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Autore: Applepagly    31/08/2015    2 recensioni
Sei vittima di un brutto scherzo, la pedina di un gioco più grande di te; inarrestabile e i tuoi demoni incontenibili, come i tuoi denti che si digrignano e trovano la forza per piegarsi in un sorriso di sangue.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Nuovo personaggio, Tifa Lockheart, Un po' tutti, Vincent Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Buio
 
 
  - Barbaros ha sede su un'isola artificiale. - prese a spiegare Feera, una volta che furono di nuovo tutti insieme. Cloud la seguiva con particolare attenzione.
- E come diavolo ci arriviamo? - sbraitò Yuffie, provocando le risa della prima.
Vincent aveva già capito. E stava già rabbrividendo. - Oh, quello non sarà un problema; vedrete.
- Sì, ma non possiamo mica attuare un attacco frontale con tanto di spade ed alabarde! Devono pur avere qualche passaggio segreto, che non usano più! - tuonò la ninja. - Magari una strada secondaria.
Cid scosse la testa. - No, non ci siamo. Anche trovandolo - ammesso e concesso che ci sia - come faremmo ad utilizzarlo? Se è in disuso, significa che lo hanno sbarrato, e di certo non con la prima puttanata a portata di mano. - spiegò. - A meno che non siano imbecilli, non credo proprio che lascerebbero una porta d'accesso in balia dei primi stronzi che passano.
- Beh... - rifletté Red. - Però è anche vero che la spada composita di Cloud può tagliare qualsiasi cosa.
- Allora non hai capito un emerito cazzo! - lo rimproverò il Capitano. - Quella strada sarà sbarrata da metri e metri di Mythril, acciaio, cemento armato e tutte quelle stronzate che, da sole forse non compongono un grande ostacolo, - tuonò. - Ma insieme sono una barriera impenetrabile.
Era più che plausibile. - Senza contare che non possiamo fiondarci là basandoci su qualcosa che non sappiamo se esista. Ed è la stessa storia per un passaggio subacqueo; senza contare che, essendo sott'acqua, sarebbe ancora più blindato.
  Proprio in quel momento, Shera piazzò sul tavolo un vassoio di tazze da tè fumanti. - Allora cosa possiamo fare? - chiese Cloud, afferrandone una. Si scottò.
- Sapete... forse... forse mi è venuta un'idea. - sorrise Feera. Il ghigno sghembo sulle sue labbra non prometteva nulla di buono. - Una sfida.
- Una... sfida...? Che genere di sfida?
- Oh, è semplice: i suoi guerrieri migliori contro di noi. Non rifiuterà di certo l'occasione per vendicarsi di me. E... se vinceremo, lei dovrà arrendersi su tutti i fronti. Se perderemo...
- ... Moriremo. - concluse Cloud per lei.
- Oh, no. Sono sicura che Alexandra conosca il vostro potenziale e preferirebbe aggiungervi alla sua collezione di burattini, piuttosto che buttarvi via come giocattoli vecchi. - non era per nulla rassicurante. - L'importante è che io possa parlare con lei, alla fine. - lanciò una rapida occhiata al bastone appoggiato al muro. Lo aspettavo da un pezzo, ormai.
- E chi sarebbero, questi guerrieri?
Qui arrivava il difficile. - Non avrete carta facile, con loro. Non sono persone comuni. - prese a spiegare.
- Beh, nemmeno noi! - fece Yuffie orgogliosa. - Abbiamo sconfitto la Shinra, Sephirot e i suoi amici, i Deepground...
  - Lo so bene, principessa. - scosse la testa. - Ma quel che intendo dire è che si tratta di creature a cui è stato fatto il lavaggio del cervello. Sono le sue personalissime macchine da guerra, che rispondo a lei e a lei soltanto.
- Brevemente, siamo fottuti. - fece Cid, teso. Non aveva neppure voglia del tè di Shera, per come stavano le cose. - E poi... se non accettasse? Quella è tutta matta, lo sai meglio di noi.
- Fidatevi di me. - replicò Feera, dura. - E poi, non si tratta solo di riavere indietro quei due. Mentre alcuni di noi saranno impegnati a combattere, altri avranno una missione ancor più importante.
- ... Le Weapon. - dedusse Vincent.
- Esatto; le Weapon. Bisogna disattivare ciò che le tiene in vita. Avete detto che Ruby aveva un dispositivo apposito, e suppongo sia lo stesso per le altre.
Ma chi poteva andare? Dopotutto, nessuno di loro conosceva i macchinari di Barbaros, né tantomeno la strada. - Ecco... a proposito di questo...- disse qualcuno, timidamente.
  Tutti si voltarono verso Carter. - Mio cugino mi parlava spesso dei vari corridoi dell'edificio e dei sistemi di sicurezza che hanno adottato. Forse... posso tornarvi utile, ecco.
Feera lo studiò, con interesse. - E' una grande notizia, quella che ci dai. Ma spero tu non abbia intenzione di andare da solo.
- Beh... ci vuole qualcuno che conosca un sacco di roba tecnologica... io... non me ne intendo molto... e poi... - ci pensò su. - Qualcuno che sappia sgattaiolare per i condotti e si sappia muovere senza farsi sentire.
A Yuffie si illuminarono li occhi. - IO!
- Conosci roba tecnologica?
- No, - rise. - ma io conosco le arti ninja! Io! Portami con te! - lo supplicò. - Dai; hai visto come sono stata brava ad entrare in casa di Cloud!
Quest'ultimo sospirò, sconsolato.
  - E va bene. Allora... tu ed il Capitano verrete con me. Può andare? - chiese il ragazzo alla madre di Tifa.
- Mh... forse, Cid sarebbe più utile con noi. - replicò. - Ma sono certa che Nanaki possieda un sacco di informazioni apprese da qualche manuale di ingegneria. Non è vero? - gli si rivolse. Red annuì.
  - Allora sarà meglio sbrigarsi. - Cloud si alzò, fremendo. Ti riporterò indietro, Tifa. - Come avevi detto che ci saremmo arrivati?
 
