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Autore: Darktweet    02/09/2015    1 recensioni
Un gruppo di ragazzi ottiene poteri da un magico libro senza sapere il perché: ma giorno dopo giorno, i poteri li metteranno sempre più in pericolo.
Solo quando vengono convocati nel regno celeste comprendono ciò che devono fare: ritrovare il major flux (l'ordine superiore).
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9: L'incanto della regina

La magna riunione in genere era presieduta o dall’imperatore o dalla imperatrice, ma non da entrambi. Evidentemente la questione era più grave del previsto.
“Si saranno accorti anche loro che quel potere deve ritornare nel regno.” Mormorò la regina, soddisfatta.
Nel giro di una decina di minuti, due angeli suonarono dei corni, che magicamente rimbombarono per tutta la sala.
“L’imperatore e l’imperatrice!” esclamarono i due, per poi ritirarsi.
A passo svelto, l’imperatore raggiunse il suo trono. Era un uomo sui trent’anni, dai capelli ed occhi neri come la pece. All’apparenza sembrava costantemente infastidito. Indossava una sorta di armatura argentata e sul petto aveva il suo stemma, le picche.
La corona era splendente, ricca di pietre preziose.
Accanto, l’imperatrice sorrideva e salutava tutti. Doveva avere quarant’anni, aveva lunghi capelli biondi fino ai piedi, ornati da fiorellini di vari colori. Il diadema argentato era ricco di diamanti. E, a dirla tutta, il suo vestito fece invidia anche alla regina Vyseres: di puro azzurro con striature dorate, ricco di gemme.
“Sappiamo tutti l’argomento del giorno.” Disse improvvisamente il re, alzandosi dal trono per ricevere l’attenzione di tutti.
“L’equilibrio è stato spezzato ormai secoli e secoli fa. Quando ci furono sottratti i poteri ancestrali: il grande libro degli elementi e il libro leggendario.”
“Per non parlare del libro del destino.” Aggiunse accanto a lui la regina di cuori.
In sala tutti si ammutolirono. Ma il silenzio fu subito rotto da Vyseres.
“Imperatore, imperatrice.” Fece la regina, alzandosi. “Di recente sono stata, ecco, attaccata dagli attuali possessori del potere degli elementi.”
Nella sala aumentarono i brusii e i commenti. “ Ecco, oltre il danno la beffa. Noi non percepiamo il tempo, quindi quando ci fu sottratto il potere lo ricordo bene come se fosse stato ieri.”.
“Lo so, Vyseres. “ fece l’imperatore. “Il potere è capitato nelle mani di questi ragazzini. E’ inaudito.”
“Dovevamo fermarli tempo fa. Dovevamo!” esclamò uno dei signori della luce.
“Il rischio è che il potere aumenti e possa soggiogarli. Se non portato in equilibrio, l’intera Terra cadrà nel caos!” esclamò lo scrivano, dal suo angolino.
“E’ vero.” Disse l’imperatrice. “Invierò un mio ambasciatore. Dovranno riconsegnare il grande potere.”
“Propongo di riprendere ciò che è nostro!” esclamò Vyseres.
“Sii paziente.” Mormorò l’imperatrice.
“No!” esclamò la regina, sbattendo il suo scettro. “Hanno ucciso il despota. Non dovevano farlo…”
“Vyseres, noi tutti sappiamo quanto tu sia stata legata a quell’uomo, ma…” mormorò l’imperatrice.
“Presto riprenderò ciò che è nostro!” esclamò Vyseres, e schioccando le dita, sparì per magia.
Nella sala calò il silenzio. Tra di loro, i regnanti e i grandi signori parlarono delle vicende accadute e continuarono la magna riunione.
Qualche settimana dopo, finalmente iniziarono le vacanze di pasqua. E per chi aveva la scuola sarebbe stato un sollievo. Per chi lavorava, qualche giorno di meritato riposo ci stava.
Sabrina sarebbe partita per andare a trovare qualche parente, appena fuori città. Mentre gli altri si godevano i giorni di festa.
