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Autore: soulofthemusic    02/09/2015    3 recensioni
La gioia lo invase come se fosse luce e lui un grande rosone, tavolozza di colori vivi. Si girò e abbracciò Noemi lasciandole una miriade di baci sui capelli. Lei si avvicinò al suo orecchio e mormorò: «Sei mio, ricordi?». [...] Noemi lo guardò, era una visione celestiale, era tutto il mondo che da quel momento avrebbe imparato a conoscere. Si avvicinò alle sue labbra esitante e vi posò un leggero bacio che la fece trasalire. Sì, aveva fatto la scelta giusta. Ora aveva trovato il pezzo mancante nella sua vita e poteva permettersi l’illusione della felicità.
[...]
Parliamoci chiaro: questa non è la solita storia di dolci parole e amori felici. No. Qui si parla di vite complicate, vite vuote, avvolte in una crisalide di dolore. Si parla di amori. Malati, bugiardi, ingannevoli, amori veri che ti consumano dentro. Lo sfondo poi è una guerra tra Bene e Male. Cosa volevate che ne uscisse fuori?
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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VII.

Noemi si sentiva strana, pensava, la sua mente vagava e connetteva concetti per poi scinderli e riporli sugli stessi scaffali immaginari. Cercava di elaborare le emozioni, di capire il confine tra amicizia e amore e non riusciva a trovare una conclusione che la soddisfacesse. Provava miriadi di sensazioni quando era con Gael, praticamente tutte positive , ma quando avrebbe potuto dire di amarlo? La spaventava la risposta.
Non era mai stata sicura di se stessa, delle sue azioni, ma mentre percorreva la strada per andare dalla sua amica tutto di lei le sembrava scontato e senza senso. I capelli perennemente mossi, le iridi verdi che in alcuni sprazzi di buon umore arrivavano perfino a piacerle e poi il carattere. Quel carattere che aveva faticato a costruire, a modificare, a perfezionare. Si era sempre detta che migliorava per stare meglio con se stessa, ma in quel momento realizzò che forse era cambiata in funzione delle persone che conosceva.
Come può una sola persona condizionare tutte le tue scelte? Era questa la domanda principale che riecheggiava prepotente nel suo cranio.
La mattinata a scuola era passata tra mille attenzioni e carezze, non avrebbe dovuto sentirsi in soggezione, eppure era l’unico modo che aveva per descrivere come si sentiva. Non era più sicura di niente, non aveva mai ricevuto tante attenzioni in vita sua, ottenuto così tante promesse come negli ultimi giorni, messo alla prova la sua maschera sorridente per così tanto tempo. Lo sentiva, lo si poteva leggere nei suoi occhi, dentro stava morendo.
E la domanda principale a ogni passo continuava a cambiare: è giusto sentirsi così sbagliati? Eppure tra le braccia di Gael si era sentita perfettamente al suo posto, al sicuro e protetta, invincibile. La solitudine, era quella che la uccideva. La annientava come la lama di un coltello affondata nel cuore. La solitudine metteva tutto in discussione, le dava la possibilità di guardarsi dentro. Peccato che là tutto fosse in continua evoluzione. Un cambiamento troppo veloce perfino per lei, ma allora chi avrebbe mai potuto vedere dentro la sua anima e salvarla? Sì, perché era arrivata ad ammettere che un’ancora, forse, serviva anche a lei.
