III. One More
Day
.:: Melanie ::..
Nella mia camera io e Nessie
parlammo di tutto, ma proprio di tutto,
fuorché di ‘Jackson’, alias Jacob Black.
Dovevamo stare molto attente, quando venivano tirati in ballo i
Quileute: per i Cullen erano argomento tabù, e noi osavamo
discuterne apertamente solo quando eravamo lontane dai muri di casa.
Buffo, no? Di solito gli
ambienti domestici offrono rifugio e protezione; a noi, invece, villa
Cullen non offriva altro che caos.
Il punto era che nessun Cullen
era umano; nemmeno io, Nes e Dawn. Eravamo frutto di un bizzarro
scherzo della natura, mezzosangue più forti di qualsiasi
umano e più deboli di qualsiasi vampiro.
Nessie, inginocchiata davanti
alle mensole dei miei CD, scartabellava i miei album con aria attonita.
«“Reign
in Blood”? “Love
Metal”? “Masters of Reality”? “Kill the
Sun”?» Si girò a guardarmi con aria
perplessa. «Mel, non ho niente contro il tuo metal,
però potrebbero anche sceglierli meglio, questi
nomi!»
«Be’, ti
aspettavi che i Black Sabbath chiamassero un album “My little
ponies”?»
«Sarebbe stata
un’idea originale» ridacchiò Nessie,
riprendendo a frugare tra i CD. «Perché no?
Anziché parlare sempre di morte, dolore e
violenza…»
«…»
«… dare
un tocco di vitalità in più sarebbe stata
un’idea a dir poco vulcanica.»
«…»
«Potresti provare tu
con la tua band, no? Gli Hell Shakers, i rivoluzionari del
metal!»
«Gothic e power
metal» precisai. «L’idea è
interessante, ma mi rifiuto di metterla in atto.»
Nessie rimise a posto i CD e
si sedette sul mio letto in posa stranamente rigida, come un severo
ufficiale militare di fronte a una recluta riottosa.
«Okay, abbiamo
scherzato fin troppo» disse in tono inflessibile.
«Adesso parliamo di cose serie.»
La guardai con aria perplessa,
e la sua espressione severa si sciolse in un sorriso malizioso.
«Allora, tu con chi
vai al Ballo?»
Sbuffai, infastidita.
«Renesmee, il Ballo
è roba da ragazzine» dissi seccamente.
«Solo una come te potrebbe essere eccitata per una cosa
così stupida. Be’, fai come preferisci, ma io non
ho intenzione di vestirmi come un pagliaccio per un’idiozia
simile.»
«Dai, Mel, non fare
la guastafeste» insistette Nessie. «Non puoi
passare tutta la serata chiusa in casa! E poi verranno anche Daniel,
Steven e Jay, gliel’ho già chiesto!»
Maledetti traditori!
«Potresti andarci
con uno di loro» disse allegramente Nessie, soddisfatta di
aver segnato un punto a suo favore. «Tanto tra compagni di
band ci s’intende, no?»
Daniel, Steven e Jay erano
rispettivamente il cantante, il bassista e il batterista del nostro
gruppo. Non eravamo davvero amici, ma erano senz’altro le
persone con cui avevo legato di più, alla Forks High School.
Avevo pensato di trascorrere la serata con loro suonando
all’Air Guitar Cafè, ma quella piccola strega di
Nessie mi aveva anticipato.
«Te l’ho
detto, io-a-quel-ridicolo-Ballo-non-ci-vado» scandii.
«Piuttosto mi incateno al letto e ingoio la chiave.»
«Non farla tanto
drammatica, nessuno ti obbliga a venire» replicò
Nessie. «Però sarebbe carino, non trovi? Sono
certa che ci divertiremmo!»
La ascoltai distrattamente
mentre dipingeva a parole lo ‘splendido’ quadro
della ‘meravigliosa’ serata che avremmo trascorso
insieme io, lei e Dawn. Ci saremmo pavoneggiate nei nostri abiti
freschi di shopping, avremmo fatto diventare verdi di invidia le nostre
compagne e frantumato il cuore di tutti i ragazzi della scuola.
Dio, quanta melensaggine.
Avrei voluto rinchiudere Nessie in una cassa e piazzarla su un volo di
sola andata per il Burkina Faso.
«Piantala,
Renesmee» sbottai dopo un po’. «Non me ne
frega niente di far ingelosire la Fawcett o affascinare Todd o Grant o
chicchessia. Io non vengo.»
«Ma…»
«È la mia
ultima parola.»
Nessie chinò il
capo, lasciandosi piovere sul viso i lucenti riccioli ramati. Immaginai
che fosse delusa, e per un attimo fui tentata di abbracciarla
gentilmente o perlomeno di avviare un discorso meno spinoso. Ma non
feci né l’una né l’altra
cosa: conoscevo Nessie, e sapevo che mi avrebbe frainteso, magari
pensando che avevo rimandato l’argomento ma che la battaglia
era ancora aperta. Nessie, sciocca, testarda Nessie.
E se fosse successo qualcosa,
al Ballo? Se avessi perso il controllo proprio nell’istante
in cui la Fiamma si fosse liberata? Quanti giovani innocenti sarebbero
potuti rimanere uccisi in un’esplosione anomala?
Chiusi gli occhi, angosciata.
Attesi pazientemente che
Nessie uscisse dalla mia stanza, poi scelsi il CD “Dark
Passion Play” e lo sparai a tutto volume. La musica, nella
sua dolce complessità, era uno dei pochi rimedi al mio
tormento.
..:: Dawn
::..
