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Autore: Horse_    29/08/2015    11 recensioni
Sono passati quasi sette anni dall'ultima stagione di The Vampire Diaries, precisamente la settima. Ogni attore ha intrapreso la propria via da percorrere, cercando di vivere al meglio la propria vita, così come hanno fatto Ian e Nina.
Ian si è sposato con Nikki Reed, storica attrice di Twilight, mentre di Nina si sono perse le tracce. Nina, in realtà, ha proprio voluto sparire dal mondo che l'aveva aiutata a diventare famosa e ben amata da tutti perchè si porta dietro un segreto troppo importante da proteggere. Due bambini con gli occhi azzurri come il mare da tenere al sicuro da chi non li vuole e non si è mai interessato a loro.
Le cose tra Ian e Nikki, intanto, vanno sempre peggio e sono più i giorni in cui litigano che quelli in cui sono felici.
La ripresa dell'ottava stagione porterà tanti guai e a galla cose non dette, ma forse aiuterà due persone che si amano ancora alla follia a ritrovarsi dopo tanto -troppo- tempo.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                      You're strange.


Fortieth-first Chapter.

Pov Ian.

Amo Nina con tutto me stesso, forse di più, ma non posso dirlo ai bambini altrimenti verrebbero fuori troppi casini. La situazione è già delicata ora, non voglio complicarla ancora di più.

 

“Le voglio molto bene.”

 

I bambini sembrano delusi della mia risposta, so che si aspettavano di più, ma non lo danno molto a vedere e alla fine mi domandano di Londra e se sia simile ad Atlanta. Parliamo tranquillamente per un po’, alla fine Nina chiama i bambini per mangiare.

 

“Ti fermi anche tu?”- mi domanda.

 

Mi fido di lei, ma non so se questo sia un buon momento per rimanere da sola, quindi decido di accettare l’offerta anche perché i bambini mi stanno tirando per la maglietta obbligandomi così a sedermi sulla sedia. Nina tira fuori dal forno del pollo con delle patate e ho tutta l’impressione che non sia stata lei a cucinarlo -non ci avrebbe messo così tanto tempo e diciamo anche che non ne ha proprio le capacità- ma Michaela.

 

“Mia madre ha preparato tutto senza glutine.”- mi dice notando il mio sguardo.

“Non stavo dubitando sulla natura del pollo.”- ridacchio. -“Sapevo che l’aveva preparato tua madre.”

“La mamma non è proprio brava a cucinare!”- mi dice Stefan confermando la mia tesi.

“Stef ha ragione!”- rincara la dose Joseph. -“Un giorno ha bruciato le bistecche.”

“Così mi offendete!”- Nina incrocia le braccia fintamente offesa. -“Credevo vi piacesse il mio modo di cucinare.”

 

Ridacchio di gusto mentre inizio a mangiare il cibo squisito di Michaela, è proprio come lo ricordavo.

 

“Si, mamma.”- dice Joseph.

“Ma anche la nonna cucina bene!”- tenta di difendersi Stefan.

“Ho capito, è meglio mangiare.”- borbotta, ma posso vederla divertita.

 

E spero almeno che per un po’ abbia dimenticato tutto quello che è successo, anche se non è affatto facile.

Passiamo la cena in tranquillità ridendo e scherzando -per quanto Nina sia con noi con la testa- e alla fine i bambini si fanno mettere a letto con facilità, senza fare nessun tipo di capriccio. Quando chiudono finalmente gli occhi sono le undici passate e sto iniziando a sentire la stanchezza, cosa che noto anche in Nina, ma che non da comunque a vedere. E’ concentrata a lavare i piatti e noto che ci sta mettendo forse un po’ troppa forza. Mi alzo dal divano e le vado incontro lentamente. Le afferro delicatamente la mano che sta torturando il piatto e lei sobbalza sgranando gli occhi.

Leggo terrore, ma in un attimo si riprende.

 

“Hey, guardami.”- le accarezzo piano una guancia. -“Sono io, Ian.”

“Lo so, è solo che-”

 

Si blocca esitante, poi scuote la testa. Mi si stringe il cuore a vederla così.

 

“E’ solo che?”- la invito a parlare. -“Sai che a me puoi dire tutto, sono qui per ascoltarti.”

“Credo… Di non avere niente da dire, sono solo stanca.”- mi dice passandosi stancamente una mano tra i capelli.

