Crossover
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Autore: Odinforce    21/08/2015    6 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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19. La prova del padre

 

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Il Giardino dell’Eterna Illusione, come lo aveva chiamato Dylan Dog nel suo tragico racconto, era ormai alle spalle dei Valorosi. Avevano seguito le indicazioni dell’eroe ubriaco e si erano diretti ad est, lungo una via che li avrebbe condotti al porto. Erano tornati così in un normale ambiente urbano, anche se in giro non si vedeva nessuno: non c’era traccia dei Senzavolto, che di solito affollavano le strade come la gente comune. Al loro posto, una fitta nebbia aveva invaso l’intero isolato, rendendo difficile l’orientamento.

« Lumos » mormorò Harry Potter, e la punta della sua bacchetta si accese per illuminare l’ambiente. Non era un gran miglioramento, ma almeno potevano distinguersi e tenersi d’occhio a vicenda, per evitare che qualcuno prendesse la direzione sbagliata.

Jake Sully, in testa al gruppo come al solito, si voltò all’improvviso, come se qualcosa lo avesse distratto.

« Tutto bene, Jake? » chiese Sora.

« Sì » rispose lui, anche se non era convinto. « Mi è solo parso di sentire un rumore in lontananza... sembrava uno sparo. »

Gli altri compagni si voltarono nella stessa direzione, cioè quella da dove erano venuti. Un brutto presentimento li assalì uno dopo l’altro, ma non avevano modo per scoprire la verità. La nebbia si era diventata ormai così fitta da celare completamente la via alle loro spalle. Dovevano proseguire, finché riuscivano a vedere qualcosa.

« Maledizione » borbottò Jake poco più avanti. « Non riesco ad orientarmi in queste condizioni... qualcuno ha una bussola? »

« Aspettate » intervenne Harry, facendo a cenno a tutti di radunarsi intorno a lui. Poi prese la bacchetta, la pose sul palmo della mano e disse: « Guidami. »

La bacchetta iniziò a ruotare, come l’ago di una bussola, puntando verso nord. Guardando bene, gli otto compagni capirono di essersi diretti troppo a sud, perciò presero la prima strada a sinistra che trovarono.

Del porto, tuttavia, non vi era ancora traccia.

« Uff... ormai non si vede a un palmo dal naso » commentò Sora poco più avanti. « Harry, non potresti far sparire questa nebbia con la tua magia? Eh? Harry? »

Il ragazzo si voltò, cercando di capire il motivo di tanto silenzio... ma Harry non era al suo fianco. E nemmeno gli altri.

« Harry? » ripeté Sora, allarmato. « Jake? Edward? Ragazzi...? »

Nessuna risposta. Solo nebbia e silenzio, in ogni direzione.

« Ragazzi, dove siete? Eeeeehi! »

« Sora! »

Il cuore del ragazzo ebbe un tuffo. Quella voce non apparteneva a nessuno dei suoi alleati, ma la sua memoria funzionava ancora benissimo... la riconobbe all’istante; e ne rimase incredulo.

« Kairi? »

« Sora! Da questa parte... vieni! »

Sora era come paralizzato, vittima di un incantesimo chiamato stupore. Non riusciva a crederci: Kairi... probabilmente la persona più importante della sua vita, che aveva salvato e protetto in varie occasioni. Lo stava chiamando nella nebbia, in quel mondo da cui sperava di fuggire al più presto.

« Sora! »

Non sapeva cosa fare. Kairi era davvero laggiù? Probabilmente era una trappola del nemico, ma in quel momento Sora non vedeva alternative: gli altri Valorosi sembravano svaniti nel nulla, e lui aveva solo una direzione da prendere... quella da cui sentiva provenire la voce.

Sora iniziò a correre, sperando con tutto il cuore che quella voce appartenesse a lei, a Kairi. Tuttavia aveva imparato da un pezzo a non abbassare la guardia, perciò procedette con il Keyblade in mano... pronto a colpire al minimo accenno di pericolo.

