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Autore: Blue Heads    26/08/2015    2 recensioni
Tom Orvoloson Riddle aveva dovuto attendere a lungo per poter attuare il suo piano: erano trascorsi undici anni prima che qualcuno trovasse il diario, e quasi altri cinque si erano resi necessari perché il legame tra le due anime diventasse sufficientemente profondo.
Il quinto anno ad Hogwarts... Curioso che anche lui avesse avuto proprio quell'età quando a sua volta aveva aperto la Camera dei Segreti.
La sua vittima col tempo si era rivelata meno sciocca del previsto, rendendo l'attesa meno tediosa, ma ciò non influenzava minimamente le sue intenzioni, né intaccava la sua determinazione: Ginevra Weasley non aveva scampo.
Certo, l'intelligenza della giovane superava le sue aspettative, e lo forzava a muoversi in fretta; ma ormai ogni cosa era predisposta. Dopo tanta attesa, il momento era giunto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Capitolo V

 

Ginevra sedeva su uno dei due letti, accanto a Harry e Ron, attendendo che i gemelli spiegassero loro la situazione. Fred era in piedi davanti a loro, le braccia incrociate e lo sguardo sfuggente, mentre George si muoveva irrequieto per la stanza.
Fred alzò lo sguardo su di loro e si risolse a parlare: << Premettendo che voi non dovreste ancora venire a conoscenza di queste informazioni, che ufficialmente nessuno di noi ne sa nulla, e che dovremmo tutti scoprirlo domani dai media... >> Fred si bloccò, di colpo terrorizzato, e guardò il fratello in cerca di aiuto. George espirò rumorosamente: << Non c’è modo di renderlo meno terribile di quanto non sia: Voldemort è tornato. >>
D’un tratto la mente di Ginevra era completamente vuota: non un pensiero, non un’emozione: solo bianco. Sentì la voce sbigottita di Ron, accanto a lei: << Cosa?!? >> la sua esclamazione la riportò al presente, e Ginevra fu investita dal panico. La nausea le attorcigliò lo stomaco, mentre visioni degli anni bui e scene di guerra le sconvolgevano il cervello: il Marchio Nero, ghignante sopra le case delle Sue vittime; i dissennatori, lasciati liberi di mietere anime e terrorizzare interi paesi; inarrestabili armate di inferi, bianchi corpi morti, impossibili da uccidere.
Tutto questo stava per ricominciare.
Si passò una mano tremante sul volto per liberarlo dal sudore; batté le palpebre: vedeva nero.
Nel silenzio, la voce di Harry vibrò determinata: << Voglio combattere. >>
<< Non puoi. >> risposero i gemelli all'unisono.
Harry scattò in piedi, furioso: << Ha ucciso i miei genitori! >>
<< Lo sappiamo amico, ma per unirti all’Ordine devi prima uscire da Hogwarts. E’ la regola. >> spiegò Fred, irremovibile.
Per un attimo parve che Harry stesse per ribattere, ma Ron gli mise una mano sulla spalla, fissandolo in silenzio. Dopo pochi istanti, Harry tornò a sedersi.
Qualche ora dopo si congedarono tetri, e ognuno tornò nella propria stanza.
Di nuovo sola, Ginevra si sdraiò a letto, mentre le sue paure prendevano vita nel buio attorno a lei. Quella notte non chiuse occhio.

 