Svoltato l’angolo della via principale si ritrovò davanti alla grande casa rossa che le era tanto familiare. L’edificio era formato da due piani di cui conosceva quasi ogni angolo e in cui aveva passato giornate intere. Entrò nel vialetto, piacevolmente sorpresa di vedere che la neve era stata spalata e bussò alla porta. Non dovette aspettare molto: Evelin le aprì subito la porta.
«Hei Noe!» disse con voce squillante, sembrava piacevolmente sorpresa che fosse arrivata. Un sorrido prorompeva dalle sue labbra, lasciando intravedere i denti bianchissimi. Forse anche la neve avrebbe fatto una brutta figura a confronto.
«Ciao Evi. I tuoi sono in casa?» chiese Noemi titubante. «Non vorrei disturbare...»
«Ma che ti sei mangiata a pranzo? Sei impazzita? Entra, forza!» rispose l’amica.
Noemi si torturava le unghie, si percepiva nell’aria che era agitata, si vedeva, si poteva quasi toccare la tensione che c’era intorno a lei. Quando Evelin tornò nella stanza in cui aveva lasciato la sua ospite poggiò le due tazze di the alla menta sul piccolo tavolino e lanciò un’occhiata torva alla sua  amica. «Sputa il rospo Noe, cosa c’è ce non va?» Aveva scoperto qualcosa riguardante lei e Bastian? L’aveva giudicata per quello che aveva fatto? Ma come aveva fatto a venirne a conoscenza?!?
«Evi, cos’è l’amore?» sussurrò Noemi con voce tremante e sguardo basso. Eveline rimase di sasso. L’amore.. Quel sentimento che lei pensava di aver provato almeno due volte nella sua vita, difficile da spiegare quanto da vivere.
«L’amore. Non lo tocchi e non lo ascolti. O forse sì, forse lo ascolti. Sai, ho sempre creduto a una di quelle sciocchezze sdolcinate, quelle che dicevano che l’amore ha il suono del battito di cuore della persona che senti tua. E forse c’è una parte vera in questo: l’amore è la persona che senti tua. Non tua proprietà, ma una parte di te come potrebbe essere l’aria: non la controlli, non c’è scritto il tuo nome quando la ispiri, ma sai che ti serve, che senza muori e in qualche modo ti appartiene. L’amore cura, cancella paura e insicurezza.» le parole arrivarono alle sue labbra spontaneamnete, era quello che sentiva, il modo migliore in cui avrebbe potuto descrivere qualcosa di così potente. Ripensò alla mattinata a scuola, a Gael e Noemi insieme e continuò: «Ti ho vista con Gael stamattina. Non ti sei accorta di come stai bene con lui? Di quanta sicurezza trovi nelle sue braccia? Come tutto il mondo sparisca quando stai con lui? Noe, qual’è il problema, mi sei sembrata così felice...».
«Lo sono infatti!» si affrettò a rispondere la ragazza con gli occhi di smeraldo, «L’unica cosa è che... Non voglio fargli del male, non voglio illuderlo. Se non fosse amore quello che provo? Se fosse infatuazione? Se fosse solo bisogno di una via d’uscita?» parole rapide, quasi incapibili se la sua ascoltatrice non fosse stata attenta.
«Io ho fiducia in te. Hai fatto una scelta, non sei egoista, Gael non è una via d’uscita. Non è come l’alcol e la droga Noe, lui è bene, non è male. L’unico problema, conoscendoti bene, è che non ti senti abbastanza per ciò che lui ti offre.»
Colpita e affondata. Come aveva fatto a non rendersene conto? Dopotutto era lei la padrona della sua mente, eppure ci era voluta la sua amica per portare a galla forte e chiaro il suo problema. Chiuse gli occhi. Forse, dopo tutto, la sua vita non era completamente persa, forse uno spiraglio c’era e valeva la pena aggrapparvisi con tutte le forze.