“Faresti bene a dormire allora.”- le dico sincero.

“Non ci riuscirei, non…”- le si blocca il respiro. Si morde le labbra, ma si sforza per continuare. -“So che è una cosa stupida, ma… Non smetto di pensare a quello che poteva succedermi. Sono stata così fortunata, mentre… Altre donne… Potevo essere una di loro.”

 

E scoppia a piangere gettandosi tra le mie braccia in un gesto inaspettato che mi costringe a stringerla a me. Getta la testa sul mio petto continuando a singhiozzare, il suo corpo trema, il suo cuore batte sempre più veloce e le sue mani stringono la mia maglietta. E io la lascio fare, come l’altra notte e come le prossime se dovesse servire per farla stare meglio, perché io voglio questo: voglio che Nina stia bene. Continuo ad accarezzarle piano la schiena, non le dico nulla, ora non sarebbe il momento adatto. Rimaniamo così per un tempo infinito e questo momento magico e straziante viene interrotto dal vibrare del mio cellulare che non decide di smettere. Allungo il collo per vedere chi è che mi chiama a quest’ora e quando leggo il nome di Nikki sul display decido che ora non è il momento adatto per risponderle, non quando Nina è in queste condizioni, non posso buttare tutto all’aria e andarmene, potrebbe crollare di nuovo da un momento all’altro. Decido semplicemente di ignorare la chiamata e quando Nina si sarà calmata le invierò un messaggio. E’ un comportamento scorretto, lo so, ma sono sicuro che capirà. 

 

“Avresti potuto”- Nina tira su con il naso. -“rispondere.”

“Era mia madre.”- mento. -“Nulla di importante, in questo momento sei più importante tu.”

“Grazie per quello che hai fatto.”- mormora abbassando lo sguardo. -“Davvero.”

“Sei mia amica, Nina. Sai che se hai bisogno sono qui.”- le dico.

 

Quell’amica non corrisponde proprio a quello che ho in mente io, ma va bene così. Voglio solo che lei sia felice e se è Eric -nome ridicolo a mio parere- a farla felice ben venga. Io non vorrei che lui ci fosse, ma non posso essere egoista, non con lei. Ha bisogno di farsi una vita e io non centro con lei, vorrei far parte di tutto quello che è legato a Nina, ma non posso perché lei non me lo permetterebbe, non dopo tutto quello che le ho fatto, che ci siamo fatti. Per questo tenterò, almeno in parte, di recuperare il rapporto con Nikki e di lasciarla libera, dentro di me so che non posso, ma devo farlo per vederla di nuovo sorridere. Noi… Non possiamo funzionare, vorrei, ma è così. La amo, ma credo che non sia corrisposto, io mi sto aprendo con lei e lei si sta chiudendo sempre più in se stessa -e non intendo per quello che è successo ieri.

 

“Lo so.”- mi dice cercando di sorridere mentre si asciuga le lacrime.

“Dovresti provare a dormire, almeno un po’.”- le consiglio.

“Potresti… Rimanere qui per un po’?”- mi domanda con la voce piccola. -“Non voglio rimanere da sola…”

 

Abbassa lo sguardo mentre io spalanco la bocca colto di sorpresa, non mi sarei mai immaginato una richiesta simile da parte sua, ma non devo illudermi, penso sia ancora terrorizzata da quello che è successo ieri notte e la comprendo.

E’ solo per questo continuo a ripetermi.

 

“Ho capito, è stata una richiesta stupida…”- mormora scostandosi da me e alzandosi dal divano.

 

Mi alzo anche io e la blocco delicatamente per un polso prima che possa fare altre supposizioni assolutamente non vere.

 

 

“Se è quello che vuoi rimarrò qui con te molto volentieri.”- le sorrido. -“Non me lo aspettavo.”

 

“E’ solo… Ho paura a dormire da sola…”- mormora.

“Non c’è nessun problema.”- le dico sorridendo facendola ritornare tranquilla. -“Dove dormiamo?”

“Sono troppo stanca perfino per salire le scale.”- sbadiglia strofinandosi gli occhi.

“Allora useremo il divano, l’abbiamo già fatto.”- le dico con un’alzata di spalle.

 

Nina si morde un labbro e non capisco il suo nervosismo, ma decido di lasciar correre e mi siedo sul divano invitandola a fare lo stesso. Sparisce in un istante e qualche secondo dopo ritorna con una coperta di lana che, logicamente, servirà per coprirci entrambi. Nina si siede accanto a me e, dopo essermi sdraiato, appoggia la testa sulla mia spalla e ci copriamo entrambi.