Quando arrivai a casa, ero
ancora preoccupata per Seth. Melanie detestava le danze e le feste, e
non vedevo perché mai avrebbe dovuto fare
un’eccezione per il patetico Ballo della Forks High School.
Oh, perché Seth si era dovuto prendere una sbandata proprio
per lei? A lei non importava niente di una serata al cinema o di una
romantica cenetta a lume di candela, le interessava solo la sua
benedetta musica. Probabilmente, se anche fosse venuta al Ballo,
avrebbe scelto come accompagnatore uno dei suoi compagni di gruppo,
Daniel Simmons, Steven Raeburn o Jim Johnson, e alla fine avrebbero
passato la serata a discutere delle band più in voga negli
anni ’80. Difficilmente avrebbe accettato l’offerta
di qualcun altro, e meno che mai di Seth Clearwater.
Nell’atrio
c’era uno strano odore, un misto di pesce secco e gomma
bruciata che mi fece venire i brividi. Papà era
tradizionalista, ma zia Alice amava tuffarsi in ricche portate
straniere… come quando aveva preparato il sushi, o ci aveva
deliziato con un baklava ripieno di mandorle tritate. Ovviamente era
una cuoca fenomenale, ma il problema non era come cucinava,
ma cosa cucinava.
Strano, eh? Per essere una
mezza-vampira, detestavo la carne e soprattutto il sapore del sangue.
Nessie li adorava, a Melanie non dispiacevano, io li odiavo.
Comunque, arrivata in salotto
gridai un saluto a zia Alice, che mi rispose materializzandosi di
fronte a me, dandomi un bacio in fronte e dicendo che doveva finire di
bollire il pesce (… ehm ehm…), poi scomparve di
nuovo. Io salii al primo piano e attraversai l’ala riservata
a noi ‘giovani’ – dalla stanza di Melanie
proveniva una musica infernale, da quella di Nessie delle melodie
più gentili – e spalancai la porta di mogano della
mia camera.
La confusione e le
preoccupazioni che mi attanagliavano la mente si smorzarono di colpo,
attenuate da una familiare sensazione di pace interiore. Era luminosa e
semplice, la mia camera: arredata nell’essenziale stile zen,
non conteneva che un pratico futon, una sottile lampada di trasparente
carta washi e un armadio basso e modesto, sul quale era appoggiato un
grazioso bonsai moyogi, dono di Seth. Le pareti
erano color mela acerba, una morbida tonalità verde pallido
che simboleggiava il risveglio e la rinascita; ad esse non era appeso
niente, cosa che suscitava lo scandalo di Nessie.
Chiusi la porta e mi distesi
sul futon, inspirando a pieni polmoni l’aria intrisa del mio
profumo preferito, la delicata fragranza del narciso selvatico. Vista
dal mio basso giaciglio, ogni cosa sembrava aureolata di un soffice
velo di luce. Era vero che il Feng Shui attirava energia positiva, me
la sentivo scorrere attraverso le vene come la più limpida
delle acque. Chissà se Melanie avrebbe mai potuto provare
una sensazione simile…
Per un attimo immaginai la mia
sorellona con la faccia acqua e sapone e vestita con una sobria tuta da
ginnastica, intenta a meditare a gambe incrociate o a fare tai chi in
giardino; la visione era talmente assurda che mi strappò un
risolino. Melanie mi avrebbe uccisa, se mi avesse potuto leggere il
pensiero come papà.
Avrete intuito che a Forks si
pensava che io, Nessie e Mel fossimo strambe. I Cullen avevano sparso
la voce che eravamo le giovanissime cugine di Carlisle, giunte a Forks
da Portland in seguito a un tragico incidente d’auto che
aveva coinvolto i nostri genitori, ma non tutti avevano abboccato,
primi fra tutti gli abitanti di La Push (a cui non era stato possibile
nascondere la verità dietro la nostra esistenza). Per quanto
riguarda la gente di Forks… be’, forse ci credeva,
forse no, però nessuno osava investigare e questo era
sufficiente: desideravamo la discrezione, nulla di più.
L’unica persona che pareva seriamente intenzionata a
infrangere la nostra privacy era una giovane donna, una vecchia
compagna di scuola di nostra madre: Lauren Mallory. Avevano trascorso
insieme gli ultimi anni di scuola superiore, e per tutto quel lasso di
tempo Mallory aveva nutrito un’acerba gelosia nei suoi
confronti. Quella stessa gelosia era stata trasmessa anche a noi, come
un morbo di cui solo lei soffriva. Che donna sciocca… solo
una stupida potrebbe affliggersi tanto per un rancore così
idiota.
Ma torniamo a noi: allora, io
ero sdraiata sul mio futon a pensare a Melanie. Cominciai a credere che
avrei dovuto consultarmi con Nessie prima di osarle proporre Seth come
candidato, e l’unico modo per parlare con Nessie senza essere
udita da orecchie soprannaturali era agganciarla a Forks in pieno
giorno.
Domani… domani
avrei trovato un modo per risolvere la questione, o almeno
così speravo. Mi stiracchiai le membra indolenzite e
socchiusi gli occhi, pensierosa. Un giorno, un giorno soltanto, promisi
mentalmente a Seth.
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Scusate, so di averci messo
secoli a postare e di avere fatto pure un capitolo corto, ma la scuola
mi uccide @,@ spero che il prossimo cap possa essere più
veloce…
E per non infrangere nessuna regola… I dischi nominati da
Nessie appartengono (in ordine di citazione) a Slayer, HIM, Black
Sabbath, Xandria e Nightwish.