Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: A_GleekOfHouseStark    30/08/2015    1 recensioni
AU ambientata in una Westeros dove il tiranno Aerys Targaryen ha deciso di adottare gli Hunger Games, basandosi sul modello della nazione di Panem, per punire la popolazione che quindici anni fa, seguendo Robert Baratheon, Jon Arryn e Ned Stark, si ribellò al suo potere. Ogni anno otto tributi vengono spediti in un'arena per combattere l'uno contro l'altro, ad uccidersi a vicenda sotto gli occhi delle famiglie impotenti che possono solo seguire le vicende dagli schermi nelle proprie case.
Otto tributi partono.
Uno solo però è destinato a tornare indietro.
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Joffrey Baratheon, Jon Snow, Shireen Baratheon, Un po' tutti, Ygritte
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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La Perdita
 
La mietitura era appena terminata e Catleyn Stark era ancora sotto shock. Erano ormai tre anni che suo figlio Robb era in età per essere estratto, così come poteva accadere allla secondogenita Sansa, la quale aveva quattordici anni e ad Arya, dodici appena compiuti. Per la prima volta aveva mandato la sua piccolina nella capitale e le era rimasta solo la consapevolezza che difficilmente avrebbe fatto ritorno. La sua bambina era veloce, agile e sapeva maneggiare discretamente diversi tipi di armi ma nell’arena sarebbe stata considerata un bersaglio facile per via della sua giovane età e la corporatura gracile. Poteva sopravvivere qualche giorno ma, per quanto le costasse fatica ammetterlo, le probabilità che vincesse erano decisamente scarse.
Poi c’era quel ragazzo.
Dio, come gli somigliava. Doveva essere lui, il figlio bastardo che suo marito aveva generato nel periodo della rivolta e che a malincuore non aveva potuto tenere con sé perché la madre era scappata dalla guerra crudele ed infida per proteggerlo, perciò Ned non lo aveva più incontrato. Non glielo aveva mai nascosto, addirittura i loro figli sapevano di avere un fratellastro che viveva in chissà quale parte del Nord e di cui probabilmente non avrebbero mai visto il volto se non fosse stato per la mietitura. Cat aveva sofferto per quella rivelazione e nonostante non lo avesse mai incrociato ad eccezione di quando lo aveva visto sullo schermo, all’inizio aveva provato una sorta di ripudio nei suoi confronti ma pian piano aveva iniziato a tollerare la sua esistenza fino quasi a dimenticarla. In quel momento però fu come rivedere un giovane Ned Stark e il sentimento di ripugnanza che aveva provato tanti anni fa tornò più vivido che mai, ma non era riuscita ad odiare il ragazzo. Era il frutto di un tradimento e avrebbe dovuto essere quasi felice che il suo nome fosse stato estratto ma non ne era stata in grado. Anche lui aveva una madre, qualcuno che piangeva per la sua estrazione ma sperava nella sua vittoria. Jon Snow non meritava la sorte che gli era toccata, così come non lo meritavano gli altri sette ragazzi.
Cat non riuscì a provare altro che compassione.
“Ho mandato tre dei miei figli nella capitale e soltanto due saranno a casa entro domani.” Questo pensiero le fece venire le lacrime agli occhi ma si impose di essere forte per Bran e Rickon, i due pargoletti che per ancora qualche anno sarebbero stati risparmiati dalla crudele furia di Aerys Targaryen. Inevitabilmente la sua memoria corse verso Ned, il suo amato marito, così testardo e dannatamente legato all'onore da essere morto per non tradire se stesso.
“Glielo avevo detto di non lasciarsi coinvolgere nella rivolta. Sapevo che le conseguenze sarebbero state più grosse di quanto avremmo mai potuto affrontare, ma non mi aveva ascoltato.”
Quando lo aveva visto tornare a Grande Inverno nella primavera di quindici anni fa, credeva di star sognando perché non riusciva a capacitarsi che quel mostro avesse graziato senza apparente motivo i capi della ribellione più grande che Westeros avesse mai visto. Soltanto sei mesi fa aveva capito che il despota era stato misericordioso prima soltanto per causare più dolore in seguito.
Il volto di Catelyn Stark era solcato da lacrime calde. Avrebbe imposto a se stessa di ritornare forte qualche minuto più tardi, adesso voleva soltanto piangere perché lei era una roccia, ma se continuamente sottoposte alle intemperie anche le rocce possono subire dei danni.
 
