Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: _Joanna_    21/08/2015    1 recensioni
Questa fanfic parla del cara zia Lysa fin dai giorni in cui ancora si trovava ad Approdo del Re e la pace strabordava in tutti i Sette Regni come re Robert.
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{Loro sarebbero stati insieme di nuovo, questa volta per sempre}
{Era stata venduta a un vecchio vedovo, era stata relegata in quella città ostile, dimenticata insieme al suo fragile figlio, i cui unici fratelli erano aborti e bambini nati morti. Era stato suo padre a strapparle la felicità, allontanando l’uomo che amava, portandole via il frutto della loro passione}
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysa Tully, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Little Trout    
  

 
 
 













 
Le parole di Petyr continuavano a ronzarle nella testa.
 
     “È l’unico modo” aveva detto “Solo così potremo stare insieme, di nuovo”. Poi il sorriso, il suo sorriso speciale che riservava solo a lei, il sorriso che tanto amava e che lo definiva interamente, si era allargato sul suo viso, suggellando la sua promessa. Petyr non le aveva mai mentito e mai lo avrebbe fatto. Loro sarebbero stati insieme di nuovo, questa volta per sempre. Suo padre, lord Hoster, non aveva più potere su di lei, non avrebbe più deciso del suo destino.
Ricordava ancora il giorno in cui suo padre aveva concesso la sua mano e quella di sua sorella a due forestieri. Catelyn aveva sempre avuto tutto: era la primogenita, più bella di Lysa, più fortunata, promessa prima all’aitante Brandon Stark e poi all’altrettanto affascinate fratello minore, Eddard, con cui aveva avuto cinque forti bambini. Lysa invece era stata venduta a un vecchio vedovo, era stata relegata in quella città ostile, dimenticata insieme al suo fragile figlio, i cui unici fratelli erano aborti e bambini nati morti. Era stato suo padre a strapparle la felicità, allontanando l’uomo che amava, portandole via il frutto della loro passione. Si accarezzò il ventre, pensando a quel giorno.
 
     Petyr aveva appena sfidato a duello Brandon Stark: aveva chiesto a Catelyn di dargli un suo pegno da portare nel combattimento, ma sua sorella aveva rifiutato, concedendo l’onore al suo promesso sposo. Petyr era così giovane, minuto, uno spadaccino modesto, armato solo della propria fierezza; il giovane Stark aveva più anni di lui, ed era più alto, più muscoloso, e mortalmente più abile, persino lei se n’era resa conto. Lo scontro era durato meno di un battito del cuore. Lysa aveva chiuso gli occhi e quando aveva udito il grido di dolore di Petyr li aveva riaperti di scatto: il suo sciagurato cavaliere era disteso a terra, il petto squarciato, da cui zampillava una fontana di sangue. Nella sua sciocca ingenuità di ragazzina era stata convinta che sarebbe morto. Invece gli dèi erano stati misericordiosi, con lui non avevano ancora finito: Petyr era destinato alla grandezza e quel giorno che a tutti era parso la fine per quel giovane stolto, segnò invece l’inizio dell’impero di lord Petyr Baelish, maestro del conio e consigliere di Re Robert Baratheon.
Lord Hoster aveva vietato alle giovani Tully di fargli visita e Catelyn, da brava figlia obbediente, si era tenuta lontana dalle stanze del moribondo, ma Lysa no, aveva sfidato suo padre, le guardie, e…
 
