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Autore: Strige_LiW    31/08/2015    6 recensioni
FANFICTION INTERATTIVA- ISCRIZIONI CHIUSE.
Signore e Signori , se state leggendo questo, significa che l’idea di partecipare ad una fanfiction interattiva intriga voi tanto quanto me! Quindi, miei cari divoratori di parole, che come me sognate ad occhi aperti di vivere scenari fantastici, tanto quanto –aimè - amaramente irrealizzabili, siete nel posto giusto!
Omega Clan tratta di questo gruppo soprannaturale privo di Capo Branco che finisce per stabilirsi in California, dove lì finirà per incontrare lo sgangherato branco di Beacon e col tempo entrerà a farne parte.
Se vi ho colpito, spero proprio di si, cliccate sulla storia per saperne di più!
P.s.
Essendo io un accanita Sterek, ovviamente il mio OTP preferito sarà presente.
Genere: Avventura, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Omega Clan

Capitolo 2: La stanza 39 e il sangue sulle mani.






La mano laccata di un discreto ma elegante rosa antico andò a lisciare le pieghe inesistenti della gonna verde scuro mentre l’altra
reggeva due contenitori di cibo da asporto del piccolo ristorante cinese – il migliore di tutta Beacon -  che beh, era esattamente dall’altro capo della città.

A lei neanche piaceva particolarmente il cinse.
Se poi fosse finita come l’ultima volta che la cena era passata totalmente in secondo piano, beh…
 
Ferma davanti  all’ultima porta del  lungo corridoio, il sorriso fremente di Lydia stonava  con l’ambiente circostante.
Le tremolanti luci a neon non facevano altro poi che donare un aspetto vagamente malaticcio all’intero posto, dalle pareti bianche –più grigie ormai- alla moquette  verde che certamente non vedeva un’aspirapolvere  dall’apertura del Motel California’s Sun.

Batté il pugno contro la porta  verniciata di bianco un paio di volte.

A confermare quanto fosse fatiscente quel posto, l’ultimo numero laccato in oro della stanza 39 cadde, rimanendo inchiodato solo per l’estremità.
La Banshee arricciò le labbra e allungò le dita sottili per riportare alle origini il 6, quando la porta si spalancò improvvisamente e una mano pallida dalle dita affusolate le afferrò il polso sottile tirandola all’interno della stanza buia.
La porta le si chiuse alle spalle e la schiena della ragazza venne sbattuta freneticamente contro la parete.
La sorpresa iniziale fece si che una delle due scatole le cadesse dalle mani e per un secondo, una piccola parte di lei –una molto, molto piccola – le fece valutare l’ipotesi di piegarsi a raccoglierla.
L’idea sparì non appena il polso le venne inchiodato al muro mentre un'altra mano le artigliava il fianco ed unghie lunghe affondavano nelle sue morbide curve.
Qualcosa di fastidioso le si era conficcato nella schiena e nel medesimo  istante  la luce sulle loro teste si accese.

Oh ecco.
L’interruttore.

“La cen…-”
Un bacio umido, affamato, le divorò le labbra soffocandole le parole in gola.
Non  che avesse molto da ridire al riguardo.

Le fu lasciato libero il polso e così decise di mollare la presa anche sul manico del ultimo contenitore stretto ancora tra le sue dita che subito raggiunse l’altro  sul pavimento mentre le sue mani si aggrovigliavano nella chioma bruna della persona che proprio in quel momento la stava attirando a se arretrando sempre più verso lo scricchiolante  e sfatto letto a due piazze.
Vi caddero sopra e Lydia  guardò divertita e saputa lo ragazza sotto  di lei.
Quella fece scorre le mani facendole scivolare dalla vita stretta fin sotto le sue natiche sode, lasciandovi una leggera e languida carezza, accompagnandola nei movimenti  per far si che la rossa si sistemasse meglio a cavalcioni su  di lei.
La Banshee le afferrò le mani intrecciando le loro dita e portandole accanto alle tempie della ragazza che le sorrise lasciva.
Adorava quel sorriso.
Adorava quelle labbra rosee e piene, meravigliosamente morbide e totalmente diverse da qualunque altra cosa avesse mai saggiato prima.

Il modo in cui la guardava.  

