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Autore: WindMaker9_    23/08/2015    0 recensioni
E' forse l'equivalente amore per creazione e distruzione, o soltanto volgare indifferenza?e
E' forse un Dovahkiin sbagliato, uno scherzo della natura, colui che si nasconde tra le ombre di un crepuscolo appena nato, navigante nella sfuggente frontiera tra cielo e mare, che riemerge alla luce solo nel momento propizio?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dovahkiin, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Accanto al focolare della vecchia casa che ospitava la gilda, Khyria sentiva la sua espressione rigida come una maschera d’acciaio, mentre sua sorella maggiore inveiva su di lei.
-Te ne vai in giro inutilmente, quando sai che abbiamo delle partenze da preparare- Le sue labbra violacee si assottigliarono, quasi annullando il contrasto con la pelle grigiastra. –E pretendi perfino che t’accompagni nella lurida tana di un sacerdote daedrico a cui è definitivamente andato di volta il cervello. Khyria, le cose adesso sono cambiate…-
-E non hai più tempo di pensare alle bambinate di tua sorella perché devi pensare al lavoro che ti sta affidando Astrid, lo so- La interruppe, imitando le sue ricorrenti parole.
-Ma questa volta sembra diverso- Continuò, titubante. Guidata da un istinto volubile, a cui non sempre il caso dava ascolto. –Almeno, se dice la verità-
Le tornò in mente il suo ampio, cupo sguardo.
-Ti prometto che sarà l’ultima volta. Porterò a casa dei soldi, come sempre. Voglio solo vedere quanta verità c’è in quello che ha detto. Non mi fido della sua parola-
-Però ti fidi di te stessa, al cospetto di un daedra che spera solo d’incantarti con i suoi trucchetti, di portarti alla follia-
-Sempre ammesso che ci sia veramente-
-Quegli esseri scendono sul mondo più spesso di quanto s’immagini. Sono dentro di noi anche se non li riconosciamo, vivono dentro alle nostre volontà più nascoste- Recitò, seria.
Khyria si trattenne dal ridacchiare. Una buffa particolarità di Remya, oltre ad una folle prudenza calcolatrice che probabilmente faceva comodo ad Astrid, era quella di uscirsene con citazioni prese da libri che leggeva solo lei, enfatizzandole come vecchi proverbi.
-Se proprio ci tieni ad andare a suicidarti, sorella, o a mettere a rischio la tua sanità mentale, ti invierò un mio sottoposto. Non chiedermi di seguirti in un posto simile, e tieni a mente che ti preferirei viva almeno fino a Skyrim- Concluse, con rapidità e freddezza.
-E non provare a corrompere Shown per qualcosa. E addestrato a dirmi le cose come stanno-
“Addestrato. Ne parla come se fosse un cane”
 
 
Effettivamente, Shown non si rivelò tanto più intelligente di un cagnolino ammaestrato a fare tutto ciò che si aspettava da lui Remya. Era un ragazzotto robusto, ad occhio dell’età di Khyria. Teneva una perenne espressione di sconfinato ottimismo dipinta in volto, di quelle che alla dunmer sarebbe davvero piaciuto cancellare con un pugno sulla mascella.
Si disse un bravo mago, quando si presentò, mentre lucidava un’enorme mazza orchesca attraverso dei singolari lampi che gli fuoriscivano dalle dita.
La giovane studiò i suoi lineamenti tondi con uno sguardo di sufficienza, e cominciò a fargli strada senza spiccar parola. Fuori dalla casa, nel cuore di una notte particolarmente ospitale.
 