Nell'aria ancora fresca del mattino, Ginevra trascinò giù per le scale il pesante baule di scuola. Arrivata in salotto, lo lasciò cadere accanto al resto dei bagagli, sotto lo sguardo attento della madre: << Hai preso tutto? La bacchetta? I documenti? Il gatto? Il manico  di scopa? Ma cosa te ne fai? Ti ricordi che non puoi giocare a Quidditch, vero? >>
Ginevra sbuffò: << Sì ma’, tranquilla. Ora però vado che sono in ritardo. >>
<< D’accordo, allora. Voglio un gufo al giorno, e almeno sette G.U.F.O. E per carità, fa’ attenzione! >> si raccomandò, guardandola apprensiva.
Dopo aver abbracciato la madre, Ginevra lanciò un pugno di Polvere Volante nel camino e sparì tra le fiamme: << Ufficio della Professoressa McGranitt, Hogwarts >>.
Avvolta dalle fiamme smeraldine, Ginevra ruotava vorticosamente; le abitazioni si susseguivano davanti a lei talmente veloci da non essere distinguibili, finché non atterrò nell’ufficio della vicepreside. Nello scendere dal camino, la cenere cadde dalla sua veste sul tappeto; lo ripulì di nascosto con un incantesimo, sbirciando poi le mosse della professoressa: questa, seduta alla scrivania, ripose i rotoli che stava consultando per fare spazio a una pergamena vuota e vi picchiettò con la bacchetta, facendo apparire il programma degli esami - non si era accorta di nulla, apparentemente.
La McGranitt le porse l’orario: << Bentornata, signorina Weasley. Spero sia riuscita a prepararsi per gli esami, nonostante tutto. Anche un'altra ragazza darà i suoi G.U.F.O. questa settimana, Leanne Reid, di Tassorosso. >> Una delle vittime del basilisco, ricordò Ginevra. Mentre parlava, la professoressa fece evanescere le valigie. << In ogni caso, buona fortuna. >>
Dopo aver preso congedo, Ginevra lasciò la stanza e si avviò per i corridoi deserti, diretta al dormitorio di Grifondoro. La scuola abbandonata acquisiva un’aura surreale, perfino spettrale. Gli unici a muoversi erano i fantasmi e gli abitanti dei quadri: l’assenza di vita in quel luogo, sempre brulicante di studenti, suscitava in lei una certa inquietudine.
O forse erano i suoi timori a renderla facilmente suggestionabile; al di là dello sconcerto per la ricomparsa di Voldemort, erano gli interrogativi e le ipotesi aperti da questa notizia a turbarla maggiormente. Sarebbe stato assurdo illudersi che il ritorno simultaneo di  Tom e Voldemort fosse una mera coincidenza: Ginevra non aveva mai sentito di nessuno che fosse rinato, e questa non era l’unica analogia tra i due casi. Tentò di isolare le certezze che aveva riguardo alla persona di Voldemort: un potente mago oscuro - non si poteva certo negare che Tom lo fosse, non dopo che era tornato dalla morte-, razzista - questo, Tom non lo aveva mai nascosto - e, fino a prova contraria, l’unico rettilofono del suo tempo - e l’Erede di Salazar doveva necessariamente esserlo per controllare il Basilisco. Decisamente troppe coincidenze, ma non bastavano per formare una prova incontestabile. Le probabilità erano alte, la possibilità concreta, ma Ginevra non poteva tollerare questa incertezza. Cinquantacinque anni prima era stato Tom ad aprire la Camera dei Segreti, così aveva detto Silente; quindi negli anni ‘40 Tom doveva essere stato a scuola. Ginevra avrebbe voluto confrontare le date, ma si rese conto di non avere idea di quando Voldemort fosse nato. Era certa che la guerra magica si fosse svolta nel decennio compreso tra il 1970 e il 1981, ma questo non le era di alcuna utilità; le serviva la data di nascita.
Ginevra si fermò, tamburellando assorta sul corrimano delle scale che stava salendo. Le serviva la biblioteca.
Si voltò e ridiscese le scale, avviandosi a passo deciso. Arrivò in biblioteca, attraversò le file di scaffali fino a raggiungere la sezione storica, trovò i ripiani dedicati alla storia contemporanea e scorse rapidamente i titoli, individuando le opere che le interessavano. Estrasse dallo scaffale Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato: la violazione dello Statuto di Segretezza e la persecuzione dei Babbani, lo posò su di un tavolo, sedette. Ma all’ultimo istante si bloccò: temeva la verità. Tutt’a un tratto non era sicura di voler conoscere la risposta, e l’idea di ciò che avrebbe potuto scoprire l’angustiava. Fu un attimo; trattenne il respiro e aprì il libro, pur con una morsa allo stomaco: l’unica cosa peggiore dell’ottenere la risposta era immaginare quale questa fosse. Sfogliò le prime pagine, cercando delle note biografiche, invano: il libro trattava unicamente della politica antibabbana di Voldemort, senza alcun accenno alla sua vita; probabilmente aveva scelto il titolo sbagliato. Ripose il libro e passò in rassegna gli altri: nessuno era prettamente biografico, così si limitò a selezionare i volumi meno generici e li impilò sul tavolo. Iniziò ad esaminarli, a partire dal più promettente: Il Signore Oscuro: ideologie e scelte politiche. Il titolo non lasciava dubbi sull’orientamento politico dell’autore, ma questo aspetto non le interessava al momento. L’introduzione trattava del contesto politico e sociale, mentre già dal primo capitolo l’attenzione si spostava sul pensiero e sulla glorificazione di Lord Voldemort. Ancora nessun cenno alla biografia. Passò al titolo successivo: La funzione della propaganda nella politica di Colui-Che-Non-Deve- Essere-Nominato. Ginevra andò direttamente all’indice, per ottimizzare i tempi, e notò, non senza una certa irritazione, che nemmeno questo libro riportava le informazioni che cercava; così fece per molti altri volumi, dai quali, eccezionalmente, non ricavò nulla. Non si degnò nemmeno di aprire l’ultimo tomo della pila, la cui inutilità era evidente già nel titolo: G. Grindelwald e L. Voldemort: analogie e differenze.
Ovvio, pensò Ginevra, perchè Lord era sicuramente il suo nome di battesimo!
Tra tutti quegli autori, che lo mitizzassero o lo demonizzassero, nessuno pareva voler tenere in considerazione la natura umana di Voldemort. Demoralizzata, Ginevra si diresse al banco di Madama Pince per chiedere consiglio, ma si arrestò a metà strada: il ritorno di Voldemort sarebbe stato reso pubblico solo quella sera; la richiesta di un libro a riguardo prima di quel momento avrebbe potuto destare sospetti. Avrebbe dovuto aspettare l’indomani.
Uscì dalla stanza, contrariata; la serata si prospettava tetra.

