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Autore: Elsa Maria    03/09/2015    3 recensioni
Nella città di Tokyo si è diffusa una strana disperazione … Si celano nella folla, cacciano gli umani per cibarsi delle loro carni: gli uomini li chiamano ghoul.
L’intrecciarsi del destino di due esseri di differente razza farà nascere una relazione dalle macabre sfaccettature.
“L'uomo è il mostro più orrido sulla faccia della Terra.”
“Dio non esiste, se esistesse, allora l’omicidio non avrebbe motivo di esserci.”
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Tokyo Ghoul!AU (non è un crossover, è stata ripresa solo l'ambientazione e non è necessario conoscere la storia originale ai fini della storia)
Coppia principale: MidoTaka
Coppie accennate/relazioni particolari: AkaMidoTaka, AoKuro, KuroMomo, NijiAka, kasaKise, OtsuMiya, MomoRiko
Buona lettura!
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Seijuro Akashi, Shintarou Midorima, Takao Kazunari, Tetsuya Kuroko
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
Problema


Quel momento in cui la sveglia suona senza il bisogno di svegliarti, perché tanto eri agitato che hai passato una notte insonne, come dovresti reagire se non con rabbia e violenza nei confronti del povero oggetto che ha fatto solo ciò per cui è stato impostato? Fu questo che Midorima si chiese scaraventando la sveglia contro l’armadio. Non era cattiveria la sua, affatto, era solo rabbia. 
Si alzò con il busto, trascinando mollemente le braccia che non si mossero dal letto. Mai come quel giorno si sentiva tanto spossato, stanco, ancora sconvolto dagli eventi della sera precedente. Quel sorriso, quello sguardo divoratore e quella voce così allegra, aveva ancora tutto nella testa, non lo lasciavano stare, per l'intera notte aveva continuato a rielaborare gli eventi e a riviverli, tanto da non dormire. La paura provata l’aveva stupito, non credeva che potesse arrivare a un tale livello da immobilizzarlo, rendendolo totalmente inerme di fronte quella situazione di pericolo, il fatto che fosse vivo non era altro che il frutto di un qualche miracolo o di un destino che si era divertito solo a spaventarlo. Chiuse gli occhi, strofinandogli contro i palmi delle mani. L’importante era che tutto fosse finito, che il suo essere un problema (come quello strano ghoul l'aveva definito) non si fosse rivelato tale anche per lui; la scelta più saggia da fare era dimenticare, fingere che nulla fosse accaduto e vivere nella sua quotidianità. Si alzò notando che già si era fatto tardi per la propria tabella di marcia: si lavò velocemente, ma a fondo per pulirsi dal sudore che non rendeva la sua vicinanza gradevole, e con i capelli bagnati e gocciolanti decise di prepararsi per uscire, un amico ben poco paziente stava per arrivare, puntuale, al bar dove erano soliti fare colazione e farlo attendere poteva essere un errore fatale. Non poche volte si chiedeva se era più rilassante prendere un caffè con un ghoul o con lui, e persino con ciò che aveva passato non riusciva a darsi risposta. 
Così, distrutto, prese il treno per andare nella zona dove lavorava; vicino la stazione c’era il bar che gli avrebbe dato la giusta quiete per riprendersi. 
Si guardò un po’ attorno con sospetto, esaminando ogni singola persona in quel vagone: dalla bambina che cercava di attirare l’attenzione della madre tirandole il vestito, al ragazzo che seduto sonnecchiava mentre sentiva la sua musica preferita, che l’anziano accanto a lui però non sembrava gradire, finendo poi su un ragazzo abbastanza strano dalla capigliatura azzurra che se ne stava un po’ in disparte, lo sguardo perso sul paesaggio che scorreva davanti a loro. Ogni mattina cercava di ‘indovinare’, come passatempo, che tipo di persone lo circondassero e quasi sempre riusciva a indovinare genericamente che tipo di persona fossero, il suo amico definiva questa capacità una dote, utile per lavori come l’ispettore, ma per lui non era altro che un modo per difendersi dagli altri e vivere in pace. Quel giorno però era diverso: tutti i presenti gli davano l’idea di essere ghoul, temeva che da un momento all’altro avrebbero mostrato i loro maledettissimi occhi neri, i denti duri quanto il ferro e quegli arti di troppo, assalendolo uno dopo l’altro, in massa… Respirò profondamente, calmandosi. Quella dolce bambina dal viso paffuto non poteva di certo diventare improvvisamente un ghoul inquietante, non poteva essere così e doveva crederlo per non pensarci più. Per un attimo chiuse gli occhi volendo riordinare i pensieri inclusi quelli della sera passata, così che la paura sarebbe scomparsa. Era stato tutto troppo veloce, tornato a casa si era accorto che erano passati sì e no venti minuti e a causa dello shock iniziale non aveva pensato seriamente agli eventi, a cosa significasse essere vivo dopo essere stati puntati da un ghoul. 
