che aveva molto a che fare con i suoi strani discorsi della sera precedente. André l'aveva appena incoraggiata ad entrare con i bambini, per poi girarsi verso il conte e dichiarare placidamente: -Fersen, non credo che abbiate potuto vedere il nostro frutteto... E' piccolo, ma è piacevole passeggiarci, all'ombra degli alberi. Venite: vorrei mostrarvelo, possiamo passeggiare fino a che non sarà pronto il pranzo-

 

 

Lo straniero non poté fare altro che seguirlo, chiedendosi quali potessero essere le sue intenzioni. Che fosse una scusa era chiaro ad ognuno, né André si era preoccupato di renderla credibile: era un modo come un altro per prenderlo in disparte. A Fersen non era sfuggito né il fatto che lo avesse chiamato con il solo cognome, una confidenza che prima non si sarebbe permesso, né l'espressione inquieta di Oscar, che ora li guardava allontanarsi.

 

-Mi dicevate ieri che la pressione sul giovane Gustavo IV per fare accettare una carta liberale è piuttosto forte, in Svezia?-

-Sì, ma io non me ne preoccuperei troppo: dal momento in cui è salito al trono ha dato avvio ad una decisa politica anti-giacobina. Forse ho sbagliato termini... non ho intenzione di offendervi ancora: io la vedo così-

-Ma certo. Non mi offendete: ho vissuto tutta la mia vita a Versailles e forse vi sorprenderà sapere che non ho smesso di amare le persone che amavo allora, come mia nonna, solo perché non sono d'accordo con me-

-Questo vi fa onore-

-Eh?...si, ehm grazie. Comunque, ho sentito dire che c'è chi preferirebbe che fosse il precedente reggente, suo zio, Carlo, a regnare in questi tempi difficili-

-Sì, è una voce che circola, insensata a mio parere. Ma non essendoci ancora eredi questa sarebbe, se il re morisse, e non si vede perché dovrebbe, la successione-

-Certo. Eppure, se non erro, Carlo non ha e non può avere figli-

-Siete incredibilmente informato. E' vero: dovesse mai salire al trono, sarebbe necessario che ne adottasse uno-

Fersen era stupito, non capiva che interesse potesse avere André nelle chicchere della corte svedese. Era un uomo intelligente, l'aveva sempre saputo, e sicuramente gli piaceva essere aggiornato: una cosa ammirevole. Ma perché chiamarlo in disparte e parlare di politica, se poi era il primo a voler evitare una lite?

André parlava con tono casuale, mondano...forse un po' troppo casuale per essere genuino:

-Ditemi: non siete forse un discendente dell'antico casato reale di Vasa, da parte di madre? Non devono esserne rimasti molti di discendenti, vero?-

Fersen si fermò, e dopo qualche istante André fece lo stesso. Possibile? Possibile che quel servo, fattore, giornalista o quant'altro, quel popolano, avesse tanto intuito in materia politica da aver compreso al volo la delicata situazione in cui si trovava?

-Sì...e con questo?- La sua voce si era fatta sospettosa, cosi come i suo occhi. -La mia famiglia non verrebbe certo presa in considerazione per un'eventuale adozione-

-Voi dite? E perché no? Certo, sarebbe il caso che si mostrasse capace di garantire una solida discendenza-

Vedendo che Fersen non rispondeva, aggiunse: -Si direbbe quasi che sia opportuno che vi sposiate al più presto-

-.....Si direbbe, infatti- **

Aveva fatto centro, André non ne dubitava più: nonostante gli evidenti sforzi, non riuscì a trattenere un piccolo sorriso. -Enfin, smettiamola di prenderci in giro: vorreste spiegarmi cosa ci fate qui?- Era divertito. Fersen riprese a camminare, in un moto di stizza e di imbarazzo: sì, aveva capito eccome, e si stava burlando di lui. -Non vedo perché dovrei spiegarvelo, è chiaro che lo sapete già. Vi faccio i miei complimenti, siete certamente un uomo di straordinaria intelligenza. Immagino che non si possa dire lo stesso di me-

André lo raggiunse sorridendo, le mani sprofondate nelle tasche, senza rispondere: non era il caso.

 

Camminarono fra gli alberi ancora un poco, poi Fersen si volse di scatto, senza più poter trattenere la preoccupazione:-Lo direte ad Oscar?-

André si era fatto serio e pensoso. -No, se non lo desiderate. Mi piacerebbe, per vedere la sua faccia, ma poi sarebbe in imbarazzo e si dispiacerebbe per voi-

-Se desiderate, parto immediatamente, datemi solo il tempo di congedarmi-

-Non so se sia necessario: dipende. Questo mi riporta alla domanda che volevo farvi: perché? Perché lei?-

Fersen non era esattamente dell'idea di aprirsi con quell'uomo, gli sembrava anzi la persona meno adatta a ricevere le sue confidenze. Ma il tono stranamente ragionevole che aveva preso la conversazione, la sensazione che sarebbe rimasta privata, una sorta di lealtà reciproca che si stava formando nella forma di un tipico colloquio da uomo a uomo, lo spinsero infine verso una relativa fiducia nel suo interlocutore:- Perché non lei?-

-Come perché? Dal punto di vista...ehm,tecnico?..è folle: si è compromessa politicamente e non ha più l'età per generare una caterva di figli. Dal punto di vista umano...anche peggio-

Sbuffò:- a sì? Perché ho sbagliato tempistica? Sono in ritardo di sei anni effettivamente-