Cersei Lannister era ancora ammutolita davanti al televisore nonostante l’estrazione dei nomi fosse conclusa.
“Mi dispiace sorellina.” Le aveva ripetuto Jaime ma lei respinse quelle parole, era come se non le avesse sentite affatto. Soltanto dopo una mezz’ora passata a piangere silenziosamente, tirò fuori gli artigli e se la prese con chiunque capitasse a tiro.
“Non me ne frega un accidenti del tuo dispiacere!” urlò furibonda “Il mio bambino, il nostro bambino, è stato spedito in un’arena dove ha poche possibilità di sopravvivere.”
“Joffrey può vincere.” Egli finse di non aver colto l'allusione alla sua paternità e le rispose in quel modo per cercare di calmarla, ma era evidentemente poco convinto.
“Sappiamo tutti che non è così.” Esclamò Tyrion che così facendo s’inimicò ancora di più la sorella “È troppo impulsivo, troppo assetato di sangue. Riuscirà a venire fuori dalla grande mischia ma sarà la sua brama di vittoria ad ucciderlo.”
“SMETTILA NANO! Non voglio sentire un’altra parola dalla tua bocca maledetta.”
“Stai reagendo così perché sai che sto dicendo la verità!”
“Tyrion ti sembra il caso? Non vedi che sta male? Un po’ di compassione per la miseria!” lo rimproverò Jaime.
“Questo nano schifoso odia il sangue del suo sangue.” Continuò Cersei isterica.
“Non odio Joffrey, sto dicendo le cose come stanno. Tu vedi solo quello che vuoi quando si tratta dei tuoi figli.” Ribatté Tyrion con tono pacato.
“Se soltanto quell’idiota di mio marito non avesse giocato a fare l’eroe con i suoi amichetti adesso questi dannatissimi giochi non esisterebbero e lui sarebbe ancora vivo!” la donna Lannister era fuori di sé dalla rabbia verso il suo defunto marito, che considerava la causa dei suoi mali da quindici anni a questa parte, e di disperazione perché nonostante si rifiutasse di ammetterlo, suo fratello aveva ragione: Joffrey sarebbe stato ucciso dalla sua sete di potere e di sangue. Vederla in quello stato la fece apparire quasi umana agli occhi di Tyrion, una donna con delle debolezze che avrebbe fatto di tutto per i suoi figli.
“Cersei, ascolta” disse il Folletto in tono pacato “Mi dispiace per quello che ho detto prima, ma è la verità. Lo so io come lo sai tu e credo di non averti mai visto in queste condizioni quindi significa che il tuo dolore è reale. Tutto ciò che puoi fare è sperare nel suo ritorno e nel frattempo tornare ad essere la madre di Tommen e Myrcella. Non puoi dimenticarti di loro.”
Dopo tanto, forse troppo, tempo la donna rivolse al fratello parole sincere: “Sì, devo essere forte anche per loro.”
 
 
Raramente Olenna Tyrell restava senza parole, ma vedere i suoi nipoti offrirsi volontari come tributi l’aveva lasciata completamente spiazzata. Era terrorizzata dall’idea di poterli perdere, come tutti i parenti di quei ragazzini ai piedi della Fortezza Rossa del resto, però non aveva mai pensato che quei due avessero deciso di andare incontro alla morte così spudoratamente, senza neanche dirle una parola. In casa Tyrell, una delle ville più belle e curate di Alto Giardino, regnava il silenzio. Mace e sua moglie erano sconvolti tanto quanto Olenna, mentre Willas e Garlan, i fratelli maggiori dei due tributi, apparivano visibilmente scossi.
“Non so davvero cosa dire.” Esclamò Willas, il quale era stato vincitore della dodicesima edizione dei giochi. Era tornato zoppo, con la gamba destra storta, ma almeno era ritornato.
“Io sì.” Disse Olenna puntando il dito verso suo figlio “è colpa tua! Da quando sono bambini hai riempito loro la testa di sciocchezze sull’onore, di storie su guerrieri forti e coraggiosi. Cos’hai ottenuto? Che si offrissero per andare al macello! Congratulazioni!”
“Non puoi incolpare me!” obiettò l’uomo “Non sono nella loro testa. Questa è stata una decisione arbitraria.”
“Una decisione arbitraria stupida! Ti rendi conto che nella migliore delle ipotesi ne tornerà uno solo? Capisci che uno dei tuoi figli è certamente morto?
A quelle parole Mace Tyrell sbiancò e sua moglie iniziò a singhiozzare.
“Loras è un bravo guerriero e maneggia perfettamente la lancia. Margaery è un’ottima stratega. Insieme se la caveranno.”
“è davvero tutto ciò che sai dire? Sai a cosa servirà la strategia quando la mia piccola si ritroverà a dover affrontare uno dei bastardi o la ragazza dai capelli rossi? Avete visto la sua espressione? Sembrava che potesse incenerire tutti con lo sguardo!” Si fermò un attimo e aggiunse “Anche se arrivassero ad essere gli ultimi due, Dio mio… non voglio nemmeno pensarci. Con permesso...” E lasciò il salotto per dirigersi nella sua camera. Raggiunse il grande mobile accanto al suo letto, aprì un cassetto e tirò fuori un medaglione il cui interno era diviso in quattro sezioni. Ogni sezione era occupata da una foto dei suoi quattro nipoti, ma erano i volti di Loras e Margaery che le interessavano di più. Mentre li contemplava pensò: “Cosa diavolo credevate? Che la vita fosse come una di quelle favole che vi racconta vostro padre? Perché lo avete fatto? è stato forse per amore verso qualcuno, per gloria o per la brama di potere?”
Olenna voleva credere che fosse stato il primo sentimento a spingerli in quell’arena, il più nobile, ma sperava che almeno uno dei due ritornasse a casa per poter avere la conferma. Nel frattempo però poteva soltanto seguire i Giochi e pregare che Loras o Margaery, almeno uno di loro, vincesse e facesse ritorno da lei.
 
