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Autore: _Fedra_    28/08/2015    5 recensioni
Giurereste mai che le ragazze che abitano al piano di sopra siano in realtà due spietate cacciatrici di demoni?
Con l'arrivo di Claire e Teresa in uno squallido appartamento alla periferia di Roma, la Città Eterna si trasforma in un teatro gotico in cui nulla è più come sembra e anche il più candido angelo di pietra può trasformarsi in un mostro assetato di sangue.
Riuscirà il giovane Raki a sopravvivere in questa nuova realtà?
DAL CAPITOLO 1:
Un'ombra scura si allungò sulle gradinate della Facoltà di Lettere e Filosofia, salendo lentamente le scale che conducevano all'ingresso.
Claire osservò compiaciuta gli sguardi dei presenti che si spostavano per lasciarla passare.
Sui loro volti poteva leggere le espressioni più diverse: stupore, curiosità, invidia, timore.
Le sembrava di poter fiutare la paura nascosta dietro quelle maschere malcelate, come se in fondo il loro istinto animale gli stesse suggerendo che ciò che temevano di più al mondo si trovava proprio davanti ai loro occhi.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire, Priscilla, Raki, Teresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Occhi d'argento'
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Trenta.
Stato di fermo
 
 
*
 
 
 
 
“Sto iniziando a perdere la pazienza”, disse l’ispettore capo in tono severo, le mani poggiate sul tavolo. “Stai cercando di dirmi che è stata una donna a ridurti in questo stato?”.
Seduto davanti a lui, Raki non spiccicava parola.
Si limitava a fissarlo con gli occhi marroni spalancati, la bocca piegata in maniera innaturale come se stesse trattenendo i fantasmi di mille discorsi che non riusciva o non poteva esprimere.
Il suo aspetto faceva quasi paura.
I capelli castani erano più lunghi e disordinati del solito, nascondendo a malapena la cicatrice che gli deturpava il volto, dividendogli in due il sopracciglio sinistro e scendendo lungo la tempia.
Il mento appariva solcato dalla barba di qualche giorno e il ragazzo sembrava aver momentaneamente abbandonato le camicie e i maglioni di sempre per lasciar posto a una felpa mezza stinta e un giubbotto raccattato alla bell’e meglio.
 
In fondo, non aveva avuto molto tempo per prendersi cura di sé, dal momento in cui era stato dimesso dall’ospedale.
Ad aspettarlo all’uscita, infatti, non c’era suo fratello Zaki come aveva creduto, ma una volante della polizia.
L’accusa era sospettato omicidio.
Come se tutto quello che aveva passato fino a quel momento non fosse abbastanza.
Ed eccolo lì, seduto di fronte all’ispettore capo, che torreggiava su di lui scrutandolo con i piccoli occhi neri e infossati come se si trattasse del più spietato criminale dai tempi di Nerone.
Lui, che il peggior reato che avesse mai commesso in vita sua era stato quello di scordarsi di restituire un libro alla biblioteca comunale quando andava alle elementari.
Su cui, tra l’altro, aveva fatto anche due ditate di nutella.
Alla fine aveva dovuto risarcirlo, ma caspita che bello che era quel romanzo!
Era della serie Piccoli Brividi, di cui andava semplicemente matto.
Chissà perché poi aveva improvvisamente cambiato genere…
 
“Sto ancora aspettando una risposta”, incalzò l’ispettore capo, decisamente irritato. “O forse mi stai nascondendo qualcosa?”.
Raki deglutì vistosamente.
Come faceva a dirgli la verità?
Era impossibile che gli credessero.
Nella migliore delle ipotesi, lo avrebbero internato in un centro di recupero per malati mentali.
“Ecco, era…una donna. Armata di spada”, sputò fuori, anche se era ben consapevole di aver appena detto la cazzata del secolo.
“Oh, una donna armata di spada! E si può sapere che cosa ci faceva in giro per Roma, tra l’altro nel ventunesimo secolo?”, sbottò l’ispettore capo, esasperato.
“Ecco, ci sono dei corsi di scherma storica, no? Anch’io avevo iniziato, tempo fa…”, balbettò Raki, pallido come un cadavere.
“Ah, dunque ammetti di possedere anche tu un’arma da taglio, non è così?”.
 