 

“Non credi sia… Sbagliato tutto questo?”- mi domanda con voce assonnata.

“Ti sto solo aiutando, non vedo nulla di male.”- le rispondo fissando il muro.

“Notte…”- mormora con la voce affievolita.

“Notte.”- le dico di rimando appoggiandole una mano sul braccio.

 

Ci addormentiamo così, sul divano, abbracciati davanti al fuoco del camino. 
 

Mi sveglio di soprassalto sentendo Nina agitarsi convulsamente e questo mi fa aprire gli occhi. Continua a muoversi agitata tra le mie braccia e continua a urlare no nel sonno.

Sta avendo altri incubi e, purtroppo, so cosa sta sognando. La scuoto piano, cercando di svegliarla. Quando ci riesco mi fissa con gli occhi spalancati e continua a scusarsi per avermi svegliato.

 

“Era solo un brutto sogno, tranquilla.”- le bacio la tempia leggermente sudata. -“Ci sono io qui con te.”

“Io-”

“Non dire niente, non preoccuparti.”- le sussurro accarezzandole un braccio. -“Prova a dormire un altro po’, altrimenti domani non riuscirai a rimanere in piedi.”

 

Si appoggia contro il mio petto e si addormenta poco dopo cullata dalle mie carezze. Rimango tutta la notte ad osservarla dormire più o meno tranquilla. Non si sveglia più, ma ogni tanto la vedo muoversi agitata e il respiro farsi sempre più veloce, ma con le mie carezze si tranquillizza subito. Sono quasi le sette quando decido di alzarmi dal divano e impiego quasi cinque minuti per mettere meglio Nina senza farla svegliare.

Non voglio che i bambini ci sorprendano ancora insieme, l’hanno già fatto una volta e so che possono essersi fatte strane idee su di noi e ne ho avuto la conferma ieri sera quando mi hanno chiesto se amo Nina.

La situazione è già complicata, se si mettessero di mezzo anche loro sarebbe la fine.

Preparo la colazione per i bambini, del succo e dei pancake -mi hanno detto che adorano come li faccio io-, e vado a svegliarli lasciando riposare ancora un po’ Nina. Dobbiamo essere sul set alle 8.30, abbiamo tutto il tempo per fare ogni cosa. Entro piano nella loro camerata e li vedo ancora profondamente addormentati. Joseph è coperto fino alle orecchie, mentre Stefan è tutto scoperto e sta stringendo un peluche a forma di cane, credo. A proposito di cane… Ecco che fine aveva fatto Spike. E’ appisolato sul pavimento tra i due letti e non si è accorto che sono appena entrato. Mi avvicino alle tapparelle e le tiro su piano, poi scosto le tende facendo entrare la luce all’interno della cameretta. I bambini, colpiti dai raggi del sole, iniziano a muoversi infastiditi e Joseph tira ancora più su le coperte scomparendo nel letto. Nina mi aveva avvertito che è difficile svegliarli e, se all’inizio ero rimasto parecchio sorpreso, ora le credo. Vado a svegliare quel poveretto di Spike facendogli una carezza sulla testa e quando si accorge che sono io si butta a pancia all’aria cercando delle coccole. Lo prendo delicatamente in braccio e lo appoggio sul letto di Stefan -visto che scoprire Joseph è una cosa impossibile- e mi godo la scena. Il cucciolo zampetta allegramente verso Stefan e, una volta arrivato all’altezza del suo viso, comincia a leccarlo facendogli mugugnare qualcosa di incomprensibile e apre finalmente gli occhi.

 

“Spike?”- domanda confuso, poi si volta verso di me e quando mi vede i suoi occhi brillano. -“Papà?”

“Papà? Dove papà?”- domanda Joseph da sotto le coperte.

 

Approfitto dell’attimo di debolezza e con uno scatto lo scopro completamente facendolo borbottare.

 

“E’ ora di svegliarsi, forza!”- dico ad entrambi mentre scendono da letto e mi vengono ad abbracciare.

“Hai dormito qui?”- mi domanda Stefan felice.

“Sono… Appena arrivato.”- mento. -“Andiamo a fare colazione, vi accompagno io a scuola!”

“Davvero?”- mi domanda Joseph sorridendo.

