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Autore: Darknemesi    03/09/2015    0 recensioni
Come sarebbe stato se Himuro e Kagami avessero avuto una sorella?
Dall'America al Giappone, dieci anni di amicizia e un legame profondo, ma fragile.
La storia dei due fratelli rivali e la sorella che cerca di mandare avanti la baracca, dividendosi tra i due.
Non sono un granchè con le introduzioni, ma spero che vi incuriosisca.
Genere: Fluff, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Atsushi Murasakibara, Nuovo personaggio, Taiga Kagami, Tatsuya Himuro
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 N.B.Le battute in corsivo sono in inglese.
 
Miyuki stava ritornando dalla sua nuova scuola e aveva preso un'altra strada per esplorare il suo quartiere, dove si era trasferita da soli quattro giorni. Girando un angolo, si era imbattuta in un gruppo di bulli che stavano per pestare due ragazzini: uno moro e uno fulvo. Poiché Miyuki non aveva mai sopportato i soprusi, si gettò a capofitto in quella situazione.
«Ti conviene darci il tuo pallone, rosso…o pesteremo il tuo amichetto
Infatti una specie di macaco stava tenendo il moretto per la maglia.
«Non mi sembra difficile neanche per voi comprare un pallone per conto vostro!»
«Smamma nanerottola e non t’immischiare se non vuoi guai!» ribatté il più grosso dei quattro, che poteva avere due anni più di lei.
«Solo se restituite il pallone…»
«Scordatelo!»
Allora la ragazza appoggiò lo zaino a terra con un sorrisetto.
In un balzo gli si avvicinò e con un pugno lo mandò ad incontrare con il sedere il marciapiede.
«Maledetta!» gridò il macaco che aveva lasciato il moro per fiondarsi da lei.
Riuscì a buttarlo a terra grazie al ragazzo rosso che sembrava essersi svegliato.
La rissa durò poco: Miyuki e gli altri due riuscirono a farli scappare dopo pochi altri colpi.
Erano piccoletti ma tosti e l’unione fa la forza.
«Credo che questo sia vostro…» fece Miyuki raccogliendo il pallone che era finito vicino alla sua borsa.
«Grazie. Io sono Tatsuya, piacere.»
«Io mi chiamo Taiga
«Piacere mio, il mio nome è Miyuki.» poi accorgendosi che Taiga si teneva il gomito aggiunse «Ti fa male?»
L’interpellato gonfiando il petto però rispose che era solo un graffietto, però la bambina gli porse la sua bottiglietta d’acqua per sciacquare almeno la ferita.
«Sei americana?»
«Non proprio, mia madre è giapponese, mentre mio padre è americano. Il cognome però l'ho preso da mia madre…comunque conosco il giapponese, se volete, possiamo parlarlo»
«OK»
«A proposito stavamo andando a giocare a basket in un campetto qui vicino…se vuoi puoi venire con noi» la invitò Tatsuya.
«Posso giocare con voi?»
«Sai giocare?!» domandò entusiasta Taiga.
«Beh, certo, se no non lo avrei chiesto…»
«Andiamo!» incitò mentre si era già avviato.
I due ragazzi scoprirono che Miyuki non sapeva solo giocare, ma era anche riuscita a tenere testa ai due abbastanza bene.
«Chi ti ha insegnato a giocare?» fece Tatsuya con un po’ di fiatone.
«Mio padre»
«Lo ha fatto davvero bene»
«Beh… è normale, allenerà nel NBA…» ribatté l’altra a mezza voce.
«Cosa?! Tuo padre è quello Yashida che allenerà i Clippers?» sfiatò il rosso.
«Sì» rispose dopo una risata per l’espressione sbalordita del nuovo amico.
«Wow! Deve essere fantastico!» esclamò Tatsuya.
«Non molto, lui non c’è mai in verità...»
La castana era diventata triste, allora Taiga cambiò discorso.
«Che scuola frequenti? Non mi sembra di averti visto nella nostra, anche perché hai la mia stessa età…»
«In verità sono iscritta alla scuola privata St. Helen»
«Oh…capisco»
«Già, ma non è una gran figata…sono tutti snob e perfettivi. Poi vogliono parlare con me solo per via di mio padre!»
«Deve essere brutto…» s’intromise il moro.
«Comunque io devo tornare a casa: si è fatto tardi.»
«Giocherai con noi domani?» chiesero i due ragazzini
«Certo!» accordò Miyuki con un gran sorriso.
 
 
Passò poco che la castana lasciò la scuola privata per frequentare la stessa classe di Kagami. Divennero inseparabili: i pomeriggi al campetto  con Alex e le serate che spesso sfociavano in pigiama party movimentati. Ed essendo tutti e tre figli unici s’instaurò un rapporto fraterno forte, il cui simbolo era quegli anelli che il maggiore aveva comprato ad una bancarella.
“Questi sono la prova che siamo fratelli!”
Crescendo il legame non si era mai incrinato, si erano sempre detti tutto e nascosto niente, anche riguardo i “misteri” della pubertà.
Tutto era sempre filato liscio ed erano felici.
Perciò quando si era creata quella faglia?
Perché?



NOTE DELL'AUTRICE
Gli ultimi capitoli sono ancora in fase di stesura, ma mi farebbe piacere sapere se vorreste vedere altri flashback riguardo il passato in generale o particolari occasioni, sia da adolescenti sia da bambini. Al prossimo aggiornamento!
  
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