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Autore: Ignis    02/09/2015    0 recensioni
Eli De Vile è un vampiro, così come lo sono tutti i membri della sua famiglia. Ha diciassette anni e le sue preoccupazioni sono piuttosto poche; non è il tipo da cacciarsi nei guai, è diligente alla Scuola Notturna ed evita di fare incontri indesiderati.
Bianca Petresi, invece, è l'umana che, piombando all'improvviso in casa De Vile, gli sconvolgerà la vita in modi che Eli non può nemmeno immaginare.
Tratto dalla storia:
«Secondo me credono che tu sia il ragazzo di Bianca».
Il vampiro rise di gusto. «Sì, certo! Che razza di rubacuori dovrebbe essere Bianca per trovarsi un ragazzo in un paesino sconosciuto nel giro di una manciata di giorni?»
Luca si mise seduto sulle zampe posteriori, continuando a guardarlo fisso. «Perché, tu sei così sicuro di poterti mettere con una ragazza nel giro di pochi giorni? Una come Bianca, con cui vai così poco d'accordo e perfino in lutto per i suoi genitori?»
«Io sono bello. Piaccio facilmente».
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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02. Il mistero di Bianca Petresi

L'edificio della Scuola Notturna era una villetta multifamiliare di dimensioni non troppo grandi; i De Vile potevano vantarsi di avere una casa più grande. Data l'affluenza scarsa di studenti alle lezioni nel cuore della notte, dopotutto, non avrebbe avuto senso prendersi un vero e proprio edificio scolastico... perciò le lezioni si tenevano tutte in quella costruzione bianca che contava solo di un piano terra, una specie di mansarda e un interrato. Il cortile era un fazzoletto di terra spolverato di verde del tutto privo di alberi. Insomma, un luogo dall'aria triste e malinconica tanto quanto le persone che ci lavoravano. Le poche classi che c'erano si distinguevano per anno e contavano ciascuna poco più di una decina di studenti, che per gli standard della zona erano comunque un bel gruppo.
Non appena Eli mise piede in classe, però, capì che quella sarebbe stata una delle giornate più movimentate che la Scuola Notturna avesse mai visto. I primi ad assalirlo furono i fattucchieri.
«Eli! È vero che a casa tua c'è un'umana?» gli chiese Giada Speciale, portandosi vicinissima a lui.
«Perché volete farla frequentare qui? Non ha già una scuola sua?» Miriam Conti, più bassina, gli si era letteralmente aggrappata ai lunghi capelli neri per richiamare la sua attenzione.
«Si può sapere chi è?» domandò Valentino Zannuti, squadrandolo minaccioso con l'aria di chi vuole fare a botte.
Dietro di loro cominciarono a farsi avanti altre quattro persone: i due gargoyle della classe, una fata e un folletto, anche loro evidentemente ansiosi di saperne di più.
Eli odiava circondarsi di persone, odiava essere pressato e soprattutto odiava che qualcuno gli toccasse i capelli senza permesso. I suoi occhi gialli s'accesero di una luce aggressiva mentre scopriva minacciosamente i denti. «Toglietevi di mezzo!»
I compagni si scansarono controvoglia e finalmente Eli poté andare al proprio banco – ovviamente senza degnarli di uno sguardo. Non avevano davvero fatto nulla di male per meritarsi quel trattamento, ma Eli non era in confidenza con quasi nessuno di loro e non vide ragioni per parlarci con tutta quella disinvoltura.
Luca entrò subito dopo di lui. «Potresti anche rispondergli, no? Anche io sono curioso di saperne di più».
«Quando ne saprò di più anche io potrò rispondere a tutte le domande che ti vengono in mente». Lo sguardo di Eli si affilò mentre si soffermava su un banco in particolare. «Adesso sono io che vorrei fare un paio di domande a un certo qualcuno che conosciamo».