     Un discreto bussare sgretolò le mura della torre di Delta delle Acque, dissolvendo i volti dei vivi e dei morti. «Avanti» rispose, mentre allisciava le invisibili pieghe dell’abito, un gesto che si portava dietro dalla fanciullezza.
La porta si aprì e suo marito entrò, non senza una certa esitazione: non era sua abitudine fare visita alla moglie, nelle sue stanze private, a quell’ora. Erano anni che non condividevano più la camera da letto: talvolta Jon andava da lei, assolvendo ai proprio doveri, lei remissiva, lui ogni volta più fiacco e indolente. La maggior parte del giornate le passavano separati, lei in mezzo alle dame di corte, nei giardini o nei solarium, insieme a Robin, lui riunito nella Sala del Concilio o in compagnia del re. Le notti non erano molto diverse.
«Ho saputo che Robin ha avuto un altro attacco» disse Jon, rompendo il lungo silenzio. Il suo volto dai lineamenti troppo ordinari prese una piega distorta: la debolezza del figlio era causa sua, anche se lui faceva del suo meglio per scordarsene. Lord Arryn aveva cresciuto Eddard Stark e Robert Baratheon quali protetti, li aveva considerati come figli suoi, dal momento che le sue precedenti mogli non gliene avevano dati; solo Lysa era riuscita a generare un erede, che però aveva risentito della debolezza del padre. Ma questo Jon non era stato capace di accettarlo e al figlio continuava a preferire, beh chiunque, anche l’ultimo dei bastardi nato da una sguattera e da un lontano cugino dimenticato.
Lysa si limitò ad annuire. Suo figlio, il suo dolce bambino sarebbe diventato il lord della Valle un giorno, sarebbe diventato un forte e valente cavaliere e tutto questo sarebbe successo solo grazie a lei; non aveva bisogno di suo marito.
«Lysa» proseguì intanto lui «Ho parlato con Robert e con Stannis, loro, noi, crediamo che sarebbe meglio per il bambino essere dato in adozione a qualche lord, magari lord Tywin, Stannis stesso si è offerto di prender…»
«Io non venderò mai mio figlio come mio padre ha fatto con me!» tuonò Lysa. Che cosa pensava di fare quel vecchio imbecille? Robin era troppo piccolo, troppo fragile per stare da solo, suo figlio aveva bisogno di lei: solo lei, sua madre, poteva proteggerlo dai pericoli, tenerlo al sicuro, come poteva Jon essere tanto cieco?
«Lysa, ascoltami» insisté «Io stesso ho avuto dei protetti, gli dèi soli sanno quanto quel bambino abbia bisogno di staccarsi dalle gonne di sua madre, deve conoscere, deve crescere, fortificarsi, fare amicizia con i giovani figli dei lord. Guarda Robert ed Eddard, loro sono cresciuti insieme, hanno combattuto insieme, il loro legame si è formato quando avevano l’età di Robin e una volta adulti hanno conquistato un regno!».
Ne aveva abbastanza. Voleva portarle via suo figlio, il suo piccolo, adorato, bambino e nel contempo non faceva che parlare di quei due pazzi ribelli. Non avrebbe mai permesso che Robin facesse amicizia con qualche squilibrato visionario che un giorno avrebbe potuto trascinarlo in chissà quale folle impresa. No, Petyr aveva ragione, aveva sempre ragione, l’aveva avvertita che Jon stava complottando qualcosa. Si sentì una stupida per non avergli creduto subito.
Si alzò e andò accanto alla finestra, appoggiò le palme delle mani al davanzale e cominciò a piangere. Non voleva sembrare debole, non  davanti a lui, ma sentì singhiozzi incontrollabili scuotere la sua intera persona. Percepì Jon alzarsi a sua volta e venirle accanto, tentando di prenderle una mano per confortarla, ma poi la ritrasse; non che Lysa desiderasse quel contatto.
«Sai che è la cosa giusta da fare» disse alla fine «Domani mattina andrò a dare la conferma a lord Stannis e darò disposizioni per la partenza di Robin. Ti consiglio di non riempire la testa di nostro figlio con le tue assurde convinzioni» ammonì, quindi si avviò verso la porta. Solo quando sentì la porta richiudersi, Lysa si lasciò andare completamente, permettendo alle lacrime di rigarle le guance, dando libero sfogo ai suoi lamenti disperati. Voleva portargli via suo figlio, la sua unica ragione di vita. Quel bavoso, arrogante, inutile vecchio voleva strapparle ogni cosa. Ma Lysa non glielo avrebbe permesso, mai.
Si asciugò con rabbia le lacrime, e varcò la soglia della sua camera. Le guardie l’osservarono perplesse, ma la lasciarono passare. Scese in fretta le scale della Torre del Primo Cavaliere e percorse a grandi falcate due dei cortili interni, diretta agli appartamenti privati di lord Baelish. Non si curò di quanto compromettente potesse sembrare la sua condotta, non era più il tempo di essere cauti.
Giunse davanti alla porta, sorvegliata da un armigero che Lysa come una furia svincolò, bussando con decisione. Petyr comparve sulla soglia dopo pochi istanti, con una sola delle sue rapaci occhiate comprese, fece un cenno alla guardia e la invitò ad entrare. Lui la conosceva meglio di chiunque altro, meglio di quanto lei non conoscesse sé stessa, infatti disse subito «Mia dolce Lysa, ti avevo avvertito sul conto di tuo marito». Aveva ragione, per un istante lo odiò per aver avuto ancora una volta ragione, ma la paura per suo figlio, la rabbia presero il sopravvento «Vuole strapparmi via mio figlio! Non posso permetterglielo, Petyr, tu…» l’illuminazione la investì «Tu sei nel concilio ristretto, tu puoi dissuaderlo, tu devi impedirglielo!» strillò.
«Lysa, abbassa la voce mia cara, è già stato imprudente presentarti qui, a quest’ora, non vogliamo che si sappia che sei qui, no?» l’ammonì lui bonariamente
«Non m’importa degli altri, non voglio più nascondermi, io, noi…» era di nuovo sull’orlo della lacrime, ma davanti a Petyr non aveva timore di dare sfogo alle sue emozioni: non c’erano segreti tra loro, non c’erano maschere da indossare.
«Lysa, Lysa… Mia irrequieta lady, ogni cosa a suo tempo» disse, con quel sorriso che le faceva battere forte il cuore «Non posso farlo, lo sai» dichiarò, ritornando al nocciolo della questione; Petyr era sempre stato astuto e pragmatico, qualità che lei per prima aveva intuito in lui, quando erano ancora due ragazzini a Delta delle Acque. «Tuo marito ha già parlato con il re e con Stannis, e temo che al nostro caro lord ammiraglio io non vada troppo a genio» fece una pausa, poi aggiunse «C’è un’unica soluzione, lo sai»
 