Ahi, pessima mossa!
Raki si morse la lingua a sangue, maledicendosi per aver detto l’unica cosa che avrebbe potuto metterlo ancora più nei guai.
“Tutte le vittime degli omicidi avevano l’addome squarciato. Una spada potrebbe benissimo provocare una simile ferita, non credi?”, proseguì l’ispettore capo, un lampo di trionfo che gli aveva improvvisamente acceso gli occhi. “E, ora che mi ci fai pensare, anche la persona che ti ha inflitto quelle ferite così brutali ne possedeva una. Potrebbe essere una tua complice, non credi? Magari avete litigato”.
“Le giuro che non è così!”, esclamò Raki, disperato.
Adesso ci mancava solo che gli dessero l’ergastolo.
“E allora perché mai avrebbe dovuto farlo? Forse hai visto delle cose che avrebbero potuto comprometterla?”.
“Sì…cioè, no!”.
“Nel tuo dossier, c’è scritto che dalla morte dei tuoi genitori ti sei trasferito in un appartamento vicino alla Tangenziale insieme a tuo fratello. Siete al corrente che quella casa è stata abbandonata da anni e che la vostra è un’occupazione abusiva?”.
“Ma io…Aspetti, in realtà noi eravamo ospiti!”.
“Ma davvero? E di chi, si può sapere? I legittimi proprietari sono morti da più di dieci anni e i loro figli si sono trasferiti in America subito dopo. Dubito che siano a conoscenza del fatto che gli abbiate risistemato la casa”.
 
Raki si prese la testa tra le mani, la bocca contratta in un gemito.
Stava per crollare e lo sapeva.
Non si era mai sentito così solo e abbandonato come in quel momento.
Claire era fuggita nella notte, dopo avergli rubato quel primo e ultimo bacio.
Lui credeva ciecamente nei suoi sentimenti, altrimenti non avrebbe mai messo a repentaglio la propria vita senza pensarci due volte.
Ma lei?
In fondo, era un mezzo demone.
Quanto valeva un per sempre per una creatura destinata a non invecchiare?
Durante tutta la convalescenza, Raki aveva sperato ardentemente che tornasse.
Invece, di lei non c’era nessuna traccia.
 
Forse era morta subito dopo, facendo da esca contro quella pazza assassina.
Forse, si era semplicemente tolta un peso che portava da troppo tempo.
In fondo, non gli aveva detto proprio questo, la notte in cui si erano conosciuti?
Eppure, in quegli ultimi giorni, Raki era sicuro che le cose fossero cambiate tra loro.
Che, in qualche modo, lei iniziasse ad affezionarsi a lui.
Che esistesse qualcosa di più.
 
Ma, a quanto pareva, si era semplicemente illuso.
Del resto, lui non faceva parte del contratto di lavoro di una Claymore.
Il loro compito era quello di uccidere i demoni, stop.
Evidentemente, per entrambe il ragazzo rientrava negli straordinari non pagati.
Quel pensiero orrendo lo fece scoppiare letteralmente in singhiozzi.
“Che fai, adesso? Piangi?”, chiese l’ispettore capo, implacabile.
Raki non rispose, scrollando le spalle con rabbia.
“VI ODIO TUTTI!”, gridò, affondandosi le unghie tra i capelli. “Solo perché sono un maledetto fifone non significa che sia anche un vigliacco! Io ho cercato di fare del mio meglio, davvero! Eppure, ogni volta la gente mi giudica per quello che sembro: uno stupido saputello sempre attaccato ai libri e niente più. Un ingenuo da rigirare a proprio piacimento, tanto è troppo debole per opporre resistenza e ribellarsi. Tutti ci sono cascati, ma nessuno mi conosce davvero. I miei genitori, Gaia, Roberta…Claire…”.
 
