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Autore: Zenya Shiroyume    19/08/2015    5 recensioni
Tutti abbiamo in mente l'immagine, o stereotipo, dell'Eroe, non è vero?
Di solito, si tratta di una persona coraggiosa, senza macchia e senza paura, abilissimo con la propria arma e capace di farsi in quattro, pur di salvare la propria Principessa e i propri cari.
Ma se una persona del genere non ci fosse, per sconfiggere il Male che incombe su Mistral?
Questa è la storia delle (dis)avventure del pomposo e codardo Principe Elorin e di Anthel, lo sfortunato apprendista stregone, impegnati in un'epica impresa di salvataggio assolutamente fuori dalla loro portata. Infatti si ritroveranno a sostituire l'Eroe delle Leggende, tra mostri, boss, armi da potenziare e alleati ben poco raccomandabili.
Spero di avervi incuriosito e buona lettura a tutti! ^^
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Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Anthel respirava affannosamente e si guardava attorno terrorizzato, in attesa dell'ennesimo attacco della bestia. Il cuore gli martellava nel petto con foga e il sudore gli imperlava la fronte, appiccicando numerose ciocche azzurre alla pelle chiara del viso.

“Mi hai capito o devo rispiegarti il piano?” borbottò Teranis, dopo aver controllato che l'orco fosse ancora alla loro ricerca. Questo si muoveva lentamente, feroce come una tigre in cerca di cibo, spostando e colpendo qualsiasi cosa si trovasse di fronte. Camminava piano, le sue gambe lasciavano dietro di sé sottili scie di sangue proveniente dalle numerose ferite inferte dalla ragazza. Erano tagli superficiali, niente di troppo grave, semplicemente dei colpi sferrati per guadagnare tempo e questo Teranis lo sapeva benissimo. Sapeva inoltre che, per quanto lei potesse essere abile, non avrebbe mai potuto abbatterlo da sola, aveva bisogno di qualcuno che gli desse il colpo di grazia e Anthel capitava a fagiolo.

“D-Dov'è il Principe E-Elorin?” balbettò lo stregone, facendo spuntare la testa blu dalla roccia dietro cui si era nascosto in cerca dell'amico.

“Abbassati e non preoccuparti di quell'idiota! Devo ripeterti il piano o no?”

“S-Sì, per favore...” fece a voce bassa, timoroso e spaventato. Era infatti la paura ad annebbiare la sua mente, non riusciva a ricordare cosa la ladra gli avesse detto qualche minuto prima, forse perché intento a sopravvivere con le sue scarse capacità.

Teranis tirò fuori dalla cintola il pugnale che aveva usato per slegare Elorin e lo lanciò allo stregone che cercò di afferrarlo al volo, facendoselo cadere dolorosamente sulle cosce. La ladra si voltò poi verso il campo di battaglia, preparando la sua seconda scimitarra, e si rivolse nuovamente all'Eroe.

“Io distrarrò quel mostro come ho fatto prima. Continuerò a ferirlo e cercherò di attirarlo in una posizione favorevole. E lì dovrai entrare in scena tu!”

“I-In che senso?”

“Tu gli darai il colpo di grazia! Dovrai conficcare quel pugnale nel suo collo!” disse mimando il gesto con la mano libera, indicando esattamente il punto con l'indice e il medio, con una freddezza tale da gelare il sangue dello stesso Anthel. L'apprendista sobbalzò alla richiesta della ragazza e scosse violentemente la testa, negativamente. Si stava rifiutando categoricamente di compiere una simile azione, il dover uccidere qualcosa lo terrorizzava, così come il dover farlo rischiando la propria vita in un tentativo a dir poco suicida.

“Che diamine hai?”

“Tu sei fuori di testa! Non posso fare una cosa del genere! A mala pena riesco a uccidere una mosca, figurati quel coso!” disse mangiandosi la metà delle parole.

La Principessa dei Ladri lo squadrò in cagnesco, chiedendosi come, effettivamente, avesse mai potuto Elorin nominarlo Eroe. Una risposta del genere non se l'era di certo aspettata e doveva fare qualcosa in fretta, perché il mostro non avrebbe tardato a ritrovarli.

“Non mi interessa cosa pensi, farai come ti ho detto! Oppure preferisci fare tu da esca? Per me non fa differenza...”

Anthel deglutì e scosse nuovamente la testa, preferendo la prima versione del piano a quella appena sentita, nonostante l'idea non fosse delle più gradite.

“E che d-dovrei fare?”

“Ah, non lo so! Non pretenderai che ti imbocchi?”

“Ma non so come devo fare!”

Teranis fece spallucce e impugnò la seconda spada: “Arrangiati! Diciamo che questo fa parte della mia vendetta... Allora, sei pronto?”

Lei non attese la risposta del giovane e oltrepassò la roccia che li aveva protetti con un balzo, attirando l'attenzione del mostro che non tardò a scatenare l'ennesima raffica di colpi, che fece tremare nuovamente la terra sotto ai piedi della guerriera. Nulla sembrava riuscire a distrarre la ladra dai movimenti del suo avversario, nemmeno l'assenza di Anthel, che ad un certo punto sarebbe dovuto intervenire.

“BASTA GIOCARE, RAGAZZINA! FERMATI E FATTI COLPIRE!”

Tera rise, schivando l'ennesimo attacco, e con una abilissima schivata, sferrò un altro fendente veloce e preciso sulla gamba destra dell'orco.

Anthel osservava i due muoversi verso la bocca della caverna, in direzione dell'uscita bloccata da una paio di grosse rocce che però non sembravano impedirne l'accesso, e si chiese quando sarebbe dovuto in azione. Si rigirava il coltellaccio tra le mani e si mordeva alternatamente le labbra, in preda al panico e all'ansia.