 
Per tutta la durata della mietitura Stannis Baratheon rimase freddo e composto, proprio come sua figlia che era stata chiamata per prima sul palco. Entrambi implacabilmente dignitosi, entrambi stavano nascondendo un terrore viscerale che non potevano permettersi di mostrare. Sua moglie invece aveva pianto, si era disperata e stava accusando il marito di essere un insensibile perché non aveva versato neanche una lacrima.
“Non posso permettermi di crollare Selyse. Se crollassi non sarei più in grado di rialzarmi.” Pensò Stannis, ma non lo disse apertamente.
Shireen era stata una delle poche piacevoli sorprese nella vita di quell’uomo sempre serio e burbero. Aveva perso i genitori, colti da una tempesta mentre erano in barca.
Aveva perso i suoi fratelli, uno giustiziato per tradimento da Aerys Targaryen e l’altro ucciso brutalmente nella scorsa edizione dei giochi Non avevano mai avuto un buon rapporto, ma la loro morte lo aveva turbato parecchio.
E ora aveva perso anche sua figlia, l’unica vittoria che sarebbe mai riuscito ad ottenere nella vita. Avrebbe voluto sperare nella sua sopravvivenza ma sarebbe stato come sperare che Robert e Renly tornassero in vita. Shireen era agile ed intelligente ma era anche piccola, troppo piccola per non aver già un bersaglio attaccato sulla schiena e questo Stannis lo sapeva fin troppo bene. Lasciò che la moglie continuasse a sfogarsi ed uscì sul balcone per assaporare la brezza marina e schiarirsi le idee. Il vento era impetuoso e ogni particolare di quella situazione gli ricordava sua figlia: il mare che lei adorava, il vento in cui aveva fatto volare il suo primo aquilone, la stessa casa continuava a fargliela tornare in mente.
“Non la rivedrò mai più.” Fu questo il pensiero che lo atterriva. Stannis Baratheon amava sua figlia più di ogni altra cosa al mondo e a volte la amava così tanto da desiderare che non fosse mai nata in modo da non dover essere catapultata in quel mondo troppo malvagio per una bambina dolce e genuina come lei. Altre volte però era grato della sua nascita perché Shireen era l’unica persona al mondo con cui riusciva a concedersi un sorriso o un vero abbraccio.
Il vento era diventato troppo freddo per stare fuori, così l’uomo tornò dentro e per la prima volta dopo tanto tempo, al riparo dagli occhi di sua moglie, si concesse di versare qualche lacrima.



Note dell'autrice :3
Ciao a tutti! Ecco qua il secondo capitolo e ho deciso di raccontare i sentimenti delle quattro famiglie che hanno visto estrarre i propri figli alla mietitura (e come potete notare Stannis ha dei sentimenti perché è deliberatamente ispirato al Book!Character e non a quello della serie if you know what I mean...).
Spero abbiate apprezzato! Dalla prossima settimana si entra nel vivo dei giochi...
Kisses -A_GleekOfHouseStark
   
 
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