Arrivarono a un banco occupato da una ragazza. Aveva lunghi capelli neri e lisci, esattamente come Eli; i suoi occhi altrettanto neri scrutarono il vampiro e il lupo mannaro per un lunghissimo istante. La sua espressione, dapprima assente, si fece appena divertita mentre curvava un angolo delle labbra carnose in un sorriso.
«Beccata, eh?»
«Ma come, sei stata tu a spargere la voce?» mormorò Luca deluso. «Non ti facevo così pettegola, Chiara».
Chiara era l'unica maga dell'intera scuola. I maghi si distinguevano nettamente dai fattucchieri per diversi motivi, come ad esempio il fatto che in media solo una persona su un milione (o forse appena di più) era un mago. Si trattava di persone dotate di poteri estremamente potenti, di percezioni molto diverse da quelle delle persone normali e, spesso e volentieri, di una personalità odiosa che rendeva quasi impossibile andarci d'accordo – motivo per cui la maggior parte dei maghi viveva in completo isolamento dal resto del mondo. Si poteva dire un caso più unico che raro, quello di Chiara: non solo non era un'eremita, ma andava persino a scuola e si era fatta degli amici. Eli spesso si chiedeva quanto l'essere amico di una ragazza come lei si potesse considerare un bene, specialmente in quel momento.
«Allora, come hai fatto a saperlo in anticipo? Hai guardato nella sfera di cristallo?»
Lei si finse offesa. «Non uso quella roba da fattucchieri, io! Era solo un piccolo esercizio di chiaroveggenza. Pensavo che sbirciare Sybil De Vile avrebbe potuto essere un buon esercizio, dato che trova sempre qualcosa di interessante da fare...»
«Hai spiato mia nonna?!» fece Eli incredulo. «Ma come ti...!»
«...e invece mi ritrovo a origliare il suo discorso solenne fatto a un'umana mai vista su come comportarsi in una famiglia di vampiri» completò Chiara imperturbabile.
«Quindi hai deciso di spiarla perché ti sembrava interessante?» Luca appoggiò il muso sul suo banco, guardandola fisso. La ragazza per tutta risposta gli pizzicò il tartufo per farlo spostare.
«Per favore, ragazzi, lo sapete tutti e due che non mi importa mai degli affari degli altri». Fece spallucce. «Però ho sentito la nonnina parlare della Scuola Notturna, così sono diventati fatti miei».
Il modo in cui Chiara si divertiva a rigirare i discorsi per sembrare nel giusto aveva un che di irritante: a prescindere dal suo essere coinvolta o meno, non poteva negare di aver deliberatamente ascoltato una conversazione privata. Il fatto che avesse facilmente spiato una vampira anziana ed esperta come Sybil De Vile, poi, non faceva che provare quanto quella maga di appena diciotto anni stesse diventando potente. Ancora un paio d'anni e avrebbe potuto avere il mondo nel palmo della mano – e non sarebbe stata nemmeno la prima persona a riuscire nell'impresa.
Eli si sedette al proprio posto accanto a Chiara. «Perciò hai pensato bene di dirlo a tutti».
«Gli umani alla Scuola Notturna non si vedono quasi mai. Forse le uniche creature rare che bazzicano in questo istituto siamo io e Luca; non negherai che anche tu saresti curioso di saperlo se qualcuno di particolare si iscrivesse ai corsi, Eli».
«Non me ne potrebbe importare di meno, in realtà» dichiarò il vampiro con fare superiore.
«Oh, mi scusi tanto, signor De Vile» commentò Chiara ironica, mentre Luca non riusciva a trattenere uno sbuffo divertito.
Il ragazzo fulminò entrambi con un'occhiataccia, poi tirò fuori il quaderno e i libri. Diede uno sguardo attorno a sé, notando che qualche compagno lo fissava ancora con curiosità; volevano saperne di più, ma allo stesso tempo sapevano che non era il caso di far irritare un vampiro più del necessario.