“Cosa dovrei fare? Non so come agire...”

E se provassi a dartela a gambe?, suggerì il suo subconscio. Recuperi Elorin e fuggi.

Quell'idea non sembrava troppo malvagia, ma sarebbe riuscito a lasciare la ladra così? Probabilmente i sensi di colpa lo avrebbero aggredito con la furia di un fiume in piena e sicuramente non avrebbe avuto la forza di sopportarlo. Lanciò un'occhiata alla spadaccina e la notò avvicinarsi verso di lui, con un luccichio negli occhi ambrati.

Ti conviene muoverti, diceva quello sguardo minaccioso e divertito, mentre Anthel continuava a temporeggiare. Sono stanca di questa farsa.

Lo stregone fece un profondo respiro e si alzò, con la spada della Famiglia Reale sguainata in una mano e il pugnale della ragazza nell'altra. L'orco non si era accorto del repentino movimento del ragazzo dai capelli azzurri e questi ne approfittò per sgusciare alle spalle del mostro. I brividi che gli percorrevano il corpo lo rallentavano, sentiva le dita dei piedi tremare come se avesse freddo, mentre la bocca sembrava diventare sempre più arida.

Forza, Anthel!, si diceva tra sé e sé per farsi coraggio. Devi solo infilare un coltello nella gola di quel mostro... Che sarà mai?

Una follia?, replicò altezzosamente e istericamente la sua coscienza.

La bestia era stata portata con le spalle al muro, verso una grossa sporgenza dall'aspetto pericolante che gravava poco sopra la sua testa. Lo stregone notò un piccolo sentiero a ridosso della parete di roccia e decise di arrampicarcisi, raggiungendo così la sporgenza, per poi balzare sulle spalle del mostro e dargli il colpo di grazia. Come tutti i piani che lo coinvolgevano, anche questo sembrava abbastanza suicida: avrebbe potuto benissimo mancare il punto di atterraggio e spiaccicarsi al suolo, magari rompendosi anche l'osso del collo, ma non era il caso di rimuginarci troppo sopra. O quello o l'ira della Principessa dei Ladri, il tutto unito alla lavata di capo da parte di Elorin.

“Eccoci qui...” bofonchiò arrivando faticosamente in cima, riuscendo ad avere una vista complessiva del campo di battaglia. Sul suo piccolo promontorio notò anche un'angusta nicchia nel punto in cui aveva perso le tracce di Elorin. Strizzò gli occhioni verdi e vide effettivamente il Principe, nascosto dietro ad un cumulo di legname intento a guardare lo scontro della giovane ladra.

“Meno male, sta bene! O-ora cerchiamo di f-far fuori quel coso...”

Le parole uscirono tremolanti, indice della sua fifa in quel preciso istante. Teranis si accorse del punto strategico su cui lui s'era appostato e lo minacciò con un'occhiata di muoversi: non avrebbe potuto tenere l'orco là sotto per troppo tempo. Anthel annuì con decisione, deglutendo e stringendo con forza il pugnale. Prese quindi un profondo respiro, come dovesse tuffarsi e rimanere in apnea, e chiuse gli occhi, pronto (per così dire) a saltare nel vuoto.

Uno... Due... Tre!

Lo stregone balzò giù con le braccia completamente distese e afferrò il nodo che teneva su gli stracci del mostro, impedendogli di rimanere nudo come un verme. Il nodo sembrava bello solido, difficilmente si sarebbe sciolto, anche se ci fosse rimasto attaccato un ragazzino di circa cinquanta chili.

“TU?! CREDEVO FOSSI Già MORTO DI PAURA!”

Il mostro iniziò a scrollarsi le spalle per far cadere Anthel, ma la ladra non gli permise ulteriori movimenti poiché questa riprese a scatenare fendenti su fendenti. Nonostante l'azione della giovane, lo stregone veniva comunque sbatacchiato a destra e manca, appiccicato come una cozza alla pelle verdognola del mostro, che continuava ad inveire verso i due guerrieri. Cioè, verso la spadaccina e l'improvvisato Eroe.

“Ok, c-ci sono...” fece lasciando la presa con la mano destra, che alzò per compiere il suo primo (e forse ultimo) colpo di grazia. Purtroppo per lui, un movimento imprevisto gli fece perdere l'equilibrio e sentì la stoffa degli stracci del mostro scivolargli tra le dita, mentre il suo corpo si allontanava da quello dell'orco.

In men che non si dica, il giovane apprendista si ritrovò a rotolare di nuovo per terra, questa volta ai piedi di Teranis, che lo fissava con quei suoi occhi carichi di delusione e sorpresa. Lei grugnì qualche insulto e con un calcio costrinse il giovane a lasciare il pugnale, che afferrò immediatamente per ripartire all'attacco.

“Se riuscissi almeno a distrarlo, sarebbe un passo avanti!” fece tra un balzo e l'altro, acida.

“C-Cosa?!” Non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo, che l'orco puntò il suoi piccoli e sanguinari occhietti sullo stregone, privo di armi o qualsivoglia difese, a terra e inerme.

Che cosa avrebbe dovuto fare? Il suo cervello abbastanza sbatacchiato gli imponeva di correre come una lepre, esattamente come aveva fatto durante il primo incontro con la ladra. Fece proprio così, non aveva altra scelta, semplicemente iniziò a correre e schivare, finché un urlo di dolore invase la stanza.

