Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: black dalia    02/09/2015    3 recensioni
Una storia alternativa al canon Inazuma Eleven Go!
Diversi "dettagli" sono cambiati:
- sono passati 20 anni dalla vittoria dell'inazuma hai mondiali
- Arion è una ragazza
- Victor non ha solo un fratello e tanto altro ancora!
Se siete curiosi leggete e spero vi possa piacere!
Genere: Azione, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matsukaze Tenma, Nuovo personaggio, Shindou Takuto, Tsurugi Kyousuke
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

INAZUMA ELEVEN GO! Alternative Universe

 

Cap.12) Un nuovo arrivo

 

Era mattina ed, a casa, Arion stava mangiando la colazione con sua madre, in cucina, mentre la donna era intenta a guardare il telegiornale.
=La cerimonia d'apertura del Cammino Imperiale, nel distretto di Kanto, si svolgerà tra una settimana ma i preparativi per l'inaugurazione sono quasi ultimati...=
-hai sentito, tesoro?- chiese Eve alla figlia, guardandola mentre questa stava finendo di mangiare le uova -sembra che ci sarà una gran folla all'apertura di questo torneo- disse la donna e la ragazza annuì -già! La signorina Celia ci ha detto che la Raimon arrivò seconda, l'anno scorso, al Cammino Imperiale- disse Arion -davvero? E' un ottimo risultato! Ma sono sicura che quest'anno, se v'impegnerete al massimo, riuscirete a vincere- disse Eve con un sorriso ma, a quelle parole, Arion s'intristì anche se cercò di nasconderlo, così sorrise forzatamente -certo... lo penso anche io- disse cercando di suonare entusiasta, nonostante questo la donna si accorse della sua cupezza ma decise di non chiedergli niente; ormai sua figlia aveva già 13 anni, stava crescendo sempre più e sapeva che, come madre, doveva lasciarle i suoi spazi.
Eve aveva sempre cercato di essere la miglior madre possibile per sua figlia, decidendo d'instaurare con lei un rapporto di fiducia e complicità, diversamente da quello che lei aveva avuto con sua madre.
Quando aveva l'età di Arion, Eve era costantemente controllata dalle rigide regole dettate da sua madre: doveva sempre rispettare gli orari che le venivano imposti, sempre rispettare i suoi insegnanti e le loro lezioni, anche se erano tediose ed insopportabili, e sempre rispettare tutto quello che le veniva detto di fare.
All'età di 13 anni, Eve era già stufa della sua vita piena di regole e senza divertimento: lei voleva mangiare quando aveva voglia e ciò che gli piaceva davvero, non voleva più andare a lezione di danza e buone maniere ed era arcistufa di dover seguire sempre le disposizioni degli adulti.
L'unica cosa che permetteva ad Eve di rompere la monotonia della sua vita da aristocratica erano le sue visite, durante le feste più lunghe, a suo padre che era un imprenditore di successo e viveva in Giappone.
I suoi genitori si erano conosciuti per caso, durante una serata di raccolta di fondi per un'opera di beneficenza a Tokyo: suo padre era un uomo molto generoso e fortemente impegnato nel sociale e fu questo lato del suo carattere a far innamorare sua madre.
A quel tempo, suo padre aveva da poco perso la sua prima moglie, dalla quale aveva avuto sua sorella Silvia, ed apprezzò molto la compagnia ed il conforto che gli dava sua madre.
Non passò molto tempo che tra i due nacque l'amore ed, un anno dopo, si sposarono a causa della gravidanza di sua madre dalla quale nacque lei.
Vista la posizione sociale, molto rilevante, che sua madre occupava in Inghilterra, la famiglia si trasferì lì, dopo aver spostato la sede dall'azienda di suo padre.
Gli anni passarono, più o meno felici, ma i costanti viaggi di suo padre, per le sue opere di beneficenza nei paesi del terzo mondo, logorarono il matrimonio e, di conseguenza, iniziarono le liti, sempre più frequenti, finché un giorno, quando lei aveva 10 anni, suo padre fece le valigie, prese Silvia con se e tornò in Giappone.
Inutile dire che, da quel giorno, le cose tra Eve e sua madre iniziarono a precipitare: lei iniziò a parlarle male del padre ed a asfissiarla con le sue regole mentre Eve soffocava sempre di più nella routine che era costretta a vivere.
Le visite annuali al padre e alla sorella erano l'unica cosa che permetteva alla ragazza di staccare la spina e di essere un'adolescente normale.
Fu proprio durante una di queste visite che sua sorella Silvia le presentò i giocatori della Raimon permettendole così di conoscere uno sport che l'appassionò da subito: il calcio.
Infatti, al suo ritorno a casa, iniziò a frequentare assiduamente il club di calcio della sua città diventando anche una delle manager della squadra, pur contro il parere di sua madre.
“A ripensarci adesso... credo che se non avessi scoperto il calcio ora non sarei qui a godermi la vita con mia figlia” pensò Eve, guardando Arion che, avendo finito di fare colazione, stava preparando la cartella per andare a scuola “e non avrei mai incontrato lui...” pensò lasciando che un sorriso dolce amaro le si disegnasse sul volto.
-Io vado, mamma! Ciao!- la voce di Arion la svegliò dalla sua trance, facendola alzare per andare a porre un bacio sulla testa della figlia -buona scuola, tesoro!- le disse sorridendogli, Arion ricambiò il sorriso e, con un ultimo cenno di saluto, uscì di casa.
Dopo aver visto la porta chiudersi, Eve sospirò “spero che tu sia davvero in questa città... e spero di poterti ritrovare” pensò guardando, per un attimo, il cielo fuori dalla finestra per poi scuotere la testa ed andare a sparecchiare la tavola.