Adorava anche quello.
Quell’esatto modo in cui la guardava anche ora da sotto le folte e lunghissime ciglia scure. Con quegli occhi verdi così luminosi  screziati di migliaia  di sfumature nocciola.
Adorava il sapore di quella pelle perfetta, così innaturalmente pallida e profumata. Macchiata in un sol punto da un piccolo e adorabile neo sullo zigomo sinistro, unico segno che spezzava tutto quel candore.

In mezzo a quello schifo in cui era scivolata dall’inizio di tutto, Annalise era il suo unico,  vero, peccaminoso sollievo.

Un bacio leggero le sfiorò nuovamente le labbra, poi un altro e un altro ancora e tanti ne seguirono, divenendo man mano sempre più umidi e bramosi.
“Sai…- soffiò tra un bacio e l’altro- …ho comprato il…cine-ese”
“Amo il cinese…- rispose quella, infilando le mani infreddolite sotto il maglione pesante e sopra la pelle bollente e soffice di Lydia- …lo amo proprio tanto” gemette poi, quando una mano le si intrufolò sotto l'elastico dei pantaloncini del pigiama.

Dopo pochi secondi, la Banshee si separò dalla ragazza. Le labbra gonfie e il respiro affannato, fissando i suoi occhi, lucidi di piacere in quelli della compagna.
“Stiamo ancora parlando del cibo, non è vero?” chiese, irrigidendosi vagamente.
“Si Lyds, sto parlando solo del cibo” rispose quella, alzando gli occhi alle crepe del soffitto.

“Bene, e sono affamata e dato che non mi va di buttare un'altra cena, direi quindi di mangiare non trovi?” proseguì, lasciandole  un ultimo lungo bacio. Questo però fu piu dolce, e aveva un amaro retrogusto di dispiacere.

“Passami le bacchette”
 


 
Due Giorni Dopo
 



La scuola era iniziata già da un mese e mezzo, quindi , di comune accordo avevano atteso una settimana dall’iscrizione per presentarsi a scuola.
Il tempo che arrivassero anche gli ultimi libri ecco.
Da quando si erano uniti al Clan fuggendo dalle loro vecchie vite , avevano cambiato scuola di continuo. Lei, Blaze e Ashton  avevano passato gli anni scolastici miracolosamente mentre Haze, beh, Haze nel fiore dei suoi diciotto anni frequentava ancora il secondo anno.
Dubhe, Var e Roxy avevano affrontato centinaia di lavori diversi per pagar loro la retta scolastica. Ci fu un periodo, quando vivevano in Iowa, dove Roxanne si ammazzava di lavoro giorno e notte perché nessuna delle altre due ragazze era riuscito a trovarne uno.  Nina era sicura che, nonostante la Strige non ne avesse fatto parola con loro, quella avesse messo mano almeno un paio di volte all’eredità lasciatole dal nonno materno nel tentativo di tirare avanti.

Da quel che sapeva, Haze quell’ anno aveva intenzione di lavorare al Sinema*, per contribuire almeno in piccola parte con l’affitto.
Era una discoteca alternativa dove Dubhe li aveva trascinati pochi giorni prima, sperando in qualche conquista.
Conquista ottenuta senza alcuna difficolta, e che si era presentata sotto forma di corti e sbarazzini capelli viola e grosse tette strizzare in un piccolo corsetto. La fata era tornata a casa il giorno dopo con un sorriso a trentadue denti e una maglietta mai vista prima di allora e un intenso odore di sesso impregnato addosso.
Quando la ragazza si era voltata per fuggire in camera propria, Nina aveva addirittura scorto qualcosa di molto simile ad un tanga rosa penzolare giù dalla tasca degli shorts dell’amica.
 
Ash entrò con la Land Rover nel parcheggio della Beacon Hill High School attirando a se diversi sguardi curiosi da parte di quella massa di studenti ficcanaso.  
Era stata affidata loro con la promessa che sarebbero stati strappati loro i bulbi oculari se fosse tornata indietro con un singolo graffio alla carrozzeria.
Nonostante fossero abituati a certe occhiate, visti gli anni passati a fuggire il più lontano possibile da New York, certe cose continuavano ad essere fastidiose e lasciar loro un profondo senso di disagio.

Spense il motore dell’auto nell’esatto momento in cui il suono della campanella si propagò, attivando ancora più assordante alle loro sensibili orecchie.
“Siete pronti?” chiese quindi Nina.
In risposta, si levarono dei sospiri sconsolati.


 
 ♦



Elizabeth lasciò cadere la tracolla ai piedi della sedia al suo solito posto vicino ad Isaac.