 

Dopo essere passata dal dormitorio a liberare Bowie e a svuotare il baule si avviò in Sala Grande per la cena.
Lo spettacolo che le si parò davanti quando vi entrò era estraniante: le quattro lunghe tavolate erano vuote, solo la tavola dei professori, estesa per ospitare anche gli esaminatori, era animata dal conversare di questi. Prendendo posto al tavolo di Grifondoro, per un istante Ginevra incrociò lo sguardo del professor Silente, che sedeva serafico al centro della tavolata, mentre Piton e la McGranitt gli lanciavano occhiate preoccupate. Dal canto suo, Hagrid si muoveva con scatti nervosi, rovesciando e facendo cadere in continuazione posate e stoviglie. Gufi postini andavano e venivano a intermittenza; presto la notizia del discorso di Silente si sarebbe diffusa.
Ginevra iniziò a servirsi svogliatamente: il cattivo umore le aveva fatto passare l’appetito e mangiare da sola non contribuiva certo a farglielo tornare. Eppure, a ben pensarci, avrebbe tollerato malvolentieri qualunque compagnia.
Stava giusto contemplando lo stato di irresolutezza in cui versava ormai da qualche ora, quando l’altra studentessa fece il suo ingresso nella Sala. Leanne era di costituzione minuta, poco più alta di Ginevra, e, fatto insolito per una strega, portava i capelli corti; un ciuffo castano chiaro le ricadeva sul volto pallido. Ti prego, non qui, si ritrovò a pensare Ginevra, mentre la ragazza si avvicinava ai tavoli. Speranza vana: Leanne si diresse proprio nella sua direzione e in un attimo le fu accanto.
<< Posso? >> chiese con un sorriso, accennando alla panca vuota.
<< Certo, accomodati. >> rispose Ginevra sforzandosi di essere amichevole. Tanto ormai sei qui…
<< Allora, pronta per i G.U.F.O.? >> continuò Ginevra.
Leanne si fece pensierosa: << Insomma… ho qualche dubbio su Storia della Magia: troppe date, rischio di fare confusione. >>
<< Io invece per quello non ho nessun dubbio >> ribattè Ginevra << Sono sicurissima di prendere Troll. Come anche in Divinazione, Erbologia e Astronomia. >>
Da sopra il suo piatto di pollo al curry, Leanne la fissava interrogativa, invitandola a continuare.
<< Avendo sole due settimane, mi sono concentrata solo sulle materie che volevo portare ai M.A.G.O. Per le altre non ho aperto libro. >> spiegò Ginevra con una scrollata di spalle.
<< Cosa vorresti fare uscita da Hogwarts? >> si interessò Leanne.
<< Non sono sicura, ma credo che non mi dispiacerebbe specializzarmi nella lavorazione dei metalli magici. In ogni caso, le materie che mi interessano sono sempre le stesse: Alchimia, Pozioni, Difesa… >>
Leanne fece una smorfia: << Oddio, Difesa dalle Arti Oscure! E’ altamente improbabile che io la passi. >>
<< Su con la vita, essere bocciati in una sola materia non è poi così male. >> commentò Ginevra incoraggiante, per poi continuare: << Tu invece cosa vorresti fare? >>
Ma prima che Ginevra finisse di parlare, un gufo atterrò di fronte a loro e recapitò una copia della Gazzetta del Profeta a Leanne. L’articolo di apertura recava il titolo Silente annuncia: “Voi-Sapete-Chi è tornato”. Verità temibile o semplice allarmismo?
Ginevra scattò in piedi; non aveva bisogno di leggerlo per sapere cosa contenesse, e non aveva alcuna intenzione di parlarne. Leanne osservava il giornale con occhi sbarrati. << Ehi, hai visto..? >> iniziò a chiedere.
<< Sì. Cioè no. Scusami, devo andare >> rispose frettolosamente Ginevra, e, sotto lo sguardo perplesso di Leanne, lasciò la Sala Grande.