 

 

 

 

 

 

 

 

Al termine delle lezioni, tutta la squadra si era riunita nella sala riunioni del club, aspettando che l'allenatore si presentasse.
-Il mister è in ritardo... è un po' strano, non trovi?- chiese Hachi ad Antemia che era seduta accanto a lei e la blu rispose con un'alzata di spalle -forse è in ritardo per colpa di quella persona che deve presentarci- disse Arion ripensando alle parole dette dall'allenatore il giorno prima -che persona?- le chiese Mei, seduta alla sua destra, incuriosita ed Arion stava per risponderle quando la porta della sala si aprì e Mark entrò, dirigendosi verso la parte anteriore della stanza, seguito da un'altra persona.
-Buongiorno, ragazzi! Scusate il ritardo ma ho avuto un po' di pratiche da sbrigare- disse Mark sorridendo -prima d'iniziare gli allenamenti vi voglio presentare una vostra nuova compagna di squadra- ed indicò la persona che lo aveva seguito all'interno della stanza, che si rivelò essere una ragazza: aveva sui 14 anni, era alta ed abbastanza magra, la carnagione rosea, gli occhi grandi color nocciola ed i capelli lunghi, ondulati di un color castano chiaro.
Lei sorrise allegramente e si presentò -piacere di conoscervi, il mio nome è Chiara Evans e spero che diventeremo grandi amici!-
-Evans? Per caso il mister è un tuo parente?- le chiese Arion, incuriosita -certo! E' il mio papà!- rispose tranquillamente la ragazza -COSA?!- esclamarono in coro quasi tutti i componenti della squadra, rimasti scioccati da questa rivelazione.
-Wow, non mi aspettavo che l'allenatore Evans avesse una figlia- disse J.P sorpreso: tutti guardarono increduli la nuova arrivata, fino a quando non si levò una voce -Chiara? Sei davvero tu?- chiese il capitano e la castana si girò verso la direzione da cui proveniva la voce ed il suo viso assunse un'espressione di pura gioia -Riccardino!- esclamò aprendo le braccia per poi buttarsi addosso al capitano, stringendolo in un abbraccio.
-Chiara! Da quanto tempo non ci vediamo?- chiese il ragazzo con un sorriso morbido, dopo essere stato rilasciato dalla castana -da anni! Non sai quanto mi sei mancato! Ti ricordi i duetti che facevamo al corso di pianoforte? Oh! Spero che tu non abbia smesso di suonare perché, ora che sono tornata, vorrei duettare ancora con te in memoria dei vecchi tempi!- esclamò la ragazza sorridendo raggiante mentre tutta la squadra, compreso il mister, guardava, confusa ed incuriosita, la scena.
-Voi vi conoscete?- chiese Gabi, esprimendo quel comune pensiero -sì, è stato un paio d'anni prima che ti conoscessi...- gli rispose Riccardo -io e Chiara frequentavamo lo stesso corso di pianoforte... è così che siamo diventati amici-
-già! E non sai quanto sono contenta di essere tornata e di giocare con voi!- esclamò la ragazza, saltellando sul posto con un sorriso allegro.
-Bene, ora che ti sei presentata dovresti andarti a sedere- disse Mark guardando la figlia che stava lasciando le mani di Riccardo -ok!- annuì Chiara, guardandosi attorno per trovare un posto dove accomodarsi ed, alla fine, si sistemò accanto ad Antemia che prese subito a squadrarla con il suo sguardo ambrato; era curiosa di scoprire che cosa sapeva fare la nuova arrivata ma, allo stesso tempo, c'era qualcosa di lei che le dava fastidio anche se non sapeva esattamente cosa.
Hachi, che era seduta alla sua destra, ridacchiò dolcemente dietro la mano, quando notò lo sguardo infastidito che la blu stava dando alla castana, che cercava di attaccare bottone con lei; la rossa aveva la netta impressione che, il fatto che questa nuova compagna fosse così vicina al loro capitano, desse parecchio fastidio alla sua amica anche se, molto probabilmente, non lo avrebbe mai ammesso.
-Bene...- iniziò l'allenatore, attirando l'attenzione della squadra -la nostra prima partita delle preliminari del Cammino Imperiale è stata decisa... affronteremo il Collegio Via Lattea- disse Mark facendo così nascere un mormorio tra i giocatori -il Collegio Via Lattea... quei ragazzi sono conosciuti per il loro gioco sporco ed, inoltre, sono molto forti... sarà dura affrontare degli avversari del genere- disse Eugene con un'espressione terrorizzata dipinta sul volto.
Uno schermo si accese dietro il mister, mostrando uno schema di gioco -la squadra della Via Lattea ha una solida difesa per questo, per riuscire a fare goal, dovremo portarli sulle fasce o fare dei passaggi lunghi- disse Mark per poi rivolgersi al capitano -Riccardo, il tuo intuito sarà la chiave per vincere questa partita- il castano alzò la testa, sorpreso da quelle parole.
-Ehi, mister! Non ha saputo dell'ordine arrivato dal Quinto Settore?- la voce di Victor si fece sentire forte e chiaro da tutti i presenti che, dopo essersi girati verso di lui per squadrarlo un attimo, si voltarono verso l'allenatore.
-E' arrivato un ordine per la prima partita?- chiese Subaru -e chi deve vincere?- chiese Wanli agitato -deve vincere l'Accademia Via Lattea per 2 a 0- rispose Victor, sorridendo con il suo solito ghigno arrogante.
