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Autore: TheDarkLightInsideMe    30/08/2015    1 recensioni
Anno 2003.
Protagoniste: tre ragazzine incaute con uno spiccato senso di giustizia.
Egle Sasaki dice di aver girato il mondo insieme ai suoi fin quando non è nata Helen. Da allora la loro famiglia si è stabilita in Giappone.
Federica Capuano è italiana, ma vive nella Terra del Sol Levante da sei anni, ormai.
La loro storia è parecchio conosciuta nel mio mondo, c'è stato un passaparola generale che è arrivato perfino ai piani alti. E per questo voglio farla conoscere anche a voi.
Piacere, il mio nome è Yuryu, e sono uno Shinigami.
(Aggiornamento mesile!)
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Telecamere

 



Egle Sasaki arrivò all’hotel in cui avrebbe dovuto alloggiare L, insieme a Naomi Misora, poco dopo aver visto una limousine nera fermarsi davanti all’entrata dell’edificio.
Ecco, quello sarebbe stato un momento propizio per dire a Naomi Misora che tutto quello che avrebbe riferito durante il colloquio con il detective (sempre se la donna fosse riuscita a convincerlo a darle udienza), per quanto assurde, erano reali, e che non c’era motivo di diffidare da quello che diceva. Era però sicura che, se l’avesse fatto, avrebbe insospettito ancora di più l’agente dell’FBI.
Intanto, senza neppure accorgersene, stringeva la borsa al petto convulsamente.
Le due entrarono nella hall e chiesero al bancone di “Hideki Ryuga”, sperando che l’investigatore avesse utilizzato quello pseudonimo e non un altro di cui loro erano all’oscuro. Per pura fortuna, fu loro indicata la camera numero 313.
Il 13 ti perseguiterà per sempre, caro L… a proposito, Beyond Birthday dovrebbe essere ancora vivo. Chissà ancora per quanto, dato che il lavoro di Light è velocizzato, grazie alla presenza di Federica…
A guardia della camera c’è un poliziotto in borghese, che Egle riconobbe subito come Aizawa (come non riconoscere quei capelli afro?)
<< Ho bisogno di parlare con L. >> esordì Naomi, come stabilito. << È urgente. Sono l’agente dell’FBI Naomi Misora; lui mi riconoscerà sicuramente. >> ovviamente il detective aveva sistemato fuori dalla porta una telecamera (in quei giorni le telecamere sarebbero state di vitale importanza), e dunque sentì la presentazione della donna. E, ovviamente, non ebbe bisogno di molto tempo per riconoscerla.
<< E lei? >> domandò l’uomo, additando Egle in modo diffidente, distaccato e via dicendo. La ragazza si beò di quell’istante di considerazione prima di presentarsi, semplicemente, come Alpha.
Non ancora del tutto convinto, ma decisamente sorpreso, l’investigatore ordinò ad Aizawa di farle accomodare nel soggiornino. Difatti –come Egle poté constatare subito dopo –quella era più vicina ad una suite di lusso che ad una camera d’albergo.
Non appena le due si sedettero sul divano ad angolo che circondava un tavolino di vetro stracolmo di cartacce (di dolci, ma è inutile dirlo), una figura fece il suo ingresso nella sala.
Naomi era sicura di averlo già visto da qualche parte, ma non riuscì proprio a ricordare dove. In fondo, è meglio che non abbia collegato il più grande detective al mondo al ragazzo che le era praticamente saltato addosso alla fine del BB Murder Cases.
L’altra ragazza, invece, seguì ogni suo passo con un’attenzione tale da essere addirittura inquietante. Il suo idolo era lì, in carne ed ossa, e la stava degnando della sua attenzione. Si sarebbe potuta sciogliere in un qualunque momento.
<< Elle… Elle Lawliet! >> esclamò, incurante del fatto che i poliziotti presenti e la stessa Misora potessero sentirla.
Il corvino si passò una mano tra i capelli già parecchio arruffati, portando poi il pollice alle labbra. Lanciò uno sguardo prima a lei e poi all’agente segreto, spostando il peso del corpo da un piede all’altro.
Quella ragazzina era sul serio una delle persone che temeva di più? Come poteva conoscerlo? Neanche ai bambini prodigio della Wammy’s House era permesso conoscere il vero nome del proprio predecessore!
<< Io sono Egle Sasaki. Insieme a mia sorella Helen, posso essere considerata Alpha. Ed è un onore incontrarti! >> affermò, alzandosi e inchinandosi per tre volte. Perfino la donna seduta alle sue spalle era a bocca aperta.
L rimase a fissarla per un po’, indeciso su come comportarsi. Aveva avuto la sensazione che quell’ “Alpha” fosse una persona vicina a lui, dato che si era presentato lo stesso suo giorno, ma si era sbagliato. Quella “Egle Sasaki” non sono conosceva il suo aspetto fisico, i casi che aveva risolto (almeno in parte; e così si spiegherebbe la presenza di Naomi Misora) e il suo vero nome, ma era stata in grado di seguirlo e di presentarsi a lui come se nulla fosse.
Il fatto che conoscesse il suo nome, poi, riduceva almeno di un poco le possibilità che lei fosse Kira.
<< Chiamami Ryuzaki. >> iniziò poi, ponderando le parole come se stesse di fronte ad un pericoloso killer mentalmente instabile. << Egle Sasaki. >>
Ahhhh, ha pronunciato il mio nome! Posso svenire da un momento all’altro! …okay, basta fare la fangirl e concentrati su quello che devi dirgli e mostrargli, Egle!
La ragazza mise una mano nella borsa, facendo allarmare tuti i presenti, per poi tirare fuori un quaderno dalla copertina nera. Si domandò mentalmente come avrebbe reagito il detective allo scoprire che l’arma più mortifera esistente sul pianeta era un semplice e all’apparenza innocuo quadernino. L’avrebbe creduta pazza, almeno finché lei non gli avesse provato quello che affermava. E poi, chissà. Shuyo, in fondo, era dietro di lei. Sarebbe caduto dalla poltrona su cui si era appena seduto, forse. Sarebbe stato divertente. Decise di provare il tutto per tutto e iniziò a raccontare.
 