Trisha avrebbe passato le vacanze da sola. Ovviamente, i suoi genitori non si erano fatti vivi. Ormai, la ragazza ricordava quando aveva preso i bagagli e se ne era andata di casa, troppo arrabbiata per solo ripensarci.
Mentre spazzava il pavimento, la ragazza però ripensava a ciò che era successo qualche giorno prima.
“Perché… per me siete morti!” aveva esclamato la ragazza, prima di chiudere il telefono.
Aveva pensato di fare una breve telefonata, appena per dare gli auguri per il giorno della pasqua, ma aveva  ricevuto solo male parole e rimproveri.
A ripensarci, la ragazza scoppiava in lacrime. Si sentiva terribilmente sola.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta.
“Arrivo!” esclamò la ragazza, asciugandosi le lacrime.
Appena aprì la porta, si ritrovò un armadio dinanzi, con un borsone ed un trolley rosso.
“Oh, sei tornato!” esclamò Trisha, abbracciando l’armadio. Affettuosamente lo chiamava così. Adam infatti era un ragazzo robusto, dal fisico ben delineato e da una altezza esagerata. La ragazza era alta un metro e ottanta mentre il ragazzo, un metro e novantacinque. E se si aggiungeva la stazza, ecco che diventava un armadio.
“Eh già. Mancato?” fece, sorridendo.
“Almeno tu ci sei” mormorò la ragazza, poi chiudendo la porta.
“Cos’è questo alone di tristezza? Non ti sei vista con i ragazzi?” chiese il ragazzo, poi entrando nella sua stanzetta, mettendo sul letto le borse.
“Si. Però sai com’è, i miei…” mormorò la ragazza, poi di nuovo scoppiando in lacrime. Voleva rimediare, ma non sapeva come. In effetti lei non aveva sbagliato. Aveva seguito i suoi sogni. Invece i suoi volevano che restasse con loro nella azienda di famiglia.
“Hey, piccola. Non piangere in mia presenza.” Fece il ragazzo, prendendola per mano.
“E’ molto tempo che non li sentivo, e mi hanno trattato male, di nuovo.” Mormorò la ragazza, singhiozzando.
Il ragazzo le asciugò le lacrime.
“Tu hai fatto il possibile, ora fammi un sorriso. Sei bella anche quando piangi, ma con un sorriso…” mormorò Adam, mentre le accarezzava le guancie.
Trisha abbozzò un lieve sorriso, nascondendo l’imbarazzo che provava. Non le capitava di piangere quasi mai, e spesso si teneva tutto dentro. Ma con lui, con Adam, era diverso.
Il ragazzo era stato da subito dolce con lei. Le aveva concesso l’appartamento e se Trisha non riusciva a sostenere qualche spesa, ci pensava il ragazzo, senza poi volere indietro il denaro.
Vestiva spesso di nero, pantaloni neri, camicia nera, immancabili occhiali da sole. Poteva sembrare cupo, e in effetti con molti era lievemente scorbutico ed irascibile, ma con Trisha sembrava diverso.
“Per i miei genitori ormai non sono nulla. Non ci penso più ormai, ma quando capita, mi sento male.” Disse la ragazza, riprendendo a spazzare. Pulire la casa e cucinare la rendeva più tranquilla, la aiutava a sfogare i nervi.
“E tu non pensarci più. Vivi la tua, di vita. “ disse Adam, spaparanzato sul divano, mentre si fumava una sigaretta, una Marlboro rossa, le sue preferite.
La ragazza abbozzò un sorriso.
“Cos’è già facciamo i padroni di casa? Muoversi!” esclamò la ragazza, prendendo un cuscino e sbattendolo contro il ragazzo.
“Oh!” fece il ragazzo, poggiando la sigaretta sul vicino posacenere.
Trisha mise in un angolo scopa e paletta e brandendo un panno umido glielo buttò in faccia.