 

Ginevra attendeva trepidante il momento in cui avrebbe trovato una risposta; a stento riuscì a concentrarsi durante l’esame teorico di Trasfigurazione, e si sarebbe fiondata in biblioteca non appena uscita dall’aula, se Leanne non l’avesse preceduta chiedendole di pranzare insieme. Stupita dalla perseveranza della ragazza, che cercava la sua compagnia nonostante il suo comportamento la sera prima, Ginevra accettò di buon grado, dopo un attimo di esitazione; odiava dover rimandare ulteriormente i suoi programmi, eppure guardava con timore alla prospettiva di due settimane di solitudine, e la compagnia di Leanne aveva un pregio ineguagliabile: essendo stata lei stessa vittima del basilisco, non la trattava con quella pietà e quel riguardo irritanti che le riservavano gli altri. Tutto sommato, una compagnia tanto propizia e discreta, in quel frangente, valeva bene qualche ora d’attesa. Ginevra dovette quindi pazientare fino alle tre e venti, orario in cui finirono le prove del pomeriggio; alle tre e mezza spaccate Ginevra era al banco di Madama Pince.
<< Informazioni biografiche su Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato? Sì, ci sarebbe un libro >> La bibliotecaria consultò l'elenco: << Codice 947.283 sezione T scaffale 23. Spero contenga le informazioni che cerchi, perché temo sia l’unico. >>
Ginevra ringraziò e si avviò, per scoprire che lo scaffale indicatole era lo stesso in cui lei aveva cercato per ore. Trovare il libro non fu semplice: si trattava di un volume non poi tanto sottile, ma inserito nel ripiano sbagliato. Bathilda Bath, Sull’ascesa e il declino politico di Voldemort; introduzione di Albus Silente. Aprì il libro e cercò l’introduzione senza attendere oltre.
“Tom Orvoloson Riddle, più comunemente noto come Lord Voldemort…”
Aveva trovato quello che cercava, non c’erano dubbi. Chiuse il libro con uno scatto e lo prese in prestito.
Arrivata alla Torre di Grifondoro, Ginevra sedette a gambe incrociate sulla poltrona di fronte al camino e iniziò a leggere, con Bowie di vedetta sul bracciolo.
“Tom Orvoloson Riddle, più comunemente noto come Lord Voldemort, nacque il 31 Dicembre del 1926 in un orfanotrofio babbano londinese.”
Lo sguardo di Ginevra si perse nel vuoto, fisso tra le fiamme del camino. Leggere dei fatti dell’infanzia di Tom in un libro che parlava di Voldemort la disorientava. Come chiunque nel mondo magico, Ginevra non aveva imparato a pensare a Voldemort come a una persona: faticava a conciliare l’immagine del più temuto mago oscuro con quella di colui che per anni aveva considerato il suo migliore amico.
Riprese la lettura, ma presto si interruppe nuovamente, la mente persa nel nulla.
Si sentiva come una bolla vuota.

 

La notte non passava. E i pensieri restavano, bui e soffocanti.
Tom, la persona con cui si era confidata per anni, era Voldemort; su questo ormai non c’era dubbio. Ma ugualmente non riusciva a comprenderlo: non era possibile che il mostro che aveva tormentato il mondo magico per decenni le fosse stato sinceramente amico in quei cinque anni.
Ginevra si rigirò nel letto. Gufi tubavano nella notte.
Eppure non tutto quello che le aveva raccontato era falso… l’orfanotrofio, il padre babbano… certo, non le aveva mai detto di averlo ucciso lui.
Dalla Sala Comune giungeva lo scalpiccio degli elfi domestici; a breve sarebbe stata mattina.
A rigor di logica: se il primo aspetto - il mostro -  era certo, mentre il secondo - Tom - era dubbio, e i due erano inconciliabili, allora il secondo era indubbiamente falso.
Il suo migliore amico in realtà non era mai esistito.
Ora rimaneva solo Voldemort.

 

***

 