 
Gli spigoli delle rocce brillavano minacciosi sotto alla luce che fuoriusciva dai palmi di Shown, evanescente come uno spirito, creava una vivace e fluorescente nebbia. Rendeva eterea l’intera atmosfera, e a Khyria parve di camminare nella fredda e soffusa luce di un sogno. Il ragazzo aveva lo strano potere di rendere ogni cosa irreale, attraverso la luce delle sue mani e la sua espressione di cieco ottimismo. Ad ogni passo, la grotta si allontanava, come appartenente a mondi che non la riguardavano più di tanto. Lontana era la soffocante agitazione che le inibiva i sensi, come rapita da un irresistibile torpore. Il formicolio delle sue mani, recluso con il mondo in angoli remoti della sua mente, dai quali osservava il suo corpo muoversi da una finestra.
Fu la luce arancione delle candele, seppur flebile, a spezzare l’incantesimo, assieme ad una presenza, forte, cupa, insistente come il suono di mille tamburi. La dunmer si girò interrompendo il passo, guardando per la prima volta negli occhi Shown. Constatò in un angolo della sua mente che il suo seccante sorriso era finalmente scomparso.
-Resta qui- Sibilò. –E scappa, se le cose si mettono male. Intesi?- Sentì le sue iridi colorarsi di rosso, il suo sangue scaldarsi all’interno di corpo che non riusciva a stare fermo un secondo di più.
-Fa come ti ho detto-  Il suo tono di voce era basso, svelto, poco meno di un ringhio. Shor non osò protestare.
Trovò una chiave sul tavolo, con un baule inciso in modo rudimentale sopra. Era circondata da candele morenti, che versavano cera giù per il tavolo, verso il silenzio che ammantava tutta la stanza come un sordo incantesimo. Un silenzio che per la prima volta non le apparteneva. Distante, quasi ostile.
Più in ombra, il corpo del vecchio sedeva nella poltrona, ancora tiepido. Khyria realizzò di non sapere nemmeno il suo nome. I suoi ricordi indugiarono sul suo modo calmo di parlare, che nascondeva sempre una tetra ironia. Il continuo pronunciare il suo nome all’inizio di ogni frase, come per attirare continuamente la sua attenzione. Khyria, Khyria, Khyria. Provò a ripeterlo sottovoce imitando il suo accento, senza riuscirci. Lasciò perdere. Non poteva stare dietro a certi sentimentalismi, Shor probabilmente la stava osservando.
Girovagò per la stanza alla ricerca di qualche indizio che le confermasse la verdicità delle parole che le rivolse il giorno prima. La sua mente calcolava ogni dettaglio con la sensibilità di un ladro, correndo attraverso gingilli, libri, laboratori di alchimia. La sua mente scattò verso un libro che non aveva notato, nelle ginocchia del vecchio. Era un tomo rilegato con estrema eleganza, nero come il vuoto, che quasi si mimetizzava nella sua veste lisa. Non c’era titolo, ne uno stemma che indicasse ciò che c’era scritto all’interno. Si avvicinò, i battiti pesanti del suo cuore picchiavano nelle sue orecchie sorde dall’agitazione, come uomini cercano di abbattere un muro.
Non appena sfiorò la liscia, raffinata copertina, il libro cominciò a consumarsi lentamente, dall’interno. Brandelli di cenere ancora divorati da un calmo fuoco si sparsero come sospinti da un vento che a lei sfuggiva. Navigavano ormai come lucciole intorno allo scrittoio, rifiutandosi di cadere o spegnersi. Un sussurro si fece strada nella mente dell’elfa, come un gelido ruscello la divideva.
-Non ancora…- Una voce senza età, ammaliatrice. Di quelle rare voci capaci di farsi udire da una folla intera mantenendo il sussurro.
-Non ancora, dolce traditrice- Alzò leggermente il tono, facendola sussultare. La voce le scavava ad ogni sillaba una fossa sul petto, creandosi un nido tra le sue viscere.
Traditrice. Non ricordava di aver mai tradito qualcuno.
-Il silenzio è rotto con la tua nascita- La voce si fece seria, sporca di un’oscura solennità. Una morbida eco le riempì il corpo, quasi affettuosa.
-Inconsci e neonati ti salveranno la vita- La sua presenza crebbe, il suo tono vibrante fece tremare le fondamenta dell’anima della giovane.
-Tradirai esseri che ti somigliano più di quanto lo facciano i mortali, intrappolati nelle loro sporche spoglie, come, dopotutto, sei tu, portatrice di una voce d’inconsueto valore- Uscì violentemente dalla sua mente, pronunciando velocemente quelle ermetiche parole.
Aprì gli occhi che non si era accorta di aver chiuso, e il mondo riapparve immerso in un silenzio che le dava conforto. Sentiva la testa bollente. Prese fiato. La testa bionda di Shor fece capolino da dietro ad un masso, timorosa.
-Se n’è andato?-
Khyria sentì lo sguardo indurirsi verso Shown.
-Ti avevo detto di scappare- Ringhiò. –Quanto hai sentito?-
-Non molto..-
-Quanto?- Il suo corpo era scattato in avanti, il suo viso a pochi centimetri da quello confuso del ragazzo.
-Parlava…Di un tradimento…E di una voce…Non sentivo bene-
-Dì qualcosa a qualcuno e ti taglio la gola-  Disse, freddamente. Un tono secco, metodico come i movimenti delle sue lame.
-Vedi quel baule? Beh, è aperto. Ho preso la mia parte, il resto è per la gilda. Sentiti libero di prendere una parte per te-
Sgusciò via, senza aspettarlo.
 
Sì, ho modificato il capitolo. E un nome. Diciamo che il nome precedente era già occupato da qualcuno di più, ehm, importante di un nord con la faccia da stupido. *si guarda intorno imbarazzata* chiedo venia, me ne sono accorta solo stanotte.
Ad ogni modo, segnalate errori, incongruenze, tutto ciò che volete,se volete! Non disdegno le recensioni, anche se sono critiche. A presto,
-WindMaker
   
 
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