“Ehi, Capitan America” ridacchiò.
“Bella fanciulla”

Il biondino le sorrise, mentre quella iniziava a tirar fuori la propria copia del Buio oltre la siepe.
“Il tuo amichetto mi ha bloccato all’entrata per dirmi che ieri sera hai scordato questo da lui. Sei sicura che tu e il nuovo cucciolo di Scott non abbiate qualcosa in corso?”
 
La sera prima infatti Elizabeth era sgattaiolata fuori dalla finestra di casa Parker e dopo aver rischiato l’osso del collo nella foga di riuscir a mettere un piede davanti all’altro ,senza cadere dall’albero che separava casa sua da quella del suo vicino, ed era saltata all’interno della proprietà dei Dumber.
Purtroppo  la finestra dava sul corridoio al piano di sopra, quindi più di una volta durante le sue piccole fughe, aveva incontrato il patrigno di Liam. Se agli inizi la cosa era stata imbarazzante, ora il medico si limitava a darle la buona notte e andarsene in camera, abituato ormai a quelle incursioni a sorpresa e sapendo che tipo fosse il patrigno della ragazza.

Comunque, lei e il Beta avevano avuto una conversazione intensa e inaspettata che l’aveva colta piuttosto impreparata e ora, ora, Liz era certa che  l’amico avesse tutt’altro che una cotta per lei.

La giovane prese la 6B che Isaac gli stava porgendo e l’infilò dietro l’orecchio ringraziandolo.
Non fece caso all’occhiata divertita e rassegnata del lupo.
Di fatti Lizzie aveva la chioma bruna legata con una 4B in uno chignon scombinato e una comune HB posta dietro l’altro orecchio. Non si sorprendeva che l’amica si lamentasse in continuazione di perdere innumerevoli quantità di costose matite.
Proprio in quel  momento la professoressa Hudson fece il suo ingresso in aula e la lezione iniziò.
 
La lettura non era iniziata che da un paio di minuti quando la porta venne aperta e delle voci, tra cui quella del preside si udirono dal corridoio e  la professoressa Hudson venne chiamata furi dall’aula.
Elizabeth si girò verso il suo compagno di banco per approfittare di quella improvvisa assenza della prof  ma quello era voltato complete da un'altra parte.
Lo imitò seguendo il suo sguardo e lo scoprì a fissare l’Alpha.
Scott osservava la porta a labbra strette mentre il suo solito compare era talmente sporto in avanti sul banco che sarebbe potuto cadere a momenti. Come se cedesse che così anche lui potesse sentire ciò che avveniva nel corridoio.

“Ehi, che sta accadendo di così interessante che voi Super Lupi siete così presi ad origliare?”
Il biondo la ignorò, spiaccicandole una mano sulla faccia nel vano tentativo di zittirla.

Nel esatto momento in cui Lizz disse qualcosa di simile a perchè la tua  mano odora di mortadella la professoressa di Inglese  rientrò in aula con  tre ragazzi al seguito.
Un tonfo- probabilmente Stiles che cadeva nel tentativo di rimettersi a sedere – si udì  nella stanza, ma troppo presa dallo studiare i nuovi arrivati non si degnò di volta a controllare.

“Ragazzi, questi sono tre nuovi iscritti alla nostra scuola, siate cortesi con loro. Volete presentarvi alla classe?”
I tre si guardarono vagamente imbarazzati sin quando un nanerottolo dalla folta chioma scura spinse in avanti il suo compagno.

Quello si voltò indietro per un secondo –molto probabilmente per insultare l’amico che  ghignò vagamente.
“Ehm. Salve, il mio nome è Ashton Donner..-”

Lizz lo guardò. Nonostante l’evidente assenza di stile , che saltava all’occhio grazie alla logora e larga felpa dei Rolling Stone e le Vans usurate, era un bel ragazzo.
Aveva una folta  chioma  scura che esaltava il pallore della sua carnagione e dei grandi occhi marroni e ombrosi.
Lo vide contrarre la mascella pronunciata prima di stirare le labbra sottili in una smorfia che scelse di interpretare come la brutta copia di un sorriso palesemente forzato “-..piacere di conoscervi.” Concluse.
Allungò il braccio dietro di se, senza voltarsi però, cercando alla cieca e afferrando la manica larga della felpa del ragazzino di prima per tirarselo accanto.
Quello si voltò e fece per dirgli qualcosa, poi, come a ricordarsi dove fosse si voltò verso la classe, raggiungendo una gradazione di rosso che Lizz non aveva ancora visto nessuno avvicinarsi neanche lontanamente.
Boccheggiò, per poi sorridere in modo teso e imbarazzato.