Ma il vero problema dell’intera situazione (oltre aver perso durante la corsa il sacchetto con la gelatina), che l’aveva lasciato piuttosto turbato, era stata la sua reazione di fronte la scena… Ne era rimasto inevitabilmente affascinato. Uno scenario tanto macabro quanto stimolante che gli aveva fatto provare un brivido d’eccitazione, qualcosa di totalmente assurdo per lui, una reazione a dir poco inaccettabile, eppure. 
Strizzò gli occhi riaprendoli lentamente, mancava una fermata alla sua. Ora non poteva che dimenticare tutto, sensazioni ed evento, reprimere il solo desiderio di voler toccare quell’ala, esaminare quegli occhi… Di parlargli. Sussultò al solo pensiero e scosse il capo, follia, stava impazzendo! Era un ghoul, un maledettissimo ghoul che aveva ucciso per nutrirsi, come una belva, inumano, inaccettabile, altro che parlare, come avrebbe solo potuto creare un contatto con un essere come quello? 
“Mamma, ma quel signore sta bene?”
“Non far caso ai pazzi, tesoro.” Rispose con un sussurro la signora alla figlia, stringendola a sé per poi fissare male Midorima, che si sbrigò a scendere dal treno. 
Quella giornata stava andando sempre peggio. 
Uscì dalla stazione e svoltò a destra, il bar era a due passi verso quella direzione. Appena entrò quei pochi presenti si voltarono a guardarlo: il barista gli fece un cenno del capo, riconoscendolo, mentre il suo amico era seduto al solito posto del bancone sorseggiando il suo caffè in tutta tranquillità, intorno a lui c’era un’aura di quiete, ma di quelle che preannunciavano la tempesta. In religioso silenzio gli si sedette accanto, ordinando il solito tè più una brioche ripiena di cioccolato, la riteneva necessaria per il suo stato d’animo. 
“Non mangi mai qualcosa di così pesante.” Furono le prime parole che gli rivolse non appena il dolce gli fu poggiato di fronte. 
“Oggi non ho dormito bene, ne ho bisogno.” Commentò non intenzionato a dare altre spiegazioni. 
“Come mai?” Ma ovviamente non poteva evitare il discorso.
“Incubi, niente di che.” Ancora vaghezza, lo faceva solo per evitare di iniziare una discussione infinita con lui. Quale persona avrebbe parlato con un ispettore di un ghoul che l’aveva risparmiato?, o meglio chi avrebbe parlato con Akashi Seijuro, l’ispettore più spietato di tutto il dipartimento, di un ghoul? Solo un folle. Conosceva bene l’amico e lo sguardo che assumeva mentre parlava di quegli esseri inumani (li definiva così) non gli piaceva proprio, inoltre tentava di dimenticare l’accaduto, non voleva subire un quarto grado. Prese il suo tè che iniziò a sorseggiare. 
“Novità? A lavoro, intendo.” Gli chiese poi rivolgendogli appena un’occhiata, senza neanche voltare la testa. 
“Abbiamo catturato i soliti ghoul che speravano di salvarsi e continuare a divorare a loro piacimento.” Routine, sembrava questo. Uccidere al giorno minimo una persona era routine… Ma non poteva permettersi di pensarla a questo modo. 
“E pensare che alcuni miei colleghi si lamentano.” Sorrise beffardo, muovendo la tazza per osservarne la miscela che emanava un profumo dolce. 
“Fanno bene, non basta ciò che facciamo, sono troppi e non smettono di crescere…” Avvertì un accenno di rabbia in quelle parole, segno che quel giorno avrebbe fatto piazza pulita. Akashi era così: si spronava andando oltre l’immagina bile, probabilmente senza la sua presenza la minaccia ghoul sarebbe stata insostenibile. 
“C’è un ex ispettore in ospedale, ricordi te ne avevo parlato… Mi raccontava di un certo ghoul che l’ha attaccato…” 
“Takeda?” Chiese Akashi posando la tazzina da caffè sul piattino, volgendosi verso l’amico. 
“Sì.” Guardò un attimo l’amico che ci pensò per qualche secondo, ricordando.
“Occhio di falco, volevi sapere il nome del colpevole, no?” A quel nome raggelò… Era proprio lui, non si era sbagliato; era quasi comica come situazione, sentire parlare di un ghoul e venir poi attaccato da questo lo stesso giorno, veramente una fortuna. 
“Sì, sembra famoso.”
“Se lavorassi io al suo caso sicuramente l’avrei già catturato, ma a quanto pare preferiscono lasciare ad altri i lavori così specifici.”