L'orco gettò la testa all'indietro, mentre le sue braccia cercavano inutilmente di afferrare la ragazza dai capelli rossi, la quale sorrideva trionfante con il coltellaccio sporco del sangue della bestia. Come fosse arrivata sulle spalle del mostro, lo stregone non lo capì mai. Il mostro, dopo un secondo colpo, quello di grazia, iniziò a barcollare e ciondolare tra orribili versi, per poi accasciarsi inerme e pesantissimo a pochi centimetri dalle gambe di Anthel.

“Non era mica così difficile, caro 'signor Eroe'. Dico bene?” disse Teranis con superbia.

Lo stregone scosse nuovamente la testa e fece per alzarsi, quando alle sue spalle sentì la voce gioiosa dell'erede di Mistral.

“Siete stati grandiosi! Quel mostro se l'era proprio cercata!”

“Ma ci vedi bene? Il tuo amichetto non ha fatto proprio niente!”

Teranis si allontanò di poco, estraendo il pugnale e liberandolo dal sangue con un arco veloce e preciso del braccio, poi si rivolse di nuovo ai due ragazzi, intenti ad aiutarsi a vicenda per rialzarsi. Le sembrò una scenetta abbastanza patetica, tanto patetica da lasciarsi sfuggire qualche commento poco carino sull'intelligenza del Principe e sul coraggio dell'Eroe.

“Che cosa hai detto?! Ripetilo!”

“Oh, Sua Altezza! Ho detto che solo un idiota avrebbe potuto nominare Eroe un altro idiota. Dello stesso calibro, per giunta!”

Anthel si affrettò subito a trattenere Elorin dall'attaccare la ladra, questa volta non c'erano delle sbarre a dividerli, e sicuramente lei avrebbe potuto tranquillamente fargli fare la stessa fine dell'orco appena sconfitto. Era meglio cercare di non smuovere troppo le acque, i nervi dello stregone non avrebbero per certo retto ad altre emozioni.

“Ti sbagli di grosso! Ho scoperto qualcosa che dimostrerà una volta per tutte la vera eroicità di Anthel!”

 

*****

 

“E tu dici che quella leggenda riguardi questo qui?” chiese Teranis indicando Anthel col pollice, per niente convinta delle parole del Principe.

“Se non ci credi, leggila pure!”

“Mi dispiace, 'Sua Altezza'! Nessuno mi ha mai insegnato a leggere quel tipo di carattere, non sono mica cresciuta nello sfarzo come qualcuno qui presente...”

Elorin ringhiò all'ennesima frecciatina e ordinò al suo campione di leggere la stele alla ladra, perché in quanto allievo del Gran Mago di corte era tenuto a sapere certe cose meglio dello stesso erede. Anthel annuì e si inginocchiò di fronte alla lastra di pietra, pulendone la superficie dal muschio rimasto.

Quando il Male imperverserà, un Eroe farà la sua comparsa... Dagli occhi di smeraldo, fiero come un leone, compirà il suo viaggio che lo condurrà in capo al mondo...

“Mi dispiace, il resto è illeggibile... -fece lo stregone alzandosi, per poi rivolgersi a Elorin- Qui non dice nulla riguardo a me...”

“Ovvio! Quel vecchio sasso potrebbe parlare di chiunque! La leggenda dice solo che si tratta di un Eroe dagli occhi verde smeraldo! Credi davvero che parli di questo incapace? Eh, Elorin?”

Il biondino scosse il capo, molto più leggero senza quella ferraglia che credeva fosse la sua corona, e iniziò ad agitare l'indice della mano destra. Il suo solito atteggiamento spavaldo e confidente.

“Ti sbagli, Teranis! -fece mettendo particolare enfasi nel nome della ragazza, cosa che aveva fatto anche lei precedentemente, come a volerla punzecchiare ancora- Anthel È il vero Eroe delle leggende e su questo non ci sono dubbi, è stato il volere della Divina Provvidenza!”

“Eh?” fecero i due ragazzi, increduli alle scemenze dell'erede di Mistral, all'unisono.

“Pensateci! La Principessa viene rapita e chi, se non un giovane dagli occhi verdi, lo scopre?”

“Io direi che è stata una coincidenza...” borbottò lo stregone.

“Lasciami finire! Insomma, questa è la vera dimostrazione che il Male ha iniziato a diffondersi! E in tutto questo aggiungiamoci il fatto che Anthel si sia fatto avanti per salvare la Principessa. Non credo possa essere più chiaro di così!”

L'apprendista scosse il capo: “Prima di tutto, io non mi sono fatto avanti, è stato Sua Altezza a costringermi a fare tutto questo!”

“Sempre volontà divina!”

“In che senso? -borbottò Teranis, sarcasticamente- Stai insinuando che la tua decisione sia stata dettata dal volere di Dio? Ma non farmi ridere!”

L'aria si riempì di tensione quasi elettrica tra i due ragazzi, Anthel l'avvertiva chiaramente. Gli occhi del Principe di Mistral e della Principessa dei Ladri erano puntati l'uno sull'altra, carichi di irritazione e fastidio. Entrambi non sopportavano più le continue frecciatine che si rivolgevano, entrambi volevano essere dalla parte del giusto e ovviamente questo non poteva succedere.

“E-Ehm?” esordì il povero terzo in comodo.

“Che vuoi?!” chiesero all'unisono.

“N-Niente... C-Che ne dite se s-smettiamo di parlare d-di questa f-faccenda e torniamo a c-casa?” Venne nuovamente fulminato dai due e volle farsi piccolo piccolo, ma dentro la sua testa sapeva di dover tacere. Lo aveva capito da subito, Elorin e Teranis avevano due caratteri alquanto simili, troppo simili da dover necessariamente cozzare alla minima provocazione.

La ragazza sbuffò e si diresse verso il tunnel d'uscita, ma venne prima fermata dalla voce del biondino.