La settimana di esami proseguì senza sorprese: esami disastrosi si alternavano a prove pressochè perfette e a ore di lettura ininterrotta; leggere delle gesta di Voldemort sortiva uno strano effetto su Ginevra: più proseguiva, più l’alienazione aumentava. In questa routine, Leanne si inseriva come unica variante; nonostante in quei giorni non desiderasse alcuna compagnia, avere dei contatti con lei la riportava a sé stessa, contrastando momentaneamente la condizione di indolenza in cui si trovava.
Il penultimo giorno di esami, quando la fine si avvicinava e le due ragazze iniziavano a credere che avrebbero superato la settimana senza troppi danni, ebbero la spiacevole esperienza di incontrare Dolores Umbridge. Era capitato che, quell’anno, il Ministero l’avesse inviata come esaminatrice esterna in Difesa contro le Arti Oscure. Gli esami teorici della mattinata si erano svolti senza problemi e ora, finita la pausa pranzo, le due ragazze si trovavano nell'aula in cui avrebbe avuto luogo la prova pratica di Difesa e attendevano l'arrivo dell'esaminatrice. Leanne era particolarmente nervosa e sfogliava convulsamente il manuale, mentre Ginevra pensava a un modo per distrarla. Si guardò attorno, in cerca di ispirazione: << Ehi, guarda: quel manichino sembra Silente! >>
<< Mmm… qual’era la formula della Fattura Ustionante? >>
<< Exulcero. Comunque, fidati, la teoria la sai. Sei solo agitata. Respira e chiudi il libro. >> Leanne obbedì, ma poco dopo estrasse la bacchetta, per chiederle l’ennesima conferma di un movimento del polso. Ginevra sospirò e, mentre Leanne non guardava, agitò la bacchetta nella sua direzione: Mulceo Sollicitus, pensò. Le spalle della ragazza si stavano già rilassando - i prodigi degli incantesimi non verbali! - quando la Umbridge fece il suo ingresso. Ginevra sperò che l’effetto dell’incantesimo durasse per l’intero esame.
Dopo essersi seduta e aver preparato il blocco prendiappunti, sul quale svolazzava un’ingombrante piuma rosa, l’esaminatrice tossicchiò ed esordì con voce melliflua: << Molto bene, procederemo in ordine alfabetico. Dunque, Leanne Reid. Si faccia avanti. >>
Leanne prese posto sulla pedana montata davanti alla cattedra, dal lato opposto rispetto a una schiera di manichini, e l’esame ebbe inizio.
<< Incantesimo incendiario di livello base. >>
Con un movimento sicuro del polso, Leanne toccò uno dei manichini con la bacchetta ed enunciò << Lacarnum Inflamare >> L’incantesimo ebbe successo, ma l’esaminatrice la osservava con condiscendenza.
<< Ottimo, passiamo a qualcosa di più complesso: Incantesimo Lacerante >>
Leanne retrocedette alla posizione originaria e si fermò a riflettere un momento. L’orribile penna prendiappunti inziò a scrivere. Ginevra vide la compagna deglutire.
<< Diffindo >> il secondo manichino fu tagliato in due di netto.
La Umbridge picchiettò sul tavolo con le unghie smaltate, la smorfia annoiata la rendeva più che mai simile a un rospo: << Incantesimo congelante >>.
Leanne trasse un respiro profondo e chiuse gli occhi per un attimo; poi prese la mira. Il raggio ghiacciato che fuoriuscì dalla bacchetta era troppo tenue: neppure raggiunse il manichino. La Umbridge affettò una risatina divertita: << Non è sufficiente, direi. >>
Gli effetti dell’incantesimo di Ginevra erano ormai svaniti: Leanne era in panico. << Andiamo oltre: Incantesimo Paralizzante >>
La ragazza mormorò con voce spezzata: << Petrificus totalus >>. Ginevra strinse i denti: quello era l’Incantesimo di Pastoia, non il Paralizzante.
<< Incantesimo sbagliato, signorina Reid, e mal riuscito pergiunta. Ho tutti gli elementi che mi servono: non le chiederò incantesimi di livello avanzato, mostra già serie difficoltà con quelli mediocri. A questo punto ho il sospetto che lei abbia copiato nell’esame scritto: se davvero avesse solide basi teoriche non ci sarebbe ragione per cui non dovrebbe riuscire nella pratica. Può tornare a sedersi. >>
Leanne si accasciò sulla panca accanto a Ginevra, evitando il suo sguardo. Ginevra la sentì soffocare un singhiozzo.
<< Ginevra Weasley >> chiamò la Umbridge, mantenendo il suo sorrisetto condiscendente. Ginevra marciò sulla pedana, fissando la donna con astio. Non le avrebbe dato alcuna soddisfazione. Dal canto suo, la professoressa non mancò di notarne il piglio ostile; in risposta simulò un fintissimo sorriso d’incoraggiamento.
Che la sfida abbia inizio.
<< Bene, per cominciare, annulli l’incantesimo incendiario prodotto dalla sua compagna. >>
Finite incantatem - e il fuoco si spense.
Da quel momento le richieste si susseguirono serrate, sempre più pressanti.
<< Everte Statim, non verbale. >>
Il manichino venne scagliato attraverso la stanza.
<< Fattura Orcovolante. >>
Un nugolo di piccoli demoni investì il secondo fantoccio.
<< Incanto Reductor. >>
Un terzo esplose; il rombo fu assordante.
La Umbridge schioccò le labbra, l’espressione intenta. << Molto bene. Visti i risultati, suppongo non avrà difficoltà a rispondere a qualche domandina teorica. >> Un lampo di malizia le balenò in volto, mentre le poneva il quesito successivo: << Enunci gli svantaggi del Sortilegio Dismundo. >>
Ginevra si prese un momento per organizzare le informazioni e attaccò, sicura: << Il Sortilegio Dismundo è una magia di livello avanzato, che richiede un alto grado di concentrazione: se il mago che lo esegue è stato gravemente ferito durante il duello, è probabile che la perdita di forza fisica ne impedisca la buona riuscita. Per la stessa ragione, per il mago che lo esegue è impossibile individuare intanto una via di uscita e, poiché è necessario mantenere il contatto visivo, l’esecuzione dell’incanto non consente di fuggire. Inoltre, trattandosi di un incantesimo non verbale è facile perderne il controllo. >>
Per un attimo, il volto della Umbridge rimase impassibile; quindi il suo sorriso si ampliò: << Ora gradirei un incantesimo di guarigione. >> mentre parlava agitò la bacchetta; l’incantesimo lacerò in più punti uno dei manichini, che prese a sanguinare copiosamente.
Uhm… non sembrerebbe un incantesimo molto legale.
Ginevra osservò il danno da vicino e si chiese che tipo di incantesimo di guarigione le fosse richiesto; l’unico previsto dal programma non sarebbe mai bastato per curare ferite del genere. Decise di tentare comunque.
<< Epismendo >>
L’emorragia venne marginata e i tagli si ripulirono, rendendone la vista ancora più impressionante.
<< Non mi sembra sia guarito. >> osservò la Umbridge con voce flautata.
E fuori programma sia… Ginevra fece scorrere la bacchetta sulle ferite: << Vulnera Sanentur >>
Il flusso di sangue si arrestò del tutto e, lentamente, i tessuti si rimarginarono, lasciando solo un lieve arrossamento della pelle.
<< Davvero impressionante. Difficile credere che abbiate avuto gli stessi professori. >> commentò Dolores Umbridge, più velenosa che mai.
Per una volta doveva darle ragione: certo, a scuola avevano avuto gli stessi professori, ma non tutti avevano avuto Tom come insegnante cioè, Voldemort. Le sfuggì una smorfia: sì, proprio una bella fortuna.
<< L’esame è concluso, potete andare. A proposito: il Ministro mi ha assegnato alla cattedra di Difesa contro le Arti Oscure per quest’anno >> emise un risolino stridulo << Sono certa che diventeremo ottime amiche. >>