Il professore di matematica entrò per la sua lezione. Luca andò ad accomodarsi al proprio posto in fondo all'aula; Eli aggrottò la fronte e sussurrò a Chiara: «dov'è Isa?»
«Rituale di famiglia. Sai come sono fatti i fattucchieri» minimizzò l'amica con una scrollata di spalle.

La giornata proseguì liscia come l'olio, ma questo non aiutò Eli a sentirsi granché meglio. Non riusciva a smettere di pensare a quell'umana che, di lì in poi, si sarebbe imposta in casa loro; avrebbe dovuto essere abituato ai colpi di testa di nonna Sybil, ma quello era un gesto senza precedenti e aveva un brutto presentimento a riguardo. L'unica sua flebile speranza era che prima o poi la nonna si stancasse di lei e decidesse di buttarla fuori casa, ma se fosse stata una questione così semplice da mettere da parte, dubitava fortemente che suo padre avrebbe mai permesso a un'estranea di vivere sotto il loro stesso tetto.
Durante i dieci minuti di ricreazione, mentre stavano in cortile a godersi l'aria fresca, Luca dovette accorgersi dell'umore nero di Eli, perché gli chiese: «allora, com'è questa umana?»
«Normale» rispose Chiara al posto del vampiro con fare noncurante.
«Sì, concordo». Eli si passò la lingua sui denti mentre pensava a come continuare. «Insomma, non è bruttissima... ma di sicuro non è bella. È il tipo che passa inosservato».
«Va bene, ma ci hai parlato?» chiese ancora Luca.
«No, è arrivata giusto un minuto prima che uscissi di casa... so solo che si chiama Bianca».
«Bianca, eh?» fece il lupo mannaro, pensieroso. «Scommetto che tua nonna è pazza di lei».
«Ma perché t'interessa tanto?» domandò Eli spazientito. «In realtà preferirei parlare meno possibile di quella lì!»
«Ma se non la conosci nemmeno!» ribatté Luca, inclinando la testa da un lato. Eli distolse istintivamente lo sguardo mentre l'amico continuava a parlare: «intanto cerca di conoscerla e di andarci d'accordo, dato che vivrà a casa tua. Se poi sarà davvero così male, puoi sempre chiedermi di trasformarla. Non ci metto niente».
Eli affondò la mano nel suo pelo folto e ispido per dargli una spintarella giocosa. «Scemo».
Chiara ridacchiò. «Luca ha ragione. Se ti dà sui nervi, ci siamo sempre noi dalla tua parte, tu non te lo scordare. Ascolteremo ogni tuo singolo piagnisteo».
«Ma stai un po' zitta!» ribatté Eli in tono duro. Non poté comunque trattenere un sorriso.
Gli amici erano davvero un toccasana per l'umore. Avevano ragione loro: non era costretto a farsela piacere, ma solo a sopportare la sua presenza. Se poi fosse stato davvero insopportabile, aveva qualcuno da cui andare per recuperare le energie.
«Come mai è venuta da te, comunque? Hai detto che le sono morti i genitori... ma in che senso? Così, tutto a un tratto?» chiese Luca.
«I miei hanno parlato di un incidente in casa, ma non so i dettagli». Col senno di poi, Eli si chiese che senso avesse quella spiegazione: non gli veniva in mente nessun incidente mortale che potesse accadere in casa e che potesse far fuori due persone in un colpo solo.
«Incendio» spiegò Chiara al posto suo, sorprendendo entrambi i ragazzi. «C'è stata una fuga di gas o qualcosa del genere che ha mandato tutto in fumo».
Luca drizzò le orecchie. «Oh, allora so chi è! L'ho visto al telegiornale!» esclamò. «Se n'è parlato un sacco, di quella casa che è esplosa e ha fatto fuori una coppia, lasciando in vita solo la figlia».
«Eh?» fece Eli assente. «Di che parlate?»
Con un sospiro, Chiara gli batté una mano sulla spalla con finto fare compassionevole. «Eli, lasciati dire che è una vera tristezza non poter usare Internet... ma potresti almeno guardartelo, un telegiornale!»