“Un momento, ispettore. Da qui in poi ci penso io”, intervenne improvvisamente una decisa voce femminile.
Per l’uomo fu quasi impossibile trattenere la bestemmia che soffocò subito tra i denti.
Possibile che quella maledetta arrivasse sempre nel momento sbagliato?
“Non ora, agente Eido. Il ragazzo stava per confessare”, la interruppe bruscamente.
“Forse non mi sono spiegata bene. Avevamo concordato che avrei svolto io questo interrogatorio. Ho tutte le carte in regola per farlo”, proseguì Miria imperturbabile, esibendo un foglio diligentemente compilato e firmato.
Masticando l’ennesima imprecazione, l’ispettore capo lo prese tra le mani e lo esaminò alla pallida luce della lampada.
La cosa bastò a confermare l’ipotesi che quella troietta avesse molti più agganci di quanto sembrasse.
Brava, davvero molto brava.
Dio, quanto avrebbe voluto metterle le mani addosso, in quel momento!
“Perfetto, agente. Il ragazzo è suo. Io me ne lavo le mani”, disse freddamente, uscendo a grandi passi dall’ufficio.
Spero che la prossima vittima dell’assassino sia tu, brutta stronza, pensò con rabbia, andandosi a sfogare nel suo ufficio fumando una sigaretta dietro l’altra.
 
Non appena ebbe il piede libero, Miria si sedette di fronte a Raki, sondandolo con lo sguardo.
“Bene. A quanto pare, adesso non puoi più scappare”, disse con un tono che avrebbe fatto accapponare la pelle a un essere umano quanto a un demone.
Il ragazzo levò la testa, il viso ancora rigato dalle lacrime solcato dall’espressione stanca di chi ormai non aveva più nulla da perdere.
“Permetti?”.
Con sua somma sorpresa, Miria scattò in avanti, prendendogli la testa tra le mani e avvicinando paurosamente il volto al suo.
Paralizzato dalla paura, Raki avvertì il sudore imperlargli la fronte mentre la guerriera gli annusava la pelle centimetro per centimetro.
Il suo cuore martellava così tanto contro le costole al punto che sembrava a un passo dallo schizzare fuori.
 
Dopo istanti che parvero eterni, Miria si staccò finalmente dal volto del ragazzo, mollando la presa sulla sua faccia.
Un lieve sorriso le increspava appena le piccole labbra sottili.
“Sei fortunato, amico. Se fossi stato un yoma, a quest’ora saresti già morto”, disse con calma.
A quelle parole, Raki ebbe come l’impressione che gli stesse cascando la mandibola per la sorpresa.
Sbatté più volte le palpebre, come per assicurarsi di non stare sognando, poi balbettò:
“Sei una di loro?”.
Il sorriso di Miria si allargò ancora di più, anche se per una frazione di secondo.
“Sei perspicace, ragazzo. Mi piaci”, disse.
Improvvisamente, qualcosa di simile alla speranza prese ad agitarsi nel cuore di Raki.
Era certo che dietro le lenti a contatto nere di quella donna ci fossero due penetranti occhi d’argento.
 
“Hai notizie di Claire?”, domandò quasi senza respirare.
Il fatto che l’espressione di Miria tornasse immediatamente seria non gli piacque affatto.
“No”, rispose la guerriera. “La guerriera numero 47 è sparita da giorni, ormai. Il punto sta nel capire se ha disertato o se sia stata uccisa. Ma io non mi farei molte illusioni, se fossi in te. Se ha abbandonato l’Organizzazione di sua spontanea volontà, puoi considerarla già morta”.
A quelle parole, Raki avvertì tutta la disperazione tornare a prendere il possesso di lui.
Dunque era davvero finita?
“Tuttavia,”, proseguì Miria “ho appena avvertito il suo odore sul tuo viso, insieme a quello di Teresa. Il che potrebbe essere di grande aiuto. Fino a quando non avremo la certezza del loro decesso, continueremo a cercarle”.
Raki annuì piano, ripensando al significato di quelle parole.
Tutto gli appariva improvvisamente così incerto e fragile.
 
“Finirò in prigione?”, osò chiedere dopo un po’.
“Non sei tu la creatura a cui stiamo dando la caccia. A che servirebbe trattenerti? Quello che mi sconcerta è come facciano gli yoma a starti sempre attorno”, commentò Miria pensierosa.
“Me lo chiedo anch’io”, borbottò Raki, sconvolto.
“Ascolta, ragazzo. Tu mi sei simpatico. Davvero. Perciò fammi un favore: te e tuo fratello trovatevi un alloggio legale e cercate di stare fuori da questa storia. Provate a dimenticare tutto e a vivere da persone normali. Vedrete che presto vi sentirete meglio. In fondo, non è affar vostro dare la caccia agli yoma”, propose la guerriera. “Ehi”, aggiunse notando l’aria afflitta del ragazzo. “Guarda che non sei l’unico che tiene a quelle due. Anch’io ho urgenza di trovare Teresa. E mi serve viva. Per la salvezza di tutti noi”.
 