 

***

 

Quella domenica Ginevra rimase a letto fino a tardi; quando si alzò era quasi mezzogiorno. L’esame pratico di Astronomia della sera precedente era durato fino a notte fonda e, trovandosi al culmine di una settimana stremante, l’aveva prosciugata da ogni energia.
Per festeggiare la fine degli esami lei e Leanne avevano deciso di pranzare insieme nella Sala Comune di Tassorosso, e Ginevra dovette affrettarsi a raggiungere l’amica.
La Sala si trovava nel seminterrato, accanto alle cucine. All’interno, i colori caldi illuminavano un ambiente circolare, dominato da un immenso braciere; una lucida cappa di rame lo sormontava, mentre miriadi di cuscini e morbidi tappeti si stendevano attorno. Otto piccoli focolari rischiaravano le pareti in mattone rosso e altrettante lesene sostenevano la volta di legno.
Sedute accanto al fuoco, le due ragazze passarono il tempo chiacchierando e mangiando il cibo trafugato dalle cucine; così Ginevra scoprì che Leanne era la minore di due fratelli, e l’unica strega in famiglia: il fratello, razionale, scientifico, ma anche estremamente curioso, dopo aver accettato l’esistenza della magia, non aveva potuto fare a meno di leggere i libri di testo di Leanne, alla ricerca di nuove informazioni su quel mondo, e, non soddisfatto, a ogni occasione chiedeva alla sorella di procurargliene di nuovi.
Nel pomeriggio arrivarono i risultati dei G.U.F.O.: Leanne fu promossa in tutte le materie tranne Difesa, per un totale di otto G.U.F.O., contro i cinque di Ginevra, presi in Alchimia, Pozioni, Trasfigurazione, Difesa e Incantesimi. Vedendo i voti di Ginevra, Leanne s’indignò: << Cosa? Accettabile in Difesa, tu? Quella vecchia rospa! Qualsiasi professore sensato ti avrebbe dato Eccezionale con una prova del genere! Sei non classificabile per la bravura! >>
Ginevra le sorrise: << Beh, alla fine è andata meglio a te: mi sarebbe bastato un voto in meno, e non avrei dovuto sopportarla tutto l’anno! >>
Leanne era dubbiosa: << Non saprei: prima di aver rischiato in prima persona non avevo mai dato grande importanza a Difesa, ma ora… Coi tempi che corrono, mi dispiace non impararla come si deve. >>
Ginevra proruppe in una risata amara: << Perché, secondo te quella è una prof come si deve? >> si abbandonò contro il cuscino, abbattuta: << Ci vorrebbe un insegnante vero… >>