Una sagoma apparve in lontananza. Sora rallentò, ma il suo cuore batteva sempre più forte per l’emozione; man mano che si avvicinava, gli parve di mettere a fuoco nuovi dettagli sulla figura che aveva di fronte: capelli rossi, un vestito rosa, e un dolce sorriso sulle labbra...

« Kairi! »

Poi un suono attirò la sua attenzione, costringendolo a fermarsi. Un lungo respiro, gelido e metallico... inquietante, in un luogo cupo come quello. Sora si guardò intorno, nuovamente allarmato, ma non vide nessuno; quanto tornò a guardare Kairi, trattenne il fiato: lei non c’era più. Al suo posto, si stagliava una figura molto più grande: era un uomo, vestito di nero dalla testa ai piedi, dotato di un casco metallico che gli copriva il volto; era lui a respirare in quel modo così agghiacciante.

Sora scattò subito in guardia. 

« Lo sapevo, era una trappola » borbottò, sentendosi più stupido del solito. « Chi diavolo sei? »

L’uomo in nero non rispose, limitandosi a respirare ancora.

« Ehi, stai bene? Cos’è, hai problemi di asma, per caso? »

« Tu devi essere il custode della chiave » disse l’uomo con voce profonda.

« Hah... risposta esatta » ribatté Sora. « Io però non ho idea di chi dovresti essere tu. »

L’uomo avanzò, avvicinandosi senza mostrare alcuna arma.

« Qualcuno che è caduto nell’oscurità » disse nel frattempo. « Questo dovrebbe rendermi tuo nemico... non sei tu forse un difensore della luce? »

« Be’, sì... ma solo se usi l’oscurità nel modo sbagliato. Ma tu come fai a conoscermi? »

« La tua storia, divenuta una breve leggenda, ha raggiunto il mio mondo » spiegò l’uomo, ormai vicino. « Voci flebili che narravano di guerrieri a difesa della luce... e di guerrieri oscuri che lottavano per gettare l’ombra su ogni cosa. E la tua chiave, l’arma che distingueva quei guerrieri e donava loro il potere. Tutto ciò mi ricorda i Jedi e i Sith, anch’essi divisi tra luce e tenebre... alle quali io stesso appartengo. »

Sora restò in silenzio, preoccupato solo a tenere salda la presa sul Keyblade. Non riusciva a capire le intenzioni di quel tipo. Sentiva il male in lui, eppure qualcosa non lo convinceva; se fosse stato un nemico come gli altri, avrebbe già attaccato.

Rifletti, Sora disse a se stesso. Ricorda le parole di Draven... se vuoi andare avanti, devi porre le domande giuste.

« Perché sei qui? » domandò. « Che cosa vuoi da me? »

« Uhm... sei un giovanotto sveglio. Questo mi compiace. Mi aspetto molto da te... e intendo scoprirlo! »

L’uomo estrasse qualcosa dal mantello; Sora udì un clic, poi una lama di luce rossa apparve tra le mani dello sconosciuto. Il ragazzo ebbe un nuovo attacco di stupore: non c’erano dubbi, quella era una spada laser... la stessa arma di Luke.

Sora sollevò il Keyblade, pronto a combattere.

« Ora capisco! Tu sei l’avversario di Luke! »

« Ti sbagli » ribatté l’uomo in nero. « Luke non è mio nemico... lui è mio figlio. »

Il ragazzo rimase impietrito, senza parole.

« Tuo... figlio? »

« Sono Darth Vader, Signore Oscuro dei Sith. E oggi scoprirò... chi sei tu! »

Un colpo d’aria investì Sora in pieno, costringendolo a ripararsi il viso con le braccia. Questo non gli provocò alcun danno, tuttavia; scoprì subito dopo che quello spostamento d’aria, provocato dallo stesso Vader, serviva a spazzare via la nebbia nei dintorni, per dare a entrambi modo di combattere su un ampio terreno. Il ragazzo fu di nuovo in grado di vedere l’ambiente che lo circondava: si trovavano su un’altra strada deserta, una via commerciale non molto diversa da quella in cui si era risvegliato.