“Che diamine sei venuta a fare qui, comunque? Non ti fidavi di noi?”

Tera si irrigidì, ricordandosi del motivo effettivo che l'aveva spinta a cercare quelle due fonti di guai, ma fece finta di niente. Magari il Saggio se n'è dimenticato... Certo, come no?

“Ah, guarda! Quello direi che è l'ultimo delle mie motivazioni! -fece ridendo- Mi ha mandata il nostro Saggio... Dopo quel 'lavoretto' che il tuo Eroe mi ha combinato ai capelli, voleva proprio vedere che tipo di idiota non sa preparare una pozione di potenziamento!”

Quella mezza verità sembrava aver trafitto l'autostima dell'Eroe come una lancia (l'effetto che voleva proprio ottenere) e sembrava nascondere perfettamente il disagio provocato da quella domanda.

“In ogni caso, non penso vi riporterò al campo, siete davvero troppo patetici per incontrare uno stregone potente come il nostro Saggio!”

“Si dia il caso che a Palazzo viva uno degli Eroi di Mistral! La magia del tuo 'Saggio' non può minimamente essere paragonato a quella del Gran Mago! E... Aspetta, io ho un'altra questione in sospeso con te! RIDAMMI LA MIA CORONA, MALEDETTA LADRUNCOLA!”

“Ahah, te ne sei accorto finalmente! Non credevo ci mettessi così tanto!” replicò con tono canzonatorio, mentre Anthel cercava di rimettere a posto la propria mascella spalancata per lo stupore. Una sorpresa dopo l'altra.

“Restituiscimela!”

“Non credo proprio!”

“Questo è un ordine!”

“Di una persona che non reputo a me superiore? Non ci penso proprio!”

“ADESSO BASTA!”

I due si voltarono verso il povero Anthel, le cui guance avevano acquisito uno strano rossore, e notarono il divertente occhio ballerino dell'Eroe. Aveva raggiunto il limite, la sua pazienza era stata messa alla prova per ben due giorni e non solo da un unico individuo, ma anche da un secondo dal carattere ancora più fastidioso.

“Non ne posso più di voi due! Anche se non da soli, abbiamo adempiuto alla nostra parte dell'accordo, quindi tu devi fare lo stesso! Poi non ci vedremo più e il Principe tornerà a sedere sul suo trono, smettendo di comandarmi a bacchetta! Chiaro?!” urlò tutto d'un fiato, per poi boccheggiare per recuperare ossigeno.

Nessuno dei due ebbe il tempo di rispondere, un po' per l'inaspettata reazione, un po' perché una famigliare voce maschile interruppe bruscamente l'accesso d'ira dello stregone. Il vocione rideva di gusto, divertito e da una parte sollevato nel sentire i due ragazzi sani e salvi, mentre questi si guardavano attorno in cerca del nuovo partecipante alla loro chiacchierata.

L'uomo, che solo dopo un paio di secondi venne identificato come il Gran Mago dal suo stesso allievo, non disse nulla di rilevante, se non qualche parola antica che nessuno dei presenti riuscì a capire. Dovevano essere le parole di qualche incantesimo, ma vennero pronunciate con tale velocità da risultare incomprensibili.

Intorno ad Anthel e Elorin iniziò a formarsi una leggera condensa che acquisì sempre più consistenza fino a nascondere le loro figure alla giovane ladra, rimasta a bocca aperta e poi sola all'interno di una tana di orco.

 

*****

 

La nuvoletta azzurra iniziò a diradarsi abbastanza velocemente e si udì un tonfo metallico al centro della grande stanza. Elorin si ritrovò col sedere per terra, poggiando le mani su un folto tappeto rosso, un tappeto di sua conoscenza che scatenò in lui una forte agitazione. Subito si rizzò in piedi, scavalcando il corpo del povero apprendista, utilizzato dallo stesso Principe come materasso.

Il biondino si guardò velocemente attorno, la testa che guizzava da una parte all'altra prima verso la sua destra, poi verso la sua sinistra, incredulo e felice di ritrovarsi di nuovo nella Sala del Trono. Nuovamente utilizzò il corpo di Anthel per darsi una spinta e si fiondò verso il trono di sua sorella, che in quel momento apparteneva al secondogenito del Re, unico membro della Famiglia Reale in grado di comandare sul Regno.

Iniziò a passare le mani sull'imbottitura di velluto rosso della seduta, così come su quella dei braccioli, per poi iniziare a lasciare numerosi bacini sulle intarsiature di legno dello schienale.

“Finalmente a casa!”

Lo stregone si sgranchì gli arti doloranti e raggiunse l'amico, guardandolo di sottecchi con la speranza che il suo trono gli avesse fatto dimenticare i suoi vari accessi d'ira. La sua remissività era venuta meno e questo aveva sicuramente infastidito Elorin, che nulla voleva andasse contro il suo volere.

“Menomale, non trova?” fece a bassa voce, nascondendo l'imbarazzo causato dalle sue azioni.

“Già! Non ne potevo più, soprattutto di quella ladruncola da quattro soldi!”

“E-Ehm, che vuole fare riguardo alla sua corona? Se non mi sbaglio, era di suo padre...”

Il Principe sbuffò imprecando tra sé e sé, cercando l'araldo o qualche servo da comandare a bacchetta: aveva risposto allo stregone che non avrebbe permesso a Teranis di averla vinta e che avrebbe smosso un bel po' di persone per farle pagare caro il suo gesto. Anthel la reputò immediatamente una brutta idea, ma preferì tenere questo pensiero per sé.

Stranamente però, la stanza era completamente vuota.

“Lasciando da parte Teranis, come siamo tornati qui?” chiese il giovane dai capelli blu.