*
 
Le due spade si incontrarono a mezz’aria con un clangore assordante.
Irene sembrava non battere ciglio mentre la lama vibrava impercettibilmente sotto la sua presa.
Di fronte a lei, il volto di Claire era imperlato di sudore.
Un attimo dopo, le spade tornarono a dividersi.
La numero 47 attaccò di nuovo, richiamando il suo yoki.
Mille minuscole vene presero a solcarle il volto mentre il suo unico braccio rimasto mulinava nel tentativo di colpire l’avversaria, tempestandola di colpi.
Dal suo canto, Irene sembrava del tutto immobile, osservando la sua allieva con gli allungati occhi d’argento.
 
“Basta così!”, ordinò a un certo punto con la sua voce calda ma decisa.
Davanti a lei, Claire crollò in ginocchio sul prato, ansimante.
A ogni respiro, i suoi occhi tornavano del colore di sempre, così come i lineamenti affilati del viso.
“Sei troppo impulsiva”, osservò Irene. “La Spada Fulminea richiede una padronanza totale dello yoki. Devi riuscire a Risvegliare solo il tuo braccio. Ma se perdi il controllo, sarà tutto inutile. E puoi scordarti la tua vendetta”.
In tutta risposta, Claire fece un rapido cenno d’assenso con il capo.
Le sue spalle fremevano d’ira.
“Ho capito”, disse dopo qualche istante, avvertendo lo sguardo severo della sua insegnante bruciarle sulla nuca.
“Perfetto, allora”, proseguì lei con decisione. “Ricominciamo!”.
 
Con un deciso colpo di reni, Claire si rimise in piedi.
Levò la spada per mettersi in guardia, gli occhi fissi in quelli di Irene.
Perdonami, Raki, se non sono riuscita a proteggerti, pensò con rabbia. Diventerò forte e poi tornerò da te. E, questa volta, non ti deluderò. È una promessa!
Poi si slanciò all’attacco.




Buongiorno a tutti! :) Come state?
Come promesso, dopo il congedo da "The Phoenix" * non ci voglio pensare! *, eccomi di nuovo qui con un  nuovo ESASPERANTE capitolo ;)
Esasperante nel senso che il protagonista è proprio lui, il nostro granchietto, il quale a ogni puntata sembra avvicinarsi sempre più pericolosamente al baratro. Fidatevi se vi dico che non ha ancora dato il meglio (o il peggio di sé): se non lo avete ancora fatto, vi consiglio caldamente di premunire i vostri dispositivi di protezioni in ghisa e gommapiuma per proteggerli da eventuali lanci nei prossimi capitoli. Ve lo dico per il vostro bene XD
Nel mentre, abbiamo anche dato un'occhiata su quanto sta accadendo a Claire. Non preoccupatevi: questa non è affatto la prima e unica scena in cui la vedremo esercitarsi con la Spada Fulminea ;) Semplicemente, volevo concedervi un piccolo assaggio su quanto accadrà nei prossimi capitoli. Anche perché, ultimamente, ci sto prendendo davvero gusto a descrivere le scene di combattimento XD

Ma ora basta con le chiacchiere: via con i ringraziamenti! ;)
Per le recensioni, un grazie calorosissimo a mio marito Xephil, la mia sorellona Angelika_Morgenstern insieme alle mitiche bienchen, 92Rosaspina e l'immancabile AlanKall.
Un abbraccio anche ai miei lettori silenziosi, sempre più numerosi di settimana in settimana. Un giorno vi troverò e saprò chi siete muahahahahahahah XD

Passate le follie dell'estate, l'aggiornamento tornerà regolarmente venerdì prossimo. Dovessi decedere nel mentre a causa della sessione di settembre vi consiglio comunque di tenere d'occhio la mia pagina Facebook: https://www.facebook.com/LeStorieDiFedra

Un abbraccio a tutti e fate un buon weekend! ;)

Vostra,
Fedra
 
   
 
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