Non ebbe il tempo di chiedersi dove fossero finiti i suoi amici, perché il nemico si scagliò subito contro di lui, la spada laser in pugno. Sora sollevò il Keyblade appena il tempo, parando il colpo; Vader aveva una grande forza fisica, ma resisteva. Il Sith, d’altro canto, fu sorpreso nel constatare che la sua spada non aveva tagliato a metà l’arma del ragazzo; continuò a spingere, finché Sora non fu in ginocchio davanti a lui.

« Aaargh! »

Ci fu un lampo di luce, che costrinse Vader a ritrarsi. Sora si rimise in piedi, un po’ ansante ma ancora in forze, lo sguardo duro; lo tirava fuori solo quando affrontava un avversario pericoloso, o qualcuno con cui non c’era da scherzare. E Vader apparteneva ad entrambe le categorie.

« Notevole, giovanotto » dichiarò il Sith. « Davvero notevole. »

« Grazie... ma non hai ancora visto niente! »

Stavolta fu Sora ad attaccare. Il ragazzo si lanciò su Vader senza ulteriori indugi, sferrando un fendente su di lui; l’uomo parò il colpo con facilità. Sora colpì ancora e ancora, ma gli attacchi andarono a vuoto. Vader era agile, oltre che forte, e contrattaccava con una rapidità fulminea. Puntò la mano libera, e Sora fu respinto senza essere toccato, facendo un volo all’indietro; il potere della Forza... continuava a dimenticare le abilità di cui erano dotati i suoi utilizzatori. Anche l’illusione di prima, nella quale aveva visto Kairi, era dunque opera di quell’uomo. Stava per sbattere contro a un muro, ma prima che accadesse riuscì ad agganciare il Keyblade ad un lampione, frenando il volo. Atterrò sul marciapiede senza danni, di nuovo in piedi.

« Thundaga! » urlò subito, puntando la chiave al cielo; una scarica di fulmini si abbatté un istante dopo su Vader, senza lasciargli scampo. Sora vide il Sith cercare di ripararsi, prima che un lampo di luce lo celasse ai suoi occhi per alcuni istanti.

Vader riapparve nello stesso punto, immobile, il corpo fumante ma intatto. La sua spada laser era levata verso l’alto: l’aveva usata per parare il colpo, assorbendo gran parte della scarica. Sora ne rimase stupito, ma non abbassò la guardia.

« Molto bene » disse ancora Vader, con tono piatto. « Hai forza, potere, riflessi. Sei un ottimo guerriero. Vediamo allora come te la cavi con questo. »

Puntò ancora la mano libera. Sora si aspettò di spiccare nuovamente il volo, ma ciò non accadde; dalla dita del Sith, invece, saettò una potente scarica elettrica che si abbatté sul ragazzo. Sora riuscì a proteggersi con il Keyblade, che assorbì la scarica, ma fu sentì comunque un forte dolore in tutto il corpo. Non era semplice elettricità, riusciva a sentirlo: era un’energia oscura, ignota, colma di una volontà omicida... doveva reagire, prima che fosse troppo tardi!

« Raaah! »

Sora mosse il Keyblade in avanti, e la scarica fu respinta. Questa andò a colpire un cassonetto nelle vicinanze, facendolo esplodere. Il ragazzo ansimò, assalito da una notevole dose di sgomento: era da tempo che non affrontava un avversario del genere. Cercò Vader con lo sguardo, ma non riuscì a individuarlo; poi sentì arrivare qualcuno alle sue spalle. Quando si voltò, era troppo tardi: Vader riuscì a sferrargli un calcio sul fianco, buttandolo a terra, e il Keyblade gli sfuggì di mano. Cercò subito di recuperarlo, ma il Sith ci mise il piede sopra, e nel frattempo gli puntò in faccia la spada laser.