“Ehm . Blaze Queency. Io, uh…ciao”

Si  sistemò  la spessa montatura degli occhiali sul nasino all’insù.
Non riuscì a trattenere una risatina nel vederlo. Era in un qualche modo buffo nella sua goffaggine.
Vide Isaac fare altrettanto, ma affinare lo sguardo azzurro quando toccò alla ragazza presentarsi.
Era bella, constatò il lupo, molto bella.
I capelli biondo cenere erano legati in una coda alta che metteva in mostra le piccole orecchie dove spuntava un unico minuscolo orecchino scintillante.
Sorrise, facendo brillare i lucenti occhi verdi.

“Nina Martin! E’ un piacere”

Isaac sentì una fastidiosa fitta al costato e portandosi una mano alla parte lesa si voltò verso l’amica.
“Si può sapere che diavolo fai?” mormorò.
“Io? Evito che tu venga scambiato per  un maniaco. Non fisarla così
Così. Non aveva idea di cosa intendesse per così, ma non doveva essere un bel modo. Tutta colpa di quegli occhi.
No, molto probabilmente avrebbe cercato di evitare quello sguardo smeraldino il più possibile. In fondo, quella era solo un’Omega.



 


 
Liam non aveva idea di come fosse accaduto, eppure, proprio in quel momento un ragazzo ossigenato e con un assurdo serpente tatuato attorno al collo teneva lui e Meason sotto braccio mentre si dirigevano in mensa a passo spedito.
Lanciava occhiate soccorritrici all’amico che fingeva spudoratamente di non coglierle, dato che aveva già simpatizzato con lo strano ragazzo nuovo.

Entrati in mensa il tipo li seguì fino al loro tavolo e svariate occhiate stranite si rivolsero loro.
Per un istante nella tavolata dell’Branco scese il silenzio più totale e l’aria divenne di colpo pesante come un macigno.

Quando Scott, seduto proprio davanti al loro ospite, fece scintillare i propri occhi di rosso e contro ogni aspettative il suo quello ghignò, capì di aver commesso un grave errore.
Il ghigno di Haze era preoccupante.
Un sorrisetto sghembo sulle labbra insolitamente pallide che mostravano una schiera di denti bianchi e sorprendentemente –inumanamente-  aguzzati.
Gli occhi, prima di fredde sfumature di grigio, di rifesso al bagliore dell’Alfa si scaldarono divenendo di un accecante color oro.

Occhi da Lupo.

L’aria si appesantì di colpo, satura di tensione e nessuno per un po’ osò proferir parola.


 


 
Di comune accordo i tre Omega avevano decretato che tenersi alla larga dell’Alfa e la sua schiera di Beta fosse evidentemente la scelta più saggia.
Ognuno per i propri ragionevoli motivi aveva tutto il diritto di diffidare e tenersi alla larga dal Branco.E pensare che Beacon Hills era stata scelta da loro perché ormai priva di lupi e cacciatori.
Ash ora aveva chiaro perché durante l’ultimo anno il livello di decessi era così elevato.

Assassini.
Un gruppo di ragazzini omicida. Mitico.

“Dobbiamo avvisare Haze, ce ne saranno certamente altri all’interno dell’istituto…-” sussurrò Blaze, spingendo la maniglia antipanico che dava accesso alla mensa “-…questo posto è completamente appestato dal loro odore”
“Dobbiamo avvertire anche le ragazze appena tornati a casa” aggiunse lui, temendo già tutte le difficolta che sapeva sarebbero arrivate a momenti.

“Cazzo. Porca miseria. Cazzo.”
“Ehi, Nins, che succede…-”
“Quel coglione!”
 “-…Nins!”
“Haze!”
“Haze?”
“Haze!”  esclamò lei, puntando esasperata l’indice  verso un angolo lontano.

Vicino alle grandi vetrate, in un angolo remoto della mensa, il loro amico era seduto ad un tavolo accerchiato da svariati occhi che brillavano minacciosi nella sua direzione.
Imprecarono mentalmente, dirigendosi a passo spedito verso il gruppo di lupi.