“Se non lo sai tu, come dovrei saperlo io?! Sbaglio o quello che ci ha riportati qui era un incantesimo?”

“Sua Altezza ha ragione, figliolo! Non hai studiato molto, da quando sono partito!”

Alla base della scalinata che conduceva al Laboratorio, sedeva sull'ultimo gradino il Gran Mago Bepharis, con la sua solita espressione amorevole stampata sul volto. Guardava Anthel come un figlio, non riuscendo a sgridarlo come avrebbe dovuto per la sua mancanza di responsabilità. Magari, in quel momento, il desiderio di rimproverarlo era stato sostituito dal sollievo di avere i due giovani di nuovo a Palazzo sani e salvi.

“Vedo che ne siete usciti quasi illesi!”

“ILLESI?! Pretendo delle spiegazioni per quello che mi ha fatto! Come si è permesso di lanciarmi quel sortilegio?!”

Il vecchio si spostò verso il centro della stanza, posando una mano sulla spalla dell'Eroe: “Oh, suvvia! Sortilegio sembra una parola così brutta... L'importante è che vi siate divertiti!”

“DIVERTITI, UN CORNO! NON IMMAGINA MINIMAMENTE COSA ABBIAMO PASSATO!”

“M-Ma Sua A-Altezza sembrava così o-orgoglioso quando mi presentava a tutti c-come Eroe...”

Elorin grugnì infastidito, accomodandosi sul trono e togliendosi svogliatamente le scarpe, per poi riprendere a parlare: “Devo sembrare sicuro di me di fronte ai miei sudditi... Piuttosto, più tardi dovremo fare un discorsetto riguardo a prima... Sai, quando mi hai detto che se tu fossi affondato, sarei venuto giù con te!”

Anthel deglutì e cercò di allargare la sciarpa che gli stringeva il collo, assieme al resto della corazza stretta più del dovuto.

“Parole sante, Principe! Comunque, avrei anch'io delle questioni da discutere con lei! E credo siano più urgenti di quelle che ha con Anthel.” fece il Gran Mago, rivolgendo al suo allievo un'occhiata che sembrava dirgli di non preoccuparsi più, almeno per un po', nemmeno delle missioni lasciate in sospeso mentre loro erano a combattere l'orco.

“In che senso?” chiese questi.

“Ho fatto riportare sia ostaggi che refurtiva ai legittimi proprietari da un paio di inservienti, la questione di cui dobbiamo discutere ha la priorità in questo istante!”

“Come sapeva che avevamo lasciato in sospeso delle missioni?”

“Non ora, ma sappi che vi ho osservato per tutto il tempo...”

“La smetta di cincischiare, ci parli di queste faccende! Basta che io non debba muovermi da qui, il mio deretano non si alzerà da questo trono.”

Il vecchietto ridacchiò, una mano che scorreva abbastanza ritmicamente sulla lunga barba bianca, mentre i suoi occhi guizzavano verso il suo allievo, ancora più spaventato di prima.

“Mi dispiace dover infrangere le speranza di Sua Altezza, ma credo proprio che debba lasciare nuovamente il suo trono!”

“Di che diamine sta parlando?!”

“Vede, ci è appena giunta notizia che un plotone di goblin, provenienti dalle terre del fuoco di Feirden, si stia dirigendo qui e...”

“E allora? Qualcuno chiami uno dei Generali e gli faccia organizzare l'esercito, non è una cosa che mi riguarda!”

“Vorrei fosse così facile...”

“In che senso?” chiese Anthel.

“Che con l'assenza del Re, in quanto prima battaglia dopo la sua prematura scomparsa, i soldati hanno bisogno di sapere che il nuovo governante sarà in grado di dar loro le direttive giuste e tener alto il loro morale... Non crede anche lei, Sua Altezza?”

Elorin scosse la testa, non capiva completamente il discorso. Perché diavolo si sarebbe dovuto far coinvolgere in quella storia militare? Per lui non aveva senso. Chiuse gli occhi e si accoccolò sul trono, dando l'impressione di essersi messo a riflettere sul da farsi. Gli venne allora in mente Sefia, che una volta (non ricordava quando), gli aveva detto che si sarebbe dovuto preparare a difendere il Regno, esattamente come faceva suo padre durante gli anni d'oro della sua giovinezza.

Nel Regno di Mistral erano infatti gli uomini a dirigere le enormi schiere di soldati, oltre ovviamente a mandare avanti la baracca. Eppure, con la nascita di una primogenita femmina, il potere era passato direttamente alla dolce Sefia, mentre il solo potere militare era finito nelle mani di Elorin. Non che la cosa lo entusiasmasse, sia chiaro, visto che spesso si ripeteva che ci avrebbe pensato compiuti almeno diciotto anni.

“Sua A-Altezza?”

Anthel piegò la testa di lato, il Principe non sembrava dare segni di decisione, né tanto meno di interesse, e lo stregone cercò quindi di attirare la sua attenzione, forse inutilmente.

“Che vuoi ancora?”

“Penso debba decidere in fretta... Vero, Maestro?”

“Anthel ha ragione, Principe! Se fossi in lei, mi sbrigherei ad andare in cortile per tenere almeno un discorso di incoraggiamento... Anche se ho già istruito gli stallieri affinché la equipaggino per la battaglia...”

Elorin sembrò cadere dalle nuvole, non si era aspettato un tale colpo di scena.

“Cosa?”

“Ha capito benissimo... Ma se il vostro senso del dovere non dovesse bastarvi, ribadisco che le sue azioni la faranno passare alla storia! Verrete lodato per millenni!”

“Ah! Non ci casco questa volta! Non m...”