-Non posso crederci...- disse Samguk guardando il blu, sconcertato -eravamo arrivati secondi, lo scorso anno... perché, adesso, dobbiamo perdere al primo turno?- chiese Adè incrociando le braccia al petto, confuso -scommetto che è perché siamo andati contro i loro ordini nella partita contro l'Istituto Superiore per Prodigi... quale altro motivo ci potrebbe essere?- disse Eugene abbassando la testa, abbattuto -ecco quello che si ottiene quando vuoi fare quello che ti piace senza pensare alle conseguenze- disse Michael con un tono tagliente guardando, furente, in direzione delle ragazze -ehi! Perché non abbassi un po' i toni e non guardi da un'altra parte!- esclamò Antemia, alzandosi e sbattendo le mani sul banco dietro cui era seduta, fissando Michael con uno sguardo inceneritore -perché dovrei farlo? E' colpa vostra se siamo in questa situazione!- ribatté l'azzurrino, alzandosi a sua volta, fissandola in cagnesco -colpa nostra?! Solo perché noi abbiamo avuto il coraggio di fare quello che voi, smidollati, solo sognate?!- ribatté, a sua volta, la blu, sentendo la rabbia crescergli in petto -ora, basta!- esclamò Hachi, alzandosi in piedi e mettendosi tra i due litiganti -litigare tra compagni non serve a nulla!- esclamò guardandoli a turno -sedetevi e comportatevi come persone civili oppure uscite da questa stanza!- a quelle parole, sia Michael che Antemia si scambiarono un'ultima occhiata di fuoco, dopo di che si risedettero hai loro posti, decisi a non guardarsi più neanche di striscio.
Hachi trasse un sospiro di sollievo e si risedette accanto ad Antemia che ancora ribolliva per le parole dell'azzurrino.
-Brava, Hachi! Per fortuna che sei intervenuta tu a calmarli- le sussurrò Mei, che era seduta dietro di lei -grazie... sai, nonostante sembri una ragazza calma, Antemia ha un carattere di fuoco...- le disse la rossa per poi aggiungere, ridacchiando -se non la sedi subito rischi che scoppi un incendio-.
Notando che, grazie all'intervento della compagna, si era evitata una probabile rissa tra i due attaccanti, Samguk chiese all'allenatore -mister, perché non ci ha detto dell'ordine?-
-perché non intendo seguirlo... noi giocheremo per vincere questa partita- rispose Mark, guardando la squadra, risoluto; la risposta suscitò lo stupore dei ragazzi e la gioia delle ragazze.
-Ahahahah! Questa sì, che è una sorpresa!- disse Victor, sorridendo ironico -ha davvero intenzione d'ignorare l'ordine del Quinto Settore, allenatore?- a quella domanda, Antemia si girò verso di lui e rispose sibilando -Victor... ora sono di cattivo umore e se non la smetti subito di rompere ti giuro che non verrai colpito solo da un pallone ma anche dal calcio che l'ha tirato, sono stata chiara?!- gli chiese la sorella con una vena che gli pulsava sulla fronte mentre, sia Hachi che Chiara, avendo sentito la minaccia che aveva rivolto al blu, la guardavano, preoccupate per la brutta piega che potevano prendere gli eventi.
Victor rispose con uno sbuffo seccato all'intervento della sorella ma non proferì più parola.
Il mister guardò gli altri ragazzi e rispose alla domanda che l'imperiale gli aveva rivolto -io penso che nessuno vorrebbe giocare una partita che viene decisa in anticipo! Ditemi, chi di voi vuole una cosa del genere?- chiese, allora Samguk si alzò in piedi -se facciamo una follia simile questa volta chiuderanno veramente il club di calcio- disse all'allenatore, attirando la sua attenzione -non permetterò a nessuno di decidere il risultato di una partita ancora prima che questa venga giocata!- ribatté Mark con determinazione ed, a quel punto, le ragazze, più J.P, si alzarono in piedi per dare man forte al mister -ascolta, Samguk...- iniziò Mei, fiancheggiata dalle altre -noi la pensiamo come il mister! Dobbiamo giocare un calcio pulito, senza costrizioni da parte di nessuno!- a quelle parole, il portiere si voltò verso la castana -non possiamo essere così irresponsabili, Mei!- le parole di Samguk, dette con quel tono astioso, sorpresero la ragazza -anch'io vorrei giocare per vincere... ma giocare a calcio, oggi, non significa che ci si debba anche divertire- disse il ragazzo, abbassando la testa, dispiaciuto mentre Mei lo guardava, sconsolata.
-Sono certo che anche lei lo capisce- disse Samguk rivolto all'allenatore -sa bene che sopportiamo tutto questo solo per il nostro futuro-
-invece no, non lo capisco e credo che non lo capirò mai... perché se voi giocate a calcio pensando solo al vostro futuro... beh, allora, non si tratta più di vero calcio- disse Mark guardando il ragazzo con decisione -io non sono d'accordo...- iniziò Samguk sbattendo le mani sul banco -lei può dire tutto quello che vuole, mister, ma ho deciso che seguirò gli ordini del Quinto Settore!-