Poco dopo le due ragazze si salutarono e Ginevra fece ritorno al dormitorio per indossare la divisa scolastica: per quella sera era atteso l’arrivo degli altri studenti, e di lì a breve si sarebbe tenuto il classico banchetto di benvenuto. Una volta pronta scese nell’ingresso, e, mentre la folla dei nuovi arrivati si accalcava  per entrare in Sala Grande, Ginevra imboccò un corridoio laterale. Dopo poche decine di metri questo svoltava a sinistra, aprendosi su un ufficio abbandonato. La stanza era dissestata e pressochè vuota: restavano solo un caminetto e un vecchio orologio a pendolo. Fin dal secondo anno era tradizione che, nel caso in cui non si fossero viste sul treno, lei e Luna si incontrassero in quel luogo prima del banchetto. Mentre aspettava l’amica, Ginevra accese il camino. Poco dopo sentì dei passi leggeri dal corridoio: Luna sbucò nell’ufficio, le corse incontro e l’abbracciò di slancio.
<< Ciao folle! >> la salutò Ginevra.
<< Mi sei mancata >> le mugugnò Luna in risposta, il volto nascosto nell’incavo della sua spalla.
Poi si staccò, scrutandola pensosa: << Hai delle occhiaie degne di un panda. Ti senti bene? Comunque, devo rivelarti una cosa importantissima: ho capito tutto! E’ da una settimana che ci penso: tutto quadra. E’ stato Voldemort ad aprire la Camera! >> enunciò Luna in tono cospiratorio. Ginevra la guardava attonita.
<< Sì, in tutti questi anni, lui è sempre rimasto lì sotto, nascondendosi ed attendendo il momento propizio per tornare. Non era morto, non poteva morire: è un vampiro. In questi anni si era ibernato, per recuperare le forze. L’anno scorso si è risvegliato, e ha iniziato ad attirare a sé le sue vittime, per bere il loro sangue e rinvigorirsi. Mezzosangue, perché li odia: si sa che ogni vampiro ha la sua vittima preferenziale. Ma, per tornare in piene forze, gli serviva una strega purosangue nata al tempo della sua caduta e ha scelto te... >> Luna fece una pausa, fissandola infervorata << Perché hai i capelli rossi! >>
<< E cosa c’entrano i miei capelli?!? >> esclamò Ginevra, sorpresa e sollevata al contempo.
<< Hanno il colore del sangue, che egli brama, e della vita, che tanto gli serviva >> Luna si interruppe di colpo, perdendo il tono ispirato: << Ma che ore sono? >> lanciò un’occhiata all’orologio. << Sta per iniziare lo Smistamento, muoviamoci! >> Disse, prendendo Ginevra sottobraccio e avviandosi a passo spedito.
Ginevra sorrise, seguendola; nonostante conoscesse l’istinto formidabile di Luna, la sua teoria sul ritorno di Voldemort l’aveva stupita: al di là della scarsa verosimiglianza di quanto vi aveva costruito attorno, l’intuizione alla base era incredibilmente vicina alla realtà. Entrando nella Sala, Ginevra si voltò verso l'amica: << Credo che possa esserci del vero nella tua teoria. >>
Luna gettò indietro i capelli e sorrise con soddisfazione: << Ci puoi scommettere! >>.
Ginevra si incamminò lungo il tavolo di Grifondoro, cercando un posto a sedere. Vedendola, Emily Brooke, una delle sue compagne di dormitorio, la chiamò: lei e altri compagni di corso le avevano tenuto il posto. Ginevra venne accolta calorosamente al tavolo; aveva appena finito di salutare tutti, quando nella Sala scese il silenzio e il Cappello Parlante iniziò la sua canzone:

 

Un tempo, quand'ero assai nuovo berretto
e Hogwarts neonata acquistava rispetto,
i gran fondatori del nobil maniero
sortivan tra loro un patto sincero:
divisi giammai, uniti in eterno
per crescere in spirito sano e fraterno
la scuola di maghi migliori del mondo,
per dare ad ognuno un sapere profondo.
'Insieme insegnare, vicini restare!'
Il motto riuscì i quattro amici a legare;
perché mai vi fu sodalizio più vero
che tra Tassorosso e il fier Corvonero,
e tra Serpeverde e messer Grifondoro
l'unione era salda, l'affetto un ristoro.
Ma poi cosa accadde, che cosa andò storto
per rendere a tale amicizia gran torto?
Io c'ero e ahimè qui vi posso narrare
com'è che il legame finì per errare.

Fu che Serpeverde così proclamò:
<< Di antico lignaggio studenti vorrò >>.
E il fier Corvonero si disse sicuro:
<< Io stimerò sol l'intelletto più puro >>.
E poi Grifondoro: << Darò gran vantaggio
a chi compie imprese di vero coraggio >>.
E ancor Tassorosso: << Sarà l'uguaglianza
del mio insegnamento la vera sostanza >>.
Fu scarso il conflitto all'inizio, perché
ciascuno dei quattro aveva per sé
un luogo in cui solo i pupilli ospitare,
e a loro soltanto la scienza insegnare.
Così Serpeverde prescelse diletti
di nobile sangue, in astuzia provetti,
e chi mente acuta e sensibile aveva
dal fier Corvonero ricetta otteneva,
e i più coraggiosi, i più audaci, i più fieri
con ser Grifondoro marciavano alteri,
e poi Tassorosso i restanti accettava,
sì, Tosca la buona a sé li chiamava.