-Oh, non siate ridicolo, non siete sciocco quanto volete dimostrare: siete in ritardo di almeno...- fendette l'aria con un ampio gesto della mano -almeno una quindicina di anni! A mio vantaggio naturalmente...chissà, dovrei ringraziarvi?...Ah! Incredibile! Sarebbe suonata come una beffa alle sue orecchie, una dannata impudenza! E adesso l'amate forse? Avete la più pallida idea di quanto l'avete fatta soffrire in passato?-

-Per l'appunto. Avevo intenzione di offrirmi di rimediare a qualunque torto le avessi fatto...nel modo che avesse preferito. Se avesse accettato, sono sicuro che sarei stato in grado di garantirle una vita tollerabilmente felice, in campagna: libera di cavalcare e tirare di scherma, o dedicarsi a qualunque occupazione favorisca e vestirsi come più le aggrada. Senza alcuna preoccupazione economica e con il minor numero possibile di contatti con il bel mondo che detesta, e di cui io sono stanco. Se mi avesse chiesto di andarmene, non avrei insistito: non sono venuto per arrecarle altro dolore-

-Eppure, lo avreste fatto. Se anche fosse stata libera, una proposta da parte vostra avrebbe inevitabilmente risollevato ricordi dolorosi e credo che sarebbe stata sterile: non avrebbe accettato di sposarvi per motivi di convenienza, e non avete nominato l'amore fra le cose che le avreste dato-

-Le avrei dato affetto, stima e amicizia. E avrei goduto della vicinanza della migliore amica, o amico, come ritenevo una volta, che abbia mai avuto. Ma forse avete ragione, quindi è meglio così- Sorrise, un po' malinconicamente, guardandolo schiettamente in volto: -Non serve che mi di diciate che con voi è più felice di quanto sarebbe mai stata con me: ne sono certo. E' evidente che vi amate. Ho amato sinceramente, amo ancora, e credo che amerò per sempre un'altra donna... e molto diversa. Non avrei saputo amare Oscar. Non l'ho mai vista risplendere di gioia così. La vita e la famiglia che le avete dato le piacciono. Dal canto mio, non l'apprezzerei, ma siamo evidentemente molto più diversi di quanto io pensassi, e io non l'ho mai capita fino in fondo, cominciando dal fatto che non l'ho mai vista pienamente come una donna, fino a che non mi ha, in qualche modo, costretto all'evidenza-

-Credo infatti che sia così-

Rise:- Non vi nascondo che è stato un colpo duro. Ma le voglio molto bene, e voi l'avete fatta felice: nessun rancore dunque- disse tendendogli la mano, che l'altro accettò.

-Mi sorprendete Fersen, siete molto meno melodrammatico di una volta, senza offesa naturalmente- ridacchiò.

-Ah, naturalmente! E voi molto meno rispettoso. Ma ho visto troppi drammi veri per inscenarne di nuovi, e ho imparato a tenermi i miei pensieri melodrammatici per me, e risparmiarli al prossimo***-

-Grazie tanto! E' un autentico sollievo!- esclamò André, una comica espressione di estasi sul volto:

-Vi assicuro che oggi ho davvero troppe, oh troppe! cose da fare per sfidarvi a duello-

-Ah già, dimenticavo! Siete voi che dovreste serbarmi rancore per questa intrusione! Se avevate già intuito, mi stupisce non mi abbiate ancora cacciato.-

-Non se avete rinunciato al tentativo di conquistare mia moglie. In questo caso non ho intenzione di perdervi tempo dietro-

-Ma no, ma no! Non vi degnate di essere almeno un po' geloso? Non è gentile: questo sì che è un colpo all'autostima di un uomo-

André rise rilassato, godendosi il sole e la certezza di non doversi mai più preoccupare di Fersen, al quale non ritenne necessario confessare che, tutto al contrario dell'incrollabile fiducia nel proprio matrimonio che egli gli attribuiva, aveva desiderato spedirlo fuori a calci dal momento in cui l'aveva visto soltanto tenere la mano della sua Oscar.

 

*L' episodio ha, invece, una sua logica astratta, al di là della piccola gag. Il capitolo precedente si è chiuso con quella che si potrebbe definire un'intrusione nello spazio personale emotivo di Oscar e dei bambini, compiuta, quasi involontariamente, da Fersen a loro insaputa. Il piccolo Pierre risponde ingenuamente con un'invasione dello spazio personale di Fersen... nel modo più letterale possibile.

**Ho accelerato un po' le date della storia svedese: (siamo nell'estate 1795) il colpo di stato di Carlo XIII ai danni di Gustavo IV, effettivamente re dal 1792, non avverrà che nel 1809 a seguito delle guerre napoleoniche. Non penso che a questa altezza cronologica qualcuno parlasse già di spodestarlo, né che fosse già prevedibile con tanta certezza che Carlo non avrebbe avuto figli. Tuttavia, il vero Hans Axel von Fersen venne linciato nel 1810 dalla folla che che lo accusava, ingiustamente, di aver avvelenato Carlo Augusto di Augustenburg, scelto da Carlo XIII come figlio adottivo dopo estenuati discussioni, secondo qualcuno per prendere il suo posto o aggiudicarlo ad un membro della sua famiglia allargata. In questo contesto, l'intera storia mi sembra quasi plausibile, non andando neanche ad intaccare la triste fine del personaggio storico. (Ha ancora quindici anni di vita davanti, non piangiamo!)

***Ma non al lettore: mi scuso profondamente a nome di Fersen per avervi sottoposto tediosamente ai suoi processi mentali. Grazie per la pazienza.

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Ginny Jane