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Autore: LunaMoony92    03/09/2015    1 recensioni
Angela viene invitata dal suo migliore amico ad assistere alle prove del Coriolanus al National Theatre, così da coronare uno dei suoi sogni. E' seduta da sola a godersi le prove, quando le luci calano e uno sconosciuto decide di sedersi accanto a lei. Tra un biscotto e un altro, Angela si ritrova a raccontare al suo vicino la sua storia, di come sia scappata da casa e di come si senta ancora estranea in questa città. All'improvviso la sala viene di nuovo illuminata e finalmente Angela scopre l'identità del ragazzo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono già le 4pm ed il mio tempo in Paradiso è scaduto. Ho solo mezz’ora per arrivare nella libreria in cui lavoro, quasi dall’altra parte della città. Non ce la farò mai. Sarei dovuta andare via prima dal Teatro, ma non ci sono riuscita. Anche dopo che Giovanni è andato via con la promessa di una telefonata prima di andare a dormire, sono rimasta dov’ero, seduta, con un sorriso stupido stampato in faccia. Ancora adesso, aspettando la  metro che mi porterà a lavoro, non riesco a togliermi questa espressione dalla faccia.
Salgo sul convoglio e il riflesso sul vetro stuzzica la mia attenzione. Sono davvero io quella ragazza? Sono stata davvero io ad aver stretto la mano a Tom Hiddleston, in un teatro meraviglioso e ad avere un “appuntamento” con lui? Beh, tecnicamente non è un vero appuntamento, è più un “ci becchiamo in giro”...
Però, cavolo, non succede certo tutti i giorni.
Finalmente riesco a trovare un posto a sedere, ho ancora un po’ di tremarella alle gambe. Il rumore costante della metro mi rilassa, così cerco di riordinare gli eventi ed i pensieri. Nemmeno in uno dei miei sogni più sfrenati avrei potuto immaginare di conoscere, un giorno, Tom. E’ uno dei miei attori preferiti e avrei dato un braccio anche solo per avere un suo autografo (cosa che avevo già chiesto a Giovanni e che lui adesso simpaticamente ha chiesto a me). Invece il mio braccio l’ha toccato lui, con le sue mani, ha stretto la mia mano, ha guardato i miei occhi. Sono così immersa in questi pensieri, che quasi manco la fermata.
Riesco a scendere per un pelo, poi mi blocco di colpo. Proprio vicino alle scale che faccio tutti i giorni, dove ieri non c’era, adesso troneggia una gigantografia di Tom, pubblicità per lo spettacolo del Coriolanus.
Inizio a ridere come una bambina e come una bambina mi ritrovo a fare la strada quasi saltellando.
“Buon pomeriggio!” dico entrando in libreria e poi mi fiondo tra le braccia del mio capo, nonché amica, nonché mentore, Wistrid.
 
 
 
Wistrid è una signora di 60 anni che da 40 anni si occupa della “BooksColemanLibrary” e che da 5 mesi ormai ha iniziato ad occuparsi anche di me. Non si è mai voluta sposare, non ha avuto figli, e quando qualche signore la guarda e le sorride, glielo faccio notare, lei sostiene che ci sono io e che le do già abbastanza pensieri .
Nelle mie prime settimane di ricerca del lavoro, ho girato ogni angolo della città. La ricerca si era rivelata subito infruttuosa. Non volevo stare molto a contatto con la gente, non ne ero capace, anche volendo. Conoscevo già l’inglese avendolo studiato  per anni, ma avevo  il terrore di parlare per più di dieci minuti consecutivi.
Non trovavo nulla, soltanto lavori poco pagati o per cui il livello di conoscenza dell’inglese richiesto era troppo alto. E poi, all’angolo della strada ho visto l’insegna di questa libreria e mi sono sentita già meglio. Ho pensato che avrei dovuto comprare qualche libro in inglese, giusto per prendere più familiarità con i dialoghi. E poi, appena dentro, Wistrid mi è venuta incontro.
“Finalmente è arrivata! La aspetto già da venti minuti. Cominciamo male, signorina!”
“Signora, deve esserci un equivoco. Io non la conosco, stavo solo entrando a comprare qualche libro.” Evidentemente mi aveva scambiata per qualcun’altra.
“Non è lei la signorina Mannoy?”
“No, io mi chiamo Angela Irato. Sono italiana.”
La signora Wistrid mi squadrò dalla testa ai piedi, cosa che poi col tempo appresi fosse una sua abitudine.
“Stavo aspettando una ragazza per un colloquio, odio i ritardatari. Beh, la sua occasione ormai è sfumata. Non è che per caso, tu stai cercando un lavoro?”
E da quel momento sono diventata la commessa della piccola libreria di Notting Hill, uno dei posti che adoro di più al mondo, e, oltre ad un lavoro, ho trovato una guida e un’amica.
 