«Davvero non ne hai mai sentito parlare?» Luca era incredulo. «C'è stata una bruttissima esplosione che ha mandato in fumo tutto quello che era in casa. Quando quella ragazza è tornata dalla festa, casa sua era crollata per metà e il resto era andato in fumo».
«Che sfiga» era quello che aveva detto Katrina quella stessa mattina. Eli non poteva essere più d'accordo.
«Non riesco a immaginare come ci si possa sentire. Mentre lei passava una serata in compagnia di amici, i suoi genitori stavano morendo in un incendio nella loro stessa casa». Luca appiattì le orecchie contro la nuca e appoggiò il muso sulle zampe anteriori. «Adesso si sentirà davvero triste».
Il vampiro storse la bocca. «Sì, mi dispiace per lei, ma questo vuol dire solo che mi fa pena. Rimane un'intrusa... e non capisco nemmeno perché i miei l'abbiano iscritta qui».
«Chiediglielo quando torni... oppure posso provare di nuovo con la chiaroveggenza» propose Chiara.
L'ennesima occhiataccia di Eli fu più esauriente di qualsiasi possibile risposta.

La notizia dell'umana che sarebbe andata a studiare alla Scuola Notturna in qualche modo si diffuse durante l'orario scolastico; come risultato, Eli e Heidi furono fermati da almeno venti persone diverse che speravano di ottenere informazioni in più. Heidi cercava di convincerli a circolare con le buone, mentre Eli mostrava le zanne con fare aggressivo a quasi tutti gli altri per colpa dei suoi nervi a fior di pelle. La presenza di un lupo mannaro come Luca in loro compagnia avrebbe dovuto aiutarli ad allontanare la maggior parte di loro, ma la verità era che tutti sapevano fin troppo bene quanto poco Luca fosse pericoloso, sia come lupo che in generale come persona.
Si salutarono a qualche isolato di distanza da casa De Vile, come al solito.
«Torni a casa così presto?» domandò Luca, un po' deluso. «Non ti va di fare un giro? Potremmo andare da Isa».
Eli sospirò. «Fosse per me resterei fuori per tutta la notte, ma i nostri genitori ci vogliono subito indietro».
Il lupo mannaro inclinò all'indietro un orecchio. «Capisco. Beh, a domani allora!»
Quando i due vampiri lo salutarono, Luca era già sparito, in corsa verso chissà dove.
Eli e Heidi continuarono con calma il loro tragitto verso casa. Dopo un po', la minore decise di spezzare il silenzio.
«Forse domani dovremo fare la strada per andare a scuola insieme a Bianca. Pensi che potrebbe dire a mamma e papà di Luca?»
«Se ci prova, le spezzo l'osso del collo con le mie mani» disse Eli con tono sicuro.
«Dai, sul serio!» protestò Heidi. «Lo sai che Luca piace solo a noi due».
«Sarà meglio che piaccia anche a lei, allora».
Ormai erano arrivati. Heidi varcò il cancello per prima e percorse il vialetto all'indietro per guardare il fratello maggiore in viso, i capelli color mogano in netto contrasto con la pelle bianca e gli occhi verde chiaro. «Va bene, ma se non le piace come facciamo?»
Eli stava cominciando a spazientirsi. Voleva bene a Heidi quanto ne voleva al resto della famiglia, ma in certi casi sapeva diventare davvero insistente con le domande. «In quel caso sarà libera di farsi la strada di ritorno per conto suo. Non ha senso discuterne, Heidi: non m'importa cos'ha detto papà, io non mi farò rovinare la vita da quella lì».
Si sfilò la chiave di tasca e aprì il portone d'ingresso, ma riuscì solo per metà: sentì il legno pesante sussultare sotto la mano per un ostacolo che doveva essere lì dietro. Confuso, Eli fece sporgere la testa da quello spazio stretto che aveva a disposizione.