-sì, anch'io sono d'accordo col lui!- disse Sukaru alzandosi in piedi -anch'io- disse Wanli seguendolo a ruota -se vuole scusarci...- disse Samguk, spostando la sedia per uscire dalla sala, seguito da quasi tutti gli altri giocatori.
-Aspettate, non andatevene!- li cercò di richiamare Arion -capitano... non dici niente?- chiese a Riccardo che se ne stava con le mani sotto al mento e lo sguardo pensieroso mentre anche Gabi, che era seduto a fianco a lui, si alzava per andarsene.
-Capitano, ieri hai detto di voler giocare il vero calcio... spero che tu non abbia cambiato idea- disse Arion, avvicinandosi a lui, apprensiva; a quella frase, Samguk si fermò all'uscio della porta, voltandosi verso i due -cosa? Stai anche tu dalla loro parte?- gli chiese, sorpreso -certo, io voglio ancora giocare per vincere ma... non so quanto sia giusto che un desiderio personale incida sul futuro dei miei amici e compagni di squadra- rispose Riccardo ed a quelle parole, il portiere della squadra si voltò, andandosene mentre Arion, con affianco J.P e le altre ragazze, continuò a guardare la sala svuotarsi senza poter fare nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un pallone volò in aria, intercettato da J.P che, saltando, lo colpì di testa passandolo ad Hachi che iniziò a correre inseguita da Arion che aveva come obbiettivo prendergli la palla.
-Papà mi aveva detto che c'erano dei problemi in questo club ma non immaginavo una cosa così seria- disse Chiara, guardando le sue nuove compagne di squadra che si contendevano la palla -questo succede perché gli altri sono solo dei codardi!- disse Antemia con una buona dose di rabbia nella voce, facendo voltare verso di lei la castana con un gocciolone che le scendeva dalla fronte; aveva già notato che la blu s'infuriava in fretta.
-Tua, Mei!- esclamò J.P passando la palla alla castana che però, persa nei suoi pensieri, non la notò finendo per essere colpita sulla testa.
-Mei, tutto bene?!- esclamarono J.P ed Arion correndo verso di lei: la ragazza teneva il capo chino ed aveva un'espressione sconsolata dipinta sul volto di solito allegro.
-Mei... cosa c'è che non va?- le chiese Arion, toccandole la spalla, svegliandola dalla trance in cui era caduta: alzò la testa verso la compagna e le chiese, con voce insicura -secondo te è giusto quello che facciamo?-
-cosa?- le domandò Arion, piegando un po' la testa di lato, non riuscendo a capire cosa intendesse.
-Voglio dire... è giusto continuare a giocare anche se gli altri non sono d'accordo?- le richiese Mei; Arion guardò l'amica e poté percepire la sua insicurezza.
Sospirò e le chiese -Mei... a te piace giocare a calcio, giusto?-
-certo!- rispose subito, con decisione, la castana -e stai costringendo qualcuno a giocare a modo tuo?- le chiese, ancora, Arion -assolutamente no!- esclamò la ragazza aggrottando la fronte -allora non vedo dov'è il problema! I ragazzi hanno preso la loro decisione di giocare sotto le direttive del Quinto Settore mentre noi abbiamo deciso di giocare il calcio libero... so che è difficile ma io penso che ognuno debba rispettare le decisioni degli altri anche se queste sono contrarie alle proprie- disse Arion facendo spalancare gli occhi alla compagna -anche se questo significa che perderemmo la prima partita?- le chiese Mei -io non intendo perdere!- esclamò una voce che la fece voltare alla sua destra: Antemia le si era avvicinata seguita da Chiara.
-E' la prima partita del Cammino Imperiale ed intendo vincerla!- disse la Blade incrociando le braccia al petto con uno dei suoi soliti sorrisi vampireschi dipinto sul volto -non ho alcuna intenzione di dare a Victor la soddisfazione di vedere la sua missione compiuta-
-sono d'accordo con Antemia- le dette corda Hachi, annuendo con la testa -già! In più, io, sono appena arrivata nel club e sarebbe un vero smacco per me se questa avventura finisse ancor prima d'iniziare, ti pare?- le chiese Chiara facendole l'occhiolino con uno smagliate sorriso sul volto.
-Vedi Mei? La pensiamo tutti allo stesso modo!- disse Arion, affiancata da J.P, con il pallone in mano -dobbiamo solo fare del nostro meglio e, sono sicura, che tutto si sistemerà!- disse con fiducia nella voce.
La castana guardò i volti sorridenti e fiduciosi dei suoi compagni “sì... hanno ragione... non posso rinunciare senza neanche provarci!” pensò, asciugandosi in fretta le lacrime che minacciavano di uscire.
-Avete ragione! Dobbiamo solo fare del nostro meglio e credere che i ragazzi riusciranno a trovare il coraggio di opporsi, insieme a noi, a questo calcio corrotto!- esclamò Mei, ritrovando il sorriso, Antemia annuì -giusto, ben detto!-
-ora, che ne dite di ricominciare ad allenarci?- chiese Arion alzando il pallone in alto -SÌ!- fu il grido che rispose alla sua domanda, facendo spuntare un sorriso anche alle manager che erano sedute in panchina -sono sicura che Arion, J.P e le altre riusciranno a vincere!- disse Skie guardandole -già, lo penso anch'io!- annuì Jade sorridente, in accordo con la ragazza dai capelli blu.