Il Principe non ebbe il tempo di concludere la frase, o per meglio dire le sue obiezioni, che il Gran Mago lo fermò con uno strano sorrisetto, accompagnato da uno schiocco di dita che fece svanire la figura del giovane erede al trono. Anthel non poté non trattenere un gridolino di sorpresa, il suo mentore aveva davvero spedito Elorin a guidare l'esercito in una vera battaglia per il Regno e questo gli sembrava totalmente fuori da ogni schema mentale a lui conosciuto.

“Dovresti imparare questo incantesimo, è più utile di quanto immagini! Ma torniamo a noi, so che avete trovato qualcosa di veramente particolare, non è così?”

Lo stregone dapprima non capì di cosa stesse parlando il Maestro, la scomparsa di Elorin lo aveva sorpreso non poco, ma subito gli sovvenne la stele che avevano trovato, recante quelle vaghe incisioni. Si decise perciò di raccontare tutto a qualcuno che sicuramente doveva saperne più di lui, che, sempre secondo la sua opinione, avrebbe potuto dissipare obiettivamente i suoi dubbi senza finire nel delirio come un certo principe.

Bepharis annuiva e ogni tanto ridacchiava sotto ai baffi ad ogni parola dell'apprendista, che più che raccontare i fatti di quella brutta esperienza, sembrava stesse confessando i suoi peccati.

“... ed è così che il Principe ha iniziato a farneticare sulla Divina Provvidenza e sul fatto che io sia davvero l'Eroe... Non crede anche lei che sia impossibile?”

Il vecchio scosse ancora la testa, appoggiando le parole del giovane che aveva cresciuto come un figlio, per poi alzarsi dal gradino su cui i due si erano messi a parlare. Si diresse verso la sua destra, verso la parete con il dipinto della Famiglia Reale, e si mise ad analizzare alcune statue di pietra a forma di leone. Ognuna di esse, sotto le possenti zampe, custodiva una stele simile a quella trovata dal biondino, recante lo stesso identico scritto.

“Hai mai fatto caso a queste?”

“Sì, infatti mi sembrava famigliare...”

“Ebbene, avrei un favore da chiederti... Non avrei voluto succedesse così presto, ma vorrei andassi in giro per il continente in cerca delle altre steli.”

“COSA?”

“Come hai potuto notare, la leggenda risulta essere incompleta e sia per i miei studi, sia per il resto del Regno, è necessario trovare gli altri pezzi...”

“Ma perché io?!” chiese Anthel, che aveva ormai iniziato a sudare freddo.

“Perché avevo già programmato di farti partire per un'avventura simile. Vedi, figliolo, il mondo è così vasto e ci sono così tante cose da scoprire. Già solo la nostra Mistral presenta i paesaggi più variegati, dalle montagne del fuoco di Feirden ai laghi di Albia... Hai tantissimo da imparare e questa potrebbe essere un'ottima opportunità per te di vedere ciò che c'è fuori da questo castello...”

L'apprendista storse il naso a quell'affermazione, l'avventura appena vissuta lo aveva piuttosto spaventato e l'idea di ritrovarsi in qualche altra situazione spiacevole non lo attirava più di tanto. Eppure il mondo esterno lo affascinava, era attratto da quello che aveva letto nei libri e l'occasione di vivere sulla propria pelle tutto ciò si stava presentando sotto al suo naso.

Un sorriso fatto di rughe si allargò sul volto dell'anziano stregone, mentre il suo apprendista cercava di decidere sul da farsi.

“Ma dovrei partire da solo?” chiese dopo un paio di minuti di meditazione.

“No, non preoccuparti di questo! Il Principe verrà con te!”

“COSA?! Ma così il Regno rimarrebbe senza un sovrano... Non dico che Elorin sia il migliore Re che abbiamo mai avuto, ma cosa farà il popolo se scoprisse che i due eredi non sono presenti?”

“Non pensare a queste sciocchezze... Mettiamola così: questo viaggio, nelle tue semplici vesti da studioso della magia e non in quelle di Eroe, potrebbe farti scoprire cose di te che nemmeno immagini.”

 

*****

 

Il possente cavallo bianco di Elorin trottava con fierezza di fronte alla legione di soldati intenti a seguire il loro sovrano, che nella sua testa non aveva smesso di imprecare contro tutta la classe degli stregoni. Ora era completamente imbracato, stretto e inscatolato in una pesante armatura, mille volte più bella di quella di Anthel: dopotutto, era l'armatura dei condottieri di Mistral.

Il plotone, che contava più di sessanta uomini tra cavalieri e fanti, fissava il quindicenne a cavallo con solenne silenzio. Non un borbottio si riusciva ad udire, pareva che anche i cavalli fossero concentrati per far proprie le parole di incoraggiamento che il nuovo sovrano avrebbe pronunciato di lì a poco.

“Sua Altezza dovrebbe dire qualcosa...” mormorò il forzuto uomo a cavallo che affiancava Elorin.

Il secondogenito lo fulminò con lo sguardo e pensò immediatamente di prenderlo a calci, cosicché si muovesse verso il campo di battaglia e lo lasciasse in pace. Purtroppo non avrebbe potuto farlo, considerando la stazza del Generale, di cui in quel momento ne aveva dimenticato il nome: non sarebbe riuscito a smuovere di un centimetro quell'uomo dalle proporzioni di un armadio, per di più incartato in quella pesante armatura di ferro e piombo.

“Che dovrei dire?” fece sperando in un suggerimento che lo avrebbe tirato fuori da lì.

“Qualsiasi cosa! Deve far capire loro che il Regno è in buone mani e che nessuno potrà mai sconfiggerci!”

“Se la metti in questo modo...”