     Ne avevano già parlato quella mattina, quando Petyr l’aveva presa da parte, mentre la corte si recava nella Sala del Trono per la quotidiana udienza pubblica.
“Tuo marito ha in mente qualcosa” l’aveva avvertita “Tuo figlio è l’erede della Valle, molti lord vorranno l’onore di accoglierlo nella propria casa”. Lysa si era limitata ad osservarlo, incredula, incapace di realizzare ciò che Petyr le stava dicendo. “C’è un unico modo” aveva continuato lui “Che cresca io tuo figlio e solo così potremo stare insieme, di nuovo” le aveva rivolto quel magico sorriso e poi se n’era andato, lasciandola come pietrificata. Non aveva ascoltato una sola parola di quei noiosi postulanti e per tutto il giorno non aveva pensato ad altro che a quello che Petyr le aveva riferito.
Ed ora erano lì, faccia a faccia, lui sogghignante e lei ripiombata nell’incubo di quando era una ragazzina, costretta a lasciare la sua casa e i suoi affetti, sola, circondata da cose e persone più grandi di lei. Ma ora non era più una sciocca fanciulla, era una donna, era una madre, la lady della Valle di Arryn, aveva il dovere di proteggere suo figlio. Accennò un timido sorriso al suo amato che ancora attendeva una risposta. Ciò che vide lo compiacque, le voltò le spalle, dirigendosi verso il piccolo scrittoio. Aprì un cassetto da cui estrasse una piccola fiala; il liquido trasparente che conteneva era inconfondibili: Lacrime di Lys.
«È la cosa giusta da fare, mia dolce Lysa, per tuo figlio… Per noi» le disse, porgendole la fiala. Lysa annuì di nuovo, questa volta con maggiore convinzione. La prese, nascondendo la piccola boccetta e il suo letale contenuto in una delle tasche delle ampie maniche del suo vestito. Gli occhi grigio verdi del suo uomo, perennemente in movimento, ora erano piantati nei suoi. Petyr le pose una mano sotto il mento sollevandole ancora di più la testa, suggellando quella frase con uno dei suoi baci, come tante volte avevano fatto da bambini. Lysa si sentì pervadere da un fuoco, la infiammò, risvegliando la sua parte più istintuale. Con la mano seguì la linea della schiena del suo amato, mentre con l’altra accarezzò il suo viso, il suo petto finché non scese, sempre di più, cominciando ad armeggiare con i lacci delle sue ricche vesti. Petyr non era un uomo comune: era raffinato, era bello, era intelligente, estremamente astuto. Ed era suo. Lui però si sciolse dal suo abbraccio, e quando Lysa accennò a una protesta, Petyr le pose un dito sulle sue labbra sottili «Non ora, mia dolce lady. Un giorno, quando saremo liberi di fare ciò che vogliamo, quando non dovremo più nasconderci come ladri» le promise, sorridendole con il suo sorriso unico, irresistibile. Lysa ricambiò, baciando un’ultima volta le sue morbide mani che fremevano dal desiderio di esplorare il suo corpo, come la prima volta. Presto sarebbero stati insieme, per sempre.
 