Dietro la porta c'era nientemeno che Bianca Petresi, seduta per terra con le gambe appena piegate e un'espressione dolorante. Con ogni probabilità si era trovata dietro la porta proprio mentre Eli la apriva, finendo per cadere.
Nonostante questo, Eli non si scusò. Si limitò invece ad alzare un sopracciglio e a squadrarla da capo a piedi: Bianca non aveva nessun motivo per uscire di casa da sola in piena notte, al momento.
«Che ci fai qui?» chiese confuso.
Bianca, per tutta risposta, lo fulminò con lo sguardo. Si alzò in piedi in fretta e furia, si spolverò i pantaloni con gesti sbrigativi e sbottò: «Vorrei tanto saperlo anch'io, cosa ci faccio qui!»
Eli fu talmente sorpreso da rimanere senza parole; Heidi, che aveva i sensi più sviluppati della famiglia, si coprì le orecchie con le mani per il fastidio.
La ragazza non deliziò oltre i due vampiri con la sua presenza. Fece dietro-front e imboccò all'istante le scale, correndo al piano di sopra.
Immobile come una statua, con gli occhi gialli sgranati per la sorpresa e la bocca schiusa, Eli si prese un paio di secondi per riprendersi. Quando finalmente sia lui che la sorella minore furono entrati e si furono chiusi la porta alle spalle, si sentì il rumore violento di una porta sbattuta.
«Mi sa che ti ha sentito» mormorò Heidi.
Il ragazzo fece spallucce. «Tranquilla. Tu non lo sai perché eri solo una neonata, ma anche Angela faceva così una decina di anni fa: si offendeva per qualcosa che conosceva solo lei e si chiudeva in camera sbattendo la porta. Vedrai che tra qualche ora le passerà».
Non si era mai davvero interessato di psicologia femminile, né aveva intenzione di interessarsene. Chiara era una ragazza capace di badare perfettamente a se stessa e raramente aveva bisogno che qualcuno fosse empatico nei suoi confronti; Isabella, invece, era tanto cristallina e semplice da capire che non si poneva mai il problema. In quanto alle sue familiari, Eli riusciva a intendersi solo con Heidi e solo perché lei non aveva ancora raggiunto la pubertà.
«Dovresti andare a scusarti» disse Heidi a sorpresa.
«E perché dovrei? Ha fatto tutto da sola» replicò Eli tranquillo.
«Ti ha sentito parlare e si è offesa! È meglio se vai a dirle che ti dispiace».
Il maggiore la guardò con tanto d'occhi. «Senti chi parla! Guarda che ci sei di mezzo anche tu!»
«Io non ho detto niente, hai fatto tutto da solo!» ribatté subito la bambina sulla difensiva. «Papà e mamma ci hanno detto di essere buoni con lei e di farci amicizia... guarda che ti mettono in punizione!»
Come sempre, Heidi era la voce della ragione. Un lato di lei che Eli amava e odiava al tempo stesso: sapeva dare buoni consigli, ma non era sempre piacevole sentire la verità. Arricciò le labbra infastidito, mostrando di più i denti bianchi. «E va bene, vado. Dato che siamo pure dovuti rientrare prima, tanto vale risolvere il problema».
Quel giorno aveva l'impressione che l'universo gli andasse contro. Sarebbe stato fantastico poter almeno evitare di vedere quell'ospite indesiderata, ma non era possibile... e come se non fosse bastato, Bianca se l'era presa per un motivo che ancora non capiva. Non ricordava neanche più quali parole aveva usato prima di aprire la porta e cominciò seriamente a chiedersi se aveva detto qualcosa di davvero offensivo senza rendersene conto.
Percorse il corridoio con calma. Una volta tanto era illuminato completamente dalle luci poste sulle pareti, che riuscivano a rendere più accogliente agli occhi umani anche il pavimento in piastrelle scurissime. Mentre passava davanti alla propria stanza Eli si sfilò la borsa a tracolla e la lasciò cadere davanti alla porta, per poi fermarsi due porte più in là.