 
 
 
Quando Federica venne a scoprire da Light che Naomi Misora era viva e vegeta e notò che la condizione psicologica del ragazzo andava peggiorando a causa delle probabilità di essere catturato in aumento, comprese che unirsi a lui non era stata affatto la più geniale delle pensate, nonostante la sua quasi completa adesione ai suoi ideali.
Nel piano originale (ideato con le Sasaki poco dopo essersi rese conto del perché erano finite in quello che definivano, forse non propriamente, “universo alternativo”) avrebbero fatto in modo che l’agente dell’FBI si salvasse da Kira ed esprimesse i suoi sospetti alla polizia; in più le avrebbero consegnato il Death Note di Light (che si erano illuse di poter rubare), facendole avere così anche delle prove.
Un piano stupido ed ingenuo, probabilmente, ma che avrebbe avuto una modesta percentuale di successo se solo Rem non avesse avuto una sorella e se questa sorella non avesse deciso di giocare con Ryuk a “chi fa la stupidaggine più grande per noia”.
Pochi giorni prima, per non destare sospetti, era stata ufficialmente presentata alla famiglia di Light come sua fidanzata, sfruttando anche l’occasione per conoscere quei tre sciagurati che conviveva inconsapevolmente con un pluri-omicida.
Più o meno Light non sorrideva veramente da allora.
La volta successiva che l’aveva sentito, lui era arrabbiato nero per non essere riuscito ad uccidere quella donna e la ragazza che l’aveva portata via, dandosi dello stupido per non aver fatto lo scambio degli occhi con Ryuk. Si era calmato solo dopo più di mezz’ora, riprendendo possesso delle sue facoltà mentali e iniziando a ragionare sul modo in cui poteva far fronte a quella crisi, dato che ormai di ritrovare quella donna a Tokyo non se ne parlava minimamente. E Federica non era così stupida da dirgli che quella “tipa strana” che aveva portato via la donna vestita di nero non era altri che la sua migliore amica… beh, ex migliore amica. Successivamente si era chiesta come diavolo sarebbe uscita da quella situazione, e anche urgentemente, dato che la data di morte di Beyond Birthday era il 21 gennaio ed erano arrivati ormai all’ottavo giorno del mese.
Ovviamente, per quanto ci tenesse a quell’assassino seriale (Federica era una ragazza abbastanza complicata e con abbastanza odio verso il mondo, se ve lo eravate chiesto), quello non era il motivo principale della sua fretta.
Quella settimana la custodia del Death Note spettava alle Sasaki, che di certo lo avrebbero portato ad L come prova. Ora, di certo c’erano le sue impronte, lassù, ma non era un problema. La cosa che più la preoccupava era il non poter avere a disposizione più di quelle cinque pagine di Death Note che aveva già strappato in precedenza, dato che L lo avrebbe sicuramente (e giustamente) tenuto sotto chiave, una volta fra le sue mani. E non poteva certo dire a Light “ehi, mi presti qualche pagina? Ho finito le mie”, dato che… beh, non poteva e basta –capperi! –sarebbe stato parecchio imbarazzante e l’avrebbe fatta passare per una sprovveduta davanti agli occhi del suo “partner di lavoro”, come ormai chiamava il ragazzo. E lui avrebbe potuto benissimo ucciderla subito dopo essersi fatto dire i nomi delle persone che condividevano con lei il Quaderno della Morte, o addirittura quello di L.
L’unica fortuna era che Light non sapeva assolutamente nulla di Alpha. Ben poca cosa, rispetto ai lati negativi della faccenda, quali –per dirne uno a caso –la possibile condanna a morte. Per una volta le venne voglia di emigrare a New York o, ancora meglio, tornare alla su vita precedente, per quanto noiosa e monotona.
Sarebbe una bugia dire che non aveva affrontato mentalmente la verità parecchie volte, prima di allora, ma quella sera, dopo aver bruciato la seconda pagina di quaderno, vedeva la morte più vicina del solito.