     “È la cosa giusta” si ripetè un’ultima volta, prima di picchiare con decisione le nocche contro la porta. La voce di suo marito la invitò ad entrare.
«Mio lord» si annunciò. Jon parve sorpreso nel vederla, ma fu un lampo. La solita espressione austera si dipinse sul suo volto. “È più vecchio di mio padre” si ritrovò a constatare, come faceva ogni volta che il suo sguardo si posava su di lui.
«Ho ripensato a ciò che mi hai detto ieri» iniziò «Io… Io credo che tu abbia ragione» disse, tutto d’un fiato.
Jon la fissò per un istante, come se non avesse capito quello che lei gli aveva appena detto. Lysa stava per urlargli in faccia il proprio disprezzo, quando lui reagì alle sue parole.
«Molto bene» approvò «So che non è facile per te» aggiunse, mentre continuava ad annuire con decisione, perso in chissà quali intrighi.
«Devo ancora discutere alcuni dettagli» riprese, andando a posizionarsi davanti alla finestra, dandole le spalle «Robin non partirà prima di due settimane…» continuava a parlare, ma Lysa non lo ascoltava più. Fu un istante, quello che le occorse: con delicata naturalezza fece scivolare poche gocce del letale liquido nella coppa di vino di suo marito. Afferrò la brocca e ne versò una anche per sé, poi gli si avvicinò reggendole entrambe. «È dunque il caso di festeggiare» sentenziò, esibendo il suo più dolce sorriso. Jon ricambiò, accettando la coppa e brindarono alla nuova avventura del loro bambino. “Famiglia, dovere, onore” le parole, da troppo tempo mai pronunciate, le affiorarono alla mente, mentre osservava da oltre il bordo della coppa suo marito dissetarsi alla fonte dello Sconosciuto. “Famiglia, dovere, onore”: lo faceva per suo figlio, la sua unica famiglia; lo faceva per dovere, il dovere di una madre, l’onore, non c’era onore in questo. “L’onore è per gli stolti e per i morti” ricordò di avere udito una volta, tanto tempo prima. “È la cosa giusta” si ripetè. Non era mai stata più certa di qualcosa in vita sua.
 


 



 


Angolo Autrice
 
Allora lo so, lo so, questo capitolo è più che altro introduttivo e di Lysa non emerge molto, nulla che già non si sappia, anzi sembra quasi stranamente normale, eccezion fatta per un attaccamento vagamente morboso al caro lord Baelish… Ma non temete presto tutto avrà uno scopo.
Ovviamente vi aspetto numerosi nelle recensioni e nel prossimo capitolo che arriverà il prima possibile. A presto dunque,
 
Jo
 
---> Honor …
 
 
  
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