Sentiva un singhiozzare sommesso provenire da dietro la porta. Quella era la stanza della nonna, ma Bianca aveva deciso di rintanarsi proprio lì.
Senza aspettare oltre, Eli bussò alla porta. «Sei lì dentro?»
Da dietro la porta arrivò un ultimo singulto, poi piombò il silenzio. Eli accettò di aspettare una decina abbondante di secondi prima di provare ad aprire la porta... ma la sentì stranamente pesante contro la mano. Un attimo dopo se la ritrovò di nuovo chiusa davanti, spinta dall'interno.
«Non entrare, vattene!» La voce di Bianca gli arrivò più roca del solito e rotta dal pianto.
Eli s'impermalì. «Come sarebbe a dire?! Questa non è mica...» esitò.
«“Casa tua”? È questo quello che volevi dire, vero? Guarda che lo so benissimo!» sbottò la ragazza. Impossibile dire se fosse più triste o più arrabbiata, al momento. «Adesso però voglio restare da sola. Sai com'è, voglio evitare di rovinare la vita a qualcuno».
Oh, già, avevo detto così. Il vampiro maledisse mentalmente la propria bocca per aver detto una cosa del genere proprio sotto casa, dove abitava la diretta interessata. Come si poteva rimediare, adesso?
«Senti, Bianca, mi dispiace. Non volevo dire quelle cose» disse, appoggiando una mano sulla porta.
«A me è sembrato che volessi dirle, invece». Il tono della ragazza era sempre più acido. «E comunque io sono solo un'umana, no? Lasciami perdere e vattene a fare... beh, qualsiasi cosa facciano i vampiri a quest'ora!»
Eli non era certo che la propria dose giornaliera di sangue fosse sufficiente a sostenere un botta e risposta tanto snervante. Si passò l'altra mano sugli occhi: se il suo approccio normale non bastava e quello gentile veniva rifiutato in quel modo, non gli restava che tentare di trattare.
«Stammi a sentire, Bianca» ritentò.
«No» replicò lei secca.
«Per favore» disse Eli, calcando bene sulle parole. «Lasciami entrare e parliamone con calma».
«Ti ho detto di andare via».
Il tono di Bianca si era fatto molto più incerto. Il ragazzo, incoraggiato, continuò: «Apri almeno la porta. Mi dà fastidio non guardare in faccia qualcuno quando ci parlo». Aspettò una risposta per qualche secondo. «Avanti. Non so che cosa ti hanno detto sui vampiri, ma non ti salterò alla gola. Voglio solo parlare».
Passò un'abbondante manciata di secondi di assoluto silenzio, tanto che Eli fu sul punto di chiamarla ancora; alla fine però la porta si aprì.
Bianca aveva un aspetto orribile vista così da vicino: gli occhi scuri erano arrossati dal pianto e così il naso, il viso pareva più pallido del normale. Doveva essersi sistemata i capelli nel giro di quelle cinque ore che Eli era stato a scuola, perché le ricadevano lisci sulle spalle.
«Va bene, parliamo». Bianca era accigliata, segno che l'arrabbiatura non doveva esserle passata completamente. Si mise a braccia conserte.
Ad Eli non piacque quell'atteggiamento di superiorità così fuori luogo – dopotutto era lei l'intrusa – ma scelse di ignorare la cosa. «Va bene, non serve che io lo ribadisca, né che tu lo nasconda: a nessuno dei due piace l'idea che tu sia qui».
«Grazie, Capitan Ovvio» borbottò Bianca a mezza voce in tono sarcastico.
Eli non rispose a parole, ma la guardò male.
«Scusa, scusa» fece lei. «Hai ragione. Continua».
«I miei genitori vogliono che cerchiamo di andare d'accordo, ma non siamo tenuti a diventare amici o altro. Basta accordarsi: io non disturbo te, tu non disturbi me».