“Certo!”- rispondo loro tentando di prenderli in braccio.

 

Mi alzo tenendoli stretti entrambi e cavolo se pesano… Ormai sono diventati ancora più grandi dalla prima volta che li ho visti hanno sette anni.

 

“Papà, sei sicuro di farcela?”- mi domanda Joseph.

“Mi stai dando del vecchietto per caso?”- gli domando fintamente offeso.

“Papà, cammini come un pinguino!”- mi dice Stefan ridendo.

 

Le avevo sentite tutte, ma pinguino proprio no. Scoppio a ridere anche io ed andiamo in cucina per fare colazione. Nina dorme ancora fortunatamente, ne aveva bisogno. I bambini, quando si accorgono che Nina sta dormendo sul divano, mi fissano preoccupati.

 

“La mamma sta male?”- mi domanda Stefan.

“No, tesoro, è soltanto tanto stanca dal viaggio.”- gli spiego.

 

Finiamo la colazione in tutta tranquillità e i bambini mi raccontano che oggi andranno in palestra per l’ora di educazione fisica così, prima di uscire di casa, oltre al solito zaino prendo anche uno zainetto più piccolo con le cose per farli cambiare. Non appena arriviamo a scuola i bambini corrono subito dai loro compagni e noto, con piacere, che hanno già fatto amicizia con parecchi bambini. Prima di andarmene vedo una delle maestre che non mi stacca gli occhi di dosso e posso giurare di aver visto un po’ di bava scendere dalla sua bocca, ma non sono Damon, una donna basta e avanza -Nina è una piacevole eccezione.

Ritorno a casa di Nina per svegliarla, ma quando arrivo di fronte alla porta mi ricordo che io non ho le chiavi di questa casa, quindi mi trovo costretto a suonare. Poco dopo vedo la porta aprirsi e Nina già vestita.

 

“Credevo dormissi ancora.”- le dico sinceramente.

“Mi sono svegliata venti minuti fa.”- mi dice. -“Grazie per aver portato a scuola i bambini.”

“Sono loro padre, è un mio compito.”- le dico avvicinandomi alla macchina.

“Grazie per essere rimasto questa notte.”- mi dice dondolandosi da un piede all’altro.

 

E’ il giorno dei grazie, questo?

 

“L’ho fatto con piacere.”- le dico solo prendendo le chiavi della macchina. -“Mi ringrazierai ancora se ti offrissi un passaggio?”

“Non credi… Insomma… Andare a lavoro insieme…”- borbotta.

“Ci siamo già andati.”- le ricordo entrando in macchina facendole segno di salire. -“E ieri ci hanno beccati a fare colazione insieme. Stiamo costruendo un rapporto, no?”

 

Annuisce e finalmente entra in macchina anche lei. Accendo il riscaldamento, perché si gela, e mi dirigo verso il set. 

In macchina cala il silenzio, ma è un silenzio piacevole. Di tanto in tanto mi perdo ad osservare Nina e la trovo intenta a torturarsi il lembo della camicia a quadri rossi e neri che indossa. So che sta pensando a qualcosa, ma vorrei capire cosa.

 

 

Pov Nina.