“Sei più portato per i lavori di pulizia.”
Non rispose, ma sembrò confermare in silenzio. Akashi era un ottimo investigatore, ma aveva delle strane manie nell’attaccare e uccidere le vittime, le torturava, ma nessuno gli aveva mai detto nulla, erano ghoul d’altronde, ma credeva che in un qualche modo questo gravava anche sulla sua situazione in ufficio, era difficile, impossibile, trattare con lui: aveva sempre ragione, e purtroppo nessuno aveva mai potuto contraddirlo, non avendo, d’altronde, mai sbagliato. Questa forse era la sua condanna. 
Stava per dire qualcosa, ma si accorse subito di una sensazione di terrore causatagli dall’altro. Ecco la tempesta: le pupille più piccole, un ghigno appena accennato. 
“Ci vediamo domani, Shintaro, non tardare.” Si raccomandò alzandosi e pagando per entrambi, rimise l’impermeabile e recuperò la ventiquattrore, simbolo inconfondibile del suo mestiere, per uscire dal bar con un passo lento e pesante… La terra sembrava tremare sotto i suoi i piedi. Quell’aspetto non gli piaceva proprio, lo faceva preoccupare, ma lui non poteva fare nulla e quella era una triste realtà. Finì la sua brioche, cercando di svuotare la mente, mentre il gusto del cioccolato si impossessava delle sue papille gustative. Eccezionale, proprio ciò di cui aveva bisogno. Con un peso in meno sullo stomaco finalmente trovò l’umore per recarsi con calma a lavoro, pronto a sostenere una giornata intensa, piena di appuntamenti, visite e quant’altro, per non contare il nuovo infermiere che l’avrebbe dovuto assistere. I novellini erano difficili da gestire, ma bastava un po’ d’autorità e subito venivano messi in riga. Arrivato in ufficio si preparò: lasciò la borsa ed indossò il camice, afferrando infine la cartella clinica del primo paziente della giornata che il giorno precedente si era preparato. Mentre la sfogliava si fermò a discutere con un’infermiera riguardo un altro paziente. 
Alla fine i brutti pensieri sembrava proprio che l’avessero abbandonato e la solita professionalità si stava presentando agli altri che neanche lontanamente avevano avvertito un cambiamento. 
“Dottor Midorima,…” Lo chiamò un giovane infermiere. Accanto a lui c’era un ragazzo: capelli corvini, occhi azzurri… Troppo familiare. “Takao Kazunari, l’infermiere che l’aiuterà oggi.” Venne presentato. 
Ci fu un veloce scambio di sguardi da parte di entrambi e la sorpresa generale, che per quell’attimo li lasciò spiazzati. 
Non poteva essere vero.
Tu.” Esordì, incredulo.
Proprio io.” Non gli piacque affatto quel sorriso beffardo. Ora sì, che era un vero problema. 





Angolo dell'autrice:
Salve a tutti!
A causa di una distorsione al polso, ora guarita, ho deciso di rimandare la pubblicazione del capitolo, quindi mi scuso per quelle persone che seppur nel buio mi seguono e per le recensitrici che continuano a farmi sapere il loro parere, e vi ringrazio dal profondo del cuore! 
Spero che con questo capitolo sia più chiaro il punto di vista di Midorima e il perché abbia agito a quel modo la sera prima. Temo possa sembrare OOC, o magari non sembrare, ma essere... Abbiate pietà, non è affatto facile in una storia del genere gestire personaggi come Midorima o ad Akashi. 
E su questa figura sarebbe da aprire un enorme parentesi iniziando dal mio conflitto amodio per questo personaggio, molto più azzaccato per Tokyo Ghoul che per Kuroko no basket. Probabilmente non l'ho reso al massimo, almeno in questa sua prima apparizione, sembra solo un pazzo sadico, ma ci tenevo a riportare più l'impressione che Midorima ha di lui che è un po' quella del manga: riconosce il problema non interviene in prima persona per risolverlo, anzi tiene le distanze. La scelta del ruolo di ispettore/colomba direi che non ha bisogno di spiegazioni, solo per chi magari non conosce l'opera: gli ispettori sono gli agenti che si occuopano di catturare e uccidere i ghoul rubando loro le kagune per poterci costruire delle armi a prova di ghoul (notare bene che i ghoul non possono essere feriti da armi normali, come un coltello) e sono riconoscibili per un impermeabile beige e una valigetta in metallo ventiquattrore.
Spero che fino ad adesso intrighi il susseguirsi delle vicende seppur parecchio lento, ma prometto che la situazione evolverà presto. 
Grazie ancora a chi mi segue chi inizierà a farlo!
Here we Go!


   
 
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