 
 
 Wis, presa in contropiede dal mio buon umore, quasi fa cadere il volume che ha per le mani.
“Ma cos’è tutta questa allegria, Angel? (Lei mi ha sempre chiamata così)
Non sembri nemmeno tu!”
 Mi dice infatti, squadrandomi da capo a piedi, come a voler controllare se ho ancora la testa attaccata sulle spalle.
“E’ successa una cosa fantastica! Sono  stata a teatro!” inizio a raccontare, sparendo nel retrobottega a cambiarmi. Lei butta gli occhi al cielo e mi segue.
“Anche io sono stata a teatro tante volte, cara. E’ davvero bello, certo. Ma dev’essere successo qualcos’altro, visto che stai indossando la tua maglietta al contrario.” 
La guardo, sta sorridendo. Poi guardo la mia maglietta e vedo che ha ragione.
“Ho incontrato Tom Hiddleston”  le dico tutto d’un fiato, incapace di trattenermi oltre.
Wis sgrana gli occhi e mette da parte tutto il bon ton inglese che la contraddistingue e inizia ad urlare.
“Cooooosa?? Mi stai prendendo in giro?” La guardo e le dico che no, non sto scherzando affatto.
“O Mio Dio!! Non posso crederci!”
Corre ad abbracciarmi e le racconto tutto, mentre iniziamo a sistemare tra gli scaffali i nuovi arrivi della settimana.
“E così vuole leggere il tuo libro?” Sa a cosa va incontro?” Mi punzecchia.
“Ha detto così, ma credo stesse solo scherzando. Non so nemmeno se domani andrò..” butto lì, mentre cerco di incastrare un volume particolarmente pesante in uno scaffale forse troppo piccolo per contenerlo.
“Stai scherzando, vero?” Il suo sopracciglio ha iniziato ad alzarsi fino all’invero simile. Mi fa sempre ridere quando lo fa.
“No, sono seria. E’ stato bello conoscerlo, stringergli la mano, parlare con lui. Ma non andrò domani, non credo riuscirei a guardarlo in faccia. Potrei svenire, potrei dire qualcosa di stupido, potrei non capire qualche parola che dice e fraintendere. Potrei..”
Win mi ha fatto cenno di scendere dalla scala su cui sono salita per riporre i volumi più in alto. La sua faccia è estremamente seria. Prende il libro che ho in mano e lo appoggia sulla scala, poi prende le mie mani tra le sue.
“Ragazza mia” inizia a dire, e a me quelle parole, riempiono già il cuore.
“Tu ci devi andare. E’ una bellissima occasione, puoi conoscere uno dei tuoi idoli. Non tutti hanno questa possibilità e tu vuoi fartela scappare. Non fare la stupida. Non costringermi a portartici con la forza. Fallo per te, tesoro. Tu sei coraggiosa. Hai lasciato tutto e sei arrivata fin qui solo per aiutare una vecchia signora in una vecchia libreria?” Mi guarda con il suo sorriso gentile e di certo non le sfuggono i miei occhi lucidi, ma lascia correre. Wistrid è la persona più simile ad un genitore che io abbia mai avuto. Le getto le braccia al collo e le prometto che ci andrò.
“Ecco qui, anche questa è risolta.” dice, lisciandosi la gonna.  “Adesso finisci di sistemare questi libri,  altrimenti domani niente giornata libera.”
 