Elorin fece mente locale, cercò di ricordare quello che suo padre era solito dire ai soldati e sperò di risultare il più convincente possibile. Mentre le parole uscivano dalla sua fiera bocca di Principe, nella sua testa scorrevano come un film le immagini del fiero Re che istruiva i suoi uomini; il principino spesso sedeva dietro al padre a cavallo e osservava con orgoglio tutte quelle persone che pendevano dalle labbra del Re e sognava che un giorno loro avrebbero fatto lo stesso con lui. Quel suo desiderio si stava realizzando, non come aveva programmato, ma stava accadendo per davvero.

Appena finì di pronunciare il discorso riciclato da quelli del vecchio Re, un boato si alzò dalla legione, numerose lance e spade vennero alzate al cielo, così come la terra venne scossa dagli zoccoli dei cavalli carichi di adrenalina per lo scontro.

“Sembrava proprio vostro padre, è stato magnifico!”

Elorin sfoggiò un sorrisetto compiaciuto, amava che la gente lo lodasse o si complimentasse per le sue abilità, e ovviamente non fece nulla per nasconderlo.

“Ebbene, adesso posso tornare dentro!” fece conducendo il suo animale verso l'entrata del Castello.

“Altezza, non scherzi! I miei uomini non vedono l'ora di combattere al vostro fianco!”

L'erede impallidì vistosamente, poi scosse la testa, pretendendo delle spiegazioni più dettagliate. Non sia mai che potesse cadere sul campo di battaglia.

“Non si preoccupi, potrà stare nelle retrovie al sicuro, so bene che non è ancora pronto per un così gravoso compito.”

“E allora?! Fammi tornare quando sarò pronto!”

“Avanti, Sua Altezza! La pratica rende perfetti! Se non sbaglio, suo padre diceva la stessa cosa!”

Il Principe venne così trascinato dal Generale 'Armadio' (come lo aveva soprannominato in quel momento) verso l'uscita dalle mura del Castello di Mistral, al cui interno un giovane stregone veniva costretto all'avventura.

 

Il Principe rimase in silenzio accanto all'omone corazzato, attraversando nuovamente il bosco per dirigersi verso il campo di battaglia, non troppo lontano dal borgo. Si guardava attorno circospetto, temeva ancora un'aggressione da parte di Teranis (come fosse quello il problema più grande, rispetto ad una battaglia per il Regno), dopotutto l'aveva lasciata da sola in una caverna, probabilmente a covare un certo rancore per lo stesso erede.

Ma che rancore e rancore! Sono io quello che dovrebbe sentirsi offeso, fece nella sua testa, mentre il Generale Armadio gli raccontava delle sue avventure giovanili (non solo in campo militare) per passare il tempo. Infatti, mancava ancora un pochino al campo di battaglia e due chiacchiere leggere leggere avrebbero aiutato il Principe a non farsi prendere dall'ansia.

“Allora, come si sente? Io ero emozionatissimo per la mia prima battaglia, specialmente sotto la guida del Re!”

Chissà se riuscirò a recuperare la mia corona, devo farle vedere contro chi si è messa contro... La pagherà cara.

Fu allora che, come invocata dallo stesso Principe, una figura calò dalle fronde con grazia, fermando l'incedere dei due cavalieri e di tutti gli uomini al loro seguito. Come si suol dire, lupus in fabula.

Il biondino trattenne come meglio poté le briglie del suo nobile destriero e lo condusse verso la ragazza, i cui occhi ambrati brillavano di una scintilla minacciosa, come quelle che potrebbero far detonare un barile di polvere da sparo. Quegli occhi fecero fermare Elorin prima che facesse qualche passo falso.

“E così ti ho trovato, maledetto Principe dei miei stivali!” urlò Teranis, con le mani saldamente poggiate sulle else delle sue scimitarre.

Il Generale scattò immediatamente tra i due per proteggere l'erede di Mistral e minacciò la giovane sguainando la sua spada. Eppure, la Principessa dei Ladri non sembrò minimamente intimorita dall'uomo armadio: era come se non ci fosse, così come il resto del plotone dietro Elorin.

“Come hai osato dartela a gambe e abbandonarmi là?!”

“Cosa? Io non ho fatto niente!” fece spuntando da dietro la spalla del suo accompagnatore.

“L'ho visto! Ma non credevo fossi così subdolo da abbandonare una ragazza in un buco puzzolente! E dove diavolo è quell'incapace?!”

Il Generale Armadio grugnì sorpreso e chiese immediatamente spiegazioni all'erede che lo liquidò con un cenno della testa che, oltre a farlo stare zitto, gli fece liberare la visuale sulla ragazza.

“Non è stata colpa mia! E poi io stavo ancora reclamando ciò che tu mi hai rubato!”

“Scordatelo!”

“E allora perché sei qui?!”

Teranis lanciò un'occhiataccia al resto della legione e con un balzo montò sul cavallo del biondino. L'animale nitrì sorpreso e scattò sulle zampe posteriori, come a voler disarcionare la nuova cavallerizza che però ebbe la meglio sul pesante equino. S'era messa dietro a Elorin e aveva passato le braccia sotto alle ascelle di lui prendendo le briglie e immobilizzandolo affinché non si dimenasse: Tera comunque non sapeva che il giovane non riusciva a muoversi, tanto l'armatura era pesante, perché per tutta la discussione lei non aveva minimamente guardato il giovane.

“CHE DIAVOLO STAI FACENDO?!”

“Stai zitto!”

Teranis strattonò le briglie dell'animale che nitrì ancora, per poi iniziare a correre all'impazzata verso il cuore della foresta. Elorin non smise un secondo di urlare ed inveire, faceva davvero fatica ad attirare l'attenzione della bella ladra, troppo intenta nel suo strano tentativo di rapimento.