 

 

 

 

 

 

 

 

Era, ormai, il tramonto e Mei stava tornando a casa: dopo un inizio un po' incerto, l'allenamento era andato a gonfie vele.
La loro nuova compagna di squadra, Chiara, si era rivelata essere un bravissimo difensore facendo venire alla castana ancor più voglia di migliorarsi.
Stava tranquillamente passeggiando sul marciapiede, da cui aveva una bella vista della sponda del fiume colorata di un rosso tramonto, quando una voce familiare la chiamò, facendola voltare -Mei!- e vide Samguk avanzare verso di lei in sella ad una bicicletta con, quelle che sembravano, borse della spesa sistemate nel cestino anteriore.
-Oh, ciao Samguk- lo salutò lei appena le si fermò di fronte -cosa ci fai da queste parti?- gli chiese il portiere, sorpreso di vederla -sto tornando a casa... abito qui vicino- gli rispose Mei osservando le buste della spesa -sei andato a fare una commissione?- gli chiese; il ragazzo scese dalla bicicletta ed annuì -sì, oggi tocca a me preparare la cena- gli rispose e Mei si sorprese per questa rivelazione -vuoi dire che sai cucinare?!- gli chiese a bocca aperta -beh, più o meno... ma solo quando mia madre rincasa tardi da lavoro- rispose lui, ridacchiando leggermente imbarazzato -davvero? Però sei un ragazzo pieno di risorse!- disse Mei sorridendo.
Samguk la guardò, notando che aveva la guancia sinistra sporca di terra “sicuramente si sarà allenata assieme alle altre” pensò il portiere della Raimon, rimembrando il tempo in cui era ancora un principiante e si allenava ogni giorno per migliorare; sapeva cosa significava correre fino a non avere più fiato, sentire le ginocchia doloranti per le troppe cadute, il sudore bagnare la divisa e farla appiccicare alla pelle ma, nonostante tutto, rialzarsi sempre col sorriso sulle labbra perché sapevi che il tuo gioco era migliorato e tu stavi diventando sempre più forte.
Sorrise alla sua compagna e le chiese -senti, Mei... ti va di venire a cena da me?- la castana rimase spiazza dalla richiesta “andare a cena a casa sua?! Adesso?!” pensò non sapendo che rispondere “aspetta! Forse dovrei accettare... magari così potremmo parlare a quattrocchi del calcio e della situazione della squadra! Forse potrei convincerlo a passare dalla nostra parte!” pensò la ragazza, annuendo a se stessa, convinta -mi farebbe molto piacere!- rispose allegramente a Samguk che, intanto, la stava guardando con un sopracciglio alzato incuriosito dal suo entusiasmo.
-Oh!- disse, all'improvviso, Mei -però prima devo chiamare la mamma per dirle che torno tardi!- e tirò fuori dalla sua cartella il suo cellulare componendo il numero di casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