Egle ed Helen avrebbero potuto mandare Naomi dal detective in qualsiasi giorno, ora, minuto. E lei era il secondo Kira. E L era disposto a tutto pur di catturare Kira. E lei aveva litigato con quelle che sarebbero diventate (o forse già erano?) le informatrici di L. Era finita.
Che poi aveva litigato con Egle, e c’era la minima –ma comunque esistente –possibilità che lei non ne avesse parlato con sua sorella… e magari poteva tenersi in contatto con Alpha in quel modo.
Digitò il numero di telefono della minore senza rimpianti e attese la sua risposta.
<< Fede! Da quanto tempo! >> la frase era ovviamente ironica, dato che le tre si vedevano ogni giorno a scuola. Egle faceva sempre finta di niente, quando c’era Helen, ma in caso contrario non le rivolgeva neppure la parola.
<< Helen, ciao. Senti, a che state con Alpha? >> andò dritta al sodo, diversamente dal solito, e già da questo la più piccola poté intuire che qualcosa non andava. E poi…
<< Come, Egle non te l’ha detto? Ci siamo, stiamo facendo grandi passi avanti col caso insieme ad L. Mi dispiace che tu non sia con noi, ma immagino che devi mantenere la copertura… >> anche in quella frase c’era un pizzico di ironia, concentrato soprattutto sull’ultima parola. Federica rimase per un quindici secondi buoni nel più completo silenzio. << Tra un paio di mesi dovremo riuscire a catturare Light, purtroppo… ma avevamo stabilito così e così faremo. Okay, forse più di un paio, ma tra un paio di mesi ci saranno i test per l’università di Yagami e… Fede, ci sei ancora? Pronto pronto? >>
<< Sì, scusami. Devo andare, tienimi aggior- >> il telefono le fu attaccato in faccia. Il primo pensiero della ragazza fu che era caduta la linea, e quindi richiamò, ma il telefono squillò a vuoto.
O casa Sasaki era stata presa di mira da rapinatori/terroristi e chi più ne ha più ne metta, o Egle si era improvvisamente introdotta nella conversazione. Non sapeva dire quale fosse l’opzione più probabile.
Comunque, si preparò per andare a letto e si mise sotto alle coperte, pronta per andare a dormire prima del solito a causa del sonno arretrato del capodanno.
Ma le cose non vanno mai come speri, quindi i piani di Federica andarono in fumo non appena lo schermo del suo cellulare si accese nuovamente.
Chiamata da parte di Light Yagami.
La ragazza sussultò (come probabilmente tutte le ragazze che ricevevano una sua chiamata alle nove della sera) e rispose il prima possibile (ovvero dopo essere caduta dal letto, inciampata nelle coperte tentando di alzarsi e poi in un qualche indumento che se ne stava tranquillamente steso sul pavimento e infine aver dato un calcio al comodino).
<< Mi hanno messo telecamere e microfoni in casa. Buonanotte. >> sussurrò la voce del diciassettenne, prima di chiudere la chiamata.
Bel modo di augurare la buonanotte ad una ragazza si ritrovò a pensare lei, infilandosi nuovamente sotto le coperte.
Quella notte fece, per miracolo, sogni tranquilli; il che è un grande paradosso, se si pensa che tempo non mesi, ma giorni, e il più grande detective del secolo sarebbe venuto a sapere della sua esistenza.
Che onore.











Angolino autrice


E rieccomi. Scusatemi per la bruttezza di questi capitoli, ma sto in un brutto periodo a causa di problemi in famiglia. Avvisatemi invece se trovate errori grammaticali o giù di lì, perfavore.
Grazie per aver letto fino a qui (sia il capitolo sia la storia intera) e per la vostra pazienza. Oh, e mi scuso anche per il probabile OOC dei personaggi. Dal prossimo capitolo, se tutto va bene, dovrebbe comparire L :D
Grazie ancora,

DarkLight
   
 
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