Lei annuì. «Sicuro. Farò del mio meglio per non intralciare la vita di nessuno, tranquillo. Guarda che avevo capito: me ne starò buona e brava nel mio angolino. Lo so che la mia presenza è una gran seccatura per tutti quanti».
Eli si ritrovò senza una risposta decente da dare. Quello era più o meno ciò che lui stava pensando e quello che aveva intenzione di dirle, ma per qualche ragione lo stesso discorso in bocca a Bianca suonava malissimo e parecchio deprimente.
«Hai finito?» chiese la ragazza. «Sai com'è, sono in lutto. Vorrei evitare il più possibile di avere a che fare con persone che mi farebbero intristire ancora di più».
Fece per chiudere, ma Eli bloccò la porta col piede.
«Nessuno si sarebbe disturbato ad andare a prenderti se tu fossi stata una seccatura» disse il vampiro, guardandola fisso.
«Non hai sentito che ho detto? Sei deprimente! Vuoi lasciarmi in pace?!» sbottò lei impaziente, spingendo la porta con più forza senza ottenere risultati.
«Sei tu quella che sta continuando a fare discorsi tristi, Bianca, non io. Ti stai deprimendo da sola».
Lei non rispose, ma all'improvviso le sue spinte si fecero più frenetiche. Era come se volesse sbarazzarsi della presenza di Eli prima che potesse dire una sola parola di più.
Dal canto suo, il vampiro era fin troppo seccato per poter continuare a stare dietro a una ragazza con così poca voglia di collaborare. Appoggiò una mano sulla cornice e l'altra sull'anta, spingendo per poter aprire di più. Dopo qualche tentativo per opporre resistenza, Bianca cedette e fece due passi indietro. «Ma che vuoi da me, si può sapere?!»
«Proprio niente» sbottò lui a tono. «Non corro mai dietro a nessuno, io, specialmente alla gente che non sa fare altro che lamentarsi come te».
La ragazza sgranò gli occhi offesa e fece per ribattere, ma lui la zittì con un gesto della mano.
«Facciamo così: i miei genitori mi hanno detto di andare d'accordo con te, di aiutarti e di spiegarti tutto quello che non sai o che non capisci. Io lo posso fare senza problemi, ma non voglio sprecare energie inutilmente per lottare contro di te. Se avrai bisogno di qualcosa sarò a tua disposizione... ma non sarò io a cercarti. Ti sta bene?»
Bianca non rispose subito. Lo guardava fisso e aveva fatto un altro passo indietro. Eli si accorse di aver scoperto le zanne d'istinto e si affrettò a ricomporsi.
«Vattene via». Lei aveva abbassato lo sguardo, incapace di sostenere il suo.
Ormai del tutto spazientito, Eli scosse la testa con insofferenza. «Benissimo» borbottò cupo. Chiuse personalmente la porta, ormai senza più preoccuparsi di come avrebbe reagito la nonna nel trovarsi una ragazza in lacrime in camera da letto.
Rientrò in camera propria e recuperò la borsa, tirando fuori i libri e i quaderni e cominciando subito a svolgere i compiti per la notte successiva.
Nel frattempo, pregò tutte le divinità a cui riusciva a pensare perché Heidi non crescesse mai. Cinque donne troppo cresciute in casa erano più che sufficienti.






Ecco qui il secondo capitolo. Si incominciano a inquadrare di più i personaggi principali della storia, almeno spero. Vi invito a farmi sapere in cosa posso migliorare, dato che non sono affatto un'esperta in scrittura creativa. xP Spesso e volentieri i lettori si accorgono di errori madornali che gli scrittori non notano nemmeno alla lontana, perciò non siate timidi. Le critiche costruttive sono sempre ben accette.
Gli aggiornamenti non saranno regolari e non prevedo neanche di scrivere tantissimi capitoli. Ci sentiamo la prossima volta, quindi!
Ignis

   
 
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