« Peccato » mormorò Vader, e dal tono sembrava deluso. « Mi aspettavo una maggiore resistenza, da parte tua. Davvero non riesci a tenere in mano la tua arma tanto a lungo? Forse non sei poi così degno di impugnarla. »

Sora alzò la mano. Vader sentì il suo piede perdere il contatto con la chiave, perché questa era svanita all’improvviso. La vide riapparire un attimo dopo in mano al ragazzo, e la usò subito per respingere la spada laser. Vader arretrò, sorpreso, mentre Sora si rimetteva in piedi.

« Forse non mi conosci così bene! »

Il Sith rimase immobile per una manciata di secondi, lasciando che il suo respiro metallico fosse l’unico suono nei dintorni. Poi, sotto lo sguardo incredulo di Sora, disattivò la spada e la rinfilò nella cintura; mise le mani sui fianchi tranquillo, e continuò a guardare il ragazzo.

« E adesso che ti prende? » domandò Sora confuso. « Hai deciso di arrenderti? »

« Non esattamente » rispose Vader. « Un guerriero si arrende durante un vero combattimento. E io non ti stavo affrontando... ti stavo mettendo alla prova. »

« Cosa? Perché? »

« Volevo capire se tu fossi all’altezza della situazione... e lo sei. Mi congratulo con te, ragazzo... credo che tu abbia ciò che serve per affrontare il pericolo che ti attende. »

Il Sith prese a camminare verso di lui, fino ad arrivare al suo fianco. Sora non pensò di attaccarlo; sentiva di potersi fidare, ma questo non lo aiutava a capire.

« Aspetta, che cosa vuoi dire? » gli chiese. « Perché mi hai messo alla prova? Tu sei uno dei cattivi, giusto? Il tuo compito è quello di ucciderci per tornare in vita! È per questo che Nul ti ha reclutato. »

« Ciò che dici è vero » rispose Vader. « Nul mi ha richiamato dalla morte per compiere la sua volontà... ma questo non significa che io sia costretto ad obbedire. Né che io sia obbligato a scegliere da che parte stare. »

Sora rimase senza parole. Chiaramente non si aspettava una simile risposta.

« Tu sei un viaggiatore tra i mondi » osservò Vader, « dunque dovresti capire. Esistono innumerevoli mondi, ed altrettanti popoli che li abitano: ogni popolo ha il suo modo di vedere la natura delle cose... e hanno tutti ragione. Sembra che una costante tra queste infinite idee sia la tendenza a polarizzare ogni aspetto dell’esistenza, a ridurre tutto a due sole possibilità: giusto e sbagliato... nero e bianco... luce e oscurità... bene e male. Ma chi ha deciso che al mondo esistono solo due scelte? E perché scegliere una parte comporta necessariamente la perdita dell’altra? Io non lo credo più... ed è per questo che non intendo restare al servizio di Nul. Mai più obbedirò al volere di qualcuno che si crede superiore. »

Sora era rimasto ad ascoltare, e alla fine del discorso provava un gran miscuglio di sensazioni: meraviglia, turbamento... persino nostalgia. Le parole del Sith erano molto familiari, in effetti.

« Mi ricordi molto un mio amico » gli disse comprensivo. « Anche lui era caduto nell’oscurità... ma ne è venuto fuori, e lotta ancora oggi per fare qualcosa di buono. Ora riesco a capire... anche tu cerchi di fare la stessa cosa, non è vero? »

Vader non rispose subito, soffermandosi a guardare il cielo.

« È troppo tardi per me » disse infine. « Dopo tutto quello che ho fatto, non ho speranze di rimettere le cose a posto. Posso solo impedire che queste peggiorino ulteriormente... e minaccino la vita di mio figlio. »

« Vuoi dire... che stai cercando di proteggerlo? »

Sora giurò di sentire un suono molto simile a una risata ironica.

« È quello che fa ogni buon padre, dopotutto.