Il vicolo era buio, scuro, come la sua anima impregnata di male. L’aveva venduta, non gli apparteneva più, la sua anima ora era del demonio e lui non poteva più rivendicare alcun diritto su di essa. La vendita l’aveva fatto sentire invincibile anni addietro, ma poi la sensazione era cambiara, era vuoto e senza scopo. Aveva solo ordini a cui obbedire, niente sogni o desideri nel cassetto. L’aveva allettato il fatto di poter rivedere Noemi, quella bambina innocente e allegra che aveva animato la sua infanzia per quache annetto e che poi lui aveva abbandonato. Era diventata una donna, segnata da grandi problemi, questo è vero, ma pur sempre bellissima e, a quanto pare, amata da un umano.
Sapeva tutto dei suoi ultimi mesi di vita, l'aveva guardata da lontano ripensando a quando erano piccoli, a tutte le loro risate e alla complicità.
 
«Noemi attenta! No!» aveva gridato prima che il pallone raggiungesse il vaso. Nonostante il suo avvertimento, però, quel prezioso cimelio di familia si era sgretolato in mille pezzi. Erano sembrati piccoli brillanti mentre  "volavano" nella luce pomeridiana, ma appena arrivati a terra erano diventati cocci.
Quello era il vaso che la famiglia di sua madre si tramandava da tre generazioni, ci teneva molto, sognava di regalarlo un giorno alla donna che suo figlio avrebbe scelto come moglie. Il suo sogno era in frantumi, letteralmente.
Dopo alcuni minuti di silenzio, in cui a Noemi erano spuntate le lacrime agli occhi, nella stanza, un immenso soggiorno in stile barocco, apparve sua madre. I suoi occhi erano preoccupati, ispezionò con lo sguardo i due bambini che avevano l'aria angosciata e successivamente vide la tragedia. Il suo vaso, il suo preziosissimo vaso era a pezzi e le lacrime cominciarono a scendere lungo le sue guance rosee mentre pendeva in mano acuni pezzi di cristallo.
«Bastian, quante volte ti ho detto di non giocare a palla in casa?!» gridò in preda alla disperazione.
«Mi... mi dispiace mamma, è tutta colpa mia, mi..» balbettò, ma non riuscì a terminare la frase perchè nel frattempo sua madre si era avvicinata e gli aveva dato uno schiaffo. «Noemi ti invito cortesemente ad andare a casa, perfavore. Io e Bastian abbiamo un paio di cose di cui discutere.» disse lei con voce fredda.
Noemi se ne andò e non potè tornare prima che passassero tre settimane: sua madre l'aveva tenuto in casa in castigo e non gli permetteva di vedere la sua amica. La punizione sarebbe dovuta durare tre settimane, ma il ragazzo scappava e andava a trovare la sua amica quasi ogni giorno. Aveva ancora dei lividi sulla guancia, perchè sua madre non si era risparmiata con gli schiaffi, ma sorrideva perché nonostante tutto era in compagnia della sua migliore amica.


«Come sta procedendo la missione Bastian?» La voce di Agares lo colse impreparato e lo distolse dai suoi pensieri.
«Agares.» disse in segno di rispetto e come forma di saluto, «Il piano procede forse un po' a rilento, ma per il termine ultimo sarà concluso.» affermò Bastian pensando al termine prefissato che si faceva sempre più vicino.
«Se ci saranno problemi non mi farò scrupoli a sostituirti, c'è una fila di demoni che aspetta di prendere il tuo posto perciò datti da fare! Il nostro Signore aspetta risultati Bastian!»
«E li avrà presto, Agares.»
Una volta pronunciata quella promessa il messaggero scompare tra le pieghe del buio, quelle che riuscivano a nascondere qualsiasi cosa, anche la disperazione.


Cassia era stesa sul suo letto, rimuginava sui capelli morbidi in cui le sue mani si erano avventurate mentre le sue labbra assaporavano un gusto dolce di fragola. Il frappè le era sembrato amaro dopo aver esplorato le bocca di Martin in un bacio lento, premuroso. Non se lo immaginava così, non credeva che potesse essere così delicato e intenso, eppure era vero, l'aveva trattata con attenzione meticolosa. Quella sera, inoltre l'aveva invitata all' After Death, il locale frequentato dalla maggior parte degli studenti dell'università. Era preoccupata, non gli piaceva molto frequentare i locali: non era pratica di quelle usanze da studenti e non sapeva nemmeno cosa mettersi! Guardava ad uno ad uno i vestiti riposti in perfetto ordine nell'armadio e alla fine trovò un tubino nero che poteva essere adatto all'occasione. Era presto però, perciò si sdraiò sul letto guardando il soffitto e l'ordine della sua stanza che riusciva a infonderle sicurezza. La porta era chiusa a chiave così che nessuno potesse minare la sua serenità, il suo porto sicuro. Tutta quella casa era piena di persone di cui non si fidava, di cose che non le appartenevano. Si sarebbe sentita meglio se avesse scoperto di essere stata adottata, sarebbe stato tutto molto più facile, si sarebbe sentita più felice.
La sua unica speranza era il suo lavoro, aspettava di avere l'aumento che aveva chiesto da un mese, così avrebbe potuto coprire le spese di un appartamento tutto suo e dell'università in contemporanea. Aveva programmato di uscire di scena senza dire nulla a nessuno, forse un giorno se ne sarebbero accorti della sua assenza... o forse no. A lei comunque non importava più, voleva smettere di pensare a loro, alla sua "famiglia" prima che a se stessa quando loro nemmeno si accorgevano della sua esistenza.
Poteva sembrare egoista, ma ne aveva avuto abbastanza di quella vita, meritava anche lei di essere felice, meritava di essere normale e di non avere sempre paura che al suo ritorno a casa avrebbe trovato solo dei cadaveri ad aspettarla. Era semplicemente stanca. Tempo per lei. Era tutto quello che chiedeva.