Ian non parla e non lo faccio anche io, ma il silenzio è comunque piacevole. Non mi va di parlare dopo tutto quello che è successo, ma in cuor mio so che non posso continuare così. Ieri ho avuto veramente paura, paura che quell’uomo mi facesse del male o peggio… Ho visto tutta la mia vita passarmi davanti e… Ho avuto paura di non vedere i bambini. Sono la cosa più importante che ho al mondo, senza di loro non sarei la donna che sono diventata ora e perderli… Non… Non voglio nemmeno pensarci. Devo la mia vita a Ian, devo tutto a lui. Se lui non fosse venuto a cercarmi per riaccompagnarmi a casa, grazie anche alla chiamata di Paul, non so dove sarei ora. A quest’ora qualcuno mi avrebbe violentata e magari mi avrebbe potuta uccidere, ma ora sono qui, grazie a lui. Questo ultimo periodo è veramente strano, è come se lui si fosse avvicinato di più a me ed ho la sensazione che voglia farmi capire qualcosa, ma non so cosa. E il modo dolce in cui mi ha trattato, il non volermi lasciare nemmeno un attimo in balia di me stessa , mi ha fatto capire che lui ci tiene veramente a me. Non so come, non so perché, ma gli importa veramente qualcosa di me e della mia vita. Non l’ho mai visto arrabbiato veramente, ma ieri ho avuto veramente paura. Non per me, ma avrebbe potuto veramente uccidere quell’uomo. Se non gli avessi detto di andarcene molto probabilmente a quest’ora sarebbe in prigione a Londra, ma ora è qui, con me. Ieri sera è stato la mia ancora, la spalla su cui piangere e fare affidamento, con lui mi sono sentita finalmente protette e, in un modo molto contorto, amata come non mi capitava da tempo -escludendo Eric, ma lui è tutta un’altra storia. Se fossi stata da sola, se lui ieri se ne fosse andato, molto probabilmente non avrei chiuso occhio e sarei impazzita, invece lui è rimasto per me e con me consolandomi, rincuorandomi, abbracciandomi e facendomi calmare. Credo di aver avuto incubi ieri notte, così come in quella prima. Mi si ripete sempre la stessa scena davanti e questa volta Ian non c’è a salvarmi, ma puntualmente Ian mi svegliava e mi ripeteva che era tutto finito e che c’era solo lui lì con me. E per la prima volta, dopo veramente tanto tempo, mentre lo guardavo negli occhi -per quanto fossi in grado- ho rivisto il vero Ian, quello che era con me e che mi proteggeva da tutto e tutti. Non solo negli occhi, ma anche nei modi di fare, in tutto. E mi era mancato questo Ian, è Ian, lo stesso Ian di più di otto anni fa, quando, stando con Nikki, veniva a casa mia a portarmi il gelato quando non stavo ben per chissà che cosa, lo stesso Ian di cui mi sono innamorata.

E che mi fa battere il cuore di nuovo.

Ma non posso, semplicemente perché non è giusto. Non posso lasciarmi andare ancora a questi sentimenti, semplicemente non posso, ne uscirei peggio di prima. 

 

“Nina, hey!”

 

Sento la mano di Ian scuotermi leggermente e sobbalzo.

 

“Scusami, stavo… Pensando.”- lo rassicuro.

“Più ci pensi, e più-”

 

Lo interrompo, non stavo pensando a quello. Io… Con il tempo passerà, credo. Devo ritenermi fortunata ad esserne uscita praticamente illesa e ringraziare Ian e chiunque ci sia in cielo per avermi salvata, dovrò convivere con questo, mi ci vorrà solo del tempo.

 

“Non stavo pensando a… Quello.”- gli dico sbrigativa.

“A cosa allora?”- mi domanda svoltando a destra e noto, solo ora, che siamo praticamente arrivati a destinazione. -“Se posso chiedere.”

“Perché… Hai fatto tutto questo per me?”- gli domando a bruciapelo.

 

Ian si tira leggermente indietro e spalanca gli occhi, forse colto alla sprovvista o forse mi sta prendendo per pazza.

Chi lo sa.

 

“Per averti salvata?”- mi domanda con leggero turbamento nella voce. -“L’avrebbe fatto chiunque.”

“Non quello… E’ da un po’ che sei strano.”- gli dico.

“Strano in che senso?”- mi domanda passandosi una mano tra i capelli.

 

E’ nervoso o colto sul fatto.

 

“Sei diverso con me.”- gli dico. -“E non solo negli ultimi due giorni.”

 

Esce dalla macchina di scatto e mi fa cenno di scendere. Lo seguo.

 

“E’ tardi, dobbiamo andare.”- mi dice sbrigativo chiudendo la macchina.

 

Non mi aspetta nemmeno.

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Buon fine settimana a tutte voi :’)

Tra poco è finito agosto e credo sia un’ingiustizia, queste vacanze sono durate davvero troppo poco.

Siamo al 41° capitolo, meno due alla fine. L’altro giorno stavo leggendo le vostre recensioni, poche, ma comunque alcune c’erano, e c’è stata una cosa, personalmente, che mi ha fatto colpito -in male però- e che tengo subito a precisare.

Ho scritto parecchie storie, di tutti i tipi, e ne ho letto davvero tante di belle, d'altronde in questo sito ce ne sono tantissime e ho letto anche di attacchi rivolti ad autrici. Se avete qualcosa da dire riguardo alla storia sapete benissimo che potete farlo, che sia una cosa bella o brutta. La storia non vi piace? Ditemelo pure, sono qui per migliorare e, oltre a scrivere per me, scrivo anche per voi, non mi offenderei in nessun caso, ognuno ha la propria libertà di opinione. La storia vi piace? Mi rendete la ragazza più felice del pianeta.