 

Sono già le 7.30 pm ed è ora di chiudere il negozio. Wistrid è già andata via, così chiudo la porta a chiave e resto ancora un po’ nel resto bottega. E’ qui che ho iniziato a scrivere la bozza di quello che vorrei fosse il mio primo libro. E’ stata proprio Wistrid a spingermi ad iniziare e a darmi consigli, correzioni e anche bacchettate.
Eccolo lì, il mio libro. Una pila di fogli stropicciati, stipati nel secondo cassetto della scrivania. Li raccolgo dal fondo del cassetto e cerco di dargli una sistemata. Chissà perché ho questa fissazione di scrivete tutto a mano. Giovanni mi rimprovera continuamente, dicendo che potrei perdere delle pagine per strada o che qualcuno potrebbe confonderlo con della carta straccia e buttarlo via. “La gente normale usa i Pc! Ah già, tu non sei normale!” Mi dice sempre.
Per questo lo tengo qui, dove sono sicura nessuno lo toccherà. Aggiungo semplicemente nel cassetto le pagine nuove che ogni tanto scrivo, quando l’ispirazione viene a farmi una visita. E’ da qualche settimana che non torna però… Chissà, forse stasera, dopo tutte le emozioni della giornata, riuscirò a buttare giù qualche idea.
Chiudo il cassetto e saluto il mio sogno.
 
 
 
La mia casa consiste nel minuscolo monolocale sito  proprio sopra la libreria. Nei primi mesi della mia vita qui a Londra, ho vissuto con Giovanni. Dividevamo un mini appartamento a Clerkenwell, ma le sue numerose conquiste non gradivano la mia presenza e mi mettevano parecchio in imbarazzo, così quando ho raccontato a Wistrid che cercavo casa, mi ha messo in mano le chiavi del monolocale, salvandomi per la seconda volta.
Non ho fame, non ho sonno, mi sento iperattiva. Non ho nessun programma per la serata, tanto per cambiare, ma purtroppo non riesco a distrarmi con nulla. Apro e chiudo la Tv un paio di volte, leggo le mail, giro un po’ su Facebook. Niente, non riesco a non pensare a domani.
Cosa mi metterò? Cosa dirò, farò, cosa penserà?
 E’ una situazione troppo surreale per me, devo parlare assolutamente con Giovanni, ma è ancora presto, sarà sicuramente a cena con qualcuna.
Decido di  buttare giù qualche pagina, gli eventi eccezionali della giornata devono aver risvegliato la mia ispirazione. E’ già mezzanotte quando metto il punto all’ultima frase e il telefono squilla.
“Sei ancora tra noi o ti sei già montata la testa?” mi dice ridendo Giovanni.
“Ma che simpatico che sei. Forse staccherò la telefonata…” lo minaccio, ridendo.
“Ehi! Dove credi di scappare? Devi dirmi cosa hai intenzione di fare domani. Non pensare minimamente a non venire! No, perché vengo a tirarti per i capelli.”
“Ma cos’è questa fissazione che dovete portarmici con la forza?” dico ridendo.
“Ci vengo, ci vengo. Anche se so che sarà un tremendo fiasco e che me ne pentirò non appena lo vedrò e dirò qualcosa di stupido.”
“Ehi, ma tu sei Angela Irato, futura autrice di best sellers, come potresti mai dire qualcosa di stupido?” mi punzecchia.
Già  è vero, non sono stata io a fare gli auguri invece che le condoglianze alla moglie di quel tizio che è morto il mese scorso. O a precipitare giù dalle scale al pub del tuo amico Alex, tirandoti giù insieme a me, o a sbagliare ogni volta i nomi delle tue frequentazioni, creando sempre momenti imbarazzanti. No, io non sono un tipo distratto e che fa facilmente brutta figura, hai ragione.”
“Ok, sarò sincero. E’ probabile che tu faccia qualche brutta figura, ma può capitare. Magari lo fai ridere come con la storia dei biscotti. Anzi, ne esigo un pacco intero,, visto che i miei li ha mangiati lui.” dice, fingendosi offeso.
“Giovanni. Incontrerò Tom Hiddleston.”
“Oh si, Angie. Tu lo incontrerai.”
 
  
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