Il ragazzo si alzò di scatto, evitandolo e si strinse a sé la ragazza.
“No no!” esclamò la ragazza, ridacchiando. Adam sapeva benissimo che Trisha soffriva tantissimo il solletico.
Per divincolarsi, la ragazza si gettò sul divano, poi raggiunta dal ragazzo.
Lui le afferrò i polsi, impedendole di potersi divincolare.
Trisha sorrideva. Fissò per bene Adam: capelli neri come la pece gli incorniciavano il viso, due occhi verdi, splendidi. Quelli in cui ti ci puoi tuffare, e magari non uscirne più. Trisha passò una mano sotto la sua maglietta, e pian piano gliela sollevò.
Il suo fisico era scolpito nel marmo, proprio perfetto.
La ragazza arrossì, passando la mano delicatamente e analizzando il suo corpo. Si concentrò sul petto, notando che il cuore di Adam batteva all’impazzata.
Di lui e solo di lui poteva realmente fidarsi del tutto. Tra le sue braccia si sentiva protetta, si sentiva a casa. Lui intrecciò le dita tra i suoi lunghi capelli, per poi attirare il viso verso il suo.
Le loro labbra si toccarono, unendosi in un dolce bacio.
Si allontanarono solo per un attimo, prima di unirsi di nuovo passionalmente.
Il cuore di Trisha voleva esplodere, nonostante la ragazza spesso si avventurava in particolari relazioni, o anche semplicemente usava quello come mezzo per ottenere qualcosa, con lui sentiva tutt’altro.
Lei lo strinse immediatamente a sé, e cominciò a baciargli il collo facendolo fremere.
“Trisha.. “ mormorò lui, scendendo sui  suoi seni tondi.
Un brivido le corse lungo la schiena, irrigidendola. Tra i vari ragazzi e uomini con cui era andata a letto, lui era il cielo.
Lo sentì scendere sul ventre con la punta della lingua, giungendo fin giù, nelle zone sconosciute del suo corpo.
Lei sospirò per il piacere, inarcando meccanicamente la schiena.
Affondò le dita nel divano, iniziando a gemere.
Lei lo prese, e iniziò a baciarlo. Le loro lingue danzarono frenetiche, cercandosi e volendosi.
Trisha iniziò poi ad abbassarsi sul suo petto muscoloso.
Sfiorò i pettorali del ragazzo con le labbra, facendolo sussultare.
Man mano, Trisha giocherellava con la cintura nera del ragazzo, sbottonandogli poi i pantaloni. 
Iniziò a dargli dolci baci attorno alle zone proibite, fino a scoprirgli il membro.
L’eccitazione del ragazzo aumentava ogni secondo che passava, e si notava anche fisicamente. Glielo tastò delicatamente, per poi abbassargli i boxer neri ed iniziando a leccarglielo.
Molto lontano da lì, costantemente qualcuno li osservava.
“Ma che carini.” Commentò la regina Vyseres, guardandoli dalla sfera. Stavolta non era come sempre nella sala del trono o nelle sue stanze.
Era entrata in quella che si chiamava la “pozza dei sospiri”. Era una sorta di caverna, ricca di stalattiti e stalagmiti dai colori dell’arcobaleno. E al centro della caverna c’era un grande laghetto, formato probabilmente dalle falde acquifere.
“La più debole in questo momento è la cara custode della terra. Debole poi. Sempre un po’… troietta. Facciamola divertire col ragazzo, il custode dell’energia. Ma ho per lei un regalino. Ha espresso il suo desiderio…” mormorò la regina. Levò in alto il suo scettro color ocra. Una stalattite dello stesso colore riversò una goccia ambrata nel laghetto.
L’acqua bollì di vari colori. E finalmente mostrò alla regina ciò che voleva: un uomo e una donna di mezza età, seduti ad un tavolo a pranzo.
La stalattite cadde nel lago, e l’immagine sparì in un lampo di luce.
“Desiderio esaudito, cara.” Mormorò la regina, sogghignando.
 
 
   
 
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