E' successa questa cosa e, fortunatamente siamo riuscite a chiarirci,  sono contenta di questo perché non mi piace litigare con nessuno, ma quello che sto dicendo è per il futuro, in modo che questo episodio spiacevole non capiti più. Ognuno può scrivere il tipo di storia che vuole e sono la prima a dire che non mi piacerebbe che qualcuno usufruisse della mia storia per la sua, ma fermiamoci un attimo. Io, questa storia, me la sono inventata di sana pianta, dalla A alla Z. Come vi ripeto da dicembre, più o meno, io ho un piccolo quadernino con la storia già scritta, sono più appunti per ogni capitolo, quindi… Ovviamente, qualcuno può anche pensare che sia falso, ma io, personalmente, non ho bisogno di andare a prendere spunto da altre storie perché, le mie idee, ce l’ho ben chiare. Con una storia di quaranta capitoli che senso avrebbe prendere spunto da un’altra? Se non avessi più avuto idee l’avrei chiusa, cosa che, avendo idee, non ho fatto. Ne ho ancora un paio (sono molte) e sono collegate anche alla sorpresa di cui vi parlavo, perché copiare? So che voi non c’entrate niente, ho conosciuto così tante care ragazze grazie a questa storia che mi ha fatto capire, ad un certo punto, che la distanza non conta nulla e messaggiare con alcune di voi, scambiando idee e pareri, mi rende felicissima. Vi rendete conto di quante storie ci siano al mondo con fatti simili? Sono sempre quelli, gira e rigira quello è. O e A, o e B, o e C, o e D. Sta all’autore (o autrice) saperli rendere al meglio, tutto qui. Con questo volevo dire che le idee sono mie e sono io che le sviluppo, non mi sognerei mai di andare in giro a prendere altre idee a destra e a manca.

Anche a me, qualche volta, è apparso il dubbio che magari qualcuno avesse preso spunto dalla mie storie, ma non vado certamente ad accusare l’autore. Magari ha avuto la mia stessa idea e, invece di esserne gelosa, ne sono felice, vuol dire che a molti ‘piace’ una determinata tematica. Se ha copiato sono affari suoi, vuol dire che non aveva idee e non è originale. Scusate tutto questo sproloquio (se non l’avete letto magari avete fatto anche bene ahhahaahah) ma ci tenevo a precisarla come cosa perché potete dirmi di tutto, insultarmi, dirmi che la storia fa schifo (so di non essere perfetta, nessuno lo è, e che devo migliorare, tanto), ma copiare no, non ci sto. Ripeto, abbiamo chiarito, è acqua passata, ma sappiate che io, dagli altri, non voglio nulla. Ho detto tutto questo per prevenire cose future, fortunatamente ora è finita bene, ma spero che in futuro non capiti più.

 

Comunque, torniamo al capitolo. Riprende da dov’è finito l’altra volta e Ian, per non dire ai gemelli che ama Nina, trova una scappatoia che li fa rimanere comunque male. Nina è ancora scossa, è logico, e chiede a Ian di rimanere e lui, ovviamente, rimane. Non è rimasto lì per approfittarsene, cosa che non ha mai pensato, ma solo per rimanerle accanto perché sapeva come stesse soffrendo. Passano la notte insieme, tra gli incubi, e la mattina dopo Ian si occupa dei bambini *___*

Mi sono sciolta a scrivere determinate scene, spero vi siano piaciute! 

Ian e Nina alla fine vanno sul set insieme e hanno una piccola discussione sul perché Ian sia così strano e lui, invece di approfittarne se la da a gambe, come al solito. Non manca poi molto alla fine e credo che con i prossimi due capitoli mi amerete o, almeno, lo spero.

Ringrazio le sei ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, come ogni volta spendete parole bellissime e mi dispiace che le recensioni siano calate un’altra volta di botto. Non parlo del capitolo prima, erano sempre sei, ma da due capitoli fa, ma d’altronde è quasi finita l’estate, molte di voi sono in vacanza, quindi me ne rendo conto.

Non so se riuscirò ad aggiornare lunedì, è già un miracolo che l’abbia fatto oggi, tutto dipenderà dal tempo e dall’interesse :)

Grazie ancora, alla prossima <3

 

 

 

 

  
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