Allora le Case vivevano in pace,
il patto era saldo, il ricordo a noi piace.
E Hogwarts cresceva in intatta armonia,
e a lungo, per anni, regnò l'allegria.

Ma poi la discordia tra noi s' insinuò
e i nostri difetti maligna sfruttò.
Le Case che con profondissimo ardore
reggevano alto di Hogwarts l'onore
mutarono in fiere nemiche giurate,
e si fronteggiaron, d'orgoglio malate.
Sembrò che la scuola dovesse crollare,
amico ed amico volevan lottare.
E infine quel tetro mattino si alzò
che Sal Serpeverde di qui se ne andò.
La disputa ardente tra gli altri cessava
ma le Case divise purtroppo lasciava,
né furon mai più solidali da che
i lor fondatori rimasero in tre.

E adesso il Cappello Parlante vi appella
e certo sapete qual è la novella
che, mio malgrado, annunciare dovrò:
ma sì, nelle Case io vi smisterò.
Però questa volta è un anno speciale,
vi dico qualcosa ch'è senza l'uguale:
e dunque, vi prego, attenti ascoltate
e del mio messaggio tesoro ora fate.
Mi spiace dividervi, ma è mio dovere:
eppure una cosa pavento sapere.
Mancata lealtà farà Hogwarts crollare,
l’antica ferita dovete sanare!
Non ripetete le antiche tragedie
unite i tavoli, mischiate le sedie.
Scrutate i pericoli, i segni leggete,
la storia v'insegna, su, non ripetete
l'errore commesso nel nostro passato.
Adesso su Hogwarts sinistro è calato
un grande pericolo, un cupo nemico
strisciante l'insidia, pericolo antico.
Uniti e compatti resister dobbiamo
se il crollo di Hogwarts veder non vogliamo.
Io qui ve l'ho detto, avvertiti vi ho…
e lo Smistamento or comincerò.

 

 

La canzone finì in un silenzio scettico. Poi qualcuno si ricordò di applaudire, e fu come la rottura di un argine: ne sgorgò un brusio crescente, che invase i tavoli e saturò la Sala.
Nessuno ricordava che il Cappello avesse mai espresso un giudizio all’interno della canzone di inizio anno, e in pochi accolsero positivamente i suoi consigli: i pregiudizi e i conflitti che da sempre esistevano tra le Case erano in quel momento più solidi che mai: dire che l'apertura della Camera dei Segreti, l'anno precedente, avesse esasperato l'inimicizia tra Serpeverde e le altre Case era parlare per eufemismi.
Più di ogni altro, il tavolo di Grifondoro era in agitazione; i suoi occupanti insorgevano, indignati: discutevano, si accaloravano, alzavano la voce. Per un attimo Ginevra distinse la voce irata di Emily, al suo fianco: << Quel coso sragiona! Si aspetta forse che fraternizziamo coi Serpeverde, quando loro l'altro ieri godevano e festeggiavano per gli attentati ai nati babbani? Quando Harper è venuto a dirmi che era un peccato mia sorella non fosse schiattata sul colpo? >>, poi anche quella voce scomparve nel furore assordante della folla. Le grida si sovrapponevano, fomentandosi a vicenda.
Quell’insubordinazione sfacciata durò meno di un minuto: un richiamo amplificato della McGranitt riportò il silenzio nella Sala, ma non placò gli animi; forse la coesione tra le Case era necessaria per far fronte alla situazione, ma ricrearla restava un obiettivo utopistico. Soprattutto se nessuno ci prova...  Ma sarebbe comunque impossibile cambiare la natura delle Serpi, si ritrovò a pensare Ginevra, suo malgrado; se la salvezza di Hogwarts dipende davvero da questo, stiamo freschi.
Lo smistamento ebbe inizio, e lentamente riuscì a mitigare l’atmosfera; uno alla volta, i nuovi studenti vennero selezionati e accolti dalle rispettive Case. Quando tutti furono seduti, Silente prese la parola:
<< Ai nuovi arrivati: benvenuti! A tutti gli altri, bentornati! Un nuovo anno sta per avere inizio e molte cose andrebbero dette; e lo saranno, dopo che avremo tutti avuto modo di rifocillarci col cibo squisito preparato dalle nostre cucine. E con questo...  >> prima che potesse dare inizio al banchetto, Silente fu interrotto da due fintissimi colpetti di tosse; Ginevra riconobbe con orrore l’odiosa Dolores Umbridge alzarsi dal suo posto: << Hem-hem… Grazie Preside per le belle parole di benvenuto. Prima del banchetto, gradirei dire anch’io due paroline. >>

 

PROSSIMA PUBBLICAZIONE: Mercoledì 9 Settembre.

 
   
 
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