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Autore: Alexandria_Jordison666    31/08/2015    0 recensioni
Ero sola, ero annoiata, dove abitavo io c'erano solo vecchi. Ah, e ovviamente c'era Lui, la mia ossessione.
È la prima storia che pubblico, quindi siate clementi, per favore! Mi farebbe piacere sapere il parere di voi lettori, quindi critiche e consigli sono ben accetti. Spero vi piaccia!
Genere: Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avevo le mani in tasca, ero troppo agitata. Lo avrei rivisto, per il suo volere, aggiungerei. Camminavo con passo svelto, mentre dalla tasca prendevo il pacchetto di sigarette e ne presi una tra le labbra. Presi di conseguenza anche l'accendino e la accesi. Rimisi la mano in tasca, stringendo l'accendino in essa: mi sarebbero servite settanta stecche di sigarette per uscirne viva. Mi ritrovo davanti alla stazione, prima ancora che io possa accorgermene. Salgo gli scalini, entro dentro fino ad arrivare al bivio, vado verso destra. Cerco di camminare il più lentamente possibile, non voglio far vedere a lui che sono agitata, proprio no. Camminando inizio a scorgere una figura scura, quindi deduco sia lui. Accelero il passo, tradendo il mio volere, fino ad arrivargli alle spalle. Aveva gli auricolari, e la musica si sentiva fin da fuori l'apparecchio, quindi era ovvio che se lo avessi chiamato non mi avrebbe sentito. Gli do una leggera bottarella sulla spalla destra, e lui si gira di colpo. Mi spavento leggermente, magari quel gesto amichevole non era di suo gradimento. Punta gli occhi su di me, e quando mi riconosce abbozza un sorriso. Avendo ancora gli auricolari nelle orecchie, parlare sarebbe stato inutile, di conseguenza scuoto la mano in segno di saluto, sorridendo. Lui sfilò le cuffiette dalle orecchie, dicendo: "Hey, sei in ritardo." Io lo guardo con fare stranito: non era vero, avevo guardato l'orario ogni secondo per assicurarmi di essere in orario! Allora perché aveva detto così? "Ma non è vero!" dico, facendo un tiro dalla mia sigaretta. "Pff, lasciamo perdere." dice lui, alzando gli occhi al cielo. Ops, forse l'ho messo alle strette. "Vuoi venire da me? Qui non c'è un cazzo da fare." dice. Io ero allibita. Mi aveva invitato a casa tua. Non potevo di certo rifiutare. "Sì, va bene." dico io. Lui mi sorride, e poi mi fa segno con la mano per dire 'seguimi'. Uscimmo dalla stazione, e camminammo per una buona mezz'ora, parlando come se ci conoscessimo da anni. La cosa fu sorprendente, sembrava interessato a me. Arrivammo davanti un portone marrone, lui fece per aprirlo. Una volta dentro, mi guardai intorno: quel luogo mi era familiare, ma decisi di non pensarci per adesso. "Vieni su, in camera mia, penso ci sia qualcosa che possa piacerti." dice Joey, guardandomi con un mezzo sorriso. Annuisco, e lo seguo. Entrammo in camera, e mi sorpresi constatando che era praticamente identica alla mia. "Joey, la tua camera è identica alla mia!" dico, ridendo. Ero veramente divertita da tutto ciò. "Ah sì? Oh beh, vuol dire che ti sentirai più a tuo agio a stare qui. Meglio." dice, ridendo a sua volta. Me ne stavo inchiodata alla porta, non avevo la più pallida idea di dove mettermi o cosa fare. Nel momento stesso in cui penso questa cosa, Joey si siede sul letto e mi fa segno di andare a sedere accanto a lui. Stavo pian piano morendo internamente, però feci come diceva lui. Una volta seduta, appoggiò la testa sul mio collo e cominciò a strusciarsici, un po' come fanno i gatti quando li accarezzi. Il mio cuore batteva a mille, non mi aspettavo un gesto così. Gli misi una mano sulla testa e gli massaggiai i capelli, un po' goffamente, perché non avevo idea di che cosa potesse significare quel gesto. Lo sento sorridere contro la mia pelle, e poi mi da un piccolo bacio lì sul collo. Sono arrossita di colpo, non mi aspettavo un gesto così, stavo letteralmente morendo. Alzò lo sguardo verso di me, mi diede un bacio sulla guancia, per poi dire: "Hai fame?" Ero ancora un po' intontita per quello che è successo, però risposi di sì, in effetti avevo fame. Faccio per alzarmi dal letto, ma lui mi prende la mano e mi riporta alla posizione di prima, compiendo un gesto che mi fece morire sul serio.
   
 
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