-Che buono! Sei davvero bravo a cucinare! Era tutto delizioso!- esclamò Mei dopo aver finito di mangiare -beh, sono felice che ti piaccia e grazie per i complimenti... ti sei meritata un buon budino alla fragola per dessert- disse Samguk, alzandosi per prendere il dolce e anche per nascondere il rossore che gli si era diffuso sulle guance per gli elogi della castana.
-Budino alla fragola! Io adoro i dolci alla frutta!- esclamò la ragazza battendo le mani, non vedendo l'ora di gustarsi il dessert.
In quel momento, si sentì la porta d'ingresso aprirsi ed una voce di donna esclamare -sono a casa!- e, poco dopo, la porta della sala si aprì rivelando una donna sulla quarantina, con capelli castani ed occhi neri, vestita in mise da ufficio.
-Ben tornata! Hai fatto presto- disse Samguk appena la vide: la donna si tolse la borsa a tracolla e la appoggiò sul divanetto là vicino -la riunione è finita presto, quindi sono potuta tornare prima- spiegò lei per poi notare Mei seduta a tavola -oh! Hai invitato un'amica! E' la prima volta che porti qualcuno dei tuoi amici a casa!- disse la donna sorridendo raggiante mentre si toglieva la giacca e la andava a posare sull'attaccapanni vicino alla finestra.
Mei si alzò e s'inchinò in saluto -piacere di conoscerla signora... il mio nome è Mei Hanabo e sono appena entrata a far parte del club di calcio-
-ah, così fai parte del club? Immagino che vi stiate allenando parecchio per provare a vincere il Cammino Imperiale di quest'anno, giusto?- le chiese la donna -beh, sì... in effetti... vorremmo tanto vincere- rispose Mei un po' agitata per poi pensare “potremmo, davvero, avere delle possibilità di vincere se i ragazzi passassero dalla nostra parte” e guardò, con la coda dell'occhio, Samguk che si trovava dietro di lei, dall'altra parte del tavolo, con una mano sul fianco.
-Ora mangia, altrimenti si raffredda- disse il ragazzo dandogli le spalle mentre metteva in tavola i piatti per la madre che, intanto, si stava accomodando proprio di fronte alla castana.
-Naturalmente, mio figlio non parla quasi mai della sua squadra di calcio- disse la donna sospirando, guardando Samguk che preferiva tenere gli occhi fissi sul piatto mentre si gustava il suo dolce.
-Forse perché è arrivato in quella fase così complicata per gli adolescenti... dico bene?- chiese la donna a Mei che si tirò indietro, un po' imbarazzata perché lei sapeva il vero motivo per cui il ragazzo era così restio a parlare della squadra.
-Sai, senza la presenza di un padre, mi è difficile seguirlo in tutto quello che fa... è così complicato...- disse la donna per poi sporsi verso la castana -dimmi è così anche a casa tua, Mei?- le chiese e la ragazza si sentì incredibilmente mortificata perché, lei, aveva entrambi i genitori e, tutti e due, la seguivano e la sostenevano in ogni sua decisione.
A fine cena, dopo il dolce, la castana esalò un sospiro di piacere -ah, sono piena! Vi ringrazio, era tutto buonissimo!-
-dimmi, Mei, in che ruolo giochi nella squadra?- chiese la madre di Samguk -sono un difensore- rispose la ragazza -ah, capisco... sono quelli che devono proteggere la porta dagli avversari, giusto?- chiese la donna -beh, sì... anche se io sono ancora una novellina in confronto agli altri- rispose Mei mettendo una mano dietro la testa -e qual'è la tua specialità?-
-le scivolate- rispose la ragazza -nessun avversario può evitarmi quando entro in scivolata!-
-quindi sai fare sopratutto le scivolate- disse Samguk parlando per la prima volta di calcio da quando era entrata sua madre -beh, sì- ammise la ragazza grattandosi la testa, lievemente imbarazzata per le sue doti calcistiche ancora da affinare -allora, dovresti allenarti anche nei passaggi- disse il giovane portiere e Mei lo guardò, sorpresa da questo suo interessamento -i passaggi sono fondamentali nel calcio ed anche molto utili ad un difensore per passare la palla ad un compagno dopo averla sottratta ad un avversario... se aumenti la precisione dei tuoi passaggi aumenterai anche il tuo potenziale e sarai più utile alla squadra-