« Ora và... torna dai tuoi amici, finché sei in tempo. E porta questo messaggio a Luke: il nostro incontro sarà inevitabile; è molto probabile che ci affronteremo, ma voglio che lui ricordi che aveva ragione su di me... e ce l’ha ancora. Lui capirà, vedrai. »

« Uhm » fece Sora, incrociando le braccia. « Va bene, glielo dirò. »

Darth Vader annuì, e gli voltò finalmente le spalle.

« Ehi, aspetta » esclamò il ragazzo, richiamando la sua attenzione. « Un’ultima cosa... perché hai scelto me per questa prova? Voglio dire, tra tutti quelli che fanno parte del mio gruppo... perché hai scelto proprio me? »

« Perché tu sei la chiave » rispose Vader. « Sei l’elemento che tiene unito il tuo gruppo di eroi. Non hai nulla di diverso dagli altri, ma sei quello che ha dato inizio all’avventura... per questo confido che riuscirai a porvi fine, per il bene di tutti. »

Detto questo, il Sith svanì nella nebbia, lasciando Sora da solo. Il ragazzo non fu molto soddisfatto di quella risposta, ma non ebbe il tempo per rifletterci sopra; pochi attimi dopo, infatti, sentì una voce gridare alle sue spalle.

« Sora! Sora! »

Si voltò, trovando subito una ragione per tornare a sorridere. Dalla nebbia vide spuntare Harry, Edward, Luke e tutti gli altri, immensamente sollevati nel vederlo sano e salvo. Li raggiunse senza perdere tempo, condividendo la loro gioia comune.

« Stai bene, amico? »

« Ci hai fatto preoccupare... »

« Sei sparito all’improvviso! »

« Sto bene, ragazzi » dichiarò Sora, calmando i loro animi. « Sto bene... ho solo avuto un piccolo scontro con un tipo. Si trattava di tuo padre, Luke. »

Il ragazzo non fu sorpreso di vedere la sorpresa impadronirsi del suo amico Jedi. Dunque prese a raccontare l’accaduto: l’illusione indotta da Vader per attirarlo, il breve duello e la loro successiva conversazione; infine riferì il messaggio del Sith per suo figlio.

« ...ha detto che avresti capito » concluse, pur restando incerto sul significato di quelle parole. Luke invece sorrise, inaspettatamente.

« Oh sì... capisco benissimo » mormorò. « Significa che c’è ancora del buono in lui... come avevo sempre pensato. »

« Vuoi dire che abbiamo un nuovo alleato? » chiese Po, perplesso.

« No, non esattamente. Mio padre non intende unirsi a noi... ma non vuole nemmeno essere dalla parte del Nemico. Non ci affronterà, di questo ne sono sicuro. »

« Bah... mi auguro che questo ci dia un vantaggio, in qualche modo » dichiarò Jake tagliando corto. « Procediamo, adesso... dobbiamo ancora raggiungere il porto. »

I Valorosi annuirono, e si rimisero in marcia. Luke e Sora, tuttavia, lanciarono un’ultima occhiata alla strada in cui era apparso Vader, persi ognuno in un pensiero diverso. Il Jedi era ancora sorpreso di sapere che suo padre era giunto in quel mondo insieme a lui, ma lo rincuorava il fatto che non avesse intenzioni ostili. Era già stato schiavo del Lato Oscuro una volta... era certo che non intendesse più percorrere quella via maledetta.

Sora, invece, ripensava alle ultime parole udite da Vader nei suoi confronti: il fatto che lui fosse la chiave... in grado di affrontare il pericolo che lo attendeva. Anche queste parole gli erano familiari, reminiscenze degli insegnamenti del suo maestro, un saggio e potente stregone:

Tu sei la chiave che salverà tutti i cuori dall’oscurità.

Forse lo era anche laggiù, in quel mondo di caos... un eroe fra tanti, ma che avrebbe fatto la differenza.

   
 
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