Il volume della musica era a malapena sopportabile, l'odore di alcol e fumo creava un'atmosfera "sporca", non riusciva a trovare un'altra parola per definirla. Eveline era appena entrata all'After Death e con lo sguardo cercò i suoi amici che, come al solito, erano seduti al tavolo vicino al bar. Si poteva dire che quello, in effetti, era il loro tavolo. Quello a cui si erano seduti sera dopo sera a festeggiare anche senza motivo, per il semplice gusto di stare bene tutti insieme. 
La ragazza si avvicinò al tavolo dove Gael e Noemi stavano parlando allegramente. Appena arrivata si sedette vicino alla sua amica facendole l'occhiolino e ricordandosi della loro chiacchierata mattutina. 
Scrutò Noemi come se non l'avesse mai vista prima di allora e fu analitica: i suoi capelli lunghi color cioccolato legati in una coda scompigliata le stavano d'incanto, gli occhi verdi erano così profondi che incantavano chiunque. Era bassa, sì, ma era anche magra, troppo forse. Il suo passato infelice aveva lasciato i segni, ma ora il suo sorriso non nascondeva più ombre e il suo cuore si stava colmando dell'amore che aveva sempre meritato. Era felice per lei: le voleva bene e vederla così sorridente scaldava anche il suo cuore.
«Ciao Eve! Sei da sola?» le chiese Gael distogliendo per poco l'attenzione dalla sua amata. Mentre le parlava però continuava a tenere il braccio intorno a lei e ad accarezarglielo, un gesto impregnato di dolcezza e desiderio di proteggerla.
«Veramente il mio accompagnatore dovrebbe arrivare a momenti.» rispose lei sorridendo e continuando a guardare l'entrata del locale.
La musica trap riempiva l'ambiente, era quasi asfissiante. Dopo pochi minuti arrivarono anche Martin e Cassia che si tenevano per mano. La ragazza aveva le guance rosse che contrastavano con il tubino nero che indossava. Evelin doveva ammettere che quei due come coppia non erano davvero niente male. Sembrava si fosse già creata della complicità tra di loro, un legame speciale anche se debole che, ne era sicura, col tempo sarebbe evoluto e sfociato in qualcosa di meraviglioso.
Ad un tratto l'attenzione della ragazza fu attratta dalla capigliatura bionda corredata da un corpo muscoloso che si avvicinava alla comitiva. Un sorriso le spuntò sulle labbra: era arrivato il ragazzo di cui si era invaghita e per cui, molto probabilmente, aveva perso la testa. 
«Bastian!» urlò lei per farsi sentire sopra la musica ed attirare la sua attenzione. Lui la salutò con cenno e quando fu vicino passò un braccio attorno alla sua vita.
«Ragazzi vi presento...»
«Bastian!»
Eveline non fece in tempo a finire la frase poichè Noemi l'aveva preceduta. 
Eveline e Gael cominciarono a guardare in modo interrogativo i due che a quanto pare si conoscevano. Nel frattempo con la coda dell'occhio Eveline scorse Cassia allontarsi e Martin seguirla.


«Cassia aspetta! Ho detto qualcosa che non va?!» Martin inseguiva la ragazza dai capelli corvini e gli occhi abbaglianti che lo avevano stregato.
«Fermati! Dove pensi di andare puttanella? Mi devi aiutare!» d'un tratto una voce maschile risuonò dietro di loro, proprio quando i due avevano raggiunto l'uscita del locale.
«Vattene via!» gridò la ragazza in tono disperato. 
Il ragazzo dietro la coppia era visibilmente drogato, fuori controllo, senza alcuna capacità logica. Cercò di afferrare Cassia, ma Martin fu più veloce e, una volta assicuratosi che non potesse toccare la ragazza, lo colpì con un pugno che lo fece barcollare e stava per caricarne un altro se non fosse stato per una voce: «Fermati, è mio fratello!».

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Angolo scrittrice:
Sento già fischi e urla di disapprovazione ç.ç Sono ben 2 anni (o forse sono diventati 3) che non aggiorno questa storia. Eppure mi è rimasta nel cuore e adesso che ho ritrovato il tempo e la serenità per ricominciare a scriverla vorrei sentire il vostro parere. Aggiornerò una volta al mese: so che è tanto, ma è proprio per essere regolare con gli aggiornamenti che lo faccio :) Nel frattempo, per chi non lo sapesse, sto anche scrivendo un'altra storia: A Love Like War che aggiorno ogni 2 settimane. Mi farebbe piacere se continuaste/cominciaste a seguire le storie dei miei personaggi. Un bacio a tutti, grazie per essere passati. Al prossimo capitolo, il 2 Ottobre! :D

 
Maddy


   
 
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