-ho capito! Da domani comincerò subito ad allenarmi per migliorare i miei passaggi- disse Mei determinata -sentite, se volete, alla prossima partita, potrei venire a fare il tifo per voi e portare degli spuntini, che ne dite?- chiese la madre di Samguk, con un dolce sorriso -non c'è bisogno che vieni alle partite- rispose il ragazzo riabbassando lo sguardo ma Mei ci poté chiaramente vedere un lampo di tristezza balenare in quegli occhi.
-Vedi? Fa così da quando ha iniziato le scuole medie... mi dice sempre di non andarlo a vedere- disse la donna indicando il figlio, con un'espressione di confusione dipinta sul volto, facendo ampliare gli occhi a Mei “Samguk non vuole che sua madre venga alle partite perché non vuole che lo veda perdere di proposito” pensò la ragazza spostando lo sguardo sul portiere che continuava a fissare insistentemente il tavolo per cercare di nascondere la sua espressione di rammarico.
-Che ne dite, preparo un po' di the?- chiese la donna, alzandosi per andare in cucina a preparare il bollitore, lasciando i due ragazzi soli in salotto.
-Mi dispiace, Mei...- disse a quel punto Samguk facendo girare la ragazza nella sua direzione -so che ci terresti molto a giocare a calcio senza costrizioni ma non si può-
la castana rimase un attimo in silenzio, poi disse -ma ci tieni anche tu, vero? Al calcio autentico, intendo- il ragazzo ebbe un fremito a quelle parole ed alzò la testa guardando Mei negli occhi -non posso essere come voi... come te, Arion, J.P e le altre...- disse distogliendo di nuovo lo sguardo -che cosa dici?- chiese la castana, confusa dalle sue parole -devo pensare al mio futuro per questo non posso permettermi di disobbedire- gli rispose lui -Samguk... ricorda bene queste parole: il futuro ce lo costruiamo noi sulle fondamenta del nostro presente!- gli disse Mei guardandolo severa mentre il ragazzo la fissava sorpreso dalle sue parole -è stata questa frase, detta da Antemia dopo averci raccontato del Quinto Settore, che mi ha fatto decidere di lottare per il calcio libero! Io e le altre non lottiamo solo per noi ma anche per coloro che, un giorno, vorranno giocare a questo meraviglioso sport, perché possano farlo senza che nessuno gli dica di dover vincere o perdere! Daremo sempre il massimo di noi stesse e, se ci saranno degli ostacoli, noi li supereremo perché lottiamo anche per voi ragazzi che amate veramente il calcio...- in un moto di compassione, Mei allungò le mani e strinse quelle di lui -anche per te, Samguk...- gli sorrise, piegando la testa di lato -così tua madre potrà tornare di nuovo a vederti giocare come prima!- finì con un tono allegro.
Il portiere della Raimon la guardò negli occhi e li trovò, come al solito, brillanti di ottimismo; era una brava ragazza, un'ottima amica ed, in quel momento, Samguk capì che, tutto quello che voleva lei era che, anche lui, tornasse a divertirsi giocando a calcio, proprio come faceva quando era più piccolo.
-Ecco il the... Oh! Ho interrotto qualcosa?- chiese la madre di Samguk, tornata in quel momento con il vassoio su cui erano posate la teiera con le tazze, vedendo i due ragazzi che si tenevano per mano: i due, notato questo dettaglio, si lasciarono immediatamente, entrambi con le guance leggermente imporporate di rosso -no! Non hai interrotto niente, tranquilla!- gli disse il figlio un po' agitato -già! Stavamo parlando della squadra!- disse Mei, anche lei non esattamente calma.
La donna sembrò credere hai due ragazzi e posò il vassoio sul tavolo, servendo il the per ciascuno di loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