Sorprendentemente, quando la Principessa dei Ladri si accorse di aver guadagnato parecchio terreno dalla scorta del Principe, fece inchiodare il cavallo, per poi guardarsi attorno e allontanando il giovane dal proprio corpo. Rimase ancora a fissare il vuoto, sovrappensiero, senza sentire il ragazzo che aveva davanti.

“Ehi, ascoltami una buona volta!”

“Stai zitto!”

“Non dirmi di stare zitto! Ehi!”

“Sto pensando!” lo ammonì Teranis, abbastanza confusa dal suo inaspettato gesto. Decise di attribuire le sue azioni alla rabbia, voleva fare i conti con il ragazzo, ma non si sarebbe aspettata che la sua testa calda la portasse al rapimento. Vorranno impiccarmi per questo, ma non mi prenderanno!, pensò poi, sentendo in lontananza un rumore sospetto. Scosse la testa, aveva udito il secondo di Elorin ordinare al resto degli uomini di aspettare, poiché sarebbe andato da solo a recuperare il giovane dalle grinfie della ladra e perciò attribuì quel suono all'uomo al loro inseguimento. La ragazza sospirò, poi ordinò, glaciale: ”Scendi.”

Elorin si oppose con la solita foga, con il suo solito tono petulante, ovviamente senza successo. L'avrebbe disarcionata lui stesso, magari scuotendola per le spalle e buttandola giù, ma la posizione in cui si trovava non gli era affatto d'aiuto. Decise perciò di chiedere spiegazioni, ormai erano soli, quindi che problema aveva nello sputare il rospo? Tanto, il Tribunale Reale avrebbe dato ragione al Principe, qualsiasi cosa sarebbe successa.

“Scendi.” ripeté, questa volta spingendo il ragazzo che cadde a terra con un tonfo.

“Ehi!”

“Non sopporto il modo in cui mi hai trattata... Pretendo delle scuse!”

“Per cosa?! Per aver reclamato ciò che mi spetta di diritto?!”

La ladra strinse forte i pugni e i denti, sibilando nella stretta fessura delle labbra qualche altro insulto. Attese che il giovane dicesse qualcosa, la sua pazienza stava raggiungendo il limite e doveva sbrigarsi, altrimenti lo avrebbe attaccato, cosa che avrebbe voluto fare fin dal principio. O lui o Anthel, chi dei due avesse picchiato per primo non faceva differenza. Forse sarebbe stato più soddisfacente Elorin, pensò poi, quando un altro rumore la distrasse dai suoi pensieri.

“Dove stavi andando?”

“Eh? Sono io che faccio le domande!”

“Rispondimi! Anzi, fammi indovinare: stai andando a farti prendere a calci da quei goblin, non è vero?”

“E tu che ne sai?”

Teranis balzò giù dall'animale e, una volta a terra, si strinse le braccia al petto con fare altezzoso: “Il nostro Saggio sa molte cose! Ma ciò che più mi interessa, in questo momento, è prenderti a calci per prima!”

L'erede di Mistral grugnì alla provocazione della ragazza e per poco non le saltò al collo, ma il leggero movimento delle sue dita sulle scimitarre lo fecero rabbrividire. Le puntò il dito contro e le urlò che non le avrebbe permesso di prendersi ancora gioco di lui, le aveva promesso che gliela avrebbe fatta pagare e che si sarebbe ripreso la propria corona, passando o meno sul cadavere della stessa ladra. Lei rise a quelle promesse ed estrasse la spada destra, che puntò sul giovane quando nella foresta si udì il suono di un corno da battaglia.

“Dannazione! Credo dovremmo rimandare la nostra discussione!” fece in un lamento, sapendo esattamente cosa sarebbe successo da un momento all'altro. Semplicemente avrebbe preferito non ritrovarsi in quel luogo in quel momento.

“Perché?”

“Perché siamo in prossimità del campo di battaglia verso cui ti stavi dirigendo! Spero tu sia pronto a combattere!” disse con un sorriso carico, che si trasformò subito in perplessità notando lo sguardo lontano del biondino.

“Ma sei disarmato... CHE RAZZA DI IDIOTA VA IN GUERRA DISARMATO?!”

“NON AVEVO LA MINIMA INTENZIONE DI COMBATTERE!”

“Non ci voglio credere...” La ragazza estrasse anche la seconda lama e la lanciò al Principe, ancora più imbranato del guerriero, se così poteva chiamare Anthel, con cui aveva precedentemente combattuto. Elorin tentò di esprimere le sue solite obiezioni, ma venne ammutolito dallo sguardo della ragazza, pronta ad affrontare qualunque nemico si sarebbe presentato.

“Farai meglio a sopravvivere, perché l'onore di pestarti lo voglio io!”


Angolo Autrice ^^
Salve a tutti e buona estate! Come va? Spero bene ed ecco a voi il sesto capitolo di questa mia idiozia ^^ Il capitolo potrebbe sembrare un po' lento, ma credo abbiate capito che si tratta di un capitolo di passaggio alla vera avventura dei nostri Eroi (sto dicendo davvero troppe cretinate). In ogni caso spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti coloro che hanno letto e seguito questa roba (?) Come al solito mi scuso per eventuali errori che correggerò appena ne avrò il tempo!
Alla prossima e un bacione, mentre qui sotto vi lascio le mi altre storie, la prima nel fandom dei Vocaloid e le altre due OS nel fandom di Dark Souls!
Ciaooo e ricordatevi di lasciare una recensione, mi fareste veramente felice :P

 

  • The Servant's Story

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2652590&i=1

  • Keep Going... For What is Really Important
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  • Seeking Knowledge 'till the Point of Madness
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