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Autore: Bale    21/08/2015    0 recensioni
Il dolore di una donna che vede la sua vita messa completamente in discussione dopo la partenza della figlia per l'università
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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VII

 
Mi guarda. Sembra rapito dai miei occhi, perso nei suoi pensieri.

Abbiamo parlato molto, abbiamo sorseggiato del the. Ci siamo conosciuti, esplorati.

Mi ha raccontato di suo padre. Deve ammirarlo molto.

Era un ambasciatore e il suo lavoro ha portato Francesco e tutta la sua famiglia in giro per l’Europa. Conosce molte lingue. Ha visto il mondo, quello che a me fa tanto paura, ma che, allo stesso tempo, mi incuriosisce e mi attrae come qualcosa di proibito.

-Ma il mio paese preferito resta l’Italia-    conclude dopo diversi istanti di silenzio.

-Sul serio?-    chiedo io, chinandomi in avanti per appoggiare la tazza sul tavolino.

E’ la stessa della mattina precedente, quella alta e stretta, di ceramica verde con il manico scheggiato. Non ha tirato fuori il suo servizio da the, dubito ne abbia uno. La sua era solo una scusa per convincermi ad entrare, a passare altro tempo insieme a lui ed io non posso fare a meno di sentirmi lusingata, ma anche stranamente a disagio.

Mi chiedo chi sia quest’uomo e cosa voglia da me. Sono sempre stata una donna molto insicura di me stessa. Forse è anche per questo che ho rinunciato alla laurea, la gravidanza era solo un pretesto. Non mi sento all’altezza di molte situazioni, non mi sento a posto nel mondo, a mio agio con le altre persone. Non sono una gran chiacchierona, non so cosa dire la metà del tempo. Mi sono sempre nascosta dietro Stefano, dietro la sua importante professione, il suo atteggiamento gentile, la sua eleganza, il suo controllo. Mi sono sempre annullata, seppellita, isolata, soprattutto in presenza di estranei.

Con Francesco, invece, è diverso. Non mi vergogno di ciò che dico, di quello che sono. Anche se non so come comportarmi, nonostante l’imbarazzo, mi sento a casa, a posto. Mi sento me stessa ed è proprio questo il problema: non dovrei. Non dovrebbe essere così. Ho una casa, una famiglia ed è soltanto con loro che dovrei sentirmi così bene, perfettamente a mio agio.

Mi muovo sul divano, irrequieta, poi la sua voce mi distoglie di miei pensieri.

-L’Italia avrà tanti difetti-    dice lui riprendendo il discorso sui suoi viaggi e spostamenti      -ma è casa mia. Sento di appartenere a questo paese anche se gran parte della mia infanzia l’ho vissuta altrove-

Alzo lo sguardo e sorrido. Ha una strana luce negli occhi, quella che ti provocano i ricordi, quelli dolorosi e spiacevoli, quelli profondi.

-I tuoi fratelli sono rimasti all’estero?-    chiedo.

-Sì-     risponde con un filo di malinconia nella voce    -Si sono sposati, hanno messo su famiglia-

-Tu sei single?-    domando d’istinto e, soltanto dopo, mi rendo conto di quanto possa suonare inopportuna e sconveniente la mia domanda. Mi copro la bocca con una mano, in segno di pentimento.

Lui scuote la testa e sorride, come per rassicurarmi.

-Sono single-    conferma dopo un po’.

Io lo guardo e non riesco a smettere di farlo. Il mio cuore accelera i battiti. Vorrei avvicinarmi per sentire il suo odore, accarezzare i suoi capelli, assaggiare la sua pelle.

Mi trattengo, ma non posso fare a meno di chiedermi cosa prova lui, se è attratto da me nello stesso modo, se mi ha invitata a casa sua solo perché sono simpatica o c’è dell’altro. In effetti non mi sento per niente simpatica.

All’improvviso mi sento stupida. Non dovrei essere qui, seduta a pochi centimetri da lui, con gli occhi persi nei suoi.

Non gli piaccio, non posso piacergli. Non ho nulla che potrebbe attrarre uno come lui, inutile illudersi.

Mi ha trovata fuori da casa sua, immersa nella nebbia come un fantasma, persa nel vuoto. Mi avrà presa per una vecchia rimbambita, una che non sa quello che fa, che ha bisogno di aiuto. Mi ha invitata per cortesia, perché è gentile, dolce.

Mi alzo di scatto dal suo divano, dal nostro divano, quello mio e di mia sorella, quello che ci ha viste crescere e giocare, diventare adulte e madri.

Lui mi guarda confuso.

-Qualcosa non va?-      mi chiede, alzandosi a sua volta.

Io scuoto la testa e recupero la mia giacca.

-Devo andare-    balbetto dirigendomi verso la porta.

Non riesco più a guardarlo. So solo che mi sto illudendo.

Devo proprio andare.
   
 
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