La madre di Samguk entrò in camera del figlio, guardandolo finire di fare i compiti: la cena si era conclusa un'oretta fa e Mei era tornata a casa, salutandoli e ringraziandoli per il gustoso pasto.
La donna era contenta che, per una volta, il figlio avesse portato uno dei suoi amici a casa; più di una volta si era domandata se il ragazzo non si vergognasse della loro situazione familiare e, per questo, non avesse mai voluto invitare nessuno a casa loro ma, fortunatamente, sembrava essersi sbagliata ed era molto contenta di questo.
Con un lieve sorriso, si avvicinò al figlio, che era seduto sulla scrivania e gli disse -quella tua amica, Mei, mi è sembrata molto simpatica-
-sì, è una brava ragazza- rispose lui senza alzare lo sguardo dai suoi compiti -sai, mi ha ricordato come eri tu quando hai incominciato a giocare a calcio- disse la donna ed, a quelle parole, Samguk alzò lo sguardo verso di lei -che cosa intendi dire?- gli chiese un po' confuso -non facevi altro che pensare al calcio... però, in quel periodo, sembravi anche tanto felice- gli rispose lei -lascia perdere quei ricordi, ormai è passato un sacco di tempo- disse il ragazzo abbassando lo sguardo per nascondere la delusione che palesava il suo volto -d'accordo... allora ti lascio finire di fare i compiti- disse la donna accarezzandogli, amorevolmente, la testa per poi uscire dalla stanza, lasciando li da solo un Samguk profondamente insicuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Era, ormai, sera tardi e Mei si trovava stesa sotto le coperte nel suo letto: non aveva sonno e stava ripensando alla serata che aveva trascorso a casa di Samguk.
Era assolutamente certa che anche il ragazzo volesse giocare il vero calcio ma, aveva paura, che il pensiero che “solo seguendo le direttive del Quinto Settore avrebbe avuto un futuro assicurato” fosse troppo radicato in lui per farlo decidere di schierarsi dalla loro parte.
“E' un vero peccato però... è un così bravo ragazzo, attento, gentile, premuroso e sa anche cucinare bene... mi dispiace vederlo così triste...” pensò ricordando lo sguardo che aveva il castano quando aveva detto alla madre di non andarlo a vedere.
“Mi piacerebbe proprio vederlo sorridere... chissà com'è carino quando il suo viso s'illumina?” poco dopo aver formulato quel pensiero, Mei si mise a sedere di scatto con gli occhi sgranati e le guance imporporate di rosso “oddio! Che diamine ho appena pensato?! Samguk, carino?! Oh no, no, no! Mei! Non puoi pensare quelle cose di Samguk! E' un tuo compagno di squadra ed, al momento, sta anche giocando contro di te perché vuole seguire le direttive del Quinto Settore! Non puoi prenderti una cotta in un momento simile!” si sgridò mentalmente, sdraiandosi di nuovo, tirandosi le coperte fino a sopra la testa, imbarazzata dai suoi stessi pensieri.
In quel preciso momento, sbadigliò sentendo la stanchezza, causata dall'intenso allenamento pomeridiano, farsi prepotentemente strada nella sua mente: tirò fuori la testa da sotto le coperte e decise di pensare domani a Samguk e tutto il resto “magari potrei confidarmi con le altre... forse sapranno darmi dei consigli” pensò la castana girandosi nel letto per trovare una posizione comoda.
Così, con quest'ultimo pensiero, Mei scivolò nel sonno.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! XD
Rieccomi con questo nuovo capitolo che parla di svariate cose: un po' della vita passata della madre di Arion, un po' della nuova arrivata tra le fila della Raimon ed un bel po' di Mei e Samguk.
A proposito, Chiara è l'OC di Ale_chan_23 e, dopo di lei, mi manca solo una OC da presentare (la diretta interessata sa già di chi parlo ;D).
Allora, spero che il capitolo vi sia piaciuto, sopratutto a te Lady: fammi sapere se ho caratterizzato bene la tua Mei; mi piace fare le cose certosine! :D
Detto questo vi lascio e vi do appuntamento al prossimo capitolo dove, finalmente, inizierà il Cammino Imperiale!
Saluti e baci da black dalia

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: black dalia