Blaze posò una mano sulla spalla del suo migliore amico e quello sollevò il capo guardandolo dal basso ancora sorridente.
Si sentì come oppresso da tutti quegli sguardi che sapeva stavano rivolgendo loro, percepì il forte dolore alle gengive dovuto all’allungarsi  di quelle che molto probabilmente ormai erano zanne fatte e finite.
Fece respiri profondi fin quando non tornarono regolari.
“Mi piace questa camicia”

Si sentì afferrare la mano e istintivamente guardò in basso dove  la sua mano era coperta da quella del più grande e le sue unghie erano ormai artigli che laceravano la carne del muscolo in profondità, imbrattando la camicia di chiazze vermiglie.
Sfilò la mano velocemente, portandosela in grembo e tentando scioccamente di coprire l’accaduto con l’altra, macchiandole entrambe di sangue.
Ash lo tirò da parte mentre Nina si avvicinò ad Haze afferrandolo per una manica nel tentativo di sollevarlo.
“Che fai qui? Andiamo via”
Il mezzo lupo fece per obiettare quando contro ogni preavviso l’Alfa si alzò di scatto, facendo stridere la sedia contro il suolo.

Fermi. Chi siete voi?”

Così fecero. Si fermarono, non proprio favorevoli ad acconsentire, ma un Alfa aveva parlato, ed il loro istinto Omega ebbe la meglio.
Si guardarono tra loro, irrequieti e stizziti.
“Nessuno. –rispose la Lupa - Nessuno di cui dobbiate preoccuparvi”
Alla risposta, il ragazzo  parve rilassarsi vagamente, senza comunque abbassare la  guardia.
“Ne siamo certi? Il vostro strano amico con  il serpente in faccia non sembra un tipo rassicurante, così come il piccoletto che gli ha appena squarciato una spalla. Non abbiamo avuto molte belle esperienze con le creature soprannaturali di queste parti”
Era stato un altro a parlare, un tipo con gli occhi grandi e la faccia coperta di nei. Gesticolava ampiamente e odorava terribilmente di umano.

Si sorpresero quando videro il capobranco annuire, per nulla infastidito da quell’intervento non autorizzato.
“Se non ci darete fastidio, noi faremo altrettanto” aggiunse quindi Ashton, facendo lampeggiare gli occhi ambrati in un tacito avvertimento.
Il Branco si scambiò occhiate tra loro, erano numerosi, notò.
Nove, sebbene non fossero tutti mannari.

“Perfetto allora. Io sono Scott” sorrise quello, allungando una mano nel tentativo di un approccio amichevole, ma quella rimase sospesa a vuoto, senza nessuno che l’afferrasse. La lasciò quindi cadere lungo il fianco.
“Okay- bisbigliò demoralizzaro- avete intensione di fermarvi qui allungo ?”
“Ho fatto delle ricerche prima di trasferirci qui. – ribatté Haze- Pensavamo che dopo lo stermino degli Hale e la dipartita degli Argent il territorio fosse privo di occupanti soprannaturali”
L’umano rise velenoso lasciandoli vagamente perplessi e una rossa prese parola.
“Non è una risposta. Presumo che siate qui per rimanere”
“E’ così?” chiese conferma l’Alpha.
Ash annuì “Questo sarebbe il piano”

Il Branco si guardò tra loro e quando Scott si sedette, l’aria sembrò rilassarsi e un ragazzino coi grandi occhi azzurri allungò un tovagliolo a Blaze che si pulì le dita  pallide ancora incrostate di sangue.
“Bene. Benvenuti a Beacon Hills allora.”




















 
*Sinema : é una discoteca per omosessuali e bisessuali che compare nella 5A. Ringrazio tutti voi che state leggendo questa storia, avevo avvisato che non avrei potuto aggiornare prima del 27 e ora eccomi qui, con il secondo capitolo della storia. 
Ho appena scoperto di aver passato gli esami, mai stata più felice ahahaha.
Come avrete notato è incentrato particolarmente su Ash, Nina e Blaze e su Lydia e la sua amante.
Spero vi sia piaciuto, per l'inizio del capitolo ho preso ispirazione dalla recensione di Aruki, forse non è esattamente cio che intendeva lei, ma spero sia piaciuto comunque.
Nel prossimo capitlo presenterò anche l'ultimo personaggio secondario , mentre per i quarto, prevedo molto molto Angst ,quindi siate pronti.
Vi lasio un bacio e spero di risentirvi presto.
Con affetto,

Lex.
  
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