  Per lei era una giornata come le altre.
Si era alzata alla solita ora, indossato uno dei soliti tailleur, raccolto i capelli spenti nella solita acconciatura; ed aveva emesso il solito sbuffo annoiato quando, seduta alla sua solita scrivania, aveva visto arrivare quella strana ragazza che bazzicava là spesso, ultimamente.
  Pareva piuttosto fuori di sé. - Dov'è? Dov'è la dottoressa Elredge? - fece quella.
- La troverà nel suo uff...
- Ho già controllato e non è lì! - sbraitò quella, laconica. - Dov'è? Dimmelo!
La segretaria stava per replicare, quando la ragazza l'afferrò per le spalle, scrollandola. - Devo saperlo!
Controllati. Guarda cosa stai facendo, l'avvertì una voce. Lasciò la donna immediatamente. Cosa l'era preso?
  - Cos'è tutta questa confusione? - intervenne Det, infastidito. - Cosa succede, Tifa?
Sei la mia salvezza... - Det! Sai dirmi dove sia Alexandra?
- Uhm... sì, - fece, accigliato. Non l'aveva mai vista così agitata. - è nel laboratorio al ventiquattresimo piano. Ma perc...
Ti devo un favore, pensò, precipitandosi in ascensore.
  Scoprì che il ventiquattresimo piano fosse il laboratorio stesso; un ambiente enorme, dalle pareti blu, fredde, tappezzate di strumenti da lavoro. Sembrava di essere in uno di quei film in cui l'antagonista era uno scienziato pazzo. La situazione è più o meno la stessa. Sono stata proprio una sciocca...
  Alexandra stava al centro della stanza, dietro ad un bancone. Del sangue grondava a terra; stava sezionando qualcosa.
- Che storia è mai questa? - oscillò pericolosamente verso di lei.
La dottoressa le lanciò una rapida occhiata, per poi tornare a concentrarsi sul suo lavoro. - Qualcosa non va? - fece, con disinteresse.
Sbatté un pugno sul tavolo. - Volevo la verità! Solo quella! - urlò. - E tu invece mi hai rifilato solo menzogne!
- Sei sicura di star bene? Forse le lacrime che stai prendendo non...
- Io voglio sapere! - la interruppe. - Che cos'hai fatto, a Loud? Che cosa gli hai fatto?!
La bionda sbuffò, sfilandosi i guanti. - Ho solo cercato di dare un senso alla sua ormai futile permanenza qui. - disse, come se fosse stato ovvio.
- Sei stata tu, a riportarlo in vita!
- Appunto. - continuò. - Ma si è rivelato un fiasco. Così, ho pensato di usarlo per testare gli effetti del mio farmaco su di te; e in parte ha funzionato, dato che l'hai ucciso.
A Tifa si riempirono gli occhi di lacrime. - Ma in parte ha fallito, visto che ora sei assalita dai sensi di colpa. Vedila così: gli hai solo fatto un favore. - concluse, voltandosi.
- Sei un mostro! - tremò. - Io mi fidavo!
- Ma sentila... -ridacchiò. - Tra le due, mi sembra che il mostro sia tu.
Non è vero... - Io... io non...
- Comunque, - riprese. Inserì uno strano liquido in una siringa dall'ago lunghissimo. Era spaventoso. - non importa. D'ora in poi, faremo a modo mio.
  E, prima che potesse accorgersene, Heeana le aveva iniettato il contenuto nell'avambraccio. Tifa spalancò gli occhi, sentendosi cedere. - Non dovrai nemmeno più prendere la lacrima.
Gli occhi di lei si fecero vuoti, il rosso dell'iride che si fondeva al bianco della sclera. Provò un dolore indescrivibile, prima di non sentire più nulla. Un dolore nel petto; come se tutti i sentimenti che non aveva mai espresso, premessero per uscire e si soffocassero l'un l'altro.
  - Seguirai i miei ordini?
Tifa non esitò neppure un istante. - Sì.
- Farai tutto quello che ti dico? - domandò ancora.
- Sì.
Un ghigno soddisfatto di dipinse sul viso di Alexandra. Le legò qualcosa al polso, scarabocchiandoci prima sopra. - Ora non dovrai più aver paura delle tue emozioni.
  Calò il buio.
 
 
 
Noticine:)
Ebbene sì, Alexandra non ce l'ha fatta a contenere la sua mania di controllo, un po' alla maniera di Hojo ( e quei due si conoscevano pure; che sia stata influenzata?) e Tifa non ce l'ha fatta a contenersi. E' piuttosto confusa, direi.
Cosa succederà, adesso? Alexandra accetterà la sfida? Aerith si lascerà abbindolare?
Concludo ringraziandovi di essere passati; in teoria, il prossimo capitolo dovrei pubblicarlo giovedì ( è un po' lunghetto)!
Io vi saluto